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Vediamo innanzitutto cosa si intende per “demone della malattia”. Secondo la prospettiva buddista, la malattia non è sinonimo di sconfitta. Nessuno può sfuggire alle quattro sofferenze fondamentali di nascita, invecchiamento, malattia e morte, ma il Buddismo del Daishonin ci indica la strada per affrontarle.
Ciò che dovremmo temere non è la malattia in sé, bensì il fatto di lasciarci sconfiggere dal “demone della malattia”. Questa funzione negativa insita nella nostra vita utilizza la malattia per scoraggiarci e demoralizzarci. Pertanto, proprio quando ci ammaliamo, quello è il momento di risvegliare uno spirito combattivo, che non si lascia sconfiggere da niente.
Scrive in proposito il presidente Ikeda:
«Desidero ribadire che esiste una differenza fra malattia e demone della malattia. La malattia è una sofferenza universale a cui nessuno può sfuggire. Può farci sprofondare nella disperazione, perdere la fiducia nella vita e la forza di andare avanti. Per via di questa sua funzione di “ladra di vita”, che prosciuga la vitalità delle persone, il Buddismo la considera un “demone”.
Occorre riconoscere questo aspetto demoniaco della malattia e combatterlo attraverso il potere della fede e della pratica. Dobbiamo decidere di non farci sconfiggere. Combattendolo e trionfando su di esso possiamo rivelare la nostra Buddità» (Verso un secolo di salute, Esperia, 10)
Qual è dunque l’atteggiamento con cui affrontare la malattia?
Nella quarta lezione sulle cinque guide eterne della Soka Gakkai, “Fede per godere di buona salute e longevità”, Ikeda Sensei incoraggia chi sta lottando contro la malattia esortando a recitare Daimoku con un ichinen forte, con la determinazione di vincere assolutamente il demone della malattia e con la convinzione che «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito del leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (RSND, 1, 365).
La chiave dunque è manifestare una forte fede e pregare con tutte le forze: questo tipo di preghiera permette di far emergere lo stato vitale della Buddità dalla nostra vita e di attaccare il demone della malattia.
Quando preghiamo con una fede forte, qualsiasi preghiera avrà una risposta.
La cosa più importante è determinare di vincere assolutamente contro il demone della malattia e di non essere sconfitti. Scrive Ikeda Sensei:
«Una fede forte, che ci mette in grado di ingaggiare una battaglia contro la malattia senza paura e senza sottovalutare ciò che stiamo affrontando, fa emergere il potente stato vitale della Buddità. Lo spirito della fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin consiste nel rispondere con fermezza alla sfida della malattia. Ammalarsi non è una sfortuna, la sfortuna è lasciarsi sconfiggere dalla malattia» (Le cinque guide eterne, Esperia, 63)
È importante anche l’incoraggiamento costante che si crea intorno alle persone che stanno affrontando una malattia: questo le aiuta a trovare la forza per mantenere un atteggiamento combattivo e vincente.
Nella lezione della serie Verso un secolo di salute, Sensei cita un episodio di quando Toda incoraggiava le persone sulla malattia. Egli guardava in viso la persona che aveva di fronte, per vedere se aveva l’ichinen di lottare contro la malattia oppure aveva l’atteggiamento di appoggiarsi agli altri, o un atteggiamento passivo, di rassegnazione. In questi casi, era molto severo.
Poi racconta di quando lui stesso era malato di tubercolosi e il medico diceva che non sarebbe vissuto oltre i trent’anni.
Toda un giorno gli disse: «Daisaku, tu non hai un grammo di forza vitale. Se la tua forza vitale è debole sarai sconfitto» (Verso un secolo di salute, Esperia, 11).
Lo portò quindi davanti al Gohonzon e cominciò a recitare Daimoku accanto a lui, come il ruggito del leone. Sensei sentì l’incoraggiamento severo e compassionevole di Toda, sentì il suo “ruggito del leone” per aiutarlo a sconfiggere il demone della malattia, e sentì emergere un nuovo coraggio e la forza di un leone all’attacco. Così è riuscito a vincere sulla malattia per adempiere la sua missione per kosen-rufu.
Nichiren Daishonin spiega così il termine “ruggito del leone”: «Il “ruggito” è il suono del maestro e dei discepoli che recitano all’unisono» (ibidem): questo è il Daimoku che ci permette di vincere su qualsiasi difficoltà, su qualsiasi tempesta.
Recentemente, durante un corso in Giappone, sono venuta a conoscenza dell’esperienza di una donna a cui un anno fa è stato diagnosticato un tumore intestinale molto grave.
Lei ha scritto una lettera commovente in cui dice: «Quando recito Daimoku e studio il Gosho L’eredità della legge fondamentale della vita, in particolare la frase: “Le persone che avevano udito la Legge dimorano in varie terre rinascendo di continuo insieme ai loro maestri” (RSND, 1, 191), provo una profonda gratitudine e sento la determinazione di vivere come discepola che riesca a rinascere insieme al maestro, per sempre. In passato ho recitato Daimoku per tanti compagni di fede, ora tanti compagni sostengono me con il loro Daimoku. Quando mi sveglio al mattino mi sento felice, e la sera sono piena di gratitudine. Quando leggo le guide in cui si parla del centesimo anniversario della Soka Gakkai, è come se Sensei mi dicesse: “Viviamo fino in fondo, mirando al 2030!”».
Dal punto di vista medico, la condizione di salute di questa donna è davvero critica, ma lei non è sconfitta perché nel suo cuore c’è il maestro. È questo che le permette di vivere bene in ogni istante. Questa è la forza della preghiera basata sul voto, che fa sì che nessuna malattia sia un ostacolo e che ci permette di vincere in qualsiasi circostanza.
Come scrive Sensei:
«Finché continueremo a recitare il ruggito del leone di Nam-myoho-renge-kyo, in accordo con le parole del Daishonin “le sfortune si trasformeranno in fortuna”, riusciremo senza alcun dubbio a cambiare il veleno in medicina e a trasformare il nostro karma. Nulla può competere con il potere del ruggito del leone di Nam-myoho-renge-kyo recitato dai maestri e dai discepoli Soka» (Ibidem)
Per approfondire
1. Le cinque guide eterne (Esperia, pubblicate anche su BS, 180-181-182)
2. Verso un secolo di salute (Esperia, pubblicato anche su BS, 201-202-203)
3. Il bene più prezioso (Esperia)
4. L’essenza dell’uomo (Sperling&Kupfer editori)
5. Gioia nella vita, gioia nella morte – affrontare le quattro sofferenze (Esperia)
