PER LE RIUNIONI DONNE DI marzo IL MATERIALE DI RIFERIMENTO È IL terzo CAPITOLO DE IL MONDO DEL GOSHO INTITOLATO “UNA religione per tutta l’umanità”
Di seguito una sintesi dei punti principali del terzo capitolo
- Il Daishonin usa le “cinque comparazioni” per spiegare che la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita è l’insegnamento essenziale che permette a tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge di conseguire la Buddità.
- Il ventottesimo giorno del quarto mese del 1253, il Daishonin tiene un sermone in cui refuta la scuola Nembutsu, secondo cui basta recitare il nome del Budda Amida per rinascere nella Pura terra. Egli proclama quindi il suo insegnamento, che consiste nella recitazione del Daimoku del Sutra del Loto, Nam-myoho-renge-kyo.
- Attraverso le sue “quattro massime” il Daishonin confuta le quattro scuole buddiste più diffuse al suo tempo. Queste massime riflettono la lotta del Daishonin contro le forze che vogliono impedire l’Illuminazione delle persone.
La trasformazione del cuore degli esseri umani
Alessandra Caiani, vice responsabile nazionale donne e Anna Pagani, responsabile donne della regione Firenze, dialogano insieme su alcuni brani del terzo capitolo de Il Mondo del Gosho.

Alessandra: Quando ho iniziato a leggere il terzo capitolo de Il mondo del Gosho, la mia attenzione è stata subito catturata dal titolo che mette in risalto l’universalità del Buddismo del Daishonin.
Il dialogo inizia parlando della nascita dell’insegnamento del Daishonin, la profonda e motivata riflessione che lo portò a decidere di esporlo, espressione del grande voto di kosen-rufu.
Anna: è proprio così, e vorrei soffermarmi sulla grande motivazione che portò il Daishonin a formulare il grande voto di kosen-rufu per la felicità di tutte le persone. Penso alla sua grande compassione, allo stato vitale senza limiti del Budda e provo una profonda gratitudine.
Certo, non ho compreso subito il concetto di “voto”, ma ne ho sentito la forza nel momento in cui sono entrata a far parte della Soka Gakkai, il movimento religioso che ha ereditato in modo autentico lo spirito di Nichiren Daishonin.
Come scrive Sensei: «Se oggi nel mondo esiste il corretto insegnamento buddista è perché Nichiren Daishonin cominciò a esporre la Legge mistica, aprendo la strada della felicità alla popolazione mondiale».
Alessandra: Ho notato che il dialogo tra Sensei e Saito è sempre documentato dalle parole del Gosho, in questo caso L’apertura degli occhi, dove il Daishonin descrive la sua battaglia spirituale prima di decidere se esporre o meno Nam-myoho-renge-kyo.
La stessa battaglia, necessaria per diffondere il Buddismo, era stata intrapresa precedentemente da Shakyamuni. Anche lui dovette combattere contro i dubbi e le paure riguardo alla decisione di diffondere o meno la Legge mistica, mettendone in risalto l’aspetto puramente umano.
Anche i tre maestri della Soka Gakkai hanno affrontato e superato enormi difficoltà e persecuzioni nel momento in cui hanno deciso di dedicare la propria vita a kosen-rufu.
Nel mio piccolo, tutte le volte che decido di recitare Daimoku per trasformare una sofferenza, sento di dover fare uno sforzo per far prevalere la mia natura illuminata sull’oscurità fondamentale della mia vita. Ho capito che questo processo di trasformazione è indispensabile per fare la mia rivoluzione umana.
Anna: Anche a me accade la stessa cosa… posso dire che la persona che mi parlò per la prima volta del Buddismo mi ha dato la possibilità di diventare felice.
Allo stesso tempo ho scoperto il valore che ognuna di noi possiede e che, anche se ci troviamo in mezzo alla disperazione, se recitiamo Daimoku, studiamo il Gosho e le guide di Sensei possiamo manifestare la condizione vitale della Buddità e superare qualsiasi sofferenza.
Alessandra: Infatti, consapevole che il vero cambiamento inizia sempre dalla preghiera, per prima cosa mi sforzo sempre di recitare Daimoku; inoltre ho verificato che studiare il Buddismo di Nichiren è necessario per vincere sulle influenze negative prodotte dalla mia mente.
Questo tipo di esercizio risulta necessario quando facciamo shakubuku e condividiamo la nostra esperienza.
Anna: Credo che oggi l’unico modo per non abbandonare la fede e non diventare preda delle influenze negative è seguire sempre le indicazioni dei nostri maestri. Le loro vite rimarranno per sempre un esempio a cui attingere costantemente. Altrimenti c’è sempre il rischio… Come si legge a pag. 52:
«In pratica la maggior parte delle persone abbandona la fede nel Sutra del Loto a causa di influenze negative e di conseguenza cade nei sentieri malvagi»
Alessandra: È vero, infatti quando recito Daimoku esprimo il desiderio di manifestare la stessa condizione vitale di Sensei per vincere qualsiasi battaglia.
Quando il Daishonin decise di esporre Nam-myoho-renge-kyo sapeva che avrebbe dovuto affrontare i tre ostacoli e i quattro demoni, altrimenti non solo avrebbe mancato di compassione, ma sarebbe caduto nell’inferno della sofferenza incessante.
Ho capito che avere fede non significa solo riconoscere e vincere le funzioni demoniache che popolano la nostra mente, ma anche impegnarsi attivamente per realizzare kosen-rufuconsiderando le sofferenze di tante persone come fossero le nostre.
Credo che il grande desiderio di kosen-rufu presente nella vita dei nostri maestri sia stato sicuramente più grande di qualsiasi indugio e oppressione. Infatti Ikeda scrive:
«Parlare apertamente avrebbe significato affrontare le funzioni demoniache. Tacere equivaleva a fuggire. Le parole erano la forza ispiratrice delle battaglie del Daishonin e così alla luce dei sutra, egli concluse che non poteva far altro che parlare» (pag. 53)
Anna: Nam-myoho-renge-kyo si trasmette da una persona all’altra e la potente decisione di una persona può attraversare secoli, distanze, ostacoli, disastri, e risvegliare l’intera umanità per creare nel mondo un nuovo movimento di persone pacifiche.
Quando parlo agli altri del Buddismo il mio desiderio è quello di risvegliare nelle persone il potenziale positivo della vita… così sento che sto contribuendo attivamente al cambiamento della società.
Allora “alzarsi da soli” in mezzo al mare tempestoso della vita, come i nostri maestri, diventa possibile. Quando decidiamo con la stessa mente del Budda, anche noi possiamo trasformare l’impossibile.
Risvegliandoci alla nostra missione di Bodhisattva della Terra le nostre vite si trasformano in meravigliosi e variegati fiori in grado di adornare i giardini del mondo.
DI SEGUITO ALCUNI BRANI TRATTI DAL terzo CAPITOLO “UNA religione per tutta l’umanità”, CHE POSSONO ESSERE UTILI PER LA RIUNIONE DONNE CHE SI TERRÀ NELLA TERZA SETTIMANA DI marzo.
PER COLORO CHE DESIDERANO APPROFONDIRE L’INTERO CAPITOLO È DISPONIBILE IL LIBRO EDITO DA ESPERIA
Da Il mondo del Gosho, pagg. 48-54
IKEDA: Nichiren proclamò il suo insegnamento per la felicità di tutte le persone nei diecimila anni e più dell’Ultimo Giorno della Legge e il nucleo centrale del suo insegnamento consiste nella solenne promessa di mirare sempre al futuro.
È tipico dei membri della SGI annunciare l’anniversario della dichiarazione del Daishonin pieni di fervore per kosen-rufu e di speranza per il futuro, ed è il modo migliore per celebrare questo giorno.
Anche la dichiarazione pubblica del suo insegnamento fu un’espressione del grande voto del Daishonin di realizzare la felicità di tutti e alleviare profondamente la sofferenza nel periodo dell’Ultimo giorno. Se non si comprende questo punto non si può neanche capire perché denunciò con tanta veemenza le varie scuole buddiste del suo tempo. Indubbiamente all’epoca del settecentesimo anniversario la Soka Gakkai aveva dimensioni più piccole, ma questo non impedì al presidente Toda di «alzarsi da solo» e giurare di realizzare kosen-rufu.
Lo sguardo di Toda era rivolto unicamente alla felicità di tutta l’umanità. Non mirava soltanto a diffondere la propria religione. La sua condizione vitale era immensamente più ampia. Mi pare ancora di udire le parole che disse molti anni fa (7 aprile 1952): «“Io sarò il pilastro del Giappone” indica il sovrano.
“Io sarò gli occhi del Giappone” significa la guida, il maestro della nazione. “Io sarò il grande vascello del Giappone” rappresenta il genitore. Anche solo con una milionesima parte dello spirito di Nichiren Daishonin, che possedeva le tre virtù di sovrano, maestro e genitore, sforziamoci di portare felicità al popolo del Giappone». Rivolgendosi ai giovani presenti, Toda comunicò il suo progetto di realizzare kosen-rufu in Asia e nel mondo intero.
Tutto comincia con la promessa di condurre ogni persona alla felicità. È questa appassionata decisione di Toda che ha fatto della Soka Gakkai quello che è attualmente.
SAITO: Vorrei discutere il significato della nascita ufficiale dell’insegnamento del Daishonin, il ventottesimo giorno del quarto mese del 1253, approfondendone alcuni aspetti: le sue riflessioni prima di decidersi a esporlo, le circostanze in cui lo fece e il significato della refutazione delle principali scuole buddiste dell’epoca. Dai suoi scritti è chiaro che ci aveva riflettuto seriamente e che la conclusione a cui giunse era il frutto di una profonda meditazione.
Nell’Apertura degli occhi si legge: «Io, Nichiren, sono l’unica persona in tutto il Giappone che capisce questo. Ma se pronuncio anche una sola parola al riguardo, allora genitori, fratelli e maestri sicuramente mi criticheranno, e il governante del paese prenderà provvedimenti contro di me. D’altronde, sono pienamente consapevole che se non parlo apertamente, manco di compassione.
Ho riflettuto su quale strada prendere alla luce degli insegnamenti del Sutra del Loto e del Nirvana. Se rimango in silenzio, posso evitare problemi in questa vita, ma nella prossima cadrò sicuramente nell’inferno della sofferenza incessante.
Se parlo, sono pienamente consapevole che dovrò lottare contro i tre ostacoli e i quattro demoni. Ma di queste due strade, quella da scegliere è sicuramente la seconda.
«Comunque, se dovessi retrocedere dalla mia determinazione di fronte alle persecuzioni del sovrano, sarebbe meglio non parlare. Riflettendo su questo, ho richiamato alla mente gli insegnamenti del capitolo Torre preziosa sulle sei azioni difficili e le nove azioni facili. Persone come me di mediocre forza potrebbero sollevare il monte Sumeru e gettarlo in aria; persone come me che sono prive di poteri sovrannaturali potrebbero portare sulle spalle un carico di erba secca e non bruciare nel fuoco alla fine del kalpa del declino, e persone come me prive di saggezza potrebbero leggere e memorizzare tanti sutra quante sono le sabbie del Gange.
Queste azioni non sono difficili, ci viene detto, se paragonate alla difficoltà di abbracciare anche una sola frase o verso del Sutra del Loto nell’Ultimo Giorno della Legge. Tuttavia, io feci il voto di risvegliare in me il potente cuore dell’illuminazione e di non retrocedere mai».
IKEDA: Sta parlando della lotta contro le funzioni demoniache che pervadono l’universo, che è poi la battaglia spirituale più importante nel Buddismo. Il Daishonin sapeva che per cominciare a diffondere il Buddismo era indispensabile vincerla.
Per Shakyamuni fu lo stesso: se avesse parlato avrebbe dovuto affrontare grandi persecuzioni, se non l’avesse fatto avrebbe mancato di compassione.
Il sutra afferma chiaramente che si dovrebbe parlare per condurre gli altri all’illuminazione. È su questo che il Daishonin basò il suo voto, decidendo che dopo non sarebbe mai più tornato indietro, quali che fossero le persecuzioni nei suoi confronti. Era come decidere di spiegare le vele nel mare in tempesta. Ma doveva farlo. Doveva salvare le persone, la cui barca era andata a pezzi nel mare agitato della società.
Per questo un «grande vascello» è fondamentale per la nostra impresa; ciò significa basarci su un grande voto che consiste nella decisione di vincere la battaglia contro le funzioni demoniache.
Questa decisione è il punto di partenza.
SAITO: Il Daishonin formula il suo voto dopo aver ricordato le sei azioni difficili e le nove azioni facili, citate nel capitolo del Sutra del Loto L’apparizione della Torre preziosa.
IKEDA: Il Budda Shakyamuni espose questo principio all’assemblea per trasmettere ai partecipanti il grande desiderio del Budda; a essi chiese di sforzarsi con ogni mezzo di realizzarlo, indipendentemente dalle aspre persecuzioni che avrebbero dovuto incontrare. Se oggi nel mondo esiste il corretto insegnamento buddista è perché Nichiren cominciò a esporre la Legge mistica, aprendo la strada della felicità alla popolazione mondiale. Fu il primo, fondamentale passo verso kosen-rufu. Per imprimere nella nostra vita lo spirito del Daishonin, consideriamo più da vicino il passo dell’Apertura degli occhi appena citato. Anzitutto, nella frase, «Io, Nichiren, sono l’unica persona in tutto il Giappone che capisce questo» è importante capire cosa significa «questo».
SAITO: Si dice che L’apertura degli occhi sia il Gosho in cui viene insegnato il principio di «insegnamento, pratica e prova». In questo trattato il Daishonin usa le cinque comparazioni per spiegare che la dottrina dei tremila regni in un singolo momento di vita, che si trova nelle profondità del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, è l’insegnamento essenziale che permette a tutte le persone dell’Ultimo Giorno della Legge di conseguire la Buddità.
Afferma inoltre che in pratica la maggior parte delle persone abbandona la fede nel Sutra del Loto a causa di influenze negative e di conseguenza cade nei sentieri malvagi.
IKEDA: Quando parla di influenze negative il Daishonin allude in particolare ai preti «che di fatto sono posseduti dai demoni».
SAITO: Egli afferma che essi sono astutissimi nell’ostacolare le persone che praticano il Sutra del Loto, ingannandole finché lo abbandonano a favore degli insegnamenti provvisori. Poi scartano anche questi per gli insegnamenti Hinayana e infine passano agli insegnamenti non buddisti, per cadere in ultimo nei cattivi sentieri.
IKEDA: Il Daishonin fa notare quanto sia paradossale che i preti, che a rigor di logica dovrebbero essere «buoni amici» delle persone, in realtà diventino «cattivi amici», distruggendo ciò che di buono esiste nella loro vita attraverso una strategia che è sempre uguale: sviarle fino a indurle ad abbandonare la fede nel Sutra del Loto.
Nichiren fu l’unica persona in tutto il Giappone che colse questa contraddizione fondamentale all’interno del Buddismo e si alzò da solo per combattere la natura demoniaca che aveva preso possesso sia dell’insegnamento buddista sia delle persone. Questo intendeva dire con la frase: «Io, Nichiren, sono l’unica persona in tutto il Giappone che capisce questo».
SAITO: Domandandosi se sia il caso di dirlo apertamente, il Daishonin consulta i sutra.
IKEDA: Parlare apertamente avrebbe significato affrontare le funzioni demoniache. Tacere equivaleva a fuggire. Le parole erano la forza ispiratrice delle battaglie del Daishonin e così, alla luce dei sutra, egli concluse che non poteva far altro che parlare.
SAITO: Capì inoltre che parlando non solo avrebbe attirato il biasimo su di sé e sui suoi «genitori, fratelli e maestri», ma poteva essere criticato anche dalle persone a lui più care.
E comunque la sua azione avrebbe indubbiamente suscitato persecuzioni da parte del sovrano della nazione. Ma tacendo avrebbe mancato di compassione.
Come insegnano il Sutra del Loto e del Nirvana, se non avesse usato la sua voce avrebbe potuto godere di un’esistenza pacifica e sicura in questa vita ma sarebbe sicuramente caduto nell’inferno nella prossima. D’altro canto i sutra affermavano chiaramente che parlare significava dover certamente affrontare persecuzioni, perché quest’azione avrebbe aperto il sentiero dell’ottenimento della Buddità a tutti gli esseri viventi. Così il Daishonin conclude di non avere altra scelta.
IKEDA: È evidente che quando afferma «Ma di queste due strade, quella da scegliere è sicuramente la seconda», il Daishonin si sta basando sui sutra. I sutra sono le parole del Budda, lo specchio nel quale si riflette il suo spirito. Per noi gli scritti di Nichiren Daishonin svolgono la stessa funzione.
Il Daishonin afferma di aver preso la sua decisione attraverso lo studio approfondito del Sutra del Loto. Non era una questione superficiale che riguardava la sua posizione sociale o la sua protezione ma l’essenza più profonda della sua vita: decidere se cadere nell’inferno d’incessante sofferenza o imboccare la difficile strada di avvolgere tutte le persone nel caldo abbraccio della compassione e affrontare allo stesso tempo le persecuzioni. Naturalmente secondo i sutra la strada giusta era la seconda. Ma combattere le funzioni demoniache non sarebbe stato facile e così il Daishonin decise di rafforzare ancor di più il suo voto.
