Ci sono momenti nella vita in cui sentiamo di non essere capaci, di avere solo difetti e pensiamo che la cosa migliore sarebbe essere diversi da quello che siamo. In realtà il nostro maestro affronta questo argomento e ci incoraggia così: «Siate voi stessi. Il Buddismo paragona la personalità ai fiori di ciliegio, di susino, di pesco e di prugno selvatico: ognuno è diverso, e meraviglioso così com’è» (Protagonisti della nuova era, IBISG, 2013, pag. 33).
Se recitiamo Daimoku con tutto il nostro cuore non ci sono dubbi che riusciremo a trasformare in qualità tutti quegli aspetti del nostro carattere che noi consideriamo come negativi. Sensei inoltre aggiunge: «È importante diventare solidi come il Monte Fuji, costruire un io che non si lascia sconvolgere o influenzare dai giudizi negativi o dalla sofferenza. Questa è la chiave per vincere nella vita» (Ibidem, pag. 35).
Nel momento in cui decidiamo di essere fedeli a noi stessi, riusciremo a influenzare positivamente gli altri e sicuramente riusciremo a condurre delle vite colme di gioia e libere dal rimpianto!
Per le nostre riunioni possiamo utilizzare le parole di sensei di questo capitolo e trarne ispirazione per sfidarci, e quindi raccontarci le nostre vittorie!
Buona lettura!
Paloma Messina
Responsabile nazionale giovani donne della Divisione futuro
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11 febbraio 1900
Nasce Josei Toda
16 febbraio 1222
Nasce Nichiren Daishonin
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Le nostre storie / Un’emozione fortissima
Caterina, 14 anni, Bergamo
Passioni: musica, viaggi, ginnastica artistica
Sono nata in una famiglia di praticanti e ho iniziato a sentire il Daimoku fin da piccola. Ho un fratello di nove anni e in famiglia pratichiamo tutti.
A otto anni ho cominciato a studiare il violoncello, uno strumento che mi aveva affascinato fin da quando ne avevo quattro, ma dopo un breve periodo di studi in Conservatorio, a causa di problemi organizzativi, sono stata costretta a continuare privatamente.
Dopo molte ricerche trovammo una violoncellista che abita a due ore e mezza di distanza da casa, perciò la domenica, dopo un’intensa settimana a scuola, andavo a fare lezione. Nonostante queste difficoltà, i risultati non sono mancati, infatti in quattro anni ho collezionato circa venticinque primi premi in concorsi nazionali e internazionali in Italia, e circa quaranta concerti solistici in dodici città italiane. Ogni concerto o concorso era una nuova difficoltà da superare, ma il Daimoku mi ha sempre dato coraggio e forza!
A undici anni ho cominciato a partecipare, insieme a mio fratello, alle riunioni della Divisione futuro. Questa attività mi ha fatto crescere moltissimo grazie agli incoraggiamenti dei compagni di fede.
Lo scorso anno ho cambiato insegnante di violoncello, sostenendo un’audizione con Monika Leskovar, una concertista croata che vive a Milano. Ero felice di studiare con una professionista di livello internazionale, e per di più abbastanza vicino a casa.
Sentendomi suonare, mi ha proposto di partecipare a un concorso mondiale per giovani violoncellisti, che si svolge in Croazia ogni due anni.
Ho recitato Gongyo e Daimoku mattina e sera, partecipavo a tutti i meeting, andavo in piscina tre volte a settimana per rafforzare le spalle (fondamentali per avere un suono più pieno, corposo e potente) e studiavo violoncello quattro ore al giorno: mi sono impegnata moltissimo. A farmi progredire giorno dopo giorno erano la determinazione e la forza che derivano dalla pratica. Una settimana prima del concorso, il 22 ottobre, mi venne una forte tendinite a entrambe le braccia, perciò non potei suonare per due giorni. Ero molto preoccupata, ma sono stata aiutata dagli incoraggiamenti di sensei, in particolare questa frase: «L’autentica felicità si costruisce affrontando e superando le difficoltà, continuando a vivere e a lottare, a volte anche piangendo. Così la nostra vita brillerà e saremo in grado di dare speranza alle persone che soffrono» (La mappa della felicità, 15 luglio).
Intensificai il mio sforzo nel Daimoku recitando un’ora al giorno tutti i giorni. La tendinite passò, e continuai a pregare. Il giorno prima della nostra partenza riuscii a portare a zadankai la pianista che mi accompagnava al concorso, una mia amica di tredici anni, mentre sua madre partecipava a un altro zadankai insieme a mia madre. Abbiamo recitato Daimoku insieme anche prima di salire sul palco. È stata un’emozione fortissima!
Arrivate in Croazia, la segreteria del concorso mi consegnò un catalogo con tutti i concorrenti della mia categoria e il repertorio che avrebbero eseguito. Per un attimo mi spaventai: il programma era di una difficoltà elevatissima, io però mi ero impegnata al massimo e avevo la giusta adrenalina per suonare al meglio.
Terminata l’esecuzione, la giuria batté forte le mani e tutti sorridevano. Mi misi a piangere di gioia: per me avevo già vinto.
Dopo un’ora di attesa, sentii chiamare i terzi e i secondi premi. Io non ero tra quelli. Quando il presidente della giuria disse: «E ora i primi premi!», provai una felicità immensa. Avevo vinto! Insieme a me una ragazza coreana, una tedesca e un ragazzo ungherese. Un giurato russo si avvicinò e mi disse: «Sei stata la mia preferita».
Sono anche stata invitata a tenere un concerto da solista quest’anno, accompagnata dall’Orchestra da Camera di Zagabria, e così si è coronata questa favolosa esperienza!
Ora desidero scrivere a sensei per raccontargli la mia esperienza e dirgli che per il futuro di kosen-rufu può contare anche su di me!