Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
L’unica frase essenziale per diventare felici - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:38

803

Stampa

L’unica frase essenziale per diventare felici

Claudia Faccioli, Santa Marinella (RM)

In seguito a un incidente che ha messo in pericolo la vita di suo figlio, Claudia ha lottato pregando come una leonessa con la determinazione di “estrarre l’acqua dal terreno riarso”, e ha mostrato la prova concreta del potere senza limiti della fede

Dimensione del testo AA

Ho conosciuto la pratica buddista nel 2004, grazie a mia figlia Marzia.
A quel tempo vivevo una situazione familiare turbolenta, mi ero separata in malo modo senza avere più dialogo con il mio ex marito, che dopo poco si trasferì all’estero.
Anche i miei figli nel giro di pochi anni ruppero i rapporti con il padre.
Nel 2005 decisi di ricevere il Gohonzon. Cominciai subito a fare attività nella Soka Gakkai e accettai la responsabilità di gruppo.
Da allora la mia vita è cambiata, sviluppando il coraggio che tanto mi mancava.
Ho sentito che pian piano stavo rivoluzionando il mio modo di affrontare le cose, belle e brutte, ottenendo numerosi benefici, e ciò ha rafforzato costantemente la mia fede.
Il 20 dicembre 2022 la mia responsabile di settore espresse il desiderio di poter organizzare il primo Gongyo di Capodanno in presenza dopo il lockdown per accogliere numerosi membri, con i giovani in prima linea.
Decisi di chiedere a mio figlio Claudio, proprietario di un centro sportivo di tennis e padel, di poter usufruire di uno dei suoi campi di calcetto al coperto.
Claudio non pratica, ma non esitò a offrire gratuitamente la struttura che accolse gioiosamente circa ottanta membri.
Cinque giorni dopo l’evento, alle 3:15 del mattino, venni svegliata dalla telefonata di un amico di mio figlio che mi stava venendo a prendere per portarmi in ospedale a Roma perché Claudio era stato coinvolto in un grave incidente d’auto.
Più tardi avrei saputo che era già in coma.
Il primo pensiero è stato quello di aprire il butsudan.
Davanti al Gohonzon ero disperata, nel mio cuore ho urlato che ero una devota del Sutra del Loto e che mio figlio doveva salvarsi.
Era arrivato un momento cruciale, volevo manifestare la prova concreta della mia fede e mi vennero in mente le parole del Gosho: 

«Sto pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso» (Rimproverare l’offesa alla legge e cancellare le colpe, RSND, 1, 395).


Mentre recitavo Daimoku, straziata dal dolore, ho visualizzato l’acqua che emergeva dal deserto e ho tirato fuori la convinzione che mio figlio sarebbe guarito completamente.
Determinata a vincere mi sono venute in mente le parole di un altro Gosho in cui Nichiren Daishonin afferma: 

«Quando portiamo con noi questo mandala, tutti i Budda e tutti gli dèi si radunano intono a noi per vegliarci, proteggendoci come un’ombra, giorno e notte, come i guerrieri proteggono il loro sovrano, come i genitori amano i figli, come i pesci dipendono dall’acqua, come gli alberi e le piante bramano la pioggia, come gli uccelli si affidano agli alberi.  Devi aver fiducia in esso con tutto il tuo cuore» 
(Abbracciare e mantenere la fede nel Gohonzon, RSND, 1, 556).

Quando sono arrivata in ospedale mio figlio era in sala di rianimazione, con una importante emorragia cerebrale, arresto cardiaco e frattura a una vertebra cervicale.
Anche se disperata nel vederlo attaccato ai macchinari e in pericolo di vita, ho deciso di essere una leonessa di kosen-rufu e nell’orecchio gli ho sussurrato che sarebbe guarito completamente, senza alcun dubbio, come ci insegna il nostro maestro.
Il primo colloquio con il medico di turno fu devastante: mi illustrò una situazione gravissima. Io gli risposi che nel mio cuore non c’era dubbio che sarebbe migliorato. Dopo tre giorni lo stesso medico mi prese sottobraccio e sorridendo mi disse che ciò che stava accadendo era sorprendente: Claudio rispondeva ai comandi di muovere le mani e i piedi.
Il passo successivo fu la tracheotomia per iniziare, con cautela, a togliere gradualmente la sedazione. Migliorava, ma mi prospettarono la possibilità che avesse problemi di linguaggio.
Era il 14 gennaio, il giorno dopo Claudio avrebbe compiuto quarantuno anni.
Ho pregato affinché quel giorno mio figlio riacquistasse l’uso del linguaggio e ne ho avuto la prova concreta perché due giorni dopo, quando sono entrata nella sua stanza, ha detto: «Ciao mamma, come stai?».
Il 20 gennaio è stata sciolta la prognosi perché non era più in pericolo di vita e a breve avrebbe iniziato la riabilitazione.
Durante il percorso di fede che ho vissuto attraverso le varie e veloci tappe dei miglioramenti di mio figlio, si è manifestato anche un beneficio inaspettato.
Ho trovato il coraggio di chiamare il mio ex marito non solo per dovere genitoriale, ma anche perché ho sentito che recitando Daimoku avevo sciolto la rabbia che provavo nei suoi confronti, al punto che quando ci siamo incontrati gli ho parlato del Buddismo con il desiderio profondo che anche lui un giorno potesse iniziare a praticare!
Marzia, l’altra figlia, si è riappacificata con il padre dopo diciotto anni.
Anche Claudio si è incontrato con suo padre, sebbene per poco tempo.
Per me tutto questo è ciò che si dice “vittoria assoluta”, ed è stata la prova che il cambiamento del karma inizia dalla famiglia.
Il 12 febbraio Claudio è tornato a casa.
La strada del recupero totale è ancora lunga, ma io la vedo piena di luce.
In tutto questo periodo ho continuato a fare attività e a offrire la mia casa per le riunioni, ho incoraggiato i membri del mio gruppo e ho ricevuto il sostegno di tantissimi compagni e compagne di fede che dal giorno dell’incidente hanno recitato Daimoku per noi.
Tutti i medici hanno detto che si è trattato di un “miracolo”, ma per me è stata solo l’occasione per mostrare a tutti la prova concreta della mia fede.
La mia determinazione per il futuro è rivolta allo shakubuku, in particolare ai giovani che frequentano il circolo sportivo di Claudio così, quando rivedranno il sorriso del loro maestro di tennis, sapranno che Nam-myo-renge-kyo è l’unica frase essenziale per raggiungere l’impossibile e diventare felici.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata