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Il vero beneficio è non perdere la speranza - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:25

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Il vero beneficio è non perdere la speranza

Azzurra Bongiorno, Milano

Durante il corso nazionale giovani Azzurra ha raccontato l’esperienza di come è riuscita a trasformare completamente la sua convinzione di essere nata nella “famiglia sbagliata” arrivando a comprendere che il vero beneficio della pratica buddista non è l’assenza di problemi ma il coraggio e la saggezza che derivano dalla fede e che ci permettono di non arrenderci mai e trasformare completamente la nostra vita

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Durante il corso nazionale giovani Azzurra ha raccontato l’esperienza di come è riuscita a trasformare completamente la sua convinzione di essere nata nella “famiglia sbagliata” arrivando a comprendere che il vero beneficio della pratica buddista non è l’assenza di problemi ma il coraggio e la saggezza che derivano dalla fede e che ci permettono di non arrenderci mai e trasformare completamente la nostra vita

Quando ho iniziato a praticare il Buddismo, dieci anni fa, vivevo una difficile situazione familiare: mio padre, neurochirurgo e neuropsichiatra affermato, dopo la separazione con mia madre cadde in depressione e divenne dipendente dagli psicofarmaci. Iniziò a fare debiti con gli usurai. In pochi anni accumulò un milione e mezzo di euro di debiti. Io trovavo solo lavori precari dove non venivo pagata.
Chi mi parlò del Buddismo mi disse che potevo anche pormi obiettivi molto concreti.
Ero così disperata che iniziai subito a fare tre ore di Daimoku ogni giorno.
La mia vita era difficilissima: non avevo nemmeno i soldi per mangiare. Dopo quindici giorni che recitavo Daimoku, mi venne l’idea di come concludere un grande affare lavorativo. Il mio piano prese forma e andò in porto. Incoraggiata da questa esperienza, continuai con il Daimoku e mi buttai a fare attività per gli altri. Il lavoro aumentava e dopo quattro mesi decisi di ricevere il Gohonzon.
Intensificai sempre di più l’attività nella Soka Gakkai e iniziai a percepire la mia grande sofferenza: ero convinta di essere nata nella famiglia “sbagliata”, in cui c’era sempre qualcuno di cui occuparmi e mai nessuno che si occupasse di me.
Nei due anni successivi mio padre peggiorò e fu ricoverato.
Lo disintossicarono, e lui mi chiamò per chiedermi di andare a salutarlo: aveva paura che potesse essere l’ultima volta che ci vedevamo visto che gli usurai lo stavano cercando. Ricevetti un consiglio nella fede e mi fu suggerito di recitare Daimoku per riuscire a provare gratitudine nei suoi confronti e per la sua protezione. Dopo sei mesi, con mio stupore, sentii il desiderio di vederlo.
Ci incontrammo, dopo due anni che non ci vedevamo, lui aveva risolto gran parte dei suoi problemi, gli riparlai del Buddismo, verso cui era sempre stato molto ostile e, forse per compiacermi, cominciò a praticare. Questo mi portò ad avere una sincera gratitudine nei suoi confronti.
Imparai ad affidarmi al Gohonzon e a Sensei al cento per cento e a costruire piano piano una stabilità interiore. Mi sforzavo di dedicarmi il più possibile alle giovani donne della mia zona, impegnandomi nel recitare Daimoku, nello studio del Buddismo e nello shakubuku.
In quel periodo decisi di fare un’esperienza anche sul lavoro e collegai questo obiettivo personale a un obiettivo di shakubuku. Parlai della pratica a sessanta persone in meno di un anno, sette delle quali cominciarono a praticare. In quel periodo il mio fatturato aumentò del settanta per cento.
Nel 2017 mio padre ebbe un ictus dovuto al diabete ed entrò in coma. La sua glicemia era a 500. La situazione era molto critica e recitai tanto Daimoku, anche quattro ore al giorno, pensando alle parole di Nichiren Daishonin: «Un giorno di vita è molto più prezioso di tutti i tesori del sistema maggiore di mondi» (Il prolungamento della vita, RSND, 1, 848).
Dopo una settimana si risvegliò dal coma e le uniche parole che ricordava erano i nostri nomi e “Nam-myoho-renge-kyo”.
Incredibilmente da quel giorno la sua glicemia si stabilizzò a 120.
A causa dell’ictus non era più autonomo e così gli affiancammo un sostegno. Io ero a Milano e lui in Sicilia. Durante una visita lo trovammo in condizioni igieniche pietose e scoprimmo che approfittavano del suo stato mentale per derubargli tutta la pensione.
Un avvocato mi suggerì di avviare le procedure per diventare amministratore di sostegno, in modo da gestire la sua pensione e proteggerlo dai malintenzionati. Mi sentivo sfortunata e insoddisfatta della vita che vivevo.
Non potevo permettermi a livello economico quella battaglia legale, quindi mi affidai al Gohonzon. Sensei ci ha insegnato che il Daimoku è più potente di tutto e nelle sue guide ci spiega che grazie alla nostra preghiera noi possiamo aumentare la saggezza, aumentare la forza vitale e manifestare il potere delle divinità benevolenti.
Nel 2018 partecipai al corso europeo giovani in Giappone dal titolo “The vow” (Il voto), durante il quale decisi profondamente che avrei dedicato la mia vita a propagare la Legge mistica sforzandomi al massimo delle mie capacità per avvicinarmi ogni giorno di più all’esempio del mio maestro. Mentre formulavo quella promessa, mio padre ebbe una crisi psicotica e fu ricoverato in un centro specializzato.
Il centro era gestito da un avvocato che comprese subito la situazione: si prese a cuore il mio caso e decise di seguire gratuitamente la mia pratica e alla fine riuscii a vincere la causa!
Questa esperienza mi ha permesso di comprendere che non esiste niente di più potente della sincera preghiera per kosen-rufu, e che la cosa più importante da fare è praticare assiduamente cercando sempre di sintonizzarsi con il cuore del maestro, senza lasciarsi condizionare dall’esterno.
Nel 2019 mio padre è morto a causa di un altro ictus. Non c’è giorno che io non senta la sua mancanza. Allo stesso tempo sono felice di aver potuto ripagare il debito di gratitudine nei suoi confronti. Se non fosse stato per mio padre non avrei potuto verificare la veridicità delle parole del Budda.
Adesso so che la persona con più problemi è quella più fortunata, perché ha più occasioni di sperimentare il potere del Gohonzon e della fede.
Oggi ho ancora molte sfide di fronte a me, ma ho compreso profondamente che il vero beneficio della pratica non è vivere senza problemi, bensì sviluppare e approfondire la fiducia che, con sforzi costanti e coraggio, qualunque tipo di karma può essere trasformato.
Nell’epilogo del volume 30 de La nuova rivoluzione umana, Sensei scrive: «Ma allora per quale motivo noi, nobili bodhisattva che portiamo avanti il solenne mandato di kosen-rufu, siamo nati in questo mondo con un karma che ci causa vari tipi di sofferenza? […] Il Sutra del Loto afferma che le persone che hanno accumulato un buon karma dovrebbero nascere in circostanze favorevoli ma, mosse da compassione per gli esseri viventi, dopo l’estinzione del Budda nascono volontariamente in un mondo malvagio con un cattivo karma, e grazie a ciò possono propagare la Legge» (NR, 644, 33).
Avendo appena festeggiato i primi dieci anni di pratica, determino di procedere con coraggio e saggezza per i prossimi dieci anni sforzandomi di mettere in pratica ogni giorno le guide del mio maestro, per costruire una famiglia armoniosa e vivere in salute.

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