CONTESTO STORICO – In questo capitolo Daisaku Ikeda racconta i suoi viaggi del 1981 in Asia, Europa e America, decisivi per il progresso di kosen-rufu nel mondo. Nelle puntate precedenti sono narrate le sue attività negli Stati Uniti. A partire dalla puntata 63 inizia il racconto del viaggio in Canada
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Nella narrazione l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[63] Partito da New York, Shin’ichi arrivò all’aeroporto internazionale di Toronto, in Canada, il 21 giugno, poco dopo le quattro del pomeriggio.
La delegazione venne accolta all’aeroporto dal direttore generale del Canada Lou Hiroshi Izumiya, da sua moglie Elly Teruko Izumiya, presidente della Soka Gakkai canadese, e da numerosi membri che portavano mazzi di fiori e piccole bandiere canadesi.
Erano passati ventuno anni dall’ultima visita di Shin’ichi a Toronto, avvenuta nell’ottobre del 1960, durante il suo primo viaggio all’estero per kosen-rufu. Quel giorno, in aeroporto, a dare il benvenuto alla delegazione c’era solo la signora Teruko Izumiya, che ancora non aveva aderito alla Soka Gakkai.
Nel marzo di quell’anno aveva sposato Hiroshi Izumiya, un canadese di origine giapponese di seconda generazione impiegato in una società commerciale, e in aprile si era trasferita in Canada con lui.
La mattina dell’arrivo di Shin’ichi aveva ricevuto una lettera dalla madre, membro della Soka Gakkai in Giappone, che le annunciava la visita in Canada del presidente Yamamoto dicendo: «Mi raccomando, vai ad accoglierlo all’aeroporto!».
Lei era indecisa se andare perché era incinta e non si sentiva bene, inoltre temeva che cercasse di introdurla al Buddismo del Daishonin. Si opponeva al Buddismo pensando che ciò che le aveva insegnato sua madre a proposito dei benefici e della pratica buddista fossero tutte credenze superstiziose e antiquate. Decise tuttavia di recarsi all’aeroporto, per non ignorare il desiderio della madre e non sentirsi irrispettosa nei suoi confronti.
Oltre a esprimerle la sua profonda riconoscenza per essere andata ad accoglierlo all’aeroporto, Shin’ichi le rivolse qualche domanda sulla sua situazione familiare. Le spiegò inoltre perché la fede è importante nella vita di una persona, sottolineando che il Buddismo è la Legge della vita.
Un anno e sette mesi dopo quell’incontro, Teruko decise di iniziare a praticare per risolvere i suoi problemi di salute. Non voleva infatti causare preoccupazioni al marito e, aderendo alla Gakkai, desiderava anche rassicurare sua madre.
I semi della Legge mistica piantati nel fertile terreno del cuore umano sicuramente, al momento opportuno, germoglieranno.
L’importante è aiutare le persone con cui ci relazioniamo a creare un legame con il Buddismo del Daishonin, l’importante è piantare i semi.
[64] «Io mi alzo da sola. Sulle mie gambe, con coraggio»: questa era la ferma determinazione di Emily Carr, pittrice e scrittrice canadese.
Teruko Izumiya, che aveva iniziato a praticare il Buddismo, intraprese da sola le attività della Soka Gakkai. Utilizzando il quotidiano Seikyo che riceveva dal Giappone, andava a trovare le persone con cui faceva conoscenza per parlare di Buddismo. Per partecipare alle riunioni doveva passare la frontiera con gli Stati Uniti e recarsi a Buffalo o a New York, in pullman o in aereo.
Il marito era molto tollerante nei confronti della sua pratica e spesso l’andava a prendere o l’accompagnava in macchina, ma non intendeva iniziare a praticare.
Hiroshi Izumiya era nato nel 1928 nell’isola di Vancouver, in Canada.
Suo padre era giunto nel paese dalla prefettura di Wakayama, e la sua famiglia viveva di pesca. Nel 1941, quando scoppiò la Guerra del Pacifico, il Giappone divenne un paese nemico per il Canada, che faceva parte del Commonwealth britannico.
L’anno successivo le persone di origine giapponese furono rinchiuse in un campo di prigionia in mezzo alle Montagne Rocciose, dove nei rigidi inverni la temperatura scende a venti gradi sotto zero.
C’erano anche dei giovani che si arruolavano volontari nell’esercito per mostrare la loro lealtà al Canada, ma venivano spesso accusati di essere dei traditori. Gli oriundi giapponesi litigavano tra loro spezzando anche i legami più profondi.
Quando la guerra finì, non avevano più una casa dove tornare. Le persone di origine giapponese dovevano scegliere tra il ritorno in Giappone o il trasferimento nella regione orientale del Paese.
Il padre di Hiroshi aveva più di settant’anni e desiderava trascorrere in Giappone l’ultimo periodo della sua vita. Tutta la famiglia fece quindi ritorno nella prefettura di Wakayama, di cui era originario il padre.
Dopo qualche tempo Hiroshi si trasferì a Tokyo. Decise di andare all’università e si dedicò agli studi per l’esame di ammissione, mentre lavorava in un negozio di una base dell’esercito di occupazione. Sforzandosi anche nel miglioramento del suo giapponese, che non era fluente, fu ammesso alla facoltà di Economia dell’Università Keio.
Dopo la laurea trovò lavoro in una banca straniera, ma cominciò a sentire sempre più forte il desiderio di tornare in Canada e lavorare per intensificare le relazioni tra il Canada e il Giappone. Venne così assunto in una società commerciale giapponese che aveva una succursale a Toronto.
Le persone che hanno sofferto durante la guerra hanno la missione di vivere per la pace fino al loro ultimo giorno.
[65] Nel 1960 la ditta giapponese presso la quale lavorava Hiroshi Izumiya istituì la sua sede legale nel paese.
Quell’anno si sposò con Teruko, che aveva conosciuto in Giappone. La moglie, che si era trasferita in Canada nella primavera di quell’anno, in occasione di quella prima visita di Shin’ichi nel paese aveva accolto l’arrivo della delegazione all’aeroporto di Toronto. Successivamente, dopo aver aderito al Buddismo, Teruko iniziò a pensare seriamente di dedicare la sua vita alla realizzazione di kosen-rufu in Canada.
Mentre si dedicava alle attività della Soka Gakkai, era preoccupata per il marito che non voleva praticare, nonostante sostenesse il suo impegno per kosen-rufu. Quando nell’autunno del 1964 si recò in Giappone, Teruko andò a trovare Shin’ichi presso la sede della Soka Gakkai tenendo per mano una graziosa bambina di nome Karen. Era la figlia che, quattro anni prima, durante la visita di Shin’ichi, si trovava ancora nella pancia della madre. La donna, che aveva iniziato a praticare in Canada, aveva dovuto affrontare senza dubbio tante difficoltà e sofferenze.
Con le lacrime agli occhi iniziò a parlare. Dopo aver ascoltato le sue parole annuendo più volte, Shin’ichi disse con voce energica: «So che dev’essere stata molto dura, ogni giorno. Ma alla luce delle scritture buddiste e del Gosho, ricordati che nell’infinito passato tu stessa hai giurato di realizzare kosen-rufu, ed è per questo che sei emersa come Bodhisattva della Terra in quel meraviglioso paese che è il Canada. Consapevole di essere un Bodhisattva della Terra, devi determinare dentro di te di adempiere fino in fondo a questa tua missione.
Sii certa che l’esistenza vissuta in nome di questo scopo è la più nobile di tutte, ed è proprio lì che si trovano la gioia, l’appagamento e la felicità suprema in questa esistenza.
Il karma che attanaglia gli esseri umani può essere di ogni genere. Nella vita non possiamo sapere cosa potrà accadere. Anche le persone che sembrano economicamente agiate si trovano spesso angosciate e in preda alla paura, non riuscendo a sciogliere l’ansia rispetto alla vecchiaia, la malattia e la morte. Noi ci stiamo sfidando nella nobile impresa, mai udita né realizzata finora, di trasformare il karma della società, del paese e dell’umanità intera, insegnando a tutte le persone la strada per erigere dentro di sé uno stato di felicità assoluta, che non vacilli mai. In un’impresa del genere è ovvio che ci vengano richiesti grandi sforzi. È l’esitazione che rende una persona codarda. L’importante è decidere nel tuo cuore. In quell’istante sgorgheranno dentro di te immensa forza e coraggio».
[66] Quando il cuore di una persona è saldo, esso diviene l’asse intorno a cui ruota il suo modo di vivere. Questa persona diviene il perno dell’organizzazione, e l’ingranaggio di kosen-rufu inizia a girare.
Parlando ancora di Hiroshi, il marito di Teruko Izumiya, Shin’ichi disse: «Ti prego di non essere insistente con tuo marito per farlo praticare: cerca di essere una buona moglie e di costruire una famiglia felice. È il tuo atteggiamento, il tuo modo di vivere come moglie, come essere umano a costituire la prova di quanto meravigliosa sia questa pratica. Se preghi per una famiglia armoniosa, se ti comporti in modo saggio e sincero verso tuo marito, vedrai che verrà sicuramente il giorno in cui lui inizierà a praticare».
Teruko Izumiya impresse nel suo cuore questa guida di Shin’ichi. Ottenne la cittadinanza canadese e decise di trascorrere tutta la vita in quella terra, fra le stupende foglie rosse autunnali e la ricchezza umana.
Anche nei momenti più tristi e nelle circostanze più dure, Teruko non si lamentò mai con il marito. Tenne tutto dentro il suo cuore, e nei momenti difficili andava davanti al Gohonzon continuando a recitare Daimoku incessantemente. Si prese cura e vegliò sulla famiglia e, mentre cresceva i suoi tre figli, apriva la strada di kosen-rufu in Canada piena di gioia e di entusiasmo. Grazie a questo impegno riuscì a condividere il Buddismo con un numero sempre maggiore di persone.
A marzo del 1980 il marito Hiroshi decise di praticare il Buddismo.
Teruko parlò in modo dolce e persuasivo con il marito fino a tarda sera, dicendo: «Voglio sforzarmi insieme a te nella fede, così da diventare felici insieme!».
Proprio in quel periodo Hiroshi, che aveva perso per malattia, una dopo l’altra, le due amate sorelle, si trovava a riflettere seriamente sull’ardua questione dell’inesorabilità del karma degli esseri umani. Il suo pensiero tornava ai difficili momenti vissuti nel campo di prigionia durante la sua fanciullezza, a causa della guerra.
Gli esseri umani, di fronte a circostanze che sembrano inspiegabili e impossibili da risolvere con le proprie forze, tendono a considerarle frutto del destino, del fato, opera di entità trascendenti.
Il Buddismo invece ne individua l’origine nella Legge di causa ed effetto che regola la vita, e rivela la strada per trasformarle. Diciotto anni dopo sua moglie, anche Hiroshi prese la decisione di intraprendere il cammino della Soka.
Quella sera i coniugi Izumiya fecero per la prima volta Gongyo insieme.
Fuori nevicava forte. La stanza era avvolta di gioia, e dalle guance di Teruko sgorgavano calde lacrime di felicità.
[67] Nell’ottobre del 1980, nel corso del suo viaggio per dare guide negli Stati Uniti, Shin’ichi aveva in programma anche una visita in Canada.
Poco prima della partenza dall’aeroporto di Chicago, fu costretto a cancellare la visita a causa di un guasto al motore dell’aereo.
Il suo cuore si strinse al pensiero di tutti quei membri che lo stavano aspettando. In quel momento Shin’ichi compose una poesia waka e la trasmise all’allora direttore generale Teruko Izumiya.
Mai dimenticherò come ti stai alzando in piedi
nella meravigliosa terra del Canada,
l’alba di kosen-rufu è finalmente giunta.
Anche a Los Angeles, tappa successiva del viaggio, Shin’ichi fece riunire i rappresentanti del Canada e si intrattenne in vari colloqui con loro. Insieme a Teruko c’era suo marito, Hiroshi Izumiya. Era un uomo gentile, dai tratti ben definiti, e gli dissero che aveva la sua stessa età.
Dopo avergli stretto la mano con forza, Shin’ichi si congratulò di cuore per la sua decisione di abbracciare il Buddismo e si fece ritrarre insieme a lui in una foto ricordo. Gli occhi di Teruko, che fissava il profilo del marito, si riempirono di lacrime.
Erano trascorsi otto mesi da quel giorno, e la visita di Shin’ichi si era finalmente concretizzata. Adesso i coniugi Izumiya erano lì ad accogliere l’arrivo della delegazione all’aeroporto di Toronto. Durante il suo viaggio in Canada Shin’ichi volle che Hiroshi si muovesse sempre insieme a lui. Poiché era il direttore che gestiva l’amministrazione dell’ente canadese, desiderava che facesse suo lo spirito di proteggere fino in fondo i membri. Shin’ichi si rivolse poi a Teruko che, come figura di riferimento dell’organizzazione, aveva aperto la strada a kosen-rufu: «Ricorda che senza la collaborazione di tuo marito non saresti mai arrivata fin qui. È grazie a tuo marito che l’organizzazione in Canada è potuta crescere così tanto».
Quando riescono a portare qualcosa a compimento, le persone tendono a pensare che sia solo merito proprio. Ma non bisogna mai dimenticare che dietro a ogni successo vi è lo sforzo di numerose persone. Solo tenendo questo sempre a mente, e vivendo fino in fondo con umiltà e gratitudine verso tutti, si diventa leader “sempre vittoriosi”.
Il 22 giugno, secondo giorno della visita di Shin’ichi, alla presenza di circa mille compagni di fede, presso la grande sala di un hotel di Toronto si tenne la riunione generale per celebrare il ventesimo anniversario di kosen-rufu in Canada. Fu un incontro pieno di speranza che suggellava una nuova partenza verso il ventunesimo secolo.
[68] Durante la riunione Shin’ichi espresse la sua gioia per quella visita in Canada, a distanza di ventuno anni. Raccontò i suoi ricordi legati alla prima visita e spiegò l’importanza del principio di “alzarsi da soli”.
«Qualunque cifra si possa moltiplicare per zero – disse Shin’ichi – il risultato sarà sempre zero. Se invece si moltiplica per uno, da lì potrà crescere all’infinito. Analizzando la storia di kosen-rufu in Canada vediamo come il suo enorme sviluppo abbia coinciso con il momento in cui Teruko Izumiya, direttrice generale, si è alzata in piedi da sola con coraggio per kosen-rufu, e adesso vediamo radunarsi migliaia di membri. Tutto ha inizio da una singola persona, da una singola persona che riesce a insegnare e trasmettere la Legge mistica che conduce alla felicità, che riesce a far crescere le persone in modo che divengano leoni capaci di superare anche se stessi, e di accrescere le fila delle persone di valore. Questo è il significato del principio “emergere dalla terra”. La missione della Soka Gakkai consiste proprio nel concretizzare uno a uno gli insegnamenti del Gosho come questi, ed è grazie a ciò che siamo in grado di leggere il Gosho nella profondità della nostra vita».
Shin’ichi parlò quindi degli incontri realizzati durante il viaggio con esponenti di governo e della società civile, e dei paesi che aveva visitato, a cominciare dall’Unione Sovietica.
«Ho continuato a ribadire che la cosa più importante per l’umanità è la pace, disse Shin’ichi. Il Buddismo insegna che tutti gli esseri umani possiedono indistintamente la natura di Budda: questo è il principio che sostiene la nostra lotta per la tutela della dignità della vita e il fondamento del nostro ideale di pace.
È qui che pulsa l’ideale di tolleranza e compassione verso gli altri. È inevitabile che una filosofia come questa si opponga in modo netto a tutte quelle forze che esaltano la guerra, che cercano di asservire il popolo e lo fomentano fino all’estremo sacrificio. Per questa ragione la Soka Gakkai, durante la guerra, è stata oggetto delle persecuzioni del governo militarista giapponese che faceva dello shintoismo il pilastro spirituale della nazione. Io non sono né un politico né un diplomatico, né un esponente del mondo economico, ma come comune cittadino, come semplice essere umano continuerò i miei dialoghi per la pace, basandomi sul Buddismo. Sono profondamente convinto che condividere con tutti lo spirito del Buddismo che afferma che ogni persona è unica, preziosa e insostituibile, e rafforzare la rete di amicizia superando i confini tra le nazioni, rappresenta la via più sicura per arrivare alla pace nel mondo».
[69] I rami e le foglie di un arbusto sono rigogliosi solo se le radici sono ben piantate in profondità. Lo stesso vale per un movimento che si impegna per la pace. Sono molte le persone che desiderano la pace e sono disposte a far sentire la loro voce per difenderla. Ma un movimento che non affonda le sue radici in una vera filosofia non avrà lunga vita.
Il nostro movimento per la pace della Soka Gakkai affonda le radici nella grande filosofia del Buddismo che afferma la dignità della vita. Se si partisse dalla considerazione che ciascun individuo è un Budda, non si potrebbe mai pensare di privarlo della vita o di ledere il suo diritto alla sopravvivenza.
Nella visione buddista che insegna che tutte le persone, al di là di ideologie, etnie, nazioni e religioni, sono uniche e preziose, non vi è spazio per il disprezzo o la discriminazione.
Il Buddismo, che insegna la compassione, non contempla alcuna intolleranza verso ciò che è diverso. Continuare a piantare nel cuore delle persone i semi della pace, della Legge mistica, che racchiudono il principio della dignità della vita, costituisce la pratica di kosen-rufu. Questo diverrà il fondamento della pace nel mondo.
Shin’ichi lo percepiva e ne era fortemente convinto. Proseguì dicendo che lo scopo della vita di un essere umano è diventare felice nel vero senso della parola, e che per farlo è indispensabile risolvere il problema della morte.
Il Buddismo di Nichiren Daishonin, rivelando il principio dell’eternità della vita e la Legge di causa ed effetto, ha dato una soluzione definitiva a questo grande problema.
Basandoci sul Buddismo è possibile costruire dentro di noi una solida concezione dell’esistenza e, facendo emergere la saggezza e la forza necessarie per superare gli ostacoli, è possibile dischiudere le nostre vite a una condizione interiore di felicità assoluta.
Shin’ichi concluse il suo saluto pregando affinché tutti i partecipanti, come membri della pura e meravigliosa famiglia Soka, potessero vivere vite felici e pienamente soddisfatte facendo di quel giorno una nuova partenza verso i successivi vent’anni di kosen-rufu in Canada.
Sul finire della riunione arrivò il momento, per il coro, di eseguire la canzone della SGI canadese. Venti membri dell’orchestra di pifferi e tamburi salirono sul palco e diedero inizio alla loro esecuzione. La banda era composta da membri provenienti da Vancouver, Calgari e Montreal, ed era la prima volta che si esibivano in pubblico. A dirigere la banda vi era Karen, la figlia dei coniugi Izumiya.
La generazione dei successori stava crescendo.
I partecipanti si alzarono tutti in piedi e si unirono ponendo ciascuno le braccia sulle spalle dell’altro. Così si formarono schiere compatte che ondeggiavano a destra e a sinistra.
Le voci del coro componevano un suono simile al fragore del mare, che risuonava ovunque.
[70] Il 23 giugno presso la cittadina di Caledon, fuori Toronto, in un clima di grande entusiasmo si svolse una riunione di scambio con la delegazione giapponese per la promozione dell’amicizia fra Canada e Giappone, alla quale parteciparono un migliaio di membri.
La riunione si svolse in un complesso circondato dagli alberi su una collina, che in inverno veniva utilizzato come stazione sciistica. Il verde dei declivi brillava meravigliosamente sotto la luce del sole. Si trattava di un ricevimento all’aperto in cui pranzarono tutti insieme.
Il mini festival ebbe inizio con il coro dei bambini e la delegazione giapponese si esibì in vari brani tra cui Atsutamura, la canzone del Chubu, Questo cammino e varie danze, come Variazione del brano Sakura e Takeda-bushi. Gli amici canadesi si esibirono in danze folkloristiche del Quebec.
Un artista canadese eseguì al pianoforte La spiaggia di Morigasaki e le donne cantarono in coro Kofu-ni-hashire, la canzone della Soka Gakkai. I cori e le danze appassionate si susseguirono durante tutta la riunione.
Nel suo intervento Shin’ichi espresse la sua gratitudine: «Mi è sembrato quasi di sognare nell’assistere a questi canti meravigliosi, queste esecuzioni musicali intrise d’arte e queste danze in cui traspare lo spirito sincero di tutti».
Shin’ichi lanciò quindi la proposta di costruire in futuro un Centro culturale del Canada, auspicando che ciascuno di quei mille partecipanti, come un sole della propria comunità, potesse contribuire pieno di speranza al benessere della società e aprire la strada di kosen-rufu in Canada. Prima e dopo il festival Shin’ichi si rivolgeva continuamente ai membri incoraggiandoli. Dedicò inoltre un saluto di ringraziamento al gestore della stazione sciistica per aver ospitato la riunione.
Dialogare significa espandere i legami delle persone con il Buddismo.
La madre adottiva del gestore era un membro del Gruppo donne che era stata incoraggiata da Shin’ichi in occasione della sua visita a Teheran, in Iran, nel 1964. A Teheran la delegazione di Shin’ichi si era recata in un ristorante cinese gestito da Miki Ohta, una donna della Soka Gakkai. Una volta entrati però, il proprietario aveva comunicato loro che la signora, essendo scaduto il contratto, aveva già lasciato il ristorante e si trovava in viaggio.
In quel momento un dipendente iraniano del locale, fissando in volto Shin’ichi esclamò: «Ohh!», corse nel retrobottega e tornò con una rivista fotografica in mano. Era il Seikyo Graphic. Aprì una pagina e indicando una foto disse sorridendo: «Mister Yamamoto!».
[71] La copia del Seikyo Graphic che si trovava nel ristorante cinese era stata portata da Miki Ohta per mostrare al proprietario e ai dipendenti del locale quanto meravigliosa fosse la Soka Gakkai.
Uno dei dipendenti disse a Shin’ichi: «Abbiamo tanto sentito parlare di lei, maestro Yamamoto, dalla signora Ohta. La conosciamo bene anche perché abbiamo visto la sua foto sul Seikyo Graphic. Sono veramente felice di poterla incontrare!».
Shin’ichi strinse la mano a ciascuno di loro e si accomiatò lasciando il nome dell’hotel presso cui alloggiava.
Proprio quel giorno la signora Ohta era rientrata e, passando dal locale per consegnare dei regali presi durante il viaggio, aveva saputo della visita della delegazione di Shin’ichi. Pur non potendo credere che il maestro Yamamoto, il presidente della Soka Gakkai in persona, che nemmeno la conosceva, fosse venuto a cercarla, si recò immediatamente presso l’hotel dove alloggiava.
Shin’ichi, insieme alla moglie Mineko, aveva accolto con calore la signora Ohta. Ella gli riferì di aver ricevuto una proposta di matrimonio da un uomo canadese e di essere indecisa sul da farsi.
Shin’ichi l’aveva incoraggiata dicendo: «La felicità non si trova in qualche luogo lontano. È nel nostro cuore, e la fede serve ad aprirle le porte. Se ti impegnerai con forza nella fede, riuscirai a divenire assolutamente felice, qualunque sia l’ambiente in cui ti trovi. Perciò, per quanto grande sia la sofferenza che proverai, ti prego di non abbandonare mai la fede. Porta avanti fino in fondo la tua fede ovunque ti troverai nel mondo, con costanza, umiltà e tenacia».
La felicità si trova lungo il cammino per realizzare kosen-rufu.
La signora Ohta, alcuni anni dopo, si sposò con quell’uomo e andò a vivere in Canada.
Shin’ichi si intrattenne a parlare con la signora Ohta, che nel frattempo aveva preso il nome di Miki Carter, insieme al marito e al figlio, che era il gestore della stazione sciistica.
Ciò che lo rendeva più felice era sapere che quella donna aveva portato avanti la sua fede serbando nel cuore per tanti anni la guida che le aveva dato. Quel seme piantato diciassette anni prima, nonostante il vento e la neve sferzanti, era finalmente germogliato.
Il meraviglioso giardino fiorito di kosen-rufu si espande solo continuando a piantare i semi dell’incoraggiamento.
(continua)