Durante il summit europeo Daniele ha incoraggiato i partecipanti con la sua toccante esperienza di fede. Grazie alla relazione di non dualità con il maestro Ikeda e al sostegno dei compagni di fede ha potuto approfondire il significato del dolore per la perdita delle due figlie e ha trovato la forza di andare avanti per realizzare il suo sogno di una famiglia armoniosa
Ho conosciuto la Soka Gakkai nel 2001, a ventuno anni, grazie a un amico. L’atmosfera che respirai alla prima riunione di zadankai era diversa da qualsiasi cosa avessi mai provato.
Ho sperimentato l’incommensurabile potere della preghiera al Gohonzon molte volte nei miei primi tredici anni di pratica, superando molti ostacoli e ottenendo grandi risultati. Ad esempio, mi sono laureato in Architettura nonostante la mancanza di fiducia in me stesso, ho incontrato una moglie meravigliosa e ho creato insieme ad altri membri del Gruppo giovani la campagna Senzatomica che è diventata il più grande movimento di persone comuni contro le armi nucleari in Italia, e attualmente è un’area di cui sono responsabile nel mio lavoro per la Soka Gakkai.
Non sapevo che la mia più grande prova di fede doveva ancora arrivare.
L’8 novembre 2014 ho ricevuto una telefonata dal primario del reparto di neonatologia dove mia figlia, nata con dieci settimane di anticipo, si trovava in terapia intensiva. Mi chiamò per dirmi che non ce l’aveva fatta, ci aveva lasciato solo un paio di minuti prima. Era vissuta nove giorni.
Ho dovuto raccogliere tutto il coraggio che avevo e dirlo a mia moglie Danielle.
Poi, un attimo prima che l’ondata di sofferenza che io chiamo lo “tsunami nero” mi investisse, ho pensato al presidente Toda e al presidente Ikeda. Il primo e unico pensiero, a cui mi sono aggrappato con tutto il cuore, è stato che i miei maestri erano consapevoli del dolore che stavo provando, avendo vissuto loro stessi la perdita rispettivamente di una figlia e di un figlio.
Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire che nel momento in cui senti di aver perso tutto e nulla ha più senso nella tua vita, l’unica cosa che rimane – ed è la forza più potente che abbia mai sperimentato – è la non dualità di maestro e discepolo.
Ciò che mi commuove ancora oggi fino alle lacrime è il sostegno che Danielle e io abbiamo ricevuto da parte di così tante persone che hanno condiviso la nostra sofferenza come se fosse la propria. Di conseguenza siamo stati protetti in molti modi e i miei genitori e mia sorella, che non praticano, hanno potuto comprendere profondamente il significato della Soka Gakkai.
Qualche mese dopo mia moglie e io abbiamo avuto la fortuna di ricevere in regalo un viaggio e, con il desiderio di rinnovare il nostro voto per kosen-rufu, abbiamo scelto di andare in Giappone e di visitare oltre al Daiseido, alcuni dei luoghi di cui parla Sensei ne La nuova rivoluzione umana.
Portai con me l’autobiografia di Herbie Hancock, musicista jazz e membro della SGI-USA. Un episodio da lui condiviso, unito al desiderio di cercare il cuore del mio maestro, mi ha permesso di giungere a una comprensione più profonda di ciò che era accaduto con la scomparsa della nostra preziosa figlia.
Negli anni ’60 Herbie Hancock si trovava sul palco a suonare il piano nel quintetto di Miles Davis. A un certo punto, sbagliò un accordo. Per lui era un disastro e si sentì come se avesse rovinato l’intero concerto. Tuttavia, Herbie racconta:
«Miles si ferma per una frazione di secondo, quindi suona delle note che non so come, per miracolo, fanno sembrare giusto il mio accordo. In quell’attimo, credo proprio di essere rimasto letteralmente a bocca aperta. Che razza di stregoneria era? Da lì Miles spiccò il volo, sfoderando un assolo che portò il brano in una direzione nuova. […] Mi ci vollero anni per capire cos’era successo sul palco in quel momento. Non appena suonato l’accordo, l’avevo giudicato: nella mia mente era l’accordo “sbagliato”. Miles invece non l’aveva giudicato: gli era capitato di sentire quel suono e immediatamente l’aveva raccolto come una sfida: Come posso inquadrare quell’accordo in ciò che stiamo facendo?» (Herbie Hancock, Possibilities – L’autobiografia, 8).
Dopo aver letto queste parole, mi sono reso conto che avevo giudicato la morte di Sophia Misaki come “un accordo sbagliato” nella nostra vita.
Il maestro Daisaku Ikeda scrive:
«Dovremmo anche imparare da come le persone muoiono. Quelli che sono morti possono essere considerati i nostri “anziani nella vita”, anche se sono più giovani di noi, perché ci hanno preceduto nell’esperienza della morte» (D. Ikeda, SSdL, 2, 201).
Grazie all’incoraggiamento del mio maestro, ho capito che esisteva la possibilità di vivere quell’esperienza in modo diverso e non come qualcosa di sbagliato.
In altre parole, potevo utilizzarla per creare un valore e una felicità ancora maggiori, per me stesso e per sostenere gli altri.
A settembre 2015, durante un corso SGI dei giovani, Danielle e io e abbiamo incontrato Sensei insieme a sua moglie Kaneko, e la cosa incredibile è che mi sono trovato davanti a lui con Herbie Hancock al mio fianco e tanti miei amici intorno a me.
Nel 2018, dopo tanto Daimoku, incoraggiamenti e attività, mia moglie e io abbiamo sperimentato di nuovo quello “tsunami nero” di sofferenza.
Il 31 ottobre Norah Yukie, la nostra seconda figlia, anche lei in anticipo di dieci settimane, è morta poche ore dopo la nascita. Siamo rimasti scioccati. Sentivo che tutti i nostri compagni di fede erano in lutto con noi ed erano scioccati come noi.
È stato in quel momento cruciale che abbiamo iniziato a dubitare e a chiederci perché fosse successo di nuovo.
Tutti ci hanno sostenuto con tutto il cuore. Ricordo che mi sedetti per chiedere una guida personale a un mio responsabile e piangemmo insieme. Non dimenticherò mai quel momento.
C’è anche un passaggio che ho inciso nel mio cuore e che è diventato il mio faro di speranza, condiviso da un altro responsabile dopo un lungo viaggio per venire a trovarci a casa. Nella serie Impariamo da La nuova rivoluzione umana, Hiromasa Ikeda scrive:
«Riguardo al principio di “assumere volontariamente il karma appropriato”, Sensei ha affermato che esso “rappresenta la conclusione della teoria della trasformazione del karma nel Buddismo”. In altre parole, è il modo di vivere basato sul concetto di “trasformare il karma in missione”. Tutto ciò che accade nella vita ha sicuramente un significato.
Il modo di vivere di un praticante buddista sta nel cercare e trovare questo significato» (NR, 638).
Questa guida mi ha permesso di sentire un barlume di speranza appena una settimana dopo la perdita di Norah Yukie. Sentivo che c’era speranza nella possibilità di trovare un giorno un significato profondo nella vita e nella morte di entrambe le nostre figlie. Siamo stati incoraggiati a pregare vigorosamente per trovare questo significato davanti al Gohonzon.
Una cosa che è emersa da questo Daimoku è stato il desiderio e il coraggio di riprovare. All’inizio del 2022 mia moglie rimase incinta. E l’8 ottobre, cinque settimane prima della data prevista, inaspettatamente si ruppero le acque. Cominciammo a vivere lo stesso terribile film vissuto già due volte.
La sera nacque Lilibeth Masayo, che fu portata nello stesso reparto di terapia intensiva dove era deceduta Norah Yukie.
È difficile dire quanta paura abbiamo avuto ma non ho mai perso la speranza grazie al dialogo costante nel mio cuore con il maestro.
A causa delle restrizioni dovute al Covid, non potevamo rimanere con lei in ospedale la notte.
Ho dovuto lottare contro la paura di non poter essere lì con lei e di ricevere un’altra telefonata, come era successo in precedenza.
Questa volta, quando stavo per uscire dalla stanza, mi sentii chiamare dalla coordinatrice del turno di quella sera. Era Giulia, che non vedevo da tre anni e a cui avevo fatto shakubuku dieci anni prima… nel frattempo era diventata un’infermiera molto capace. Tornai a casa dall’ospedale con la sensazione di aver lasciato Lilibeth Masayo con una persona di famiglia.
Solo sei giorni dopo la terapia sub intensiva, Danielle e io abbiamo potuto lasciare l’ospedale con nostra figlia. Ora è una bambina sana, felice e paffuta.

Entrambi sentiamo che non è solo “nostra figlia” ma il risultato del Daimoku di tutti i nostri compagni e compagne di fede!
In questi ultimi otto anni ho capito più volte perché Toda ha definito la Soka Gakkai più preziosa della sua stessa vita. Non posso immaginare un’altra organizzazione in grado di sostenere qualcuno nell’affrontare e trasformare un tale karma!
Sensei afferma che «i tesori del cuore non vengono mai distrutti nelle tre esistenze di passato, presente e futuro, e che il palazzo della vera felicità è racchiuso dentro di noi» (NRU, 30, 165).
Poiché questo è l’Anno dei giovani e del trionfo, Danielle e io vorremmo condividere la nostra determinazione per Lilibeth Masayo.
Uno dei significati dell’ideogramma yo, del nome Masayo che Sensei ha dato a nostra figlia, è “mondo”; perciò desideriamo che nostra figlia cresca come una persona che incarni davvero ciò che significa essere una cittadina del mondo. Che possa crescere felice, sana e pienamente consapevole della sua missione come discepola di Sensei. Una bambina fortunata che ami praticare il Buddismo!
