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Il cambiamento che parte da me - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:53

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Il cambiamento che parte da me

Rosetta Romeo Torino

Dopo pochi mesi di pratica buddista Rosetta supera la malattia che la attanagliava da anni. Presto però dovrà affrontare una nuova sfida legata alla sofferenza dei figli. Portando avanti la sua personale rivoluzione umana, passo dopo passo, arriva a percepire una sincera gratitudine che le permette di trasformare completamente la situazione

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Dopo pochi mesi di pratica buddista Rosetta supera la malattia che la attanagliava da anni. Presto però dovrà affrontare una nuova sfida legata alla sofferenza dei figli. Portando avanti la sua personale rivoluzione umana, passo dopo passo, arriva a percepire una sincera gratitudine che le permette di trasformare completamente la situazione

Ho incontrato il Gohonzon in un momento di grande sofferenza. All’età di ventiquattro anni ero rimasta vedova con una figlia di quindici mesi. Dopo dieci anni conobbi il mio attuale marito, che aveva una figlia dal suo precedente matrimonio e dalla nostra unione nacque un altro figlio. Nel ’98, dopo pochi mesi, ho incontrato il Buddismo.
La mia vita era profondamente malata, ero afflitta da attacchi di panico da dieci anni, alla continua ricerca di una medicina per debellare questa malattia così invalidante. Dopo il primo zadankai, che aveva come argomento il coraggio, iniziai subito a fare un’ora di Daimoku al giorno e a studiare il Buddismo. Non perdevo una riunione.
In soli tre mesi di pratica costante debellai gli attacchi di panico e qualsiasi tipo di psicofarmaco. La gioia di questa prova concreta era tale che parlavo del Buddismo a colleghi, amici e parenti, e molti di loro iniziarono a praticare. Via via raggiungevo obiettivi che ritenevo impossibili, come ritrovare il dialogo con mio padre e con mio fratello, ma il mio pensiero costante era rivolto a mia figlia: volevo vederla felice, era diventata la mia ossessione e io la sua, ero iperprotettiva.
Sin dall’età scolare infatti, lei manifestava la sua sofferenza attraverso la malattia: coliche addominali che ci conducevano spesso in ospedale, depressione. Si trascinava dal letto al divano piangendo tutti i giorni, anoressia, una psoriasi così grave che le piaghe le facevano infezione… Sono stati anni infernali, ma le mie compagne di fede non hanno mai smesso di incoraggiarmi e sostenermi con il Daimoku… la mia meravigliosa famiglia Soka!
Vivevo nella paura che potesse farsi del male e continuavo a praticare disperatamente, “chiedendo” al Gohonzon che mia figlia diventasse forte, coraggiosa e felice. Mi fu consigliato di approfondire il Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, dove Nichiren Daishonin scrive: «Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo, ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica, ma un insegnamento inferiore» (RSND, 1, 3).
Recitai tantissimo Daimoku, fino a che mi fu chiaro che il cambiamento doveva partire da me. Ero io che dovevo diventare coraggiosa, forte e felice!
Per la prima volta sentii di non essere più ricattabile, al punto che una sera, dopo una litigata furiosa, mia figlia ormai ventenne uscì di casa dicendo che si sarebbe suicidata, dando voce alla mia paura di sempre.
Eppure in quel momento ho sentito che non avrei più permesso alla paura di manipolarmi: credevo nella vita, così la lasciai andare con una forza e una fede mai avute prima.
Dopo qualche ora mia figlia tornò a casa e da quel momento le cose cominciarono a cambiare, tanto che negli anni a seguire ha ricevuto il Gohonzon, è diventata la direttrice di un supermercato, si è sposata e adesso ha due bambini meravigliosi.
Mio figlio intanto cresceva e con lui i problemi. Diventava sempre più ribelle, si sentiva oppresso dal mio modo di fare (l’ho capito solo in seguito): non lo lasciavo scegliere, non lo lasciavo sbagliare, non lo lasciavo crescere. Iniziò a non avere rispetto per la sua vita. Non portava a termine niente, io lo consideravo una causa persa e non perdevo occasione per invidiare gli altri genitori.
Il mio karma si ripresentava.
Mio figlio cominciò a frequentare compagnie sbagliate, non sempre tornava a casa, spesso dormiva di giorno con il risultato di perdere il lavoro. Ha avuto anche due incidenti in macchina.
Le nostre giornate erano diventate pericolose. A volte temevo per me e mio marito, ma anche per lui, che ha tentato due volte il suicidio. Tuttavia, la mia rivoluzione umana andava avanti, impercettibile, mattoncino su mattoncino.
Nonostante tutto, avevo sempre a cuore la prima guida eterna della Soka Gakkai: “Fede per realizzare una famiglia armoniosa”.
Anche se sembrava irraggiungibile, mi sforzavo di essere il sole della famiglia e non perdevo occasione di incoraggiare le altre madri disperate come me.
Nel frattempo avevo accettato la responsabilità di gruppo e poi di settore, certa che fossero grandi occasioni per portare avanti il mio voto per kosen-rufu.
In un periodo in cui mio figlio non si alzava più dal letto, schiacciata da una sofferenza insopportabile andai davanti al Gohonzon e finalmente dissi “basta!”. Non esisteva solo mio figlio, lui era una parte della mia vita, non tutta la mia vita; c’ero anch’io, c’era kosen-rufu da realizzare. Mi risvegliai alla mia missione e ripresi in mano la responsabilità di settore che avevo accettato con tanta gioia e gratitudine, ma che avevo perso di vista perché vivevo concentrata solo sui miei problemi.
Iniziai a dedicarmi alle donne del mio settore e incoraggiando loro compresi ancora una volta che per cambiare il mio ambiente dovevo cambiare io.
Davanti al Gohonzon sentii una profonda gratitudine per avere un figlio come lui. Tutto il rancore si sciolse, chiesi scusa alla mia e alla sua vita e mi sentii finalmente libera di amarlo così come era, con la consapevolezza che era una persona di grande valore e che dovevo lasciarlo libero di decidere e anche di sbagliare.
Nell’estate del 2020, in piena pandemia, dopo aver inviato di nuovo vari curriculum, lo chiamarono per un colloquio online per un posto a Parigi di aiuto cuoco, sua grande passione. Il 25 agosto è partito per Parigi senza conoscere nessuno, neanche la lingua, con il panico a mille. Marco ha spiccato il volo!
Era davvero difficile per me tenere tutto sotto controllo a distanza, per cui ho determinato che affrontasse le sue difficoltà basandosi sul Buddismo e lui ha iniziato a praticare. A volte recitiamo Daimoku insieme a distanza.
In questi due anni gli ho trasmesso tutto il mio amore e la mia stima, in tutti i modi possibili. Finalmente la realtà è limpida: ho un figlio di grande valore, amorevole, capace, resiliente, rispettoso e molto responsabile nel lavoro.
Nel frattempo la figlia di mio marito ha ricevuto il Gohonzon e anche mio marito ha iniziato a praticare costantemente. E a giugno del 2020 ha adottato formalmente mia figlia in tribunale, con grande gioia di tutta la famiglia.
Oggi la mia determinazione costante è far conoscere il Buddismo ai giovani, perché sono il nostro futuro, sono la nostra speranza.

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