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Il mio posto nel mondo, accanto a sensei - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:15

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Il mio posto nel mondo, accanto a sensei

Chiara De Paoli, Milano

L’incontro con il maestro Ikeda fu cruciale. Le sue parole recavano sollievo al mio cuore ferito: avevo di fronte una persona che credeva in me incondizionatamente

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L’incontro con il maestro Ikeda fu cruciale. Le sue parole recavano sollievo al mio cuore ferito: avevo di fronte una persona che credeva in me incondizionatamente

Ho iniziato a praticare a diciannove anni, in un periodo di grande fragilità. Mi ero da poco trasferita a Milano e soffrivo di un disturbo alimentare mai risolto. Non mi sentivo a mio agio con me stessa e avrei volentieri scambiato la mia vita con quella di qualcun altro. Studiavo violino a livello professionale ma ero bloccata da violenti attacchi d’ansia ogni volta che mi affacciavo a un pubblico, tanto che i professori dicevano che non sarei mai riuscita a diplomarmi. Infine, tendevo a costruire una dopo l’altra relazioni di amore e amicizia fortemente dipendenti nelle quali affidavo completamente agli altri la responsabilità della mia felicità.
Recitai fin da subito moltissimo Daimoku, mentre consumavo letteralmente le pagine de La nuova rivoluzione umana.
L’incontro con il presidente Ikeda fu cruciale. Le sue parole recavano sollievo al mio cuore ferito: avevo di fronte una persona che credeva in me incondizionatamente. Cominciai a chiedermi: “Ma se lui crede in me, perché non posso farlo anche io?”.
Non sapevo proprio da dove cominciare, ma grazie al sostegno della famiglia Soka cominciai a imboccare le strade che mi richiedevano più coraggio. Nelle cinque linee guida eterne dell’Ikeda Kayo-kai, sensei scrive: «Solo attraverso continui sforzi, che molto spesso sono sconosciuti agli altri, e mettendo profonde e solide radici nella terra della Legge mistica, potete far sbocciare il prezioso fiore della vostra unica missione. E quel fiore diffonderà innumerevoli semi di speranza nel mondo e nel futuro» (Il voto dell’Ikeda Kayo-kai, pag. 83).
Decisi che avrei dato il mio cento per cento ogni giorno, mentre mi dedicavo con entusiasmo alle attività per kosen-rufu. Grazie a questi continui sforzi riuscii, contro ogni aspettativa, a superare i miei attacchi d’ansia e a diplomarmi in musica.
Nel frattempo, la mia salute si era completamente ristabilita e iniziai a lavorare come insegnante di violino. Mi iscrissi anche a un corso di laurea in scienze sociali e cominciai a fare attività nella squadra nazionale del Gruppo studenti. Finalmente la mia vita stava fiorendo!
Nel 2014 partecipai a un corso in Giappone. Partii con lo scopo di cambiare il mio modo di vivere le relazioni.
Durante la cerimonia del grande voto al Kosen-rufu Daiseido sentii che qualora avessi perso la fiducia nella mia vita, il mio maestro avrebbe continuato a credere in me. Provai una gioia illimitata. Tuttavia, a distanza di poche settimane, si manifestò un dolore profondo e debilitante.
Recitavo Daimoku senza capirne il senso, e uscivo di casa solo perché avevo promesso a sensei che mi sarei impegnata nel dialogo. In quei mesi così difficili, tre miei amici aderirono alla Soka Gakkai. L’anno successivo mi laureai, e di lì a poco partecipai al corso mondiale giovani in Giappone, portando con me un fardello di sofferenza che ancora non accennava ad alleggerirsi. Recitando Daimoku al Daiseido ebbi il coraggio di esprimere i miei sentimenti davanti al Gohonzon, così com’erano, senza timore. In quel preciso istante si interruppe la recitazione. Nessuno di noi sapeva cosa stava per accadere.
Poco dopo ci dissero che il presidente Ikeda e sua moglie stavano venendo a salutarci. Fu un momento indimenticabile. Sentivo tuttavia che il nostro incontro era avvenuto già prima, ricercando la vita del maestro nel mio momento più buio.
Feci il voto di non abbandonare mai la Soka Gakkai e di proteggerla sempre.
Tornata in Italia decisi di prendere un’altra laurea in antropologia culturale, ma di lì a poco mi trovai priva di una sufficiente base economica. Mi confrontai seriamente con il desiderio di cambiare lavoro. Cominciai a mandare richieste ovunque, ma nessuna andava a buon fine e la mia preoccupazione per il futuro non faceva che aumentare. Promisi a sensei che non avrei abbandonato l’università. Nel frattempo mi impegnavo quotidianamente nel sostenere le studentesse e le giovani donne.
Pregando di fronte al Gohonzon vidi chiaramente che la convinzione che non esistesse un posto per me nel mondo era il grande male della mia vita. Sentii fino a che punto quel pensiero stava bloccando la mia rivoluzione umana, e affermai semplicemente che non era così. Poco dopo venni convocata per un colloquio.
A un anno esatto dall’incontro con sensei, venni assunta in una bellissima azienda, nella quale il mio ruolo è individuare e valorizzare il talento dei giovani.
In questi anni mi sono allenata ad accogliere ogni parte di me, comprese quelle che mi spaventano o mi mettono a disagio. Mi sono accorta che gli ambiti della mia vita – attività, lavoro, relazioni, università – non sono separati tra loro, e si trasformano quando decido di cambiare il mio cuore.
A fine febbraio ho terminato gli esami universitari, mantenendo così la promessa fatta al maestro. Nel frattempo, l’azienda in cui lavoro è cresciuta da quindici a quasi cento dipendenti, con un’età media di ventisette anni. A marzo di quest’anno tre di loro hanno partecipato alle attività buddiste: due di loro hanno cominciato a praticare, e la terza è oggi una responsabile giovani donne della Soka Gakkai.
Il 16 marzo di quest’anno abbiamo realizzato una grande vittoria: la nostra azienda è stata premiata come miglior luogo di lavoro in Italia. Questo premio è per me una dimostrazione della validità della filosofia dell’umanesimo buddista.
Nelle relazioni ho compreso il valore della perseveranza. Il dolore che mi aveva accompagnata per tanti anni ha lasciato posto a un profondo e sincero amore per me stessa e per gli altri. Considero questo amore per la vita la mia più grande prova concreta e il vero beneficio del Buddismo. Prometto al mio maestro di vivere per sempre con coraggio, per diventare così, ogni giorno di più, una giovane donna dal cuore puro e forte come il suo.

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