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Divisione Futuro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:18

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    Divisione Futuro

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    La data di fondazione della Soka Gakkai coincide con la pubblicazione del libro L’educazione creativa di Tsunesaburo Makiguchi, in cui si espone la teoria della creazione di valore. Due anni prima, a cinquantasette anni, aveva abbracciato il Buddismo di Nichiren Daishonin, trovando in esso un insegnamento in grado di risolvere le sofferenze che affliggono gli esseri umani.
    Durante la Seconda guerra mondiale, il governo giapponese perseguitò le scuole religiose contrarie allo Shintoismo, religione di Stato. Egli rimase fedele alle sue convinzioni e nel 1943 fu incarcerato con il suo discepolo Josei Toda. Morì in prigione esattamente quattordici anni dopo la fondazione della Soka Gakkai. Fu Toda a ricostruire l’organizzazione dopo la scarcerazione. Le fondamenta della Soka Gakkai risiedono in questa dura lotta per la giustizia intrapresa da maestro e discepolo.

    In questo mese

    18 NOVEMBRE 1930
    • Fondazione della Soka Gakkai

    18 NOVEMBRE 1944
    • Muore Tsunesaburo Makiguchi

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    Le nostre storie / Per me e per la mia amica
    di Alessandra, 18 anni, Salerno
    Sogna di fare la direttrice d’albergo

    Sono diventata membro nel novembre di tre anni fa. Nel 2014 ho avuto l’occasione di partecipare a due corsi: quello nazionale della Divisione futuro a Firenze e quello della regione Campania-Basilicata, i quali hanno fatto nascere in me una nuova determinazione e la voglia di costruire profondamente un legame con il mio maestro, Daisaku Ikeda. Mentre tornavo a casa decisi di scrivergli una lettera promettendo che avrei recitato Daimoku per avvicinarmi ogni giorno al suo cuore e realizzare entro un anno tutti i miei obiettivi.
    Gli promisi anche che sarei diventata una persona di valore proprio come lui desidera e che avrei recitato affinché la mia migliore amica riprendesse a praticare e diventasse veramente felice. Lei infatti due anni prima si era trasferita in un’altra città, dove conviveva con un ragazzo, ma la sentivo sempre triste. Non voleva assolutamente riprendere a praticare e, anche se io non ero felice della sua scelta, recitavo Daimoku per lei.
    Un mese dopo mi arrivò un suo messaggio: «Ho deciso di ricevere il Gohonzon, non sono convinta, ma è l’unica cosa da fare». Scoppiai a piangere, non ci potevo credere. Adesso è felice e ha ripreso in mano la sua vita, gli è stata affidata la responsabilità di un gruppo e ci sentiamo ogni giorno, condividendo esperienze su esperienze, incoraggiandoci a vicenda. A luglio abbiamo trascorso una settimana a Verona e per la prima volta abbiamo recitato insieme ore di Daimoku. I brutti ricordi del passato sono svaniti e abbiamo stretto un legame ancora più profondo.

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    Le nostre storie / La bellezza di essere se stessi
    di Federica Kiyomi, 17 anni, Giffoni (SA)
    Suona il piano e ama studiare

    Alla mia nascita i miei genitori chiesero a sensei di darmi il nome. Lui scelse Kiyomi, che significa fresca, pulita, di buon carattere e bella. E io, per quasi diciassette anni, non mi sono mai sentita né fresca, né pulita, né di buon carattere, figuriamoci bella. Ho sempre cercato l’approvazione delle persone, sentivo che tutti gli altri erano migliori di me e avevo paura dei loro giudizi.
    A gennaio determinai che in questo 2015 avrei percepito e manifestato il mio valore, il mio infinito potenziale di Budda. Tutti i miei amici continuavano a ripetermi che dovevo essere più sicura di me, ma non ne coglievo il significato. Cominciai così a essere una “finta sicura”, confusi la spavalderia con il piacersi e io non mi piacevo affatto. Sentivo solo vocine interiori che davanti a uno specchio mi trovavano tutti i difetti possibili e immaginabili, anche le cose più assurde e inesistenti.
    Adesso posso dire che, per me, essere sicuri significa apprezzarsi per come si è. Continuai a recitare Daimoku e un giorno percepii profondamente la mia natura. Da quel momento ho cominciato a sviluppare una consapevolezza tale da pensare: «Io sono Federica Kiyomi, ed è bellissimo essere me! Non desidero essere nessun altro». Realizzato ciò, l’ambiente ha cominciato a rispondermi e ho sbloccato molte situazioni. La mia insicurezza fa ancora capolino, ma adesso la affronto sostenuta dal suono meraviglioso di Nam-myoho-renge-kyo.

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    Princìpi fondamentali / Il Gohonzon

    Nichiren ha dato tutto se stesso per affermare quanto ogni essere vivente sia infinitamente prezioso. Iscrivendo il Gohonzon, vi ha infuso uno stato vitale di felicità puro ed eterno, la Buddità, conseguito grazie alla sua lotta contro le funzioni negative della vita.
    Nel Sutra del Loto troviamo scritto che nell’Ultimo giorno della Legge (che coincide con il nostro periodo storico) sarebbero emerse schiere di persone, i Bodhisattva della Terra, che avrebbero propagato questo Gohonzon come un vessillo fino all’eterno futuro, per cambiare il destino dell’umanità.
    Abbracciare il Gohonzon, infatti, equivale a portare avanti la grande missione di realizzare un mondo pacifico, in cui ogni persona può risvegliarsi alla Buddità. Al centro del Gohonzon troviamo scritto Nam-myoho-renge-kyo, il nome della Buddità, e ai lati si trovano i rappresentanti dei “dieci mondi”. Ciò significa che in qualsiasi situazione ci troviamo, se recitiamo Daimoku per noi e per gli altri possiamo far emergere le nostre qualità più nobili e una felicità autentica.
    Nessuna preghiera basata sul Gohonzon rimane senza risposta. L’elemento essenziale però è la fede: crediamo davvero di poter vincere, oppure partiamo già con la sconfitta nel cuore?
    Il nostro maestro Daisaku Ikeda e i primi due presidenti hanno dedicato le loro vite a propagare questo Gohonzon con una fede potentissima. Per questo motivo kosen-rufu si è sviluppato in tutto il mondo!
    Con il loro esempio avanziamo convinti che non esiste potere più forte di quello della fede.

    Per approfondire:
    D. Ikeda, Il reale aspetto del Gohonzon, esperia (tascabili)
    D. Ikeda, Preghiera e azione, esperia

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    Vincere con il Gosho

    «Invece, per quanto riguarda il Sutra del Loto, se lo si prende in mano, la mano diventa subito Budda, se lo si recita con la bocca, quella bocca stessa è il Budda. È come la luna che, sorgendo da dietro le montagne orientali, immediatamente si riflette sull’acqua o come il suono e l’eco che si producono contemporaneamente»

    (dal Gosho Wu-lung e I-Lung, RSND, 1, 974)

    Si ritiene che questa lettera sia stata scritta da Nichiren Daishonin nel terzo anno dell’era Koan (1280) quando si trovava sul monte Minobu, e che fosse indirizzata alla monaca laica di Ueno, madre del suo discepolo Nanjo Tokimitsu.
    Nel passaggio: «Se lo si prende in mano, la mano diventa subito Budda, se lo si recita con la bocca, quella bocca stessa è il Budda», il Daishonin spiega che la persona che riceve e protegge il Gohonzon, recita il Daimoku e trasmette agli altri la Legge buddista, è davvero un Budda.
    In altre parole, la condizione di Budda non è qualcosa di astratto che si raggiunge solo dopo la morte, in un luogo lontano. Il Budda siamo proprio noi, persone comuni che viviamo questa esistenza e che facciamo emergere questa condizione vitale insieme alle nostre infinite possibilità, secondo il principio di “conseguire la Buddità nella forma presente”.
    Perciò come possiamo far emergere il mondo di Buddità e manifestare il nostro infinito potenziale? In definitiva ciò avviene solo attraverso la recitazione del Daimoku di fronte al Gohonzon, questo perché Nam-myoho-renge-kyo è il nome della condizione vitale del mondo di Buddità, è la pratica che richiama la Buddità inerente alla nostra vita.
    Come ha affermato Ikeda: «Perché le preghiere si realizzano? Perché in realtà dentro di te c’è già la forza che permette alle preghiere di realizzarsi. Dentro di te sono racchiuse, sin dal principio, infinite potenzialità». Ogni persona è dotata di potenzialità immense e infinite come l’universo, che è in grado di far emergere e manifestare così com’è, nella sua forma presente.
    Inoltre, come dice il Gosho: «È come la luna che, sorgendo da dietro le montagne orientali, immediatamente si riflette sull’acqua» e «Come il suono e l’eco che si producono contemporaneamente», sfidandoci nel Daimoku possiamo manifestare lo stato vitale del Budda in un singolo istante e trasformare così il nostro cuore e la nostra mente.

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