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Felici insieme agli altri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:29

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Felici insieme agli altri

La pratica dello shakubuku è un aspetto centrale del Buddismo e del processo di rivoluzione umana. Trasmettere la Legge mistica agli altri per alcuni è un’azione naturale, per altri è una grande sfida. Ma il Buddismo insegna che solo attraverso questo impegno sincero e costante per la felicità degli altri possiamo cambiare radicalmente il nostro karma, diventare noi stessi felici e contribuire davvero al cambiamento della società

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La pratica dello shakubuku è un aspetto centrale del Buddismo e del processo di rivoluzione umana. Trasmettere la Legge mistica agli altri per alcuni è un’azione naturale, per altri è una grande sfida. Ma il Buddismo insegna che solo attraverso questo impegno sincero e costante per la felicità degli altri possiamo cambiare radicalmente il nostro karma, diventare noi stessi felici e contribuire davvero al cambiamento della società.
In queste pagine approfondiamo il significato della pratica di shakubuku e lo spirito che ne sta alla base, cercando ispirazione nelle parole del maestro Ikeda e nelle esperienze di alcuni compagni di fede, “campioni e campionesse di shakubuku” che si sono sfidati e continuano a sfidarsi portando tante persone a ricevere il Gohonzon

In questi anni ognuno di voi si è impegnato tantissimo nello shakubuku… in totale voi quattro avete accompagnato a ricevere il Gohonzon oltre ottanta persone! Potete raccontarci come mettete in pratica lo spirito di shakubuku nella vostra vita?

Serena: Specialmente all’inizio, lo shakubuku per me era la cosa più difficile! Fare shakubuku richiede di tirare fuori tutto il coraggio per aprire la mia vita agli altri e lottare contro la mia oscurità fondamentale, contro la sfiducia.
Una volta una responsabile mi incoraggiò a trasformare la mia vita attraverso lo shakubuku. Mi disse di recitare Daimoku per diventare una calamita per tutte le persone che stavano cercando il Buddismo. Quando faccio Daimoku così, sento che il mio più profondo desiderio è quello di vivere in un mondo pacifico in cui l’amicizia, il dialogo, il sostegno reciproco e il rispetto dell’individualità di ciascuno siano i valori portanti. Chi non vorrebbe vivere in un mondo così?

Paola: Innanzitutto parto dal Daimoku e dal legame con il maestro Ikeda: mi ispiro alla sua vita e al suo esempio. Mi sforzo di mettere in pratica i princìpi del Buddismo nella vita quotidiana e cerco di correggere i pensieri basati sul piccolo io, desiderando sinceramente di essere felice insieme agli altri. Questo è per me lo spirito di shakubuku.

Simone: Tutto dipende da quanto sono nella scia della relazione “maestro-discepolo”! Shakubuku per me significa andare contro la mia tendenza alla superficialità nel vedere le cose, sforzandomi di mettere al primo posto il desiderio del maestro, che tutte le persone siano felici.
Recito Daimoku ogni giorno per avere occasione di fare shakubuku. Anche nei periodi più difficili, quelli in cui sembra non muoversi nulla, l’azione di shakubuku fa cambiare la prospettiva, è un “reset” della condizione vitale che mi fa prendere il volo!

Lorenzo: Ogni volta che incontro una persona e la ascolto, mi viene spontaneo condividere questo insegnamento di gioia e speranza.
È come quando ti succede una cosa bellissima: la prima cosa che fai è condividerla con le persone a cui vuoi bene… e con lo stato vitale alto vuoi bene a tutti!
Non posso fare a meno di pensare: “E se quella signora dieci anni fa non mi avesse parlato del Buddismo, io oggi come starei? Non posso permettere che si soffra inutilmente, la felicità è davvero a portata di mano!”. So cosa vuol dire vivere senza luce e non voglio permettere che qualcun altro ne soffra, visto che esiste un mezzo così accessibile come Nam-myoho-renge-kyo! Mantenendo questa decisione, parlare agli altri diventa una cosa molto naturale, abbattendo le distanze, i ruoli o i contesti sociali.

Che difficoltà incontri nel parlare agli altri del Buddismo?

Lorenzo: La cosa difficile è il primo passo, quando hai paura di essere invadente, di sentirti giudicato. Ma a nulla serve la mia felicità se non ne crea altrettanta nelle altre persone! Il Buddismo ci insegna a creare dialoghi e amicizia in ogni dove, e in ogni dialogo iniziato con questo spirito è racchiuso il cuore della pace nel mondo: tutto parte dal coraggio di fare il primo passo.

Paola: Non mi rimane difficile parlare di Buddismo ma sento che la modalità e il linguaggio con cui comunico con le persone sono molto importanti. Nulla è costante nella vita, se non il cambiamento. Anche il modo in cui mi rivolgo agli altri può e deve cambiare. Sensei lo dimostra continuamente. Per questo l’ascolto è fondamentale.

Simone: Quando ho iniziato a praticare trovavo difficile parlare agli altri del Buddismo: mi ritrovavo sempre a pensare che stavo facendo proselitismo… In seguito, grazie all’esempio e all’incoraggiamento dei miei compagni di fede nello shakubuku, ho cominciato a farlo con naturalezza, un po’ come quando, colpito da un bel film, lo consigli a un amico.

Serena: La mia difficoltà più grande è la paura del giudizio degli altri, per questo fare shakubuku richiede molto coraggio. Non è facile perché non sai come quella persona potrà reagire, ma l’importante è piantare il seme. Lo sforzo di aprire ogni volta la mia vita verso l’altro, anche quando non ne ho tanta voglia, porta sempre una svolta decisiva nella mia giornata, e conseguentemente nella mia vita.

Che benefici hai sperimentato grazie alla pratica di shakubuku?

Paola: Per me fare shakubuku è la possibilità di dare costantemente valore alla vita, anche nei momenti più oscuri. Facendo brillare l’esistenza dell’altro, di fatto, illuminiamo la nostra vita.

Lorenzo: Quando i problemi prendono il sopravvento e si indebolisce il mio stato vitale, rileggo gli scritti del Daishonin e dei nostri maestri, che mi ricordano qual è il motivo della mia missione su questa terra: essere felice e lottare perché tutti lo siano. Rivedo immediatamente quanto tutto ciò che mi preoccupa non sia altro che materiale prezioso per lavorare per la mia felicità e per quella altrui. Il desiderio di fare shakubuku è di per sé un beneficio enorme, perché mi permette di dare le giuste priorità nella vita, con la forza e la voglia di viverla al massimo.

Serena: Credo che il più grande beneficio sia la trasformazione radicale del mio stato vitale.
Prima ero completamente chiusa in me stessa e non avevo alcuna voglia di avvicinare le altre persone, a meno che non fosse necessario. Sfidarmi nello shakubuku mi ha permesso di riconoscere la preziosità della mia vita e della vita degli altri. Ogni volta è come se stessi facendo shakubuku di nuovo anche a me stessa, e il mio stato vitale cambia istantaneamente.

Simone: Tutti i benefici che ho avuto nella mia vita di praticante, in un modo o nell’altro, passano per lo shakubuku: l’incontro con mia moglie, l’armonia in famiglia, il lavoro, i viaggi, la salute. Tutto ha origine dal desiderio di shakubuku!

Puoi raccontarci una tua esperienza di shakubuku che ti è rimasta nel cuore?

Serena: Qualche anno fa stavo soffrendo per via della fine di una relazione e un giorno feci lo sforzo di uscire di casa e andare a incoraggiare una mia amica che aveva iniziato da poco a praticare e stava soffrendo per un problema lavorativo. Sentivo una sofferenza incredibile nel cuore, ma mentre parlavo con lei del Buddismo ricordo che iniziai a sentire una profonda gioia e uno stato vitale possente, nonostante la mia grande sofferenza fosse ancora lì. Capii profondamente che la nostra felicità o infelicità non è determinata da ciò che accade nella nostra vita, ma è tutta una questione di stato vitale, e lo shakubuku è la via più diretta per accedere alla più alta condizione vitale! Quel giorno la mia amica decise di ricevere il Gohonzon.

Simone: Una volta parlai del Buddismo a una mia amica che stava affrontando una grande sofferenza. Iniziò a praticare, ma poi per varie vicissitudini persi le sue tracce. Ho sempre continuato a recitare Daimoku per la felicità delle persone a cui ho parlato della pratica, come innaffiando dei semi… Dopo quattro anni ero a un corso giovani a Trets, il Centro culturale europeo, e con mia enorme sorpresa in mezzo a centinaia di giovani la incontrai lì, insieme alla SGI Belgio. Si era trasferita lì e aveva ricevuto il Gohonzon: era raggiante!

Paola: Non ho un’esperienza, ne ho infinite: non saprei quale scegliere. Ciò che mi rende più felice è la certezza che quando piantiamo un seme, sicuramente germoglierà.
Ci sono persone che hanno ricevuto il Gohonzon anche dopo trent’anni. Questo è l’effetto della fiducia che noi mettiamo nel fare shakubuku.

Lorenzo: L’esperienza più bella che ho nel cuore è quando ho parlato del Buddismo al mio migliore amico. Ovviamente già più volte nel corso degli anni era uscito il discorso, lo avevo anche portato al Centro culturale, ma non si era mai dimostrato realmente interessato e in fondo io non credevo che potesse esserlo. Un giorno mi regalò un libro di politica. Lì vidi con chiarezza come siamo tutti in cerca di una filosofia che ci guidi… Noi siamo fortunati ad averla trovata, non possiamo tenercela per noi!
In quel momento feci un respiro profondo, lo ringraziai del regalo e gli dissi: «Voglio parlarti del mio maestro». Fu un dialogo bellissimo, alla fine del quale mi disse: «Ma perché tutte queste cose non me le hai dette prima?».
Già… Perché?
Decise di venire con me alle riunioni, ricevette il Gohonzon e andammo persino a fare shakubuku insieme ad altri amici del nostro gruppo, che in seguito hanno ricevuto il Gohonzon.

In che modo possiamo sostenere una persona fino alla decisione di ricevere il Gohonzon?

Serena: Io parto sempre da un Daimoku sincero per la felicità della persona, affinché possa fare l’esperienza più significativa per la sua vita, e mi sforzo di condividere con lei come mi sto sfidando nella mia pratica personale. Il presidente Ikeda ci incoraggia a stabilire un legame di amicizia attraverso il dialogo con le persone.
È importante che la persona si senta accolta per quello che è, che si senta libera di condividere con noi le sfide che sta affrontando con il Daimoku, con i suoi tempi e le sue modalità, che a volte sono diverse dalle nostre. È anche importante che la persona riesca a creare legami con i membri e i responsabili del suo gruppo, in modo che possa avere più spunti e confrontarsi anche con altre persone.

Simone: Il nostro sostegno è davvero importante ma, allo stesso tempo, la decisione profonda scaturisce sempre dalla loro vita! Io recito Daimoku per far sì che ricevano benefici, sperimentino la loro prova concreta e possano formulare il grande voto di kosen-rufu e ricevere il Gohonzon!

Paola: Per me la sfida è non dimenticare mai la persona nel suo percorso di crescita, non ossessionarla e rispettarne la diversità, senza mai perdere di vista l’obiettivo di brillare insieme.

Lorenzo: Accompagnare un amico a ricevere il Gohonzon per me significa entrare in connessione profonda con lui, allenarmi ad aprirmi, proprio così come sono, per arrivare a toccare il suo cuore e imparare ogni volta ad ascoltare il suo. Significa allenarmi a credere che nessuna situazione è troppo difficile per essere trasformata con la fede, che al di là delle differenze individuali abbiamo tutti lo stesso obiettivo, e soltanto insieme possiamo raggiungerlo. Credo profondamente che poter praticare e tessere questo tipo di legami sia di per sé l’enorme beneficio del Buddismo, che ci permette di trasformare ogni altro aspetto della vita.

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Lo spirito di shakubuku

«Lo spirito della condivisione del Buddismo con gli altri non è altro che lo spirito compassionevole che ci porta a insegnare agli amici e alle persone che incontriamo la via per trionfare sulla sofferenza e realizzare una felicità indistruttibile. È il coraggio di abbracciare l’insegnamento corretto del Buddismo, senza timori.
È anche il forte desiderio di lucidare e sviluppare la propria vita, la motivazione per migliorare se stessi, aspirando a compiere la propria rivoluzione umana e a conseguire la Buddità in questa esistenza. Le attività della Soka Gakkai assumono varie forme, dalla diffusione degli insegnamenti del Daishonin alle riunioni di discussione, dallo studio del Buddismo alla promozione degli abbonamenti alle riviste. Tuttavia, lo scopo di tutte queste attività è kosen-rufu e la loro forza motrice è lo spirito di condividere il Buddismo con gli altri. Se si perde questo spirito fondamentale, le attività diventano superficiali e insignificanti.
Quando condividiamo il Buddismo di Nichiren Daishonin con le persone intorno a noi, spinti dal desiderio di vederle felici, tutte le nostre attività saranno permeate di questo spirito e la gioia emergerà da dentro di noi. Quando ciò accade, le nostre interazioni con gli altri li porteranno naturalmente a stabilire un legame con il Buddismo. […] È quindi importante la decisione di trasmettere il Buddismo agli altri, che è lo spirito dei Bodhisattva della Terra» (D. Ikeda, NRU, 25, 269).

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Il punto chiave

«Il punto chiave è recitare Daimoku affinché l’interlocutore percepisca la nostra sincerità. Dalla preghiera sorgono la saggezza, la fiducia e la gioia. Fare shakubuku non è facile, ma se siamo consapevoli del fatto che ciò porterà un’incredibile felicità e grandi benefici sia a noi sia agli altri, niente può essere fonte di gioia maggiore.
Toda era solito dire: “Shakubuku non deve essere fonte di angoscia. Al contrario, deve essere realizzato con gioia”.
Mentre alcuni credono e capiscono immediatamente, per altri accettare questa fede non è affatto naturale. Ma non dobbiamo essere impazienti.
Qualunque sia il risultato immediato dei nostri sforzi, non c’è alcun dubbio che riceveremo grandi benefici per aver pregato sinceramente ed esserci sforzati di parlare della nostra fede buddista. E proprio perché shakubuku non è affatto facile, questa azione ci dà l’opportunità di far scaturire e sviluppare la nostra saggezza. Se piantiamo il seme, con il tempo sboccerà senz’altro il fiore» (D. Ikeda, SSDL 1, 405).

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Fare shakubuku porta benefici anche a noi stessi

«Come scrive il Daishonin: “Se si accende un fuoco per gli altri, si illuminerà anche la propria strada“ (Sulle tre virtù del cibo, RSND, 2, 996).
Quando facciamo qualcosa per gli altri rechiamo beneficio anche a noi stessi, illuminando il nostro e il loro futuro. Arrecare beneficio agli altri significa apportarlo anche a noi stessi. Quando noi praticanti del Buddismo di Nichiren Daishonin preghiamo e agiamo per la felicità altrui, espandiamo il nostro stato vitale e portiamo avanti la nostra rivoluzione umana insieme a loro. Perciò impegnarsi nella pratica del bodhisattva è una fonte di gioia incomparabile che a sua volta genera una reazione a catena di gioia» (D. Ikeda, BS, 214).

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Tutti i semi un giorno fioriranno

«Shin’ichi parlò della propagazione: “Per prima cosa, è importante pregare il Gohonzon con tutto il cuore di essere capaci di condividere gli insegnamenti del Buddismo con gli altri.
Quando lei prega in questo modo, le persone che stanno cercando il Buddismo appariranno nel suo ambiente. È anche fondamentale parlare della pratica al maggior numero possibile di persone.
Ovviamente, non c’è nessuna garanzia che qualcuna di loro si convertirà immediatamente.
Ma ciò che conta è che lei continui tenacemente ad approfondire i legami di amicizia con quelle persone, pregando ogni giorno per la loro felicità e continuando a dialogare con loro.
Se lei pianta i semi e li nutre con cura, sicuramente un giorno fioriranno e daranno frutti.
[…] In ogni caso, tutti i suoi sforzi per far conoscere agli altri il Buddismo del Daishonin le torneranno indietro come fortuna. Che l’altra persona cominci a praticare oppure no, lei sta tuttavia creando le cause per conseguire la Buddità.
[…] L’azione di diffondere gli insegnamenti del Daishonin – di sforzarsi di aiutare ogni persona a cambiare la propria vita al più profondo livello – è un gesto di suprema bontà che garantisce un futuro di eterna felicità”» (D. Ikeda, NRU, 13, 155).

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