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Cosa significa l’espressione “Io sono Nam-myoho-renge-kyo”? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Cosa significa l’espressione “Io sono Nam-myoho-renge-kyo”?

Domanda di Stefano T.

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Risposta a cura di Roberto Francini, coordinatore del Comitato nazionale di studio

L’affermazione che la nostra stessa vita è Nam-myoho-renge-kyo è un principio di fede fondamentale dell’insegnamento di Nichiren Daishonin che indica l’atteggiamento corretto da avere per ottenere l’Illuminazione, ovvero realizzare la nostra personale rivoluzione umana.
Per comprenderne il significato dobbiamo risalire alla prima, in ordine di tempo, tra le lettere inviate dal Daishonin ai suoi discepoli: Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, scritta nel 1255, due anni dopo la proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo.
Leggiamo in questa lettera:

«La vita in ogni singolo istante permea l’intero regno dei fenomeni e si manifesta in ognuno di essi. Quando ci risvegliamo a questa verità abbiamo compreso la mutua compenetrazione tra un singolo istante di vita e tutti i fenomeni. Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un insegnamento inferiore. […] Raggiungere la Buddità in questa esistenza sarebbe dunque impossibile. Perciò, quando invochi myoho e reciti renge devi sforzarti di credere profondamente che Myoho-renge-kyo è la tua stessa vita» (RSND, 1, 3).

Qui compare per la prima volta il principio secondo cui Myoho-renge-kyo è la nostra stessa vita.
è importante notare che gli ideogrammi tradotti come “stessa vita”, nel testo originale significano letteralmente “ogni singolo istante di pensiero” o “di vita”.
Espressioni analoghe ricorrono più volte in questo Gosho e nella lingua originale sono espresse con un solo carattere (kokoro), che racchiude i concetti di “vita”, “mente” e “cuore”. Ikeda spiega che recitare Nam-myoho-renge-kyo significa entrare in comunione con la Legge mistica; è la pratica buddista per fondere le nostre vite con essa e al tempo stesso è una battaglia per vincere l’oscurità interiore che impedisce questa fusione.
Recitare Daimoku è un’azione con la quale affermiamo di essere intrinsecamente entità di Myoho-renge-kyo.
Credere che Myoho-renge-kyo è l’entità di ogni nostro singolo istante di vita ci rimanda a una concezione dinamica della vita in cui noi, come praticanti, ingaggiamo una lotta per fare ritorno alla nostra vera identità originale e attingere, istante dopo istante, alla forza vitale innata che possediamo sin dal tempo senza inizio (cfr. lezione di D. Ikeda su Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, Esperia, pag. 31).
Da una parte il Daishonin ci esorta a “credere profondamente” in questa verità, dall’altra sta a noi consolidare nella nostra vita questo tipo di fede.
Come possiamo farlo? Attraverso il potere della nostra voce che recita Nam-myoho-renge-kyo possiamo collegare le nostre vite con la Legge mistica che pervade tutti i fenomeni dei tremila regni racchiusi in un istante di vita.
Quale atteggiamento nella fede dobbiamo avere per percepire la Legge mistica dentro di noi?
Il presidente Toda affermava che l’azione di propagare la Legge significa credere fermamente che la nostra vita non è altro che Nam-myoho-renge-kyo.
In questo modo la pratica per noi stessi, ovvero la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, unita alla pratica per gli altri, cioè la propagazione della Legge, sono il mezzo per richiamare la natura di Budda originariamente presente nella nostra vita. Dunque, se manteniamo una fede profonda basata sulla convinzione che «io sono Myoho-renge-kyo», potremo affrontare qualsiasi problema con coraggio e manifestare in ogni circostanza la saggezza e la compassione proprie di una vita dedita al grande voto di kosen-rufu.

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