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Ho preso la responsabilità della mia vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:38

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Ho preso la responsabilità della mia vita

Rosanna De Robertis, Corato (BA)

Negli anni Rosanna ha affrontato molti problemi legati alle difficoltà economiche dell’azienda familiare per cui lavora e alla sua insicurezza interiore. Sfidandosi costantemente nella preghiera e nell’attività per gli altri ha risolto tante problematiche lavorative e rafforzato sempre di più se stessa arrivando ad affermare che finalmente riesce ad amarsi così com’è

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Quando ho ricevuto il Gohonzon, nel 1995, vivevo apparentemente bene: lavoravo nell’azienda di mio padre ed ero parte di una bella famiglia.
In realtà avevo una grande sofferenza: fin da bambina ero affetta da una forte balbuzie e una profonda insicurezza interiore che aveva condizionato tutta la mia vita. Era un blocco interiore che mi impediva di parlare e di esprimermi soprattutto quando dovevo relazionarmi con più persone. Le azioni più semplici per gli altri come salutare, rispondere al telefono, ordinare un caffè, erano per me quasi impossibili.
Iniziai a praticare il Buddismo a Bari perché a Corato, dove vivo, non c’era ancora un gruppo e nonostante la mia difficoltà nel parlare, sin da subito mi impegnai nell’organizzare recitazioni e zadankai; ero abbonata alle riviste e studiavo molto. Nacque così il primo gruppo nel mio paese.

Il primo beneficio fu risolvere la rabbia nei confronti dei miei genitori. Li avevo sempre ritenuti responsabili del mio disagio interiore.
In quel periodo stavano affrontando la loro unica crisi matrimoniale e soffrivano molto entrambi. Grazie al Daimoku e allo shakubuku qualcosa iniziò a cambiare dentro di me, la mia rabbia si stava trasformando in compassione, sentivo gratitudine e desiderio di dare loro ascolto e affetto. Superarono quel momento difficile, e per la prima volta mia madre mi disse che era orgogliosa di avere una figlia come me.
Affrontando con il Daimoku e lo studio anche alcuni conflitti che emersero nell’attività, comprendevo di volta in volta la grande occasione che avevo di poter illuminare le cause insite della mia sofferenza. Si creò il secondo gruppo a Corato.
La mia fede cresceva, il Gohonzon e il maestro erano al centro della mia vita e sfidavo costantemente quella profonda insicurezza e la mancanza di coraggio nell’affrontare la vita che rimanevano il mio punto dolente.
Quando mio padre decise di affidare la direzione dell’azienda a noi figli, ognuno ebbe una sua mansione. Io scelsi di stare dietro le quinte occupandomi della produzione e poi diventando la stilista aziendale, lasciando ai miei fratelli il compito di amministrare e gestire l’azienda.
Negli anni a venire emersero grosse difficoltà finanziarie, mi terrorizzava l’idea che tutto crollasse e di essere costretta a realizzare qualcosa con le mie sole forze.

Nel Daimoku e nell’attività per gli altri trovavo la determinazione per avanzare e rafforzarmi. 
Mi impegnavo nel piccolo outlet aziendale, sfidandomi nella vendita, inventando delle promozioni che portarono a un aumento del 100% delle vendite. In poco tempo diventò un grande punto vendita che ci consentì di prendere un po’ di respiro. 

Nel frattempo, a causa della fine di una relazione sentimentale dopo anni di convivenza, ripartii recitando tanto Daimoku, aprendo casa tutti i giorni per recitare due o tre ore con gli altri. 
Mi sfidai nelle attività di ogni tipo. Nonostante la mia difficoltà di linguaggio cercavo di trasmettere a tutti i conoscenti le parole del maestro e la mia esperienza. E finalmente la mia sofferenza si trasformò in una felicità mai immaginata, proprio come scrive Nichiren:

«Non c’è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo» (Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607).

In quel periodo tante donne nel capitolo ricevettero il Gohonzon.
Alle riunioni continuavo a bloccarmi e balbettavo tantissimo tornandomene ogni volta a casa in lacrime. Continuavo a recitare Daimoku sempre più forte. 
Nichiren Daishonin scrive:

«Finché non si percepisce la natura della propria vita, la pratica sarà un’infinita e dolorosa austerità» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 4).

Compresi che il problema era nel mio ego, nella presunzione di dover essere perfetta, di non voler sbagliare mai, di voler essere diversa da come ero, che quella era la causa più profonda di infelicità che avevo messo fino al quel momento.

Nel 2014 accogliemmo la mostra Senzatomica a Bari. Decisi di sfidarmi proprio nell’attività di guida! Con il desiderio di trasmettere il messaggio del disarmo, anche quello interiore, non parlai assolutamente bene ma una nuova determinazione era nata in me: non soffrire mai più per la mia balbuzie, tirando fuori la mia vera voce, la voce del “Budda Rosanna”.
Di lì a poco il capitolo si divise.
Negli anni seguenti ho lottato come un leone per le varie malattie dei miei genitori. Sono ancora vivi e hanno entrambi raggiunto i novant’anni.

Nel frattempo la crisi finanziaria dell’azienda di famiglia peggiorò e nel 2018 dovette necessariamente fermarsi.
A questo punto ci furono decisioni importanti da prendere: cosa fare? Come sopravvivere?
C’era ancora il negozio e il mio lavoro da stilista trentennale, ma senza clienti.
Nichiren Daishonin mi incoraggia sempre con questo passo:

«Non dovresti sentire la minima paura nel cuore. Sebbene una persona possa aver professato la fede nel Sutra del Loto molte volte sin dal remoto passato, è la mancanza di coraggio che gli impedisce di conseguire la Buddità» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND I, 568)

Decisi di sfidarmi nell’offerta per kosen-rufu tutti i mesi e di prendermi la responsabilità totale della mia vita, e nel 2019 riuscii ad acquisire da sola il negozio aziendale.
Nel periodo successivo, nonostante il lockdown, mi accollai tutte le spese arretrate, incluso il sostentamento dei miei genitori. 
Iniziai a lavorare come stilista per clienti con brand importanti, che apprezzavano e valorizzavano le mie capacità maturate negli anni.
Così sono diventata il punto di riferimento per tutta la mia famiglia. Con tanta gratitudine recito sempre Daimoku intensamente per la felicità e la protezione di tutti. 

Sono stati anni duri ma mi sono rafforzata tantissimo. Oggi non ho più problemi nella comunicazione, balbetto ancora un po’ ma sinceramente non ci faccio più caso, mi amo così come sono. Imparo ogni giorno ad affidarmi sempre di più alla Legge mistica e al maestro, seguendo e proteggendo il Budda Soka Gakkai.
Il mio più grande obiettivo personale è ripagare tutti i debiti e raggiungere una buona posizione economica per me e la mia famiglia, per dare una prova concreta ancora più grande del potere della pratica buddista. 
Mi sfiderò al massimo in questo Anno dei giovani e del trionfo affinché tutti i gruppi dell’hombu Puglia nord realizzino almeno un nuovo membro giovane!

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