In occasione della giornata internazionale contro l’Omobitransfobia (17 maggio), si sono tenute in molte regioni d’Italia delle riunioni organizzate dai membri LGBTQIA+ della Soka Gakkai italiana.
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Sardegna, Toscana, Trentino Alto Adige–SudTirol, Valle d’Aosta e Veneto: queste le regioni in cui, dal 14 al 28 maggio, si sono riunite in totale 600 persone, tra cui un centinaio hanno partecipato per la prima volta a un’attività della Soka Gakkai.
Sono state riunioni piene di gioia, con tante esperienze di rivoluzione umana, approfondimenti del Buddismo, mini-zadankai e contributi artistici.
Gli incontri si sono tenuti nei Centri culturali o nelle case, con l’obiettivo di far conoscere il Buddismo a tante amiche e amici, di crescere insieme nella fede approfondendo il concetto di interdipendenza e della rete di Indra e di contribuire alla realizzazione di una società migliore, sempre più aperta e inclusiva, dove siano riconosciuti e rispettati i diritti di tutti e tutte.



LA MIA STORIA
Percorrendo la mia strada
con fiducia in me stesso
di Edoardo Barbera, Firenze
Durante la riunione dei membri LGBTQIA+ della Soka Gakkai italiana a Firenze, Edoardo ha condiviso questa esperienza di fede, raccontando la realizzazione di un grande desiderio e la trasformazione dei legami familiari

Ho ventuno anni e sto per completare la laurea triennale in traduzione e interpretariato.
Ho scoperto il Buddismo poco più di un anno fa, a fine gennaio del 2022, per poi ricevere il Gohonzon a novembre. Fin da subito ho potuto godere dei benefici che la pratica buddista comporta.
Sono un ragazzo transessuale, e la vita, per noi, non è sempre semplice e immediata.
Uno dei primi benefici è emerso proprio qualche giorno dopo aver iniziato a recitare Daimoku, quando ho avuto la fortuna di poter accedere velocemente alla prima visita con la psicologa che avrebbe dato il via al percorso per la terapia per l’affermazione di genere.
Per me è stata una gioia immensa: chi come noi sceglie di affidarsi al Servizio Sanitario Nazionale parte consapevole di quanto tempo ci vuole anche solo per prenotare una visita e di quanta attesa si profila per poterla finalmente fare (si parla di mesi o anni). Per me si è trattato di pochi giorni e così ho subito realizzato come la fede e la pratica buddista agiscono anche sul piano concreto della realtà. Ho capito anche che non si trattava di una bacchetta magica che esaudiva ogni mio desiderio.
Per mesi ho dovuto fare i conti con la mia famiglia… mesi di pura sofferenza, incomprensione, senso di soffocamento. Affidandomi alla frase del presidente Ikeda: «Se state soffrendo, mostrate la vostra sofferenza al Gohonzon; se vi sentite tristi, portate la vostra tristezza al Gohonzon» (Amore e amicizia, Esperia, pag. 9) sono riuscito a scardinare lentamente quell’angoscia, pregando per la felicità dei miei familiari e per ricevere la loro comprensione, il loro supporto e il loro amore.
Dopo la prima visita con la psicologa ero felice come un bambino, finalmente avevo sentito comprensione per quello che stavo facendo. In più aveva constatato che, essendo così sicuro di me, non avrei dovuto aspettare tanto tempo per accedere alla terapia ormonale. Infatti a settembre ho iniziato il percorso con l’endocrinologa, che si occupa degli aspetti medici. Ricordo ancora l’emozione di quando, uscendo dall’ospedale, ho chiamato la mia ragazza dicendole con le lacrime agli occhi e la voce tremante: “Amore, ce l’ho fatta!”.
Ce l’avevo fatta davvero. In un solo anno ero riuscito a cominciare il percorso psicologico, completarlo facendo tutte le visite e le analisi necessarie, e cominciare l’iter clinico.
Sono stato consapevole, dal primo istante, che tutta questa buona fortuna era legata alla pratica buddista e al Gohonzon: la rapidità con cui avevo avuto accesso alle pratiche, il mio buon stato di salute, nessun tipo di impedimento, il rapido accesso agli ormoni…
Ho visto ancora più chiaramente la potenza di Nam-myoho-renge-kyo nel momento in cui ho visto mia madre passare da impaurita e contrariata a essere disponibile, aperta, di supporto. L’ho visto nel momento in cui ha avuto il coraggio di chiamarmi per la prima volta Edoardo.
Ho visto la potenza di Nam-myoho-renge-kyo e la sua efficacia nel rapporto con mio padre, che per più di un anno ha ignorato la situazione, per poi dirmi che no, lui non mi accettava, che non sapeva se ci sarebbe mai riuscito.
Da quel momento, silenzio, un mese senza vederci, parlarci, un mese di silenzio assordante, un silenzio che tagliava come una lama affilata. E io lì, che continuavo a pregare per la sua felicità, per il suo amore incondizionato. Alla fine, ha funzionato: dopo avermi chiesto scusa qualche settimana dopo, lo sento sempre più padre, sempre più partecipe all’interno della mia vita, e ha finalmente cominciato, seppur con qualche difficoltà, a usare con me il maschile. Sta funzionando con la mia adorata nonna, e con altri membri della mia famiglia, impegnati nel rispettarmi e nell’abituarsi.
In un solo anno di pratica buddista ho accumulato e vissuto così tanti benefici da aver perso il conto. L’unica cosa di cui non perdo il conto è l’infinita ed eterna gratitudine nei confronti del Gohonzon e dei compagni di fede della Soka Gakkai, dal momento che siamo un’unica grande famiglia, e molti mi sono stati di supporto fin dal giorno zero.
Sono determinato ad avanzare con maggiore fiducia in me stesso perché, come ci incoraggia il maestro Ikeda, dobbiamo scoprire la strada adatta a noi, i nostri sogni e sforzarci di realizzarli. Che si tratti di un lavoro, un corso di studio, un acquisto importante, un cambio di vita, o una città in cui vivere, di qualsiasi cosa si tratti possiamo sempre essere sicure e sicuri che non c’è niente in questa vita che non possiamo realizzare o conquistare.
