Introduzione
Nella spiegazione del Gosho Il sutra della vera riconoscenza (BS, 147) il presidente Ikeda tratta ampiamente il principio del conseguimento della Buddità da parte della figlia del re drago.
L’Illuminazione della figlia del re drago rappresenta il risveglio di tutti gli esseri umani alla dignità della vita. Sensei definisce questo principio “il cuore” del Sutra del Loto e il fondamento del voto del Daishonin di propagare la Legge. Scrive:
«Il primo vero esempio del principio centrale del Sutra del Loto secondo cui tutti gli esseri viventi possono conseguire la Buddità nella loro forma presente è quello della figlia del re drago, una praticante di sesso femminile che diventò Budda» (BS, 147)
Se pensiamo alla realtà attuale, vediamo che solo una limitata parte degli esseri umani vive una vita dignitosa, gran parte dell’umanità non conosce nemmeno i diritti umani fondamentali e ancora oggi una larga parte è discriminata per il solo fatto di essere donna.
Sappiamo bene quanto la visione delle donne prima del Sutra del Loto fosse profondamente discriminatoria, e Sensei spiega:
«L’immagine delle donne simboleggiata dalla bambina drago del Sutra del Loto è in netto contrasto con quella dei precedenti sutra provvisori esposti dal Budda che, riflettendo l’atteggiamento prevalente nella società indiana dei tempi antichi, non facevano che sottolineare le colpe e gli impedimenti karmici delle donne, privandole di speranza e dignità. Ai tempi del Daishonin tali insegnamenti circolavano ampiamente in Giappone, mentre il Sutra del Loto veniva del tutto ignorato. Non sarebbe scorretto affermare che il Buddismo si era trasformato in una fonte di oppressione e di sofferenza per le donne» (BS, 147)
E poi continua:
«E poiché il Daishonin voleva porre fine a tale situazione, cercava di attirare l’attenzione sull’ottenimento dell’Illuminazione nella forma presente da parte della bambina drago. Era spinto dall’ardente desiderio di stabilire un insegnamento per la felicità delle donne e delle madri, per la trasformazione interiore di ogni essere umano» (BS, 147, 2011)
Ora vediamo qualche cenno storico riguardo al Gosho Il sutra della vera riconoscenza.
Nichiren Daishonin scrisse questa lettera a Sennichi, la moglie di Abutsu-bo, nel 1278, da Minobu, il giorno dopo aver ricevuto una sua lettera recapitatagli dal marito. Sennichi e Abutsu-bo vivevano a Sado quando Nichiren vi giunse in esilio, ed erano diventati suoi seguaci.
Il titolo del Gosho deriva da questo passo:
«Solo il Sutra del Loto rivela che una donna può conseguire la Buddità, e perciò ho concluso che solo il Loto è il sutra della vera riconoscenza che permette di ripagare il debito di gratitudine nei confronti di mia madre e ho fatto voto di mettere in grado tutte le donne di recitare il Daimoku di questo sutra» (RSND, 1, 827)
Questo passo è il cuore del Gosho, dove Nichiren spiega che l’origine del suo voto di salvare tutte le persone è il desiderio di ripagare il debito di gratitudine verso sua madre.
In un certo senso il Buddismo ci insegna a emulare lo spirito di compassione materna nelle relazioni con gli altri.
Le donne hanno un potenziale immenso, tuttavia molte di noi non credono nel proprio valore, e così la sfiducia impedisce a questo potenziale di manifestarsi pienamente. Questo è un punto chiave della nostra rivoluzione umana.
Credere di poter influenzare il nostro ambiente e realizzare la pace richiede un salto di qualità da parte nostra, prima di tutto interiore, che cominceremo a fare studiando assieme il principio dell’Illuminazione della figlia del re drago, che è l’emblema del risveglio delle persone comuni alla dignità della vita.
Il nostro maestro ha più volte dichiarato la sua illimitata fiducia nel potere delle donne, nella forza della preghiera delle donne per la pace: questo è un punto importante che vogliamo condividere e approfondire insieme a tutte le donne italiane.
Ne La nuova rivoluzione umana si legge di un episodio in cui Shin’ichi Yamamoto si era recato in visita alle scuole femminili Soka:
«Passeggiando per il campus, Shin’ichi disse al preside e al suo seguito: “Il ventunesimo secolo sarà il secolo delle donne. Nel nuovo secolo le studentesse che avranno frequentato le vostre scuole saranno a capo del movimento per l’umanesimo. Ciò mi riempie di grande speranza. Attendo con impazienza quel momento. […] Makiguchi, il fondatore dell’educazione creatrice di valore, attribuiva grande importanza all’educazione delle donne. A 34 anni fondò una scuola femminile per corrispondenza. Nella sua opera L’educazione creativasostenne che “Le madri sono le educatrici originali e le costruttrici di una società ideale nel futuro”. Shin’ichi desiderava tradurre in realtà questa visione di Makiguchi.
[…] Shin’ichi pensò: “In qualunque epoca storica e ovunque nel mondo, le donne hanno sofferto soprattutto durante la guerra. Le donne, che partoriscono e allevano i figli, hanno un forte desiderio di proteggere la vita e possiedono un pacifismo profondamente radicato. Nutrono un intenso desiderio di pace e sanno più di chiunque altro quanto sia importante vivere in una società pacifica”. Secondo Shin’ichi la chiave per costruire una pace duratura era rendere le donne protagoniste in ogni sfera della società e aiutarle a far emergere le loro qualità innate, come osservava il filosofo Ralph Waldo Emerson: “Che cos’è la civiltà? La mia risposta è la seguente: il potere delle donne buone”» (NRU, 17, 80-83)
Tante esperienze di compagne di fede testimoniano la lotta delle donne per affermare il proprio valore e dignità. Siamo convinte che da qui possa partire il risveglio delle donne Soka come spinta propulsiva per la pace, per costruire una società basata sulla filosofia della dignità della vita.
In questa lezione di Gosho possiamo trovare le radici da cui nasce questa forza, che non ha niente a che vedere con la forza per sopraffare o dominare: si tratta della potente forza della compassione, la stessa forza con cui il Budda abbraccia tutti gli esseri viventi:
«Il Budda Shakyamuni dichiara: “Così come una madre darebbe la vita per proteggere il proprio figlio, il suo unico figlio, così dovremmo sviluppare un cuore sconfinato per tutti gli esseri e una gentilezza amorevole verso tutto il mondo” […]. La compassione di una madre, l’amore che nutre per il suo unico figlio, è direttamente legata alla preoccupazione e alla gentilezza amorevole del Budda nei confronti di tutti gli esseri viventi» (BS, 147)
La sincerità della fede permette alle donne di manifestare questo potere:
«Ciò dimostra anche che la chiave per manifestare il potere della Legge mistica nella propria vita è la profonda sincerità nella fede, per la quale le donne si distinguono in maniera particolare. Io credo davvero che le donne possiedano un’inclinazione naturale ad apprezzare, custodire e far crescere la vita, che viene simboleggiata dall’amore materno e dalla compassione. Così, quando le donne si risvegliano alla Legge mistica possono subito attingere direttamente alla Buddità, lo stato vitale nel quale la compassione si manifesta come saggezza e la saggezza si manifesta come compassione. Inoltre, grazie al loro cuore puro, riescono ad avere una fede sincera e incrollabile nel Daimoku del Sutra del Loto, che è il seme per la Buddità» (BS, 147)
Nei momenti più critici per l’umanità, come quello che stiamo vivendo, la risposta della Soka Gakkai, fin dalle origini, è sempre stata quella di impegnarsi con ancora più forza per la pace e la felicità degli esseri umani: Toda ha ricostruito la Soka Gakkai dalle macerie della guerra; Ikeda Sensei, proprio in risposta alla tensione della guerra fredda, si è personalmente impegnato nelle lezioni sugli Insegnamenti Orali, basati sul rispetto della dignità della vita, e nel 1975, ancora nel pieno della guerra fredda, è stata fondata la SGI.
Nel suo messaggio inviato alla prima Conferenza di pace delle donne e giovani donne Soka, nel 2014, Sensei afferma:
«Finché esisterà questa salda rete di donne Soka unite, senza alcun dubbio la pace nel mondo sarà raggiunta, salvaguardata e crescerà, per quanto travagliata possa essere la situazione internazionale. Voglio dichiararlo con fierezza insieme a tutte voi riunite in questa conferenza» (NR, 549)
prima PARTE
Ryunyo, la fanciulla drago,
a cura di Stefania Fusco, vice referente nazionale dei Giovani gigli bianchi

Nel Gosho Il Sutra della vera riconoscenza si legge:
«Questo sutra è superiore a tutti gli altri. È come il leone, il re di tutti gli animali che si muovono sulla terra, come l’aquila, il re di tutti quelli che volano nel cielo. In confronto, il Sutra della Devozione al Budda Amida e gli altri sutra sono come fagiani o conigli, che gemono mentre l’aquila li cattura, o hanno le viscere paralizzate dalla paura mentre il leone li insegue» (RSND, 1, 826)
Il motivo principale per il quale Nichiren Daishonin dichiara la superiorità del Sutra del Loto sta nella sua rivoluzionaria concezione dell’Illuminazione, un’Illuminazione “universale”, in netto superamento dei sutra precedenti, i quali affermavano che la Buddità potesse conseguirsi solo dopo aver sradicato le illusioni e i desideri dei nove mondi.
Il Sutra del Loto, invece, chiarisce un’altra verità, e cioè che tutti gli esseri viventi hanno la capacità di rivelare la loro inerente natura di Budda così come sono, nessuno escluso.
Nella spiegazione di questo Gosho, Sensei afferma:
«Come prova di questo principio fondamentale, il dodicesimo capitolo del Sutra del Loto [“Devadatta”] descrive la figlia del re drago che consegue la Buddità istantaneamente nella sua forma presente.
[…] In altre parole, la realizzazione concreta dell’Illuminazione delle donne rivela il potere del Sutra del Loto che permette a tutte le persone di conseguire la Buddità. Perciò il Daishonin scrive a Sennichi: “Per questo affermo che l’Illuminazione delle donne viene esposta [in questo sutra] come modello”» (BS, 147, 44)
La figura di Ryunyo, la fanciulla drago, ha tanti aspetti che meritano di essere approfonditi per comprendere perché rappresenti per noi un modello.
È interessante ricordare brevemente cosa sta accadendo prima della sua apparizione: siamo, appunto, nel capitolo XII del Sutra del Loto e il Bodhisattva Accumulo di Saggezza sta per tornare nelle sue terre di origine, ma il Budda lo blocca dicendogli che potrà partire solo dopo aver conosciuto Manjushri e aver dibattuto con lui della Legge meravigliosa.
Appare Manjushri e Accumulo di saggezza gli chiede quanti esseri viventi abbia convertito mentre stava nel palazzo del re drago, “un numero immenso”, risponde il primo, e a riprova di ciò appaiono tutti i bodhisattva convertiti.
Quindi la discussione è sul tema dello shakubuku. Accumulo di saggezza, infatti, vuole sapere tutto sull’Illuminazione per poter propagare la Legge una volta tornato nella sua terra, e nello scambio successivo tra i due Accumulo di saggezza ha un’ulteriore curiosità, vuole sapere se ci sono degli esseri viventi che siano stati in grado di conseguire rapidamente la Buddità. La sua domanda è molto precisa, non parla semplicemente di conseguire la Buddità, ma di conseguirla “rapidamente”.
Manjushri risponde che c’è la figlia del re drago, una bambina di otto anni che nello spazio di un istante ha concepito il desiderio della bodhi e ha raggiunto il livello della non regressione.
Accumulo di Saggezza esprime le sue perplessità, soprattutto rispetto alla questione “rapidamente”, perché sa che solo dopo innumerevoli kalpa di severe pratiche si può completare la via della bodhi. E mentre lui sta ancora esprimendo le sue critiche, improvvisamente appare la fanciulla davanti al Budda, si inchina in segno di rispetto e risponde con dei versi di lode (alle critiche), e conclude così:
«Udendo i suoi insegnamenti, io ho conseguito la Bodhi: il Budda soltanto può esserne testimone. Io espongo le dottrine del Grande Veicolo per riscattare gli esseri viventi dalla sofferenza» (SDL, 244)
“Ma questo è davvero difficile da credere…”
A questo punto, in una storia “normale” si finirebbe qui, davanti alla prova della conversione al cospetto del Budda potrebbero tutti tornare a casa, e invece no!
Subito dopo, infatti, si assiste a un livello di critica più intenso, perché in realtà Accumulo di Saggezza pone dei dubbi, più che altro sulla questione della rapidità del conseguimento della Buddità, non tanto sul soggetto che la consegue, ma è anche vero che questo Bodhisattva è alle prime armi. Infatti, per offrire il ragionamento più elevato all’impossibilità di questa Illuminazione arriva il venerabile Shariputra.
Sappiamo che Shariputra è il più saggio fra i dieci maggiori discepoli del Budda, quello che sa tutto, e con un fare “paternalistico”, senza volerla fare rimanere troppo male, ma spiegandole la verità, la realtà delle cose e della vita, si rivolge alla fanciulla e le dice:
«Tu presumi di aver raggiunto la via suprema in così breve tempo. Ma questo è davvero difficile da credere. Per quale motivo?» (SDL, 244-245)
Ed ecco che Shariputra fa l’elenco dei motivi per i quali è impossibile per una donna conseguire l’Illuminazione. Ma la cosa più interessante è che lui le dice proprio “Tu presumi…”, che è un po’ come dire: “Ti stai solo convincendo di aver conseguito la Buddità…”, oppure “la tua è una semplice fantasia, una mera supposizione…”.
Ci ricorda qualcosa questo quadretto? Da una parte c’è una donna che esprime un qualcosa, una percezione, un pensiero o un’idea, e dall’altra un uomo che non la prende sul serio e si sente in dovere di spiegarle perché non è come dice lei.
Quante volte ci siamo sentite dire queste parole nella vita? E, soprattutto, quante volte abbiamo creduto a queste parole, negando noi stesse?
Continuando la storia, vediamo come la nostra “draghetta” – e a questo punto me la immagino con le narici abbastanza fumanti – porge al Budda un gioiello prezioso come mille milioni di mondi, lui lo accetta immediatamente e lei si rivolge ai due con queste parole:
«“Ho offerto questo prezioso gioiello e l’Onorato dal Mondo l’ha accettato: ciò non è forse accaduto rapidamente?”. Loro rispondono: “Sì, davvero rapidamente!”. E lei continua: “Avvaletevi dei vostri poteri sovrannaturali e guardate come conseguo la Buddità. Sarà cosa persino più rapida!”» (SDL, 245)
Il capitolo si conclude con i membri dell’assemblea che vedono la fanciulla drago trasformarsi nello spazio di un istante in un uomo e portare a compimento le pratiche del bodhisattva, per poi andare a esporre la Legge meravigliosa per tutti gli esseri viventi. Alla fine tutti credettero tacitamente alla sua Illuminazione e la accettarono.
Nel Gosho Nichiren afferma:
«Per tutti coloro che credevano nel Sutra del Loto ma non riuscivano a credere del tutto, il quinto volume espose il cuore dell’intero sutra, la dottrina del conseguimento della Buddità nella propria forma presente. Era come se un oggetto nero fosse diventato bianco, come se la lacca nera fosse diventata simile a neve, come se una cosa sporca fosse diventata pulita e pura o il gioiello che esaudisce i desideri fosse stato gettato nell’acqua torbida [per renderla limpida]. Vi si narra di come la fanciulla drago divenne Budda nella sua forma di serpente. E a quel punto nessuno poteva più dubitare che tutti gli uomini potessero conseguire la Buddità. Per questo affermo che l’Illuminazione delle donne viene esposta come modello» (RSND, 1, 827)
L’Illuminazione delle donne come modello
In primo luogo, la storia di Ryunyo rappresenta il principio del “conseguimento della Buddità nella propria forma presente”: pur essendo, infatti, dotata di caratteristiche che la rendono la meno qualificata – essendo un animale, di sesso femminile e piccola – è la prima a ottenere l’Illuminazione nella sua forma presente.
Questo significa che tutti gli esseri viventi, nessuno escluso, possiedono la natura di Budda, come spiegato dalle dottrine contenute nel Sutra del Loto, quella dei “tremila regni in un singolo istante di vita” e del “mutuo possesso dei dieci mondi”.
Nei dieci mondi è presente anche il mondo di animalità e il mondo di animalità include il mondo di Budda, ma ciò non è visibile all’occhio che discrimina.
Il Sutra del Loto riconosce la Buddità in tutto quanto vive e non discrimina tra uomini e donne. Da questo punto di vista, infatti, chiunque pensi di escludere dalla Buddità qualcuno, negando così il mutuo possesso dei dieci mondi, non fa che negare anche la propria Buddità.
Come afferma Sensei:
«L’ottenimento della Buddità di Ryunyo dimostra non solo che le donne possono diventare Budda, ma anche che gli uomini possono diventarlo. Gli uomini che negano l’Illuminazione delle donne negano anche la propria Illuminazione. Questo è un aspetto che ai maschi sfugge spesso» (La saggezza del Sutra del Loto, 2, 171)
La diversità, quindi, in qualunque forma si presenti, grazie al messaggio di “Illuminazione universale” affermato nel Sutra del Loto è degna della Buddità e, attraverso la raffigurazione della dignità presente nelle donne, viene avvalorato e convalidato il principio della dignità di tutte le persone.
La potente dichiarazione pronunciata da Ryunyo: “Guardate come conseguo la Buddità”, non è riferita solo al suo individuale conseguimento della Buddità, ma significa: “Guardate come si ottiene la Buddità”.
Un altro aspetto interessante è come la fanciulla drago rappresenti anche un modello di pratica corretta, chiarendo il “quando” e il “come” del conseguimento della Buddità.
Abbiamo visto che nell’episodio raccontato ricorrono le parole “rapidamente”, “nello spazio di un istante”, “breve tempo”, “immediatamente”, e tutto questo rappresenta una chiara smentita dell’idea che l’Illuminazione richieda una pratica che si dipana per moltissimi “kalpa”.
Per noi significa non rimandare il tempo della felicità trascorrendo i giorni nell’attesa che altre cose accadano o cambino, pensando di poter raggiungere un certo stato vitale solo quando avremo raggiunto determinati obiettivi, ottenuto delle cose o trasformato degli aspetti della nostra vita.
Possiamo e dobbiamo essere felici qui e ora, quali che siano le nostre circostanze, il nostro sentire e le nostre tendenze, perché, come Ryunyo, anche la nostra Illuminazione è istantanea, perché noi, esattamene come lei, siamo devote del Sutra del Loto. Infatti, è solamente grazie al potere di questo sutra, il supremo fra tutti, che questo può accadere.
Nella spiegazione del Gosho, Sensei scrive:
«Possiamo ottenere istantaneamente la perfetta Illuminazione, il supremo stadio della pratica, rimanendo persone comuni ancora allo stadio iniziale di abbracciare e praticare il Sutra del Loto. Il conseguimento della Buddità nella propria forma presente, nel quale le persone comuni manifestano lo stato vitale di Buddità così come sono, è la vera essenza dell’Illuminazione esposta nel Sutra del Loto» (BS, 147, 45)
Offrire la propria vita al Budda
L’altro aspetto su cui riflettere è il superamento dell’idea che per conseguire la Buddità si debba impiegare un tempo lunghissimo e una serie di pratiche difficili e severe… insomma, che questo percorso sia una “lunga e dolorosa austerità”.
La bambina, infatti, non fa niente di complicato o di particolarmente estenuante, fa una cosa molto più semplice: porge al Budda un gioiello prezioso come l’universo e il Budda lo accetta immediatamente.
Il gioiello prezioso rappresenta la vita, pertanto offrire il gioiello al Budda significa offrire la propria vita, dedicare la vita alla Legge fondamentale dell’universo, significa credere, avere fede nella Legge mistica.
Il Budda che accetta questo gioiello simboleggia che la vita della fanciulla drago è diventata una sola cosa con la vita del Budda, in altre parole testimonia l’ottenimento della Buddità per mezzo della fede.
A questo punto, non solo vengono superate le critiche degli uomini che non credono nella possibilità per una donna di ottenere l’Illuminazione, ma anche una convinzione fortemente radicata nelle donne stesse.
Le pressioni derivanti dalla cultura e dalla società hanno fatto sviluppare in tutte noi certe tendenze e un modo di pensare che non va certo verso l’apprezzamento della dignità della nostra vita e la nostra Illuminazione. E questo porta spesso ad accettare situazioni in cui viene a mancare il rispetto nei confronti di noi stesse, della nostra dignità.
Si tratta anche dell’idea che noi donne dobbiamo vivere una vita fatta di performance eccellenti per meritarci un posto nel mondo, dobbiamo sempre dimostrare qualcosa di strepitoso, fare sempre molto ma molto di più degli uomini, in ogni ambito, insomma uno sforzo incessante e continuo, sacrifici e fatiche che non bastano mai, e nondimeno dobbiamo anche giustificare i nostri successi.
Ma la fanciulla drago smentisce questo nostro preconcetto e infatti non fa mille capriole, tuffo carpiato in acqua, pulizia del fondale e risalita con trucco e capelli perfetti; no, Ryunyo offre la sua preziosa vita, e per mezzo di questa offerta incondizionata, che è la fede, la sua vita si apre e consegue la Buddità, niente di più!
Ho fatto un’esperienza l’anno scorso su questa nostra tendenza “di genere” allo sforzo incessante. Mi ritrovavo ad essere, nonostante la mia abilitazione come professoressa universitaria di seconda fascia, ancora una ricercatrice junior con un contratto part-time. Di fatto, però, tenevo oltre a un corso di cui ero titolare per contratto, un corso in più e le sostituzioni totali della mia professoressa nei suoi tre corsi istituzionali, senza contare gli esami, le tesi, i convegni, le conferenze, tutto fatto da me, da sola.
Il mio contratto era in scadenza a fine giugno, tuttavia venivo costantemente rassicurata sul fatto che presto ci sarebbe stato un concorso come ricercatrice senior, vista anche la mia nuova qualifica e che, se questo non fosse stato bandito in tempo, non mi sarei dovuta preoccupare di niente perché mi avrebbero rinnovato per altri due anni il contratto esistente. Il tempo passava e niente, ma la mia ansia cresceva e pure la mia stanchezza, ma grazie all’attività di studio de La nuova rivoluzione umana negli incontri dei Giovani gigli bianchi, mi sono resa conto di una cosa importante.
Ho visto che io per prima, da sempre, avevo alimentato la tendenza a dare per scontati i miei sforzi, a non dar loro valore, e quindi questi non erano mai abbastanza. Nel lavoro questo era evidente, infatti, mentre gli altri colleghi hanno ottenuto determinati risultati con una certa quantità di pubblicazioni ed esperienze, io ne ho ottenuti di meno, con molti più titoli, pubblicazioni, etc.
Questa tendenza era presente in tutti gli aspetti della mia vita. Ho iniziato a recitare Daimoku per sentire il valore dei miei sforzi e della mia vita, e l’ansia e la stanchezza sono andate via. Non mi sono sforzata di meno, ma l’ho fatto consapevole di offrire qualcosa di veramente prezioso, ciò che facevo era sincero desiderio di fare, di dare e di migliorarmi.
I mesi passavano e il concorso non veniva fuori, e si avvicinava il momento della scadenza del contratto quando mi comunicarono che purtroppo non c’era più la copertura finanziaria per il rinnovo e che non c’era niente da fare.
In risposta a questo, io mi sono riletta tutti i volumi de La nuova rivoluzione umana, e a settembre mi hanno chiamato per una supplenza di sostegno alla scuola superiore, in cui, oltre a fare un’esperienza bellissima, guadagno molto di più e lavoro di meno rispetto a prima, ma consapevole che i miei sono “nobili sforzi” ho costruito dentro di me la forza di dire no a proposte di lavori, in quell’ambito, al limite dello schiavismo, e la determinazione che tornerò a lavorare all’università come una fiera discepola di Daisaku Ikeda.
Adesso ritorniamo alla nostra fanciulla drago, che è anche un modello di compassione. Intanto, la discussione che precede la sua apparizione è sul tema della propagazione, ma è proprio la descrizione che ne fa Manjushri a darcene una chiara idea: ha una saggezza profonda e penetrante, considera tutti gli esseri viventi come suoi figli e si esprime in un modo meraviglioso, gentile e solenne allo stesso tempo.
Il voto di Ryunyo
La questione si chiarisce ancora di più prestando attenzione al voto che Ryunyo esprime al cospetto del Budda:
«Io espongo le dottrine del Grande Veicolo per riscattare gli esseri viventi dalla sofferenza» (SDL, 244)
Sensei commenta in questo modo:
«Queste sono parole famose, parole meravigliose! Ryunyo vuol dire: “Forse tutti mi prenderanno in giro, ma non importa. Il Budda conosce la verità. Io voglio soltanto salvare la gente con il potere della mistica Legge che ha salvato me”. Ottenere la Buddità nella forma presente significa sviluppare il forte desiderio di salvare gli esseri viventi e continuare ad aiutare chi soffre con calma e sorridendo, anche se si viene derisi e respinti. In tali persone, così come sono, risplende la Buddità» (La saggezza del Sutra del Loto, 2, 169)
Quando Ryunyo fornisce le prove della sua Illuminazione, tutti la vedono propagare la Legge a tutti gli esseri viventi e ovunque nelle dieci direzioni, e il Mondo Immacolato del Sud nel quale si reca trema e si scuote, e come in una reazione a catena, innumerevoli esseri viventi ascoltano la Legge e ottengono la Buddità.
Questo significa che quando una donna ottiene l’Illuminazione, il suo ambiente si trasforma in un mondo di purezza e bellezza e grazie a una rete di solidarietà delle donne risvegliate alla nobiltà e alla dignità della propria vita cambierà il carattere della nostra civiltà.
Attualmente viviamo in una “civiltà del potere”, che potrà, grazie alle donne, trasformarsi in una “civiltà dello spirito”, basata sulla benevolenza.
Sempre rimanendo nella testimonianza della sua grande compassione, ma anche per ribadire che nel compimento della nostra personale missione non dobbiamo mai perdere la nostra identità e le nostre peculiarità, è necessario leggere con attenzione un punto che si presta a interpretazioni errate.
Nel momento in cui, rivolta ad Accumulo di Saggezza e Shariputra, Ryunyo li invita ad avvalersi dei loro poteri sovrannaturali e a guardare “come si consegue la Buddità”, nel sutra si legge:
«A quel tempo i membri dell’assemblea videro la fanciulla drago trasformarsi nello spazio di un istante in un uomo e portare a compimento tutte le pratiche di un bodhisattva» (SDL, 245)
Ma come, Ryunyo si trasforma in uomo? No, non si trasforma in uomo, ma chiede ai due uomini di usare i loro poteri sovrannaturali, i loro strumenti di conoscenza personali, per capire una verità più profonda, sotterrata dai preconcetti che impediscono loro di credere.Nel testo, infatti, non c’è scritto che si trasforma in un uomo, ma che i membri dell’assemblea la vedono trasformarsi in un uomo. La trasformazione in questione è un espediente “per far capire”, per rendere più agevole la comprensione dell’Illuminazione delle donne a tutti quelli che, come Shariputra, sono convinti che la Buddità sia riservata esclusivamente agli uomini.In altre parole, come donne perfettamente dotate “così come siamo”, non abbiamo alcun bisogno di assumere atteggiamenti che ci snaturano o seguire dei modelli che non ci appartengono solo perché appaiono vincenti, cercando il potere o dipendendo dalle opinioni e dalle pressioni degli altri. Perdendo le nostre caratteristiche perdiamo la nostra forza, se agiamo in modo maschile, usando poteri duri come la competizione, il selezionamento, le misure autoritarie, o altro, non possiamo cambiare la società.
C’è un filo rosso che collega tutti gli aspetti della figura di Ryunyo: l’Illuminazione nella forma presente, la pratica corretta, lo shakubuku e il voto della propagazione: questo filo è il legame col maestro.
Un maestro che non parla per lei o al suo posto, in tutta la vicenda non interviene mai. Il Budda tace e assiste a questa grande prova della sua discepola che scardina un sistema di valori, una discepola che rappresenta il nuovo pensiero che soppianta il vecchio.
E poi ci sono le parole di Ryunyo che si presenta, da subito, come una fiera discepola del Budda:
«Udendo i suoi insegnamenti, io ho conseguito la Bodhi: il Budda soltanto può esserne testimone» (SDL, 244)
Sensei spiega questa affermazione di Ryunyo:
«Profondamente convinta che il suo maestro la capisse completamente, fece voto di impegnarsi ancora di più insieme al Budda senza lesinare la sua vita. Fare un voto per lavorare a fianco del nostro maestro per promuovere kosen-rufu e fare del nostro meglio per incoraggiare gli altri non ha niente a che vedere con la posizione che ricopriamo, il nostro titolo o la distanza fisica fra noi e il maestro» (Il voto dell’Ikeda Kayo kai, pag. 86)
Nel Sutra del Loto leggiamo:
«Il Bodhisattva Accumulo di saggezza, Shariputra e gli altri membri dell’assemblea tacitamente credettero a queste cose e le accettarono» (SDL, 246)
Queste parole che chiudono il capitolo e la storia di Ryunyo sono la testimonianza indiscussa del suo trionfo, anche se gli uomini presenti in quella assemblea non le dicono “avevi ragione”.
Ciò significa che anche noi, innumerevoli piccole fanciulle drago, grazie al nostro maestro che ha totale fiducia in noi e crede nelle nostre infinite potenzialità, mettendo alla base della nostra vita questo prezioso legame, possiamo trionfare senza alcun dubbio in qualunque situazione ci troviamo.
Concludo con le parole del presidente Ikeda:
«Anche se ci avvolgono le tenebre più cupe o imperversano le tempeste più violente, quando un campione si alza e si mette all’opera, il suono delle campane che annunciano l’alba iniziano a suonare e in cielo sorge un’aurora dalle tinte dorate. Quando il maestro e il discepolo uniti fanno un passo avanti spezzando le catene delle avversità, il sipario della vittoria si alza su di loro»
(NRU, 30, 466)
Seconda parte.
Un insegnamento rivoluzionario
a cura di Cristina Canestrelli, vice segretaria nazionale donne

Leggiamo ora un brano del Gosho:
«Io, Nichiren, sono nato come essere umano, cosa difficile da ottenere, e mi sono imbattuto negli insegnamenti buddisti, che è raro incontrare. In più, fra tutti gli insegnamenti buddisti, ho potuto incontrare il Sutra del Loto. Riflettendo sulla mia fortuna, comprendo di avere un debito di gratitudine verso i miei genitori, il sovrano e tutti gli esseri viventi. Per quanto riguarda il debito di gratitudine nei confronti dei genitori per la loro affettuosa sollecitudine, nostro padre è paragonabile al cielo e nostra madre alla terra; è difficile dire con quale dei due genitori siamo più in debito, ma è particolarmente difficile ripagare il grande debito nei confronti di nostra madre. […] Solo il Sutra del Loto rivela che una donna può conseguire la Buddità e perciò ho concluso che solo il Loto è il sutra della vera riconoscenza che permette di ripagare il debito di gratitudine nei confronti di mia madre e ho fatto voto di mettere in grado tutte le donne di recitare il Daimoku di questo sutra» (RSND, 1, 827)
Riflettendo sulla mia fortuna…
Abbiamo visto in che modo nel Sutra del Loto viene raffigurata l’Illuminazione delle donne. Un modo bellissimo, pieno di effetti speciali potremmo dire, che vede una bambina per metà drago manifestarsi come un essere eccezionale, perfettamente dotata, capace di portare una rivoluzione non solo nei termini della sua condizione femminile, ma nei termini di tutti gli esseri viventi.
Il passo del Gosho che stiamo studiando inizia con una riflessione di Nichiren su quanto sia fortunato per essere nato come essere umano e aver incontrato gli insegnamenti buddisti. Pur essendo nato in una famiglia semplice e avendo vissuto una vita piena di ostacoli e persecuzioni, sente di essere fortunato.
Questa capacità di vedere il valore e la fortuna, questi occhi speciali, sono gli occhi del Budda che guarda tutte le cose dalla sua elevata condizione vitale e soprattutto dal punto di vista della missione e del voto.
Storicamente nascere donne può significare incontrare grandi difficoltà; purtroppo e drammaticamente, ancora oggi in molte parti del mondo le donne non vengono rispettate nella loro dignità di esseri umani, subiscono vari tipi di violenza, e purtroppo il femminicidio è una realtà estremamente attuale.
I numeri a questo riguardo dicono che, in Italia, viene uccisa una donna ogni tre giorni. I dati sull’omicidio di genere, restituiti dal rapporto delle Nazioni Unite, sono sconcertanti. Per non parlare della realtà delle donne iraniane, e di tanti altri luoghi nel mondo.
Per questo è importante assumere una profonda determinazione di cambiare questa realtà, a partire da noi stesse, perché è una rivoluzione che avviene in prima persona. Quanto siamo fortunate ad avere incontrato il Gohonzon, il maestro Ikeda, e a poter vivere come Bodhisattva della Terra! Davvero possiamo cambiare non solo il karma di tutte le donne, ma il karma di tutta l’umanità.
Proprio perché c’è ancora così tanto da fare per garantire il rispetto di ogni persona in questo mondo, è fondamentale che tutte noi sviluppiamo la consapevolezza del nostro ruolo come donne Soka.
Ma torniamo al brano del Gosho che stiamo studiando…
Subito dopo aver dato conto della sua fortuna, Nichiren dichiara quanto sia profonda la sua gratitudine verso il padre e la madre, e afferma che il debito di gratitudine verso la madre è particolarmente difficile da ripagare. Sensei a questo proposito scrive:
«Il Daishonin sente intensamente il debito di gratitudine verso i genitori che l’avevano amato e allevato, e paragona suo padre al cielo e sua madre alla terra.
Dice: “È particolarmente difficile ripagare il grande debito nei confronti di nostra madre”. Il debito di gratitudine verso la propria madre è così immenso che non possiamo mai sperare di ripagarlo del tutto. Afferma inoltre che i suoi studi delle dottrine buddiste lo hanno portato a concludere che solo il Sutra del Loto può veramente permettergli di ricambiare il debito di gratitudine verso sua madre. Per questa ragione, dice, ha fatto voto di insegnare a tutte le madri e a tutte le donne il Daimoku del Sutra del Loto, Nam-myoho-renge-kyo» (BS, 147)
La gratitudine del Daishonin quindi non riguarda solo la sua relazione personale con la madre, non è una dimensione affettiva individuale, ma si espande a tutte le donne e a tutte le madri, è il nucleo centrale del suo voto dal quale origina la grande compassione di salvare tutta l’umanità.
Scrive il presidente Ikeda:
«Per questa ragione, dice, ha fatto voto di insegnare a tutte le madri e a tutte le donne il Daimoku del Sutra del Loto, Nam-myoho-renge-kyo. Un voto, un impegno solenne, ci dà la forza di perseverare e continuare ad avanzare nella vita con determinazione. Ci dà il potere di sconfiggere le avversità.
Nel suo trattato L’apertura degli occhi il Daishonin promette di non vacillare mai nei suoi sforzi per condurre le persone all’Illuminazione, indipendentemente dagli ostacoli e dalle persecuzioni che avrebbe incontrato. Scrive che le prove che aveva dovuto affrontare nell’esilio sull’isola di Sado, lungi dall’estinguere nel suo cuore la fiamma della missione, l’avevano solo rafforzata, rendendolo ancor più determinato a diventare il pilastro del Giappone e a non infrangere mai questo voto» (Ibidem)
Aprendo la porta dell’Illuminazione delle donne, l’insegnamento del Daishonin diviene la strada per l’Illuminazione di tutta l’umanità. Se pensiamo che Nichiren viveva nel Giappone del tredicesimo secolo, il suo pensiero è davvero inclusivo e aperto!
Il presidente Ikeda prosegue:
«Kosen-rufu è una lotta per costruire un’epoca in cui le donne possano veramente assaporare la gioia di vivere; è la concretizzazione del voto del Budda di lottare affinché tutte le madri del mondo possano provare una suprema felicità» (Ibidem)
Ho letto e riletto questo passaggio, e a un tratto mi sono resa conto che la suprema felicità di ogni madre e di ogni donna è la pace e la sicurezza per tutta l’umanità; questo sentimento è di tutte le donne che sono naturalmente rivolte a sostenere la vita. Dunque un’epoca dove nessuna madre deve piangere, come dice Sensei, è un’epoca dove non ci sono guerre e non c’è discriminazione.
Per il Daishonin quindi salvare la propria madre equivale a salvare e rendere felici tutte le donne, non solo nella sua epoca ma anche e soprattutto per il futuro. Questo accade perché ogni vita è in relazione con le altre vite.
Infatti per il principio di engi, origine dipendente, ogni persona è legata al resto dell’umanità.
A questo riguardo il Buddismo ci mette a disposizione la bellissima metafora della rete di Indra che simboleggia il principio di origine dipendente. Conosciamo la metafora, la rete è fatta di tanti nodi attaccati ai quali c’è un gioiello, se uno di questi brilla, per riflesso brilleranno anche tutti gli altri trasformando una singola luce in un’onda luminosa.
Sensei scrive:
«E quando un nodo si muove, tutto comincia a muoversi creando un effetto a catena molto vasto. È proprio vero che tutto comincia da un singolo individuo, questo non è altro che il principio di trasformazione dei tremila regni in un singolo istante di vita» (Ibidem)
Questa visione così poetica mi fa pensare alla nostra canzone del Gruppo donne che dice proprio “Creiamo ondate di pace e felicità”. Queste ondate vengono generate dalla nostra preghiera quotidiana.
Quindi è davvero importante che prendiamo coscienza del potere della nostra preghiera, di quanto il Daimoku sia il motore e il potente impulso che può realizzare la pace.
È difficilissimo crederci, ma così come Ryunyo non aveva nessun requisito apparente per manifestare la Buddità, così ognuna di noi ha in sé il potere di ribaltare qualunque situazione negativa e realizzare la pace a partire da un potente Daimoku. Come scrive Sensei:
«Il Buddismo del Daishonin è un insegnamento di speranza che ci permette di ribaltare a nostro favore qualsiasi avversità e di trasformare il karma in missione […] è una grande filosofia di rispetto per la vita che offre una fonte di creazione di valore senza limiti per realizzare la pace e costruire società serene e sicure» (NR, 791)
Non indietreggiare mai
Perciò non dobbiamo farci sviare dagli ostacoli. Nella strada della nostra rivoluzione umana incontrare ostacoli è naturale, anzi, è la prova del fatto che stiamo praticando correttamente. Possono essere ostacoli interiori come la paura o il senso di inadeguatezza, oppure ostacoli esterni che si manifestano come impedimento a realizzare ciò che desideriamo o di cui abbiamo bisogno.
Seguendo l’esempio di Nichiren e dei tre maestri, di fronte a queste difficoltà il punto è non indietreggiare. È cruciale mantenere quello spirito di non regressione di cui parla Nichiren ne L’apertura degli occhi. Inoltre non siamo sole, abbiamo i nostri tesori, il Gohonzon, l’armoniosa comunità dei credenti, e abbiamo un maestro che non smette mai di credere in noi, nemmeno per un momento.
Per questo ci possiamo sentire fiere, perché adesso è il momento di tirare fuori lo spirito di non retrocedere davanti a niente.
Ognuna nella propria vita sta affrontando difficoltà che possono riguardare il lavoro, la famiglia, i genitori anziani, la situazione economica o di salute…
Personalmente, dopo un periodo di grande crescita lavorativa mi sono trovata di fronte a quella che definirei una “grande montagna”.
Ammetto che ci sono stati momenti in cui mi sono chiesta “Cosa sta succedendo?” e ho visto il rischio che questa difficoltà mi portasse a chiudermi. La fortuna è che non ho mai smesso di recitare Daimoku, di dialogare con Sensei e di stare dentro il flusso di kosen-rufu, e questo mi ha permesso di riconoscere il demone e mi ha sostenuta. Oggi capisco che sono questi i momenti in cui ci rafforziamo.
È davvero importante renderci conto che la nostra preghiera basata sulla relazione maestro discepolo è potentissima e che la somma delle nostre preghiere è invincibile.
La gratitudine è la chiave della trasformazione
Vorrei ora soffermarmi sul senso di gratitudine, verso i genitori e verso tutte le persone.
Non è un sentimento scontato, lo so per esperienza personale.
Quando ho lasciato la casa dei miei genitori, avevo ventiquattro anni, l’ho fatto sbattendo la porta, dopo liti furibonde e brutte parole. Parole che potevano recidere un legame fondamentale come quello con i genitori. Dopo pochi mesi ho aperto il Gohonzon nella mia casa e ho letto le famose parole di Nichiren Daishonin:
«L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (Gosho di capodanno, RSND, 1, 1008)
Ho tremato, non sapevo da dove cominciare, ma il mio maestro mi diceva che il Daimoku può trasformare ogni cosa e gli ho creduto, con tutto il cuore, non avevo alternativa.
Sono passati venticinque anni da allora, durante i quali i miei genitori e buona parte della mia famiglia ha abbracciato il Buddismo: mia sorella, le mie zie e quasi tutti i miei cugini sono membri della Soka Gakkai.
Sensei ne Il mondo del Gosho ci spiega che anche se non proviamo gratitudine come sentimento naturale non importa, bisogna continuare a recitare Daimoku e sforzarsi sulla via di maestro e discepolo, e con il tempo la situazione sicuramente cambierà.
Inoltre ha sempre esortato i giovani a provare compassione per i propri genitori e a essere buoni figli e figlie, perché avere compassione per i propri genitori è la chiave per fare la propria rivoluzione umana.
Ne Le linee guida per i giovani il presidente Toda scrive:
«Tanti vostri coetanei sono incapaci di provare compassione per i propri genitori: come potremmo aspettarci che si preoccupino di perfetti estranei? Lo sforzo per superare la freddezza e l’indifferenza e ottenere lo stesso compassionevole stato del Budda è l’essenza della rivoluzione umana» (BS, 147)
Inoltre è possibile che alcune persone provino rimpianto e sofferenza pensando di non poter ripagare il debito verso i propri cari defunti, ma alla luce degli insegnamenti di Nichiren appare chiaro che il nostro impegno per adempiere al voto di kosen-rufu agisce sui tre tempi di passato presente e futuro, e permette di ripagare i debiti di gratitudine attraverso le generazioni.
Infatti, ne La raccolta degli insegnamenti orali si legge:
«Ora, quando Nichiren e i suoi seguaci svolgono cerimonie per i defunti, declamando il Sutra del Loto e recitando Nam-myoho-renge-kyo, il raggio di luce del Daimoku penetra fino all’inferno della sofferenza incessante e rende possibile che [i defunti] conseguano immediatamente la Buddità. Questa è l’origine delle preghiere per il trasferimento dei meriti ai defunti» (BS, 109)
Una lotta per dissolvere il velo dell’ignoranza
Leggiamo un altro passo del Gosho:
«[…] in tutto il Giappone le donne, inconsapevoli dell’ignoranza della propria mente, pensano che Nichiren, che potrebbe salvarle, sia loro nemico e scambiano per buoni amici e maestri i credenti nembutsu e i preti zen, della Vera parola e dei Precetti, che in realtà sono i loro peggiori nemici. E poiché considerano un mortale nemico Nichiren che sta cercando di salvarle, queste donne si sono coalizzate per calunniarlo presso il governante del paese così che, dopo avermi fatto esiliare nella provincia di Izu, mi hanno esiliato ancora nella provincia di Sado» (RSND, 1, 825)
In questo passo Nichiren si rammarica del fatto che proprio le donne si siano coalizzate contro di lui e complottino insieme al falso prete arrogante, il più temibile dei tre potenti nemici. È incredibile che, nonostante fosse l’unica persona del tempo che sosteneva l’illuminazione delle donne, veniva attaccato e guardato con ostilità dalle donne stesse dell’epoca. È come se quelle donne fossero nemiche di loro stesse. Tuttavia questo comportamento non distolse minimamente il Daishonin dal suo voto di salvare tutte le donne e tutte le persone, e le definì: «inconsapevoli dell’ignoranza della propria mente».
La sua fu una vera e propria lotta per dissolvere il velo di ignoranza che avvolgeva le persone e continuò a lottare per aiutare le donne a ottenere le Buddità, senza curarsi delle persecuzioni. Ha continuato a credere nelle donne e nel loro potenziale nonostante la realtà facesse di tutto per spostare la sua decisione.
Abbiamo visto che il Sutra del Loto propone una visione dove non esiste una distinzione di valore tra uomini e donne, non c’è discriminazione in quanto siamo tutti esseri umani e Bodhisattva della Terra.
Nel Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni Nichiren scrive:
«Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne» (RSND, 1, 341)
Questa è una dichiarazione di rispetto assoluto per la vita di ogni persona, che esprime l’essenza di una “totale uguaglianza di genere”, come afferma Sensei.
Naturalmente non si tratta di un appiattimento dell’unicità del genere, perché come uomini e donne abbiamo caratteristiche diverse ed è importante che vengano messe in luce e valorizzate.
Sensei afferma che le donne hanno la missione di manifestare le proprie caratteristiche al massimo, proprio per “educare” e sensibilizzare la società e condurla verso una cultura di pace e di rispetto della dignità della vita.
Non si tratta quindi solo di riuscire a manifestare il proprio valore, ottenere rispetto, o parità dei diritti… Si tratta di “educare la società” ai valori dei quali l’universo femminile è portatore.
Quali sono questi valori? Sensei ne parla così:
«La mia lunga esperienza mi ha insegnato che le donne per natura sono concrete. Allo stesso tempo sono compassionevoli, sensibili e pacifiste, e sono dotate di un forte senso di giustizia, di serietà e di pazienza. La concretezza è un valore che viene posto in contrapposizione all’ipertrofia dell’ego di questa epoca. Le donne sanno agire e pensare in un modo che non si allontana dalla realtà, una maniera di pensare che non si allontani mai dalla dimensione umana, una sensibilità umanistica per la vita sia nella sua totalità sia nei dettagli dell’esistenza quotidiana» (BS, 107, 43)
Quindi la forza delle donne risiede soprattutto nella capacità di affrontare la realtà quotidiana utilizzando i valori che ci contraddistinguono. Si tratta di attingere alla fonte di coraggio e speranza, trasformando tutto questo in empowerment per noi stesse e per tutte le donne.
Questo è davvero importante oggi!
Il 24 febbraio è stato l’anniversario dello scoppio della guerra russo-ucraina, un conflitto che ha risvegliato la paura del disastro nucleare. È un argomento difficile da trattare, è spaventoso. In particolare per le giovani generazioni.
Per questo la campagna Senzatomica sta lavorando così intensamente e il lavoro che porta avanti è così prezioso. È importante che le persone non si fermino alla paura del conflitto, ma che sentano di poter fare qualcosa, di poterlo impedire. In questo, noi donne Soka possiamo fare la differenza.
Abbiamo visto quanti strumenti abbiamo a disposizione, il Daimoku prima di tutto, la nostra potente preghiera; usiamoli con fierezza, consapevoli che la nostra rivoluzione umana non è solo nostra, è per tutta l’umanità.
terza parte
Le caratteristiche delle donne
di Giulia Cesaroni, segretaria nazionale donne

Continuiamo a leggere il Gosho:
«Quando fui esiliato nella provincia di Sado, il conestabile della provincia e gli altri funzionari, seguendo le disposizioni del governante del paese, mi trattarono in maniera ostile […] ogni singolo amministratore locale e ogni singolo credente nembutsu sorvegliava strettamente la mia capanna giorno e notte, deciso a impedire a chiunque di comunicare con me. Mai, in nessuna esistenza, potrò dimenticare come tu e Abutsu-bo, che recava sulle spalle una cesta piena di cibo, siate venuti più volte nel cuore della notte, in quelle circostanze, a portarmi soccorso. Era come se la mia defunta madre fosse improvvisamente rinata nella provincia di Sado!» (RSND, 1, 829)
In questo passo Nichiren ci fa capire ancora di più che tipo di situazione vivesse a Sado… l’ostilità, la sorveglianza continua, l’impossibilità di parlare con le persone, ed esprime la gratitudine che prova per Sennichi e Abutsu-bo che, mettendo in pericolo la loro vita, gli portavano nottetempo provviste, carta, vestiti e tutto quello di cui poteva aver bisogno.
Quando Nichiren si ritirò sul monte Minobu, Abutsu-bo andò a trovarlo almeno tre volte e, dopo la morte del marito, Sennichi mandò il figlio.
Qui Nichiren loda Sennichi, dicendole: «Era come se la mia defunta madre fosse improvvisamente rinata nella provincia di Sado!». Inoltre le scrive: «Che grande sincerità! La tua sincerità è più solida della grande terra e più profonda del grande mare!».
Cosa apprezzava Nichiren Daishonin nelle donne? La sensibilità, l’ingegno, la considerazione, la loro cura e preoccupazione per gli altri (caratteristiche tradizionalmente molto femminili), oltre all’ingegno, la sincerità, il coraggio.
In occasione di questo corso sono andata a rileggere i messaggi che Sensei e la signora Kaneko hanno inviato a noi donne italiane ed europee negli ultimi vent’anni. È stato molto incoraggiante!
Nel 2004 ci scrivono che siamo le persone con la missione più nobile al mondo.
Due anni dopo ci dicono quanto siamo straordinarie, e che sono le azioni che nascono da una fede pura a determinare il valore di un essere umano e quindi di un buddista.
Nel 2007 ci lodano per il nostro coraggio, la forza e la tenacia, e ci dicono che le donne sono quelle che per prime avanzano sulla strada dell’educazione dei cittadini del mondo e della pratica dell’umanesimo. Ci chiamano il “sole della speranza” e ci invitano ad approfondire la fede che ci permette di sprigionare il fiore della speranza nel nostro cuore.
Nel 2008, parlando dei giovani che celebravano il 50° anniversario del 16 marzo, ci scrivono:
«Immagino quanto voi, amiche del Gruppo donne, vi siate dedicate senza sosta alla loro crescita, incoraggiandoli e prendendovi cura di loro come se foste le loro madri, e quanto abbiate pregato per loro con tutte le vostre forze» (NR, 398)
Nel 2009 ci scrivono che in qualsiasi nazione o società, le organizzazioni che rispettano e apprezzano le donne brilleranno come il sole e prospereranno per l’eternità. E tutte le persone con cui entreranno in contatto saranno accolte nell’orbità della felicità.
Ribadiscono che la missione di kosen-rufu è la stessa per gli uomini e per le donne, perciò non devono esserci discriminazioni.
Nel 2010 ci dicono che se le donne della Soka Gakkai sono solide, kosen-rufu si svilupperà sicuramente, sia nei gruppi che nei settori o nei capitoli.
Ma, oltre agli incoraggiamenti, ci danno anche diversi “compiti”.
Il primo è dialogare, perché il dialogo è come uno specchio che ci permette di conoscere noi stessi e gli altri. Dialogare significa rompere il guscio della propria vita ed espandere la propria condizione vitale.
Inoltre, diventare per tutto il mondo un esempio di unità, speranza e gioia; mantenere speranza, orgoglio, senza nessun timore, in ogni circostanza; sviluppare noi stesse con sincerità, così come siamo, senza simulare o dare peso all’apparenza; allargare la cerchia dei nostri buoni amici; vincere a testa alta e vivere fino in fondo senza paura.
Torniamo alle discepole di Nichiren Daishonin.
Erano come noi, c’erano donne senza figli, donne alle prese con gli anziani della famiglia, dai genitori alle suocere, giovani vedove, madri in lutto, e così via… L’elenco potrebbe essere lunghissimo. Tutte sfidavano i loro problemi e si impegnavano a trasformare il loro karma continuando a impegnarsi nello shakubuku.
Lo scopo della propagazione, la nostra missione: elevare lo stato vitale
Scrive Sensei nella spiegazione del Gosho:
«Queste praticanti erano sicuramente la maggiore prova del progresso costante nella propagazione della Legge mistica in quell’epoca malvagia, che aveva lo scopo di guidare le persone dominate dai tre veleni di avidità, collera e stupidità verso il sentiero della Buddità ed elevare lo stato vitale dell’intera nazione»
(BS, 147)
Qui Sensei sottolinea lo scopo della propagazione:
«Guidare le persone dominate dai tre veleni di avidità, collera e stupidità verso il sentiero della Buddità ed elevare lo stato vitale dell’intera nazione» (Ibidem)
Diciamo che le cose non sono tanto cambiate dai tempi di Nichiren Daishonin.
I progressi nella conoscenza hanno facilitato la vita quotidiana, gli scambi, aumentato la speranza di vita… i secoli hanno modificato molte cose, ma non hanno cambiato la presenza di epidemie e guerre, e soprattutto non hanno cambiato il genere umano, sempre dominato dai tre veleni di avidità, collera e stupidità.
E qui subentra la nostra missione. Non è un caso che Sensei e Kaneko Ikeda, in tutti i loro messaggi, continuano a incoraggiarci a manifestare la nostra saggezza innata, la saggezza del Budda.
La nostra lotta, sia a livello individuale che sociale, è di non essere fagocitati dai tre veleni e di basare la nostra vita su una condizione vitale più elevata.
I tre veleni di avidità, stupidità e collera sono gli stati vitali da cui sorgono le illusioni e i desideri terreni e la causa delle catastrofi globali. Ma proprio la sofferenza causata dai tre veleni può diventare “legna da ardere” per ottenere il fuoco dell’Illuminazione: imparando a trasformare noi stessi e aiutando gli altri a fare lo stesso.
Il maestro Ikeda ne I misteri di nascita e morte scrive:
Siccome tutto parte dall’individuo, è da lì che dobbiamo partire, osservando cosa c’è nel nostro cuore. Se siamo giudicanti, se non siamo capaci di riflettere su noi stesse, lì c’è il mondo di collera; se siamo poco sagge, lì c’è animalità; se siamo sempre alla ricerca di qualcos’altro e mai soddisfatte, è facile che ci sia avidità. E non dobbiamo cedere! Anche se le sollecitazioni della società sono infinite e i tre veleni presenti nell’ambiente sono funzioni che si vogliono impossessare della nostra vita…
Una cosa che mi ha sempre infastidito è vedere che tante donne che “ce la fanno”, che hanno successo nella vita, che ricoprono ruoli di responsabilità nella società, in realtà seguono modelli maschili. Come se fosse impossibile raggiungere delle vette con caratteristiche prettamente femminili. Quando ci si prova, si viene prese per pazze (come la figlia del re drago), o quanto meno molto strane. Ma cosa intende Daisaku Ikeda quando parla del “secolo delle donne”?
«Le donne devono manifestare al massimo nella società le caratteristiche di cui sono maggiormente dotate: rispetto reciproco, cura, collaborazione, convivenza, dialogo. E la società deve adottare una visione del mondo basata su tali caratteristiche» (BS, 147)
All’inizio di questo secolo il presidente Ikeda ha cominciato a parlare spesso di “potere morbido” da contrapporre al “potere duro”.
E rispetto ai tre veleni, nella spiegazione del Gosho Il generale Tigre di Pietra scrive:
«In questo mondo corrotto e travagliato, pervaso dai tre veleni, dobbiamo agire con coraggio, saggezza e compassione, brandendo la potente spada della fede nella Legge mistica» (BS, 214)
Donne Soka e rapporto maestro e discepolo
Più avanti nella spiegazione del Gosho il presidente Ikeda scrive delle discepole del Daishonin:
«[…] Donne colme di senso di missione che sostengono con fierezza la Legge mistica dimostrando, attraverso il loro coraggio, grande saggezza e compassione. Come discepole credevano con tutto il cuore nella sincerità e nell’integrità del Daishonin, nel suo desiderio della felicità di tutte le donne, e camminavano fiere sul sentiero della missione e della vera realizzazione che egli aveva loro insegnato. Fintanto che esisterà questo nobile regno di maestro e discepolo, si diffonderà sicuramente un’autentica e duratura felicità fra tutte le donne del mondo» (BS, 147, 50)
Se penso alle compagne di fede del Gruppo donne, mi commuovo. Tutte noi crediamo nel nostro maestro e camminiamo insieme a lui, fiere, sulla strada della nostra rivoluzione umana. Dobbiamo solo continuare a fare questo, approfondendo sempre di più cosa significa essere delle vere discepole e cercando giorno dopo giorno di manifestare coraggio, saggezza e compassione. In questo modo, dice Sensei, si diffonderà sicuramente un’autentica e duratura felicità tra tutte le donne del mondo!
Le conferenze per la pace delle donne Soka
Fino a oggi non mi ero mai resa conto di quanto Sensei citi il Gosho Il sutra della vera riconoscenza. Lo ha citato in tanti messaggi indirizzati a noi donne. Anche nei messaggi delle tre conferenze per la pace delle donne Soka, in particolare nella prima, a novembre 2014 e nella seconda nel 2015.
In ognuno dei messaggi ci ha dato tre punti, tre linee guida per le donne di tutto il mondo, affinché ciascuna possa diventare felice e aprire la strada per la pace nel mondo.
I tre punti del 2014 sono:
1) eseguite un’aurea danza di felicità e vittoria con un turbine di Daimoku;
2) vi esorto a piantare i semi per ottenere buona fortuna e far crescere persone di valore, con costanza e allegria;
3) vi invito a costruire un mondo di pace attraverso una rete di donne unite
(NR, 549).
I tre punti del 2015 sono:
1) Valorizzare ogni persona e lavorare insieme per aprire il “palazzo della felicità” dentro la vostra vita;
2) Mettere le persone in relazione con il Buddismo e far crescere individui capaci, coltivando un bel giardino fiorito con il vostro cuore simile al sole;
3) Espandere la vostra rete di pace come “ricompensa visibile” che sorge dalla “virtù invisibile” dei vostri sforzi pieni di compassione
(NR, 573).
Nella terza conferenza le parole chiave dei tre punti sono state: sorriso, itai doshin, buona salute e longevità.
1) Che il sorriso delle donne Soka sia il volto del ventunesimo secolo;
2) Infondete nel cuore di tutti gli esseri umani la sinfonia di itai doshin;
3) Unitevi insieme nella “danza della vita” godendo di buona salute e longevità
(NR, 594)
Il voto
Vorrei concludere leggendo il brano con cui Sensei chiude la spiegazione del Gosho Il sutra della vera riconoscenza perché ci riporta al nostro voto. E vi propongo di fare di questo brano la nostra promessa!
«Quando la compassione delle madri illuminerà ovunque tutta l’umanità, e tutta l’umanità rispetterà il desiderio di pace che tutte le madri nutrono profondamente, si avrà un enorme cambiamento nella qualità della vita della civiltà contemporanea.
Oggi le donne della Soka Gakkai suscitano ampie lodi in tutto il globo, e le giovani donne del gruppo Ikeda Kayo-kai stanno seguendo luminosamente le loro orme. Posso riferire con orgoglio al mio maestro Toda che sono state poste solide fondamenta per un secolo di rispetto per la vita, un secolo delle donne, un secolo di pace.
“Per ripagare il debito di gratitudine verso mia madre” è il cuore del voto del Daishonin di mettere in grado tutte le donne di ottenere l’Illuminazione. Facendo nostro il suo spirito noi, i primi tre presidenti della Soka Gakkai, abbiamo fatto voto di costruire una società pacifica in cui tutte le madri e tutti i loro figli possano vivere in pace e felicità. Adesso desidero passare a ognuno di voi il testimone della nostra battaglia per realizzare questo grande voto» (BS, 147)







