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La cosa fondamentale è non arrendersi, non lasciarsi sconfiggere - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:24

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    La cosa fondamentale è non arrendersi, non lasciarsi sconfiggere

    Chieko Furukawa

    Pubblichiamo un’intervista, tradotta dal “Seikyo Shimbun” del 1 maggio 2023, alla scrittrice giapponese Chieko Furukawa, che attraverso i suoi romanzi incoraggia le donne a costruire una ”vita invincibile“

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    La scorsa estate, sul Seikyo Shimbun è stata pubblicata una serie di suoi saggi dal titolo “Una vita invincibile” (Makenai jinsei in giapp.), in seguito editi sotto forma di un libro che sta riscuotendo un grande successo. Trentacinque anni fa, il 27 aprile 1988, si tenne la prima riunione nazionale delle donne. Può parlarci di quel momento?

    Non partecipai a quella riunione, ma lessi sul Seikyo Shimbun un articolo che riportava i contenuti dell’incontro e il discorso di Ikeda Sensei. Ricordo di essermi commossa profondamente.
    Durante la riunione, Sensei parlò più volte di noi membri del Gruppo donne definendoci “madri di kosen-rufu” e ci lodò affermando:

    «Tutte voi state lottando coraggiosamente e in modo ammirevole per la pace nel mondo»

    “Coraggiosamente e in modo ammirevole”: credo che non esista espressione più appropriata per indicare il modo di vivere delle donne Soka, fin dagli albori della nostra organizzazione.
    Spesso infatti le donne devono occuparsi non solo del proprio lavoro, ma anche delle faccende domestiche, della cura dei loro bambini e dei familiari malati o anziani. Le preoccupazioni derivanti da tutti questi impegni sono infinite. Eppure, nonostante le giornate si susseguano in modo frenetico, le donne si fanno coraggio e continuano ad avanzare senza chiedere nulla in cambio, dedicandosi anche alla propria comunità locale e incoraggiando ogni persona che si trovano di fronte. Personalmente, mi sono sempre impegnata al massimo nelle attività della Soka Gakkai, e come me c’è un numero incalcolabile di altre donne Soka che fanno lo stesso.
    L’obiettivo di tutte noi è la pace nel mondo. Tutto questo è espresso perfettamente dalle parole di Sensei “coraggiosamente e in modo ammirevole”.
    Nella storia delle donne in Giappone, così come in tutto il mondo, non si troverà mai un altro gruppo come quello delle donne Soka. Credo che Ikeda Sensei abbia proposto di designare il 3 maggio come giorno delle madri Soka proprio per lodare al massimo il potenziale e la forza delle donne Soka.

    Il potenziale e la forza delle donne

    Nei suoi romanzi, che raccontano la vita di donne realmente esistite, lei descrive il potenziale e la forza delle donne.

    Ho incontrato il Buddismo del Daishonin in un periodo di profonda disperazione, quando mio ​​marito, all’epoca assistente all’università (attualmente è un professore associato), andò via di casa in seguito a una relazione extraconiugale con una studentessa. Credo di aver iniziato a scrivere storie di donne che superano le difficoltà perché io stessa desideravo ardentemente riuscire a farlo.
    Per quanto riguarda il mio stile di scrittura, piuttosto che scrivere storie originali che dimostrino il mio talento creativo, preferisco raccogliere quanto più materiale possibile relativo ai personaggi reali, per poi seguirne scrupolosamente le tracce. Ad esempio, ho percorso in barca lo stesso fiume che la protagonista di un mio libro discese poco prima di sposarsi. Non solo, se fossi venuta a sapere dell’esistenza di un suo discendente, avrei sicuramente chiesto di poterlo incontrare!
    Ciò richiede molto tempo, ma sento che più lo faccio, più riesco ad avvicinarmi e a comprendere profondamente i pensieri e i sentimenti della persona di cui scrivo. 
    C’è una cosa che percepisco costantemente in questo mio processo di scrittura: le donne possiedono una forza che permette loro di non arrendersi nei momenti cruciali.
    Il potenziale delle donne, che nutrono la vita e creano il futuro, è incommensurabile.
    Provo tutto questo riguardo a due donne in particolare.
    La prima è Asako Hirooka (1849-1919), la protagonista del mio romanzo Tosaborikawa. Nata in una famiglia facoltosa e cresciuta nell’agio, senza nemmeno sapere cosa fossero le difficoltà, Asako si trovò a compiere sforzi incessanti per riuscire a fondare una compagnia di assicurazioni sulla vita e a istituire un college femminile in un’epoca estremamente turbolenta.
    L’altra donna è Taseko Matsuo, un’attivista politica fedele all’imperatore, vissuta alla fine del periodo Edo. Ho scritto della sua vita in un romanzo intitolato Akaki kokoro wo (Cuore rosso).
    Senza di lei, la storia del Giappone non sarebbe stata la stessa. Tasako era una cittadina comune. Il fatto che questa donna sia riuscita a cambiare il corso della storia del Giappone è davvero degno di nota.
    Entrambe vissero in un’epoca in cui in Giappone era ancora fortemente radicata l’idea che le donne dovessero obbedire ai propri genitori da giovani, al marito una volta sposate e ai propri figli da anziane. Una donna che viveva nell’obbedienza era considerata virtuosa. In tale periodo storico, sia Asako che Taseko riuscirono a proteggere le loro famiglie, a prendere decisioni e ad agire in modo autonomo, senza lasciarsi sconfiggere dalle avversità.

    Un incoraggiamento in grado di illuminare e disperdere la sofferenza

    Anche lei, signora Furukawa, non si è mai arresa di fronte a una serie di difficoltà – tra cui malattie e problemi finanziari – mostrando i risultati concreti della vittoria, come leggiamo nel suo romanzo Tosaborikawa da cui è stata tratta una serie televisiva.

    Nella mia vita si sono aperte nuove strade grazie agli incoraggiamenti di Ikeda Sensei e della signora Kaneko. Il motivo principale per cui ho deciso di diventare una scrittrice è stato un incoraggiamento personale da parte di Sensei, che mi disse:

    «Il Buddismo di Nichiren Daishonin ci permette di ottenere sicuramente dei risultati. […] Lei è una persona che può ottenere grandi risultati attraverso la scrittura»

    Quando intrapresi la mia carriera di scrittrice, stavo affrontando le violente tempeste del karma riguardo alla malattia: mi avevano diagnosticato dei fibromi all’utero, una disautonomia neurovegetativa e un glaucoma. In mezzo a simili circostanze che mi causavano una forte sofferenza, Ikeda Sensei mi inviò un incoraggiamento pervaso dal suo cuore sincero:

    «Recita Daimoku, continua a recitare Daimoku, fino in fondo. Non solo non verrai sconfitta dalla malattia, ma sarai in grado di trasformare completamente la tua condizione vitale»

    Ho recitato Daimoku proprio come Sensei mi ha incoraggiato a fare e sono riuscita a superare le mie difficoltà. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Il romanzo Tosaborikawa è nato dal desiderio di ripagare il mio debito di gratitudine nei confronti di Ikeda Sensei e di rispondere alle sue aspettative.
    Tuttavia, nonostante mi fossi impegnata anima e corpo per scriverlo, non riuscivo a trovare nessuno disposto a pubblicare il libro di un’autrice sconosciuta. Così, gli ottocento fogli di carta su cui avevo scritto il romanzo rimasero nel buio del cassetto della mia scrivania.
    Furono Sensei e la signora Kaneko a gettare una nuova luce sul manoscritto. Li incontrai un giorno all’Università Soka, e Sensei mi domandò: «Cosa sta scrivendo in questo momento?». A quella domanda iniziai a parlare del mio romanzo su Asako Hirooka. Subito dopo però, colta dalla timidezza, abbassai la testa e dissi: «Ma non credo che avrà mai successo».
    Appena pronunciate quelle parole, la signora Kaneko mi incoraggiò dicendo: «La prima imprenditrice del Giappone? Ma è un argomento meraviglioso! Spero davvero che venga pubblicato sotto forma di libro».
    Mi commossi fino alle lacrime per la premura con cui la signora Kaneko aveva riconosciuto e apprezzato i miei sforzi. Allo stesso tempo, percepii che lei più di chiunque altro credeva fermamente nel potenziale e nella forza non solo di Asako, che aprì la strada all’imprenditoria femminile in Giappone, ma di tutte le donne.
    Successivamente, il romanzo è stato pubblicato dalla casa editrice Ushio e, dopo ventisette anni, è stato utilizzato per realizzare una serie televisiva.

    Campionesse sconosciute

    È stato grazie agli incoraggiamenti di Ikeda Sensei e della signora Kaneko che la sua è diventata “una vita invincibile”, vero?

    Quando ripenso al titolo della mia serie di saggi, Makenai jinsei (Una vita invincibile), mi torna in mente un ricordo indelebile. Fu quando tenni un convegno presso il Centro culturale delle donne Soka di Shinanomachi, a Tokyo, come rappresentante del Dipartimento cultura della Soka Gakkai. All’evento partecipò anche la signora Kaneko. Rimasi molto sorpresa dalla sua visita improvvisa, che mi rese tesa ed emozionata, ma tenni il convegno dando il meglio di me stessa. Alla fine dell’incontro, che verteva sul concetto di non arrendersi mai, la signora Kaneko mi disse più volte:

    «Non importa se non si vince, la cosa fondamentale è non arrendersi, non lasciarsi sconfiggere.
    Le auguro di condurre un’esistenza in cui non si arrenderà mai, qualunque cosa accada»


    Da allora quelle parole con cui la signora Kaneko mi insegnò l’importanza di non arrendersi mai, di non lasciarsi mai sconfiggere, hanno continuato a sostenermi nel corso della vita.
    È fondamentale sopportare il rigido inverno della vita e aspettare pazientemente la primavera.
    Non bisogna mai perdere la speranza nel fatto che la primavera arriverà sicuramente.
    Anche il tunnel più lungo e buio ha un’uscita, sempre. Sono convinta che, a prescindere dalle difficoltà che si possono incontrare, continuando a non arrendersi mai alla fine si apriranno sicuramente le porte a una vita vittoriosa. Al giorno d’oggi, gli stili di vita e la composizione delle famiglie sono sempre più vari e diversificati, e ciò comporta più preoccupazioni e difficoltà. Tuttavia, per quanto possano cambiare i tempi, noi abbiamo la “fede per superare le avversità”.
    Possiamo recitare Daimoku per trasformare il nostro karma e compiere la nostra rivoluzione umana. 
    Trentacinque anni fa, durante il discorso in cui propose l’istituzione del giorno delle madri Soka, Ikeda Sensei parlò delle difficoltà che le donne si trovano ad affrontare, alleggerendo a tratti il suo discorso con delle battute:

     «Credo che molte di voi abbiano vissuto un’esperienza in cui si sono sentite oppresse, come se fossero legate da pesanti catene di ferro: qualcuna può essersi sentita ostacolata dalla suocera, altre limitate dai figli, dal marito, dal lavoro… E anche nelle attività per kosen-rufu potreste provare la stessa spiacevole sensazione, come se foste bloccate, impossibilitate a muovere piedi e mani. Immagino che in momenti del genere abbiate pensato: “Ma perché non sono libera di fare come voglio?”, oppure: “Non sono mica schiava di mio marito e dei miei figli!”»


    Poi Sensei aggiunse:

    «Ma la libertà non si trova in qualche luogo lontano, in un mondo a parte dalla vita reale governata dai nove mondi, che appare opprimente e vincolante. Si può anche cercare di fuggire dalla propria realtà, ma la vera libertà non si può sperimentare altrove. Per quanto si provi a scappare, non si può scappare dall’universo. Soprattutto, è impossibile fuggire dalla propria vita. Se siamo imprigionati dal karma, se siamo schiavi della nostra debolezza, se ci arrendiamo alla sofferenza e rimaniamo ancorati a idee erronee, non troveremo mai la libertà, da nessuna parte.
    È solo nella condizione vitale di Buddità che possiamo trovare la vera libertà. Nel mondo di Buddità sperimentiamo la condizione vitale di massima libertà, che attraversa le tre esistenze di passato, presente e futuro. In accordo con l’ichinen della nostra fede, manifestiamo forza e saggezza senza limiti che ci permettono di condurre una vita pienamente libera. La Legge mistica è la grande Legge suprema che ci fa sperimentare la vera libertà, nel mezzo della nostra realtà»


    Credo sia proprio così. Io stessa, ogni volta che mi sono trovata ad affrontare nuovamente il “demone” della malattia mi sono sentita sopraffatta e ho pensato: “Ancora?!”.
    Tuttavia, a ripensarci, credo che siano stati proprio i problemi e le sofferenze che ho affrontato a permettermi di elevare la mia condizione vitale. Ho vissuto dei momenti un po’ difficili, ma ciò che sono oggi lo devo al fatto di essere riuscita a lucidare la mia vita attraverso le attività nella Soka Gakkai.
    Sento che facendo parte della Soka Gakkai siamo sempre molto protetti, ma allo stesso tempo siamo consapevoli del fatto che per trasformare il nostro karma e compiere la nostra rivoluzione umana dobbiamo sforzarci in prima persona.
    Per quanto difficile possa essere la sfida che ci troviamo ad affrontare, ci saranno sempre compagne e compagni accanto a noi pronti a condividere le nostre sofferenze e a sostenerci.
    Non è questa la cosa più bella della Soka Gakkai? In precedenza ho definito Taseko Matsuo una “persona del popolo” ma, proprio come lei, molte donne Soka sono campionesse sconosciute.
    Possiedono tutte la forza e il potenziale delle donne che permette loro di non lasciarsi sconfiggere da nulla, di non arrendersi mai. Io stessa continuo a scrivere con questa convinzione.
    Il mese scorso ho compiuto novantuno anni. Attualmente mi sto sfidando nel fare shakubuku a tre persone. Mi sto impegnando molto nel dialogo, sicura che i miei sforzi nella propagazione daranno sicuramente i loro frutti. Sono determinata a vivere fino in fondo una “vita invincibile”, senza lasciarmi mai sconfiggere da nulla, con il desiderio di continuare a sfidarmi per tutta la vita.
    Mentre prego dal profondo del cuore per la felicità delle donne Soka desidero che, sotto la guida del nostro maestro, tutte noi uniamo i nostri cuori come se fossero uno solo e avanziamo insieme nel viaggio di kosen-rufu verso la grande meta della felicità del genere umano e della pace nel mondo.  

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