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Il ripudio del clero della Nichiren Shoshu guidata da Nikken - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:28

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Il ripudio del clero della Nichiren Shoshu guidata da Nikken

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Alla base della Soka Gakkai, sin dalla sua fondazione, c’è sempre stato il legame di fede diretto con Nichiren Daishonin. Di conseguenza essa ha cercato di diffonderne gli insegnamenti buddisti per realizzare la felicità di tutte le persone e la pace mondiale.
Nel corso del tempo è nato un gruppo che ha cercato di distruggere il movimento di kosen-rufu e attraverso questa azione ha rivelato la sua vera natura di funzione demoniaca. Questo gruppo è noto come “setta Nikken”.
L’espressione “setta Nikken” si riferisce al clero della scuola buddista Nichiren Shoshu nel suo stato di corruzione raggiunto sotto la guida di Nikken Abe, che affermò di essere il sessantasettesimo patriarca secondo il lignaggio della scuola. Questa setta afferma che il patriarca, che è anche amministratore capo, ha un potere assoluto e un’autorità incontestabile.
Nei venticinque anni e più da quando la setta Nikken ha dato inizio, nel 1990, a quella che viene definita come la “seconda questione con il clero”, essa ha tradito gli insegnamenti e lo spirito del Buddismo del Daishonin ed è diventata un gruppo dedito all’offesa della Legge buddista.
Sebbene nel dicembre 2005 Nikken abbia trasferito la carica di patriarca a un successore, Nichinyo, il lignaggio che ha trasmesso continua a essere infangato dalla sua offesa alla Legge.

La battaglia contro le funzioni demoniache

Nel suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese Nichiren Daishonin scrive: «Piuttosto che offrire diecimila preghiere, sarebbe meglio semplicemente bandire questo unico male» (RSND, 1, 16) e «L’unica cosa da fare, adesso, è abbandonare il male per ritornare al bene, occluderne la fonte, estirparlo alla radice!» (RSND, 1, 18).
In altre parole, quando si cerca di praticare correttamente il Buddismo, è essenziale non dimenticare mai di combattere costantemente l’”unico male”, cioè le influenze negative che ingannano e sviano le persone.

Denunciare apertamente i “nemici del Sutra del Loto”

Il Buddismo sottolinea che prendere posizione e lottare contro il male è una componente importante della fede.
Il Daishonin scrive: «Per quanto grandi siano le buone cause che una persona pone, perfino se legge o trascrive l’intero Sutra del Loto mille o diecimila volte o consegue la via della percezione dei tremila regni in un singolo istante di vita, se non denuncia i nemici del Sutra del Loto non potrà raggiungere la via» (RSND, 1, 68).
I nemici del Sutra del Loto sono coloro che esortano ad abbandonarlo, precludendo la strada della Buddità a tutte le persone.
Il Sutra del Loto insegna che la natura di Budda esiste in ogni vita, esprimendo così il massimo ideale universale di rispetto per tutti gli esseri umani. Per questa ragione, negare o disprezzare il sutra, impedirne la diffusione, oppure opprimere e far soffrire coloro che lo praticano, significa opporsi agli ideali del rispetto della dignità della vita, dell’eguaglianza di ogni individuo e dell’importanza suprema delle persone comuni. Compiere queste azioni significa essere “nemici del Sutra del Loto”.
Alla luce di ciò, durante la vita del Daishonin il principale esempio di nemico del Sutra del Loto fu Ryokan del tempio Gokuraku.1
Esternamente si attirava il rispetto dei suoi contemporanei, molti dei quali lo riverivano come un “Budda vivente”, ma in cuor suo nutriva una segreta ostilità verso il Daishonin che stava diffondendo Nam-myoho-renge-kyo, l’essenza del Sutra del Loto, e cospirava per farlo perseguitare. Nel fare ciò assunse la funzione di “falso santo arrogante” descritta nel Sutra del Loto.
Ai nostri giorni è Nikken la figura che corrisponde alla definizione di nemico del Sutra del Loto, poiché ha complottato per distruggere la Soka Gakkai, l’organizzazione che si adopera per realizzare kosen-rufu, l’intento del Daishonin.

Una panoramica della questione con il clero

Colui che ereditò e portò avanti correttamente lo spirito del Daishonin e la pratica per la realizzazione di kosen-rufu fu il suo discepolo Nikko Shonin (1246-1333).
Ma nel clero della Nichiren Shoshu – una scuola buddista che derivò i suoi insegnamenti dal lignaggio di Nikko Shonin – quello spirito e quella pratica gradualmente svanirono, sostituiti da formalità e rituali. La scuola si trasformò in quello che spesso in Giappone viene chiamato il “Buddismo dei funerali”2 e i preti assunsero un atteggiamento sempre più autoritario e discriminatorio nei confronti dei credenti laici.
Quando fu fondata la Soka Gakkai, all’interno del clero si era del tutto persa la corretta comprensione e pratica degli insegnamenti del Daishonin.
La Soka Gakkai ha concentrato i suoi sforzi nel realizzare il grande voto di kosen-rufu e ha sempre sostenuto il clero, anche correggendolo se necessario.
Dopo la Seconda guerra mondiale il clero si trovò di fronte a gravi problemi economici e la Soka Gakkai gli offrì sostegno e protezione, costruendo e donando più di trecentocinquanta templi.
Ma ci furono persone all’interno del clero che si rifiutarono di riconoscere questo sostegno sincero e di esserne grati, e a volte sorsero attriti con certi preti il cui intento principale era mantenere la propria autorità religiosa. In ogni caso, però, la Soka Gakkai perseverò nel cercare di risolvere le varie questioni e ristabilire buone relazioni.
La tendenza del clero a far sfoggio della propria autorità e a guardare dall’alto in basso i credenti laici, si accentuò quando Nikken assunse la carica di patriarca e cominciò sempre di più a ignorare le intenzioni sincere con le quali la Soka Gakkai aveva sostenuto il clero per il bene di kosen-rufu.
La Soka Gakkai aveva fatto grandi passi avanti per rendere il Buddismo di Nichiren Daishonin una religione mondiale e il suo leader, il presidente della SGI Daisaku Ikeda, si era guadagnato il rispetto di eminenti figure di livello mondiale in vari campi. Ma Nikken iniziò a dimostrare ostilità nei suoi confronti e a complottare per distruggere la Soka Gakkai.
Il suo scopo era recidere ogni relazione con la Soka Gakkai e assumere il controllo dei suoi membri, trasformandoli in servi ossequiosi dei preti; così, nel 1990, concepì e mise in atto un piano segreto denominato “Operazione C” (“C” stava per “cut”, che in inglese significa “tagliare”, ovvero “stroncare la Soka Gakkai”).
L’attuazione del piano iniziò nel dicembre di quell’anno, quando il clero annunciò improvvisamente una revisione dei suoi regolamenti definendosi ente religioso, una presa di posizione che di fatto corrispondeva a destituire il presidente Ikeda dalla carica di rappresentante laico della Nichiren Shoshu.
La Soka Gakkai cercò di risolvere il problema attraverso il dialogo, ma il clero rifiutò tassativamente ogni richiesta di discussione.
Il 7 novembre 1991 il clero inviò alla Soka Gakkai un documento intitolato “Intimazione di scioglimento”, seguito il 28 novembre da una “Notifica di scomunica”.
Oltre a questa mossa arbitraria, decise crudelmente di rifiutarsi di consegnare il Gohonzon ai membri della Soka Gakkai. Di fatto i preti stavano dicendo che, se le persone desideravano ricevere il Gohonzon, potevano farlo solo seguendo il clero. In tal modo stavano tenendo in ostaggio il Gohonzon, la base della fede, cercando vigliaccamente di esercitare pressioni sui credenti e di intimidirli.
Ciononostante, nel 1993 la Soka Gakkai decise che avrebbe consegnato ai suoi membri in tutto il mondo un Gohonzon trascritto da Nichikan Shonin (1665-1726), grande restauratore del Buddismo del Daishonin. Ciò fu possibile grazie alla collaborazione di un tempio che si era opposto alle azioni di Nikken e sosteneva la Soka Gakkai.
Attualmente la Soka Gakkai è l’unico gruppo religioso che sta adoperandosi per realizzare kosen-rufu in accordo con lo spirito del Daishonin, consegnando ai credenti il Gohonzon che egli definì «il vessillo della propagazione del Sutra del Loto» (RSND, 1, 737). In tal senso la Soka Gakkai è diventata l’organizzazione globale qualificata a consegnare il Gohonzon per realizzare kosen-rufu, la volontà e l’intento del Budda.
Nel 1998 la setta Nikken demolì lo Sho-Hondo (Grande tempio principale) – un edificio che si trovava presso la sede principale della Nichiren Shoshu, il tempio Taiseki – e che era stato costruito nel 1972 grazie alle offerte sincere di circa otto milioni di fedeli della Soka Gakkai.
Questa sciagurata azione rese ancora più evidente la natura maligna e vendicativa del clero.
Lo Sho-Hondo, costruito per durare mille anni, era considerato un capolavoro dell’architettura del ventesimo secolo, tra gli edifici religiosi più pregevoli del mondo.
Ma Nikken lo demolì spietatamente solo ventisei anni dopo il suo completamento, disprezzando del tutto la fede sincera di quegli otto milioni di credenti.

Le principali offese e dottrine errate della setta Nikken

Al cuore della setta Nikken vi è la credenza fuorviante secondo cui il patriarca è un essere speciale, assoluto e infallibile, una credenza che potremmo definire “culto del patriarca”. Una delle premesse su cui si basa tale rivendicazione è l’esistenza di una misteriosa eredità, o lignaggio, trasmessa esclusivamente da un patriarca all’altro, una supposizione che ha rafforzato la tendenza del clero a guardare dall’alto in basso i credenti laici.
Ovviamente negli scritti di Nichiren Daishonin non c’è niente che giustifichi o avalli questa teoria; si tratta dunque di una dottrina falsa, in netta contrapposizione con gli insegnamenti del Buddismo del Daishonin.
Un attento studio dei princìpi fondamentali del Buddismo di Nichiren Daishonin rende evidenti gli errori cruciali della setta Nikken.

1. L’offesa di distruggere kosen-rufu

La setta Nikken intraprese l’”Operazione C” allo scopo di distruggere la Soka Gakkai, l’organizzazione dedita a kosen-rufu, e nel 1991 le inviò una notifica di scomunica.
In essa non veniva citato alcun passo degli scritti di Nichiren Daishonin né vi era esposta alcuna base dottrinale a sostegno della scomunica della Soka Gakkai. Semplicemente veniva dichiarato ripetutamente, con toni forti e autoritari, che la Soka Gakkai non seguiva con obbedienza il clero.
Il compito di realizzare kosen-rufu, l’ampia propagazione della Legge mistica, è il lascito di Nichiren Daishonin, come risulta chiaro dalle sue affermazioni: «Il “grande voto” si riferisce alla propagazione del Sutra del Loto» (BS, 113) e «Se è così [se sarete così uniti], anche il grande desiderio di un’ampia propagazione potrà realizzarsi» (RSND, 1, 190).
Per questa ragione la Soka Gakkai, sin dalla sua fondazione, ha mirato alla realizzazione di kosen-rufu sforzandosi nella propagazione del Buddismo di Nichiren Daishonin non solo in Giappone ma in tutto il mondo.
Perciò cercare di distruggere la Soka Gakkai significa cercare di distruggere kosen-rufu, un atto che costituisce una grave offesa alla Legge buddista e la grave colpa di tradire lo spirito e l’intento del Daishonin di salvare le persone dalla sofferenza.

La grave colpa di Nikken di causare disunità nell’Ordine buddista

Gli insegnamenti buddisti definiscono le offese più gravi che una persona può commettere come i “cinque peccati capitali”: uccidere il proprio padre; uccidere la propria madre; uccidere un arhat; ferire un Budda; causare disunità nell’ordine buddista.
Fra queste, causare disunità nell’ordine buddista, ovvero creare divisioni e spaccature fra i praticanti, è un’offesa estremamente grave in quanto distrugge gli insegnamenti buddisti e devia le persone, inducendole a cadere nell’infelicità. È l’offesa più grave che Nikken abbia commesso.

2. La falsa dottrina del culto del patriarca

È la dottrina della setta Nikken secondo la quale il patriarca dovrebbe essere considerato un oggetto di culto da venerare. Invece un patriarca dovrebbe essere anzitutto la persona responsabile di proteggere, insegnare e diffondere gli insegnamenti buddisti. Dovrebbe essere un modello di fede, pratica e studio, un esempio di come abbracciare gli insegnamenti corretti.
Dallo scoppio della seconda questione con il clero Nikken e i suoi sostenitori, rifiutando qualsiasi dialogo, hanno sempre sostenuto che si deve seguire il patriarca senza discutere in quanto egli è infallibile e un oggetto di culto da venerare.
L’idea del patriarca come oggetto di fede è una dottrina del tutto arrogante che viola i tre tesori del Buddismo del Daishonin – il Budda, la Legge (gli insegnamenti del Budda) e l’Ordine buddista.
In un articolo del 1991 comparso su una pubblicazione della Nichiren Shoshu alcuni preti anziani affermano che il patriarca, al quale è stata trasmessa l’eredità della Legge, è un’entità a cui rendere onore, un tutt’uno con il Dai-Gohonzon3, e che si deve avere una fede assoluta in questi due oggetti fondamentali (il Dai-Gohonzon e il patriarca). Ma nel Buddismo di Nichiren Daishonin dovrebbe esserci un solo oggetto di culto, il Gohonzon.
La dottrina errata della setta Nikken sostiene che il patriarca, la cui funzione è proteggere il Gohonzon, è sullo stesso piano dell’oggetto di culto. Questo è un dogma di una distorsione senza precedenti.

Fede corretta significa basarsi sul Gohonzon

Sin dai tempi del Daishonin e di Nikko Shonin viene definita fede corretta quella che si basa sul Gohonzon.
Nichiren Daishonin scrive: «Credi profondamente in questo mandala» (RSND, 1, 365) e: «I discepoli di Nichiren, sia preti sia laici, credono unicamente nel Sutra del Loto, […] è per questo che possono entrare nella torre preziosa del Gohonzon» (RSND, 1, 739).
E Nikko Shonin afferma: «Negli scritti onorevoli [di Nichiren Daishonin] viene specificato che l’oggetto di culto dovrebbe essere i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, vale a dire l’oggetto di culto che egli iscrisse di suo pugno» (GZ, 1606).

L’errore di considerare infallibile il patriarca

Nei Ventisei ammonimenti di Nikko4 egli scrive: «Non seguite nemmeno il patriarca se va contro la Legge del Budda e sostiene opinioni personali» (GZ, 1618).
Nikko Shonin scrisse questo ammonimento basandosi sul presupposto che in futuro il capo della scuola avrebbe potuto commettere qualche grave errore.
E nello stesso documento scrive: «I miei discepoli dovrebbero comportarsi da preti santi, modellando il loro comportamento sull’esempio di quello del defunto maestro. Tuttavia, anche se un patriarca o un prete che si impegna nella pratica e nella conoscenza dovesse deviare temporaneamente dal principio dell’astinenza sessuale, gli può essere permesso di rimanere nel clero da prete comune senza alcuna carica» (GZ, 1619).
Ciò significa che se un patriarca o un prete anziano di notevole erudizione dovesse commettere un atto proibito o un grave errore, che di norma comporterebbe l’espulsione, gli dovrebbe essere permesso di rivitalizzare la propria pratica fra i preti comuni attraverso un percorso fondamentale di riflessione e pentimento.
Da questi “ammonimenti di Nikko” è chiaro che l’idea dell’infallibilità del patriarca, sostenuta dalla setta Nikken, è completamente distorta. È un dogma che viola sia gli insegnamenti del Daishonin sia quelli di Nikko Shonin.

3. Una visione errata dell’eredità

Nel Buddismo di Nichiren Daishonin l’eredità, o lignaggio, è sempre stata aperta a tutte le persone e non proprietà esclusiva di pochi eletti. Ma Nikken e i suoi seguaci hanno una visione errata dell’eredità, dalla quale deriva la loro concezione del patriarca come assoluto.
Tale visione si può riassumere così: esiste un’eredità misteriosa, o lignaggio, che viene trasmessa da un patriarca al successivo. Ricevendo tale eredità si ereditano in maniera esclusiva l’Illuminazione del Budda e la Legge a cui si è illuminato.
Nella stessa pubblicazione a cui si faceva riferimento prima, la setta Nikken afferma che la trasmissione dell’eredità della Legge affidata e ricevuta da una sola persona concretizza indubbiamente l’”unità di persona e Legge”.
Ma l’idea dell’esistenza di tale trasmissione misteriosa è falsa, e non ha alcuna relazione con l’intero insegnamento del Daishonin o di Nikko Shonin. È una dottrina inventata in epoche più tarde allo scopo di accrescere la posizione e l’autorità del patriarca.

Il vero significato di “eredità” è una fede aperta a tutte le persone

Il termine giapponese per eredità, letteralmente “linea di sangue”, viene impiegato frequentemente negli insegnamenti esoterici della scuola della Vera parola e di altre scuole come la Tendai la Zen. Paragona il trasferimento degli insegnamenti dal maestro al discepolo all’eredità genetica trasmessa dal genitore al figlio.
In ambito buddista questa eredità, all’epoca del Daishonin, indicava principalmente il passaggio degli insegnamenti più profondi a un gruppo scelto di individui sotto forma di “trasmissione segreta”.
Al contrario, in L’eredità della Legge fondamentale della vita il Daishonin scrive: «Io, Nichiren, ho cercato di risvegliare tutto il popolo giapponese alla fede nel Sutra del Loto in modo che anch’esso potesse condividerne l’eredità e conseguire la Buddità» (RSND, 1, 190).
Nel Buddismo di Nichiren l’eredità viene descritta fondamentalmente come «eredità della fede» (RSND, 1, 191) e cioè la fede stessa.
Invece la setta Nikken pretende che esista un’eredità misteriosa ed esclusiva che, nel momento in cui viene ricevuta, rende automaticamente Budda indipendentemente dalla fede e dalla pratica. Ciò è assai lontano dal significato essenziale dell’eredità della fede insegnato dal Daishonin.

4. Un atteggiamento discriminatorio verso i laici

Un’idea comune a tutti gli appartenenti al clero della Nichiren Shoshu, a partire da Nikken, è che in quanto preti essi siano superiori ai credenti laici. Questo è un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei laici.
Nel Buddismo di Nichiren Daishonin non esiste alcun insegnamento o principio che giustifichi un simile disprezzo dei preti nei confronti dei laici.
Al contrario il Daishonin confermò esplicitamente l’eguaglianza di clero e laici affermando: «Perciò la persona che in questo mondo abbraccia il Sutra del Loto, uomo o donna, monaco o monaca, senza distinzione, è considerata dal Budda come il signore di tutti gli esseri viventi» (RSND, 1, 409) e: «Chiunque, prete o monaca, laico o laica, insegni agli altri anche una singola frase del Sutra del Loto è senza dubbio l’inviato del Tathagata» (RSND, 1, 29).
Dietro la vergognosa negazione dell’eguaglianza di clero e laici da parte della setta Nikken c’è il degrado del ruolo del Buddismo in Giappone a quello che viene definito “Buddismo dei funerali” e la diffusione del cosiddetto sistema dei templi distrettuali5, che si verificarono principalmente nel periodo Edo (1603-1867). Ciò portò a un controllo dei preti sui credenti laici, alla costrizione di questi ultimi in una posizione servile con il conseguente abbandono della pratica buddista personale, arrivando a dipendere totalmente dai preti. Le tendenze pericolose e gli errori insiti nel sistema dei templi distrettuali sono ancora profondamente radicati nella setta Nikken e ciò ha generato la credenza che i preti siano superiori ai laici.

5. Uso sbagliato dei rituali religiosi

Uno dei maggiori errori della setta Nikken è l’uso improprio dei riti e delle cerimonie buddiste – come i funerali e le cerimonie in suffragio, il conferimento di nomi buddisti postumi e la realizzazione di tavolette in legno da collocare di fianco alla tomba – che sono state trasformate in un sistema per fare soldi.
Tali rituali condotti attualmente dai preti non furono istituiti dal Daishonin ma vennero adottati in epoche successive. La setta Nikken sostiene che, a meno che non sia un prete a condurre il servizio funebre, il defunto non potrà conseguire la Buddità, ma il Daishonin non ha mai insegnato niente del genere.
Anzi, egli incoraggiava così chi aveva perso una persona cara: «Perciò, poiché il tuo amato padre ha recitato Nam-myoho-renge-kyo mentre era in vita, ha conseguito la Buddità nella sua forma presente» (RSND, 1, 944). In tal modo sottolineava che il conseguimento della Buddità dipende dalla fede e dalla pratica personale quando si è in vita.
Perciò ignorare la guida del Daishonin e affermare che la persona defunta non può conseguire la Buddità se un prete non officia il suo funerale costituisce di per sé un’offesa e una distorsione degli insegnamenti buddisti.

6. Corruzione e immoralità

Riguardo alla condotta dei preti, Nichiren Daishonin afferma: «I preti veri sono quelli onesti, che desiderano poco e sanno esserne soddisfatti» (RSND, 1, 663).
Ma i preti della setta Nikken, a cominciare da Nikken stesso, si sono costantemente comportati in maniera corrotta e dissoluta, violando severamente le istruzioni del Daishonin. Il Daishonin paragonò questi preti irresponsabili, che usano il Buddismo per il proprio vantaggio personale, a «un animale che indossa l’abito del monaco» (RSND, 1, 674) o a «spiriti affamati che divorano la Legge» (RSND, 1, 167).

Indipendenza spirituale

Il 28 novembre 1991 la Soka Gakkai venne scomunicata dalla Nichiren Shoshu. Per i membri della Soka Gakkai questa data segna il giorno dell’indipendenza spirituale. Liberandosi dalle catene di un clero corrotto e distorto, i membri della Soka Gakkai sono apparsi in ogni parte del globo abbracciando la loro missione di realizzare kosen-rufu. Il loro numero è cresciuto costantemente e oggi sono attivi in 192 paesi e territori del mondo.
D’altro canto la setta Nikken ha continuato il suo declino e attualmente i suoi membri sono solo il due per cento di quelli che erano prima della scomunica della Soka Gakkai.
Impegnandosi per realizzare la volontà del Daishonin, cioè kosen-rufu, la Soka Gakkai ha accolto la vera eredità del Buddismo di Nichiren. Affrontando e confutando risolutamente le azioni false e distruttive della setta Nikken, i membri della Soka Gakkai stanno aprendo la strada a un’ulteriore espansione di kosen-rufu in tutto il mondo.

(continua)

1. Ryokan (1217-1303): prete della scuola Precetti-Vera parola e capo dei preti del tempio Gokuraku dal 1267. Per molti anni attaccò il Daishonin e i suoi discepoli sia apertamente che segretamente.
2. I templi in Giappone ricevevano denaro e altre offerte per le cerimonie funebri e altri riti, accumulando così ricchezza. I preti buddisti, che potevano avere beni materiali e potere a loro piacimento, persero interesse nello studio e nella pratica degli insegnamenti, diventando sempre più decadenti e corrotti. Così in Giappone il Buddismo divenne una religione che poneva l’accento sulle cerimonie, come i funerali o i servizi funebri per gli antenati defunti, da cui il nome di “Buddismo dei funerali”.
3. Si riferisce al Gohonzon iscritto da Nichiren Daishonin nel secondo anno di Koan (1279) custodito presso il tempio Taiseki della Nichiren Shoshu (n.d.r.).
4. Nikko Yuikai Okibumi. Scritto da Nikko Shonin nel 1333, è indirizzato ai praticanti delle generazioni future, che egli esorta a mantenere la purezza degli insegnamenti del Daishonin; in esso viene delineato lo spirito fondamentale della fede, della pratica e dello studio
5. Secondo il sistema dei templi distrettuali, durante il regime dello shogunato Tokugawa (1603-1867) le famiglie dovevano essere affiliate al tempio buddista locale. La registrazione dei cittadini era obbligatoria e mirava a individuare “i cristiani nascosti”, cioè coloro che segretamente praticavano il Cristianesimo, all’epoca fuorilegge. Era anche un sistema amministrativo in quanto i templi erano impiegati per monitorare e controllare la popolazione. Alle famiglie non era permesso cambiare la propria affiliazione religiosa; dovevano frequentare il tempio assegnato e affidarsi a esso per i funerali e le cerimonie in suffragio, elargendo donazioni per tali servizi che fornivano così ai templi una fonte permanente di reddito.

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Le puntate precedenti sono state pubblicate in questi numeri:

Cap. 1, Il Buddismo di Nichiren Daishonin, NR, 578, 580, 582
Cap. 1, Il lignaggio e la tradizione dell’umanesimo buddista, NR, 587
Cap. 2, La filosofia buddista della vita, NR, 589, 592
Cap. 3, Fede e pratica, NR, 594, 627, 629, 631
Cap. 2, La storia della Soka Gakkai, NR, 634, 637, 640

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