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"Suonate la campana che annuncia l'alba"puntate 45-53 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:27

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“Suonate la campana che annuncia l’alba”puntate 45-53

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

 

Potete leggere le puntate del volume 30 pubblicate su
www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[45] Victor Hugo, il cui pensiero era soffocato dal regime dittatoriale imposto dal presidente della Repubblica francese Carlo Luigi Napoleone (in seguito Imperatore Napoleone III), fu costretto all’esilio.
In quel periodo presentò opere in cui accusava apertamente il presidente, come Napoleone il piccolo e I castighi, e durante l’esilio completò il suo capolavoro I miserabili, proprio come Dante in esilio da Firenze scrisse La Divina Commedia.
Esiste sicuramente una relazione tra il fatto che riuscirono a scrivere i loro massimi capolavori nelle peggiori situazioni e la crescita spirituale che conseguirono attraverso la loro lotta contro il male. Questo perché nella vita di una persona che decide di lottare contro il male a suo rischio e pericolo, sviluppando tutta la forza dello spirito, si riflette nitidamente ogni cosa, ciò che è corretto e ciò che è erroneo, il bene e il male, la sincerità e la falsità. Inoltre, la rabbia nei confronti di ciò che è malvagio e ingiusto si trasforma in una crescente passione, in un ardente entusiasmo in difesa della giustizia.
Quando venne destituito Napoleone III, dopo diciannove anni di esilio Hugo ritornò in Francia, la sua terra natale, a sessantotto anni. Le sue opere assunsero rinnovato vigore. Il suo era l’ardore di un giovane.
Le persone non invecchiano con il semplice passare degli anni, il loro spirito invecchia nel momento in cui abbandonano la speranza e gli ideali.
Hugo affermò che il suo pensiero progrediva costantemente.
Mentre visitava la sala del Senato che conserva il ricordo dei meriti di Hugo, Shin’ichi sentì soffiare una ventata d’aria nuova, un’aria di rinascita. In quel momento pensò: «Anch’io desidero contribuire in qualche modo a tramandare ai posteri le opere di questo grande scrittore, l’eroica vita in cui ha affrontato battaglie tanto aspre, ad esempio creando un museo a lui dedicato».
Quell’idea trovò la sua realizzazione dieci anni dopo, nel giugno del 1991. A Bièvres, infatti, nella periferia meridionale di Parigi, grazie agli sforzi di numerosi membri venne inaugurata la Maison Littéraire de Victor Hugo.
Il castello Château des Roches che ospita l’istituzione, fu frequentato da Victor Hugo diverse volte. Il museo, che espone al pubblico oggetti preziosi tra cui manoscritti, documenti ed effetti personali che racchiudono lo spirito dello scrittore, divenne una “roccaforte della letteratura” che avrebbe emanato nelle epoche successive la luce dell’umanesimo di Victor Hugo.

[46] Dopo aver visitato la sala del Senato francese, Shin’ichi si intrattenne in un colloquio con il presidente Alain Poher, presso la sua residenza ufficiale. Egli comunicò a Shin’ichi che nutriva un forte interesse nei confronti della Soka Gakkai, e che da tempo desiderava tenere un amichevole confronto di idee con lui. Espresse inoltre la sua piena approvazione riguardo agli scambi culturali per la pace promossi da Shin’ichi a più riprese nel corso di quel viaggio in Europa, e per i suoi incontri con importanti personalità di paesi con regimi sociali diversi, come l’Unione Sovietica e la Bulgaria, condotti sulla base dei principi della pace e del rispetto per gli esseri umani.
Per conseguire la pace sono fondamentali gli scambi con paesi che hanno regimi sociali e culture diverse. Ciononostante, la maggior parte delle persone cerca di evitarli, e per questo le azioni di Shin’ichi avevano attirato il forte interesse del presidente.
Shin’ichi gli trasmise in modo chiaro e conciso la sua convinzione riguardo alla pace: «Ci sono forse persone che parlano di pace e dignità della vita in termini puramente astratti, o giusto per attirare l’attenzione altrui. Ma coloro che desiderano ardentemente la pace e i giovani dal cuore puro riconoscono infallibilmente tali atteggiamenti. L’importante è ciò che uno vuole veramente fare, sono le azioni reali. Io agisco in base a tale convinzione. In altro modo non sarà possibile coinvolgere i giovani, coloro che si assumeranno la responsabilità delle prossime generazioni, in un autentico movimento volto al raggiungimento della pace. Personalmente mi dedico a tale obiettivo con la massima serietà. Durante la Seconda guerra mondiale la Soka Gakkai ha subìto l’oppressione del governo militarista giapponese che ha causato la morte in carcere del primo presidente, Tsunesaburo Makiguchi, e ha rinchiuso in prigione anche il secondo presidente Josei Toda e numerosi altri responsabili. Per quanto mi riguarda la miseria e le devastazioni della guerra, in cui persi mio fratello, hanno profondamente influenzato la mia esistenza. Proprio perché sento la necessità di creare un mondo senza guerre professo il Buddismo, che rivela la Legge del rispetto della dignità della vita, e agisco per concretizzare il pensiero pacifista incarnato dal Buddismo».
Fu una conversazione molto animata. Il presidente raccontò la sua esperienza nel movimento della Resistenza e i loro discorsi toccarono molti temi, dalla figura di Charles De Gaulle, ex presidente della Repubblica francese, al modo di vivere delle persone. Il loro scambio di idee durò tre ore.
«Gli esseri umani devono aiutare i più infelici»: questa era la convinzione del presidente.
L’ideale di pace trovò così una risonanza che andava via via amplificandosi.

[47] Anche a Parigi Shin’ichi, mentre da una parte si impegnava in numerosi dialoghi con importanti personalità ed eminenti figure attive in svariati campi, dall’altra continuava a dedicare tutte le sue energie a incoraggiare i membri.
Il giorno successivo al suo arrivo a Parigi, l’11 giugno, partecipò a una riunione informale sul tema della fede con alcuni membri del Gruppo giovani francese, e il 12 visitò il Centro culturale di Parigi dove incoraggiò le persone che si erano riunite per Gongyo.
In quell’occasione tenne anche un’altra riunione informale.
Il 13 partecipò presso lo stesso Centro al Festival della pace e dell’amicizia, all’inaugurazione di una targa per il ventesimo anniversario di kosen-rufu in Francia e a una cerimonia di Gongyo. Il giorno dopo Shin’ichi presenziò a una riunione del Consiglio superiore della SGI francese.
Anche durante il suo soggiorno a Parigi scattò numerose foto ricordo insieme ai membri e andò personalmente a trovare a casa alcuni compagni di fede.
Aveva deciso che, per compiere un grande balzo in avanti verso il ventunesimo secolo, fosse giunto il momento di trasmettere a ciascun membro, e in particolare ai giovani, i punti fondamentali della fede e lo spirito della Soka Gakkai.
La mattina del 14 Shin’ichi camminò dall’albergo dove pernottava fino al viale che fiancheggia il Giardino delle Tuileries, vicino al Museo del Louvre. In seguito prese la metro e poi un treno per raggiungere il Centro culturale di Parigi, situato nella cittadina di Sceaux. Anche il giorno precedente aveva preso il treno, perché voleva rendersi conto delle condizioni dei membri che si impegnano nelle loro attività quotidiane. Scese le scale della metro Tuileries e, una volta dentro la stazione, si rivolse a un responsabile che lo accompagnava: «Oggi al Centro culturale di Parigi si terrà la prima riunione generale dei responsabili giovani, non è vero? Per questa nuova partenza dei giovani, desidero offrire una poesia. Se gliela detto, potrebbe annotarla?».
Shin’ichi desiderava utilizzare in modo efficace per kosen-rufu anche i pochi attimi liberi che aveva.
Così iniziò a dettare il testo vicino ai binari.

Ora vi siete alzati da veri pionieri
del grande, nobile movimento
di
kosen-rufu che durerà in eterno,
vi siete alzati tenendo alto
il vessillo della giustizia,
della libertà e della vita.
Il ventunesimo secolo è il vostro mondo.
Il ventunesimo secolo è il vostro palcoscenico.

[48] I membri che lo accompagnavano annotavano con cura su un taccuino le sue parole.
Presso la stazione di Châtelet, a tre fermate dalla stazione Tuileries, avrebbero dovuto cambiar treno per prendere la linea B verso la periferia di Parigi. La dettatura di Shin’ichi proseguiva ovunque, sia sul tapis roulant che durante l’attesa del treno.

Come al tramonto, la società è entrata
in un’epoca dominata dal caos.
Facciamo risuonare il nuovo canto,
la melodia della rinascita,
della pace e della cultura,
come un nuovo sole che sorge.
Avanziamo incessantamente
estendendo la cerchia
di numerosi giovani freschi amici,
illuminando i cuori
e facendo rinascere la gioia nell’animo di tutti, degli anziani, delle persone che soffrono,
di coloro che sono alla ricerca
di questo Buddismo,
di chi langue nel dolore.

Negli occhi di Shin’ichi affiorava l’immagine di quei giovani coraggiosi che avrebbero vissuto per kosen-rufu nel nuovo secolo.
«Il nuovo secolo attende con ansia il vostro arrivo, prodi eroi che apparirete cavalcando un bianco destriero, cingendo nella destra la compassione e nella sinistra la suprema filosofia», pensò tra sé Shin’ichi.
Poco dopo il cambio della coincidenza del treno, Shin’ichi terminò la dettatura, durata in tutto quasi dieci minuti.
I membri che lo accompagnavano trascrissero in fretta, in bella copia, gli appunti dettati da Shin’ichi, che dopo averli riletti apportò qualche correzione.
In quel momento si sentì chiamare: «Sensei!».
Si trattava di tre giovani francesi, un giovane uomo e due giovani donne provenienti dalla Bretagna, distante centinaia di chilometri, che si stavano recando al Centro culturale di Parigi.
«Grazie per i vostri sforzi – disse Shin’ichi. – Grazie per essere venuti da così lontano. Non siete stanchi per il lungo viaggio?».
Erano parole colme di premura, segno della sua profonda attenzione verso i giovani. I giovani rappresentano la speranza, il tesoro della nostra società.

[49] Una giovane donna iniziò a parlare: «Ho iniziato a praticare un anno fa. Nella mia città sono l’unica praticante e impiego ore per raggiungere il luogo dello zadankai. In una situazione del genere come è possibile espandere la comprensione del Buddismo nella comunità?».
Shin’ichi rispose immediatamente: «Non devi preoccuparti. Non ci sei forse tu? Tutto ha inizio da una singola persona. L’importante è che tu stessa diventi una presenza amata da tutti nella tua comunità. Quando vi è un solo grande albero, le persone vi si raccolgono attorno nelle afose giornate estive alla ricerca di un po’ di fresco, e nelle giornate di pioggia in cerca di riparo. Quanto più tu che hai abbracciato il Buddismo, come un grande albero ti farai amare e conquisterai la fiducia di tutti, tanto più crescerà la simpatia verso questo Buddismo e ciò porterà alla propagazione della Legge.
Ti prego di crescere come un forte arbusto. Diventa tu stessa un meraviglioso albero della tua comunità!».
Quando il treno giunse alla stazione di Sceaux, dove si trovava il Centro culturale di Parigi, la poesia era terminata, con il titolo: “Dedicata agli amati giovani membri francesi della Legge mistica”.
Non appena la delegazione di Shin’ichi giunse al Centro, ebbe inizio il lavoro di traduzione del testo da parte dei membri francesi.
Shin’ichi ebbe un colloquio con i responsabili europei e con il direttore europeo Eiji Kawasaki, e disse: «Perché non facciamo di questo giorno, in cui si terrà la prima riunione generale dei giovani, il giorno del Gruppo giovani della SGI Francia? Ti prego di essere tu stesso a presentare questa proposta a tutti».
Quel giorno presso il Centro culturale di Parigi si tennero, in un clima di grande entusiasmo, il secondo giorno del Festival dell’amicizia e della cultura, la riunione del Consiglio superiore della SGI francese e, verso le cinque di pomeriggio, la riunione generale dei giovani. In quell’occasione Eiji Kawasaki trasmise la proposta di Shin’ichi di fare del 14 giugno il giorno del Gruppo giovani della SGI Francia.
Nella sala risuonò un applauso di approvazione. Poi il responsabile dei giovani uomini diede lettura della poesia composta da Shin’ichi “Dedicata agli amati giovani membri francesi della Legge mistica”.
Tutti ebbero l’impressione di ascoltare in quel poema il grido dell’anima di Shin’ichi.

[50] Nella sala riecheggiò la voce potente del giovane che leggeva la poesia.
Gli occhi dei giovani francesi brillavano, mentre nel loro cuore ardeva la determinazione per la partenza verso il nuovo secolo.

A tutti voi,
duecento giovani che qui e ora vi siete alzati
e vi ergete sulla vetta
del secondo atto di
kosen-rufu in Francia,
offro un sonoro applauso, un canto trionfale.
La vostra meta
sarà il 14 giugno 2001.

La lettura ad alta voce si concluse.
Dopo un attimo di silenzio scoppiò un fragoroso applauso, colmo di tante emozioni e promesse.
Quel giorno, nel cuore dei giovani francesi si impresse chiaramente l’anno 2001 come obiettivo della loro vita e di kosen-rufu.
Quando si ha un obiettivo è come se il sole splendesse nel cielo sconfinato del futuro, come se apparisse un meraviglioso arcobaleno di speranza. Quando si ha un obiettivo nella vita, ogni passo del nostro cammino trabocca di energia.
Shin’ichi si fece scattare delle foto ricordo con tutti i partecipanti, poi si congratulò con loro e li incoraggiò per quella nuova partenza.
«Stabilite prima di tutto una meta da qui a vent’anni. Perfezionate, forgiate voi stessi e rafforzatevi con perseveranza, per la pace e la felicità della gente. Non lasciarsi sconfiggere da se stessi è la chiave per vincere su ogni cosa».
Riguardo al punto cruciale per conquistare la vittoria nella vita, il poeta Friedrich Schiller afferma che la tenacia è la via per realizzare gli obiettivi.
Anche a Parigi nelle riunioni informali Shin’ichi concentrò le sue energie sul tema della fede. In particolare, ebbe numerose occasioni di incontro con i giovani, in cui parlò dei punti fondamentali della fede e del modo di vivere di un buddista.
Desiderava formare tutti quei giovani affinché diventassero persone di grande valore che si assumono la responsabilità del ventunesimo secolo.
Per questo dialogò ripetutamente con quei giovani con impegno profondo e sincero, con l’intenzione di dedicarsi completamente a loro e di “tessere un filo” tra la sua vita e la loro.
In una di quelle riunioni sottolineò: «Il Buddismo spiega che tutte le persone sono Bodhisattva della terra, che hanno la preziosa missione di kosen-rufu. Quando prende coscienza di tale missione, una persona può sprigionare il suo massimo potenziale».

[51] Kosen-rufu si realizza grazie al potere dell’unità, e un fattore determinante per creare unità è il tipo di visione dell’essere umano che si condivide. Per questo motivo Shin’ichi, sulla base della visione buddista secondo cui ciascun individuo ha una missione da compiere, pensò di parlare a proposito dell’unità.
«Ognuno, benché ugualmente investito della missione di kosen-rufu, svolge concretamente un ruolo diverso. Ad esempio, quando si costruisce una casa, c’è chi realizza le fondamenta, chi si occupa dei lavori di falegnameria, chi è specializzato nella decorazione di interni, e proprio perché ognuno lavora assumendosi la responsabilità del proprio compito sarà possibile realizzare una bella casa. Anche la nobile impresa di kosen-rufu si realizza grazie all’unione delle forze di persone dai ruoli diversi, che esprimono la propria personalità ognuna nel suo campo, attraverso la propria posizione. Tuttavia, la differenza nella sfera di attività o nella posizione non implica una gerarchia tra le persone. I compagni di fede devono pertanto avanzare insieme rispettando reciprocamente il carattere e le peculiarità di ognuno, incoraggiandosi l’un l’altro e rafforzando la loro rete di solidarietà basata sulla fede. Questa è l’unità di “diversi corpi, stessa mente” secondo il Buddismo di Nichiren Daishonin. Anche nella Gakkai abbiamo un’organizzazione, ma si tratta di qualcosa di prettamente funzionale che consente di portare avanti le attività in modo logico e razionale. Le posizioni che si ricoprono all’interno di essa non esprimono in alcun modo una scala gerarchica tra gli individui. Tali posizioni comportano però delle responsabilità. Numerose sono infatti le fatiche e le preoccupazioni dei responsabili, che si sforzano più di tutti gli altri. Sarà dunque fondamentale che i membri rispettino, collaborino e sostengano i leader che lavorano e si impegnano per tutti».
Shin’ichi parlò in seguito dell’atteggiamento dei responsabili: «Desidero che i responsabili abbiano un cuore sereno, che non si lascino mai trasportare dall’emotività e che accolgano gli altri con uno spirito aperto e tollerante.
Se un responsabile è nervoso e suscettibile, oppure se è sempre oberato, “schiacciato” da qualcosa, nel quotidiano non potrà orientare e guidare con gioia i suoi compagni, anzi, coloro che hanno poche esperienze di fede potrebbero sentirsi infelici per colpa sua.
Le qualità che d’ora in poi verranno più richieste a un responsabile sono la tolleranza e una calorosa umanità. Il modo in cui potrà migliorare la sua personalità sarà una dimostrazione del potere della sua fede. Recitate dunque Nam-myoho-renge-kyo, dedicatevi alla pratica buddista con sincero impegno ed espandete la vostra condizione vitale per guardare nel profondo di voi stessi e decidere di progredire ulteriormente».

[52] Shin’ichi Yamamoto sottolineò l’importanza delle piccole riunioni.
«Bisogna sforzarsi di organizzare regolarmente riunioni di piccole dimensioni. Quando dei membri non partecipano, è importante mantenersi in contatto con loro, incoraggiarli con tutte le forze, e se manifestano dei dubbi continuare a dialogare finché non si mostreranno convinti, al fine di creare legami di amicizia e fiducia. Proprio come le onde lambiscono ripetutamente le rocce erodendole, se continuerete a tenere piccole riunioni ogni mese, ogni anno, si svilupperà la forza per consolidare l’unità e realizzare ulteriori progressi. Queste attività costanti, magari non appariscenti, e la ripetizione di questi sforzi, costituiscono la linfa vitale determinante per la vittoria o la sconfitta in ogni cosa».
Shin’ichi affermò inoltre: «Il movimento della Resistenza francese che lottò contro i nazisti è ben noto. Desidero che tutti voi, sulla base dell’insegnamento buddista di Nichiren Daishonin, facciate avanzare le vostre “truppe della resistenza” per lottare contro la decadenza interiore e le funzioni demoniache che si annidano nel vostro cuore. Date inoltre vita a un movimento della “resistenza” buddista che possa trasformare l’infelicità della nostra epoca in felicità. Prego infine ognuno di voi di diventare, nella vita quotidiana e nella società, un pilastro a sostegno della comunità mostrando lo splendore della vostra personalità e conquistando la fiducia e l’affetto di tutti. Tutto questo per la vostra amata Francia!».
Era passato un mese da quando Shin’ichi era giunto in Europa dall’Unione Sovietica, da dove era partito il 16 maggio.
In ogni luogo in cui si era recato aveva tenuto riunioni focalizzate sul tema della fede e aveva continuato a impegnarsi nelle guide e negli incoraggiamenti, poiché quella era la via più sicura per inaugurare una nuova epoca di kosen-rufu in Europa.
La costruzione del futuro inizia dalla formazione delle persone.
Egli nutriva inoltre la forte convinzione che il Buddismo di Nichiren Daishonin fosse una religione mondiale e che si dovesse pertanto sollevare in ogni angolo del mondo la corrente di kosen-rufu del ventunesimo secolo.
Il 16 giugno Shin’ichi ricevette, nell’albergo dove alloggiava, la visita del rettore onorario della Sorbona Alphonse Dupront, suo vecchio amico, con la consorte, e insieme ebbero uno scambio su vari temi, tra cui la cultura europea e l’educazione accademica.
Il pomeriggio dello stesso giorno la delegazione di Shin’ichi partì dall’Aeroporto Charles de Gaulle alla volta di New York.
Il viaggio di kosen-rufu è una sfida continua, che ogni volta fa nascere nuovo entusiasmo per lottare e avanzare.

[53] Dopo aver attraversato l’Oceano Atlantico, la delegazione di Shin’ichi Yamamoto atterrò all’Aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York, poco prima delle tre del pomeriggio del 16 giugno.
Erano passati sei anni dall’ultima visita di Shin’ichi a New York.
Si trattava di una regione in cui i membri difficilmente riuscivano a creare unità. Tempo prima un prete della Nichiren Shoshu che era stato nominato priore di un tempio locale, con astuzia malvagia aveva a più riprese diffuso pesanti critiche contro la Gakkai, e l’armonia dell’organizzazione era continuamente messa a repentaglio dalle persone influenzate da tali critiche. Shin’ichi aveva quindi deciso di incontrare più membri possibile per trasmettere a ciascuno la convinzione e la fierezza di vivere la missione dei Bodhisattva della Terra nella Soka Gakkai.
Inoltre, il movimento di kosen-rufu negli Stati Uniti era iniziato a Los Angeles e in altre zone della costa occidentale, e perciò il progresso di kosen-rufu sulla costa orientale e a New York costituiva un importante obiettivo da raggiungere per l’organizzazione.
Anche per questo Shin’ichi desiderava formare persone capaci. Quel giorno e anche il successivo tenne numerosi incontri e diede ripetute guide ai responsabili centrali dell’area North-­Eastern, che includeva New York.
«L’America è la terra della libertà ed è molto importante rispettare le idee di tutti. Non dovrà mai accadere che i responsabili impongano unilateralmente le proprie opinioni. Di regola, bisognerà portare avanti le cose sulla base di approfonditi scambi di idee. Anche se dovessero sorgere malintesi, non fatevi mai trasportare dall’ira o dall’emotività, e non create contrasti tra di voi, ma tornate al punto d’origine – il Gohonzon e kosen-rufu – e recitate Daimoku unendo i vostri cuori. Come afferma il Daishonin: “Il Buddismo è ragione” (RSND, 1, 745), e anche quando avanzate proposte nelle vostre attività, basatevi sul buon senso in modo che tutti siano d’accordo. In altre parole, fate sì che i vostri argomenti siano sempre ragionevoli. La ragione ha la forza di convincere chiunque. Anche a tale scopo, affinate le vostre capacità nello studio del Buddismo. Quando gli scritti del Daishonin saranno saldamente radicati nel comportamento di ognuno, le persone smetteranno di sottovalutare i compagni, di detestarli, invidiarli e nutrire rancore nei loro confronti, e potranno unire i loro cuori. Il Gosho ci mostra sempre l’esempio da seguire, è lo specchio su cui verificare il nostro modo di vivere. Prima di criticare gli altri, esaminate quindi le vostre parole, le vostre azioni e i vostri pensieri alla luce del Gosho. Così si comporta un buddista».

(continua)

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