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Così come sono, la mia fede è la mia forza - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:15

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Così come sono, la mia fede è la mia forza

Gaspard Billoux, Francia

Dopo aver perso ogni speranza di poter vivere una vita felice, avendo subito atti di bullismo e aggressioni fisiche, Gaspard sprofonda nella depressione ma qualcosa dentro di lui si rifiuta di cedere alla sconfitta. Prima recitando Nam-myoho-renge-kyo in silenzio dentro di sé, poi a bassa voce e infine più forte, finché è emerso il Daimoku del ruggito del leone

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Dopo aver perso ogni speranza di poter vivere una vita felice, avendo subito atti di bullismo e aggressioni fisiche, Gaspard sprofonda nella depressione ma qualcosa dentro di lui si rifiuta di cedere alla sconfitta. Prima recitando Nam-myoho-renge-kyo in silenzio dentro di sé, poi a bassa voce e infine più forte, finché è emerso il Daimoku del ruggito del leone

Sono nato in una famiglia buddista e pratico da otto anni. Adesso ne ho venticinque e sono responsabile del Gruppo studenti di area in Francia. Sono cresciuto a Saint-Denis, dove vivo tuttora.
Il mio ambiente era particolarmente omofobico e conservatore. Dopo anni di tormenti, bullismo e paura, ho iniziato a studiare all’Università di Parigi, pieno di speranze. Ho imparato di nuovo ad aprirmi, a non nascondermi più e a liberarmi dalle mie paure.
I miei amici erano molto aperti alla filosofia buddista e alcuni di loro sono venuti con me a zadankai. Mentre approfondivo i miei studi cinematografici, ottenendo ottimi voti, iniziavo a sentire che avevo trovato la mia strada.
Durante il secondo anno di università ho subìto due aggressioni fisiche che mi hanno causato delle ferite e per tre settimane non ho potuto camminare. Sono sprofondato nella depressione. Quando sono riuscito a camminare di nuovo, ho provato a tornare a lezione ma non riuscivo a seguire i corsi, né mi sentivo sicuro fuori casa.
A questo punto è iniziato un lungo e doloroso periodo durato quattro anni. Mentre mi isolavo dal mondo, la mia famiglia e i miei amici mi incoraggiavano a recitare Daimoku. Mia madre mi incoraggiava a pregare ogni giorno con lei, sempre amorevole e forte, mostrandomi il vero spirito della fede: basarsi sulla strategia del Sutra del Loto.
Un anno dopo decisi di tornare a Parigi per terminare il mio percorso di studi, ma dopo solo tre settimane sentivo già di non farcela più.
Sono sprofondato di nuovo in uno stato depressivo e pensavo di non poterne uscire.
Ero tentato di rinunciare alla vita.
Tuttavia, qualcosa dentro di me si rifiutava di credere che fosse la fine della mia lotta. Giorno dopo giorno recitavo Nam-myoho-renge-kyo prima in silenzio dentro di me, poi a bassa voce e infine più forte, finché è emerso il “ruggito del leone”.
Il principio buddista del “ciliegio, susino, pesco, prugno selvatico” ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella mia fede, permettendomi di comprendere il valore delle mie differenze. Lentamente ho ripreso a fidarmi e a essere me stesso.
La mia famiglia e i miei amici sono stati una rete di sostegno senza pari. Non hanno mai espresso malcontento o impazienza nei miei confronti, e questo mi ha aiutato a ritrovare la determinazione. Queste parole di Sensei risuonavano sempre nel mio cuore: «Senza tribolazioni, non ci sarebbe alcuna storia. Gli ostacoli forniscono il carburante per la vittoria» (NRU, 22, 117).
I miei genitori mi hanno incoraggiato a iniziare una terapia e questo aiuto, unito al Daimoku, mi ha permesso di crescere e guarire.
Mi sentivo sempre più libero e sono tornato alle riunioni buddiste, riprendendo a partecipare alle attività locali del Gruppo studenti. È stata una lotta con i sensi di colpa per non essere riuscito a svolgere il mio ruolo di responsabile per due anni. Ma il sostegno incessante che ho ricevuto mi ha aiutato a trasformare questi sentimenti.
In quel periodo ho condiviso la Legge mistica con la mia migliore amica e con un caro amico, ricordandomi del voto che avevo fatto alla fine del corso studenti a Trets, nel 2018. È stata una grande vittoria per me in quel momento poiché, dopo essere stato aggredito, avevo paura anche di parlare di Buddismo. Entrambi tuttora stanno praticando.
Inoltre ero riuscito a iscrivermi di nuovo all’università e stavo portando avanti felicemente i miei studi quando scoppiò la pandemia.
Ho pregato ogni giorno per non cedere all’ansia e alla tristezza. Ho cercato di essere presente per i miei amici e compagni di studio, anche solo al telefono.
Ho conseguito la laurea triennale con riscontri così positivi che faticavo a crederci. Sono riuscito a creare un buon legame con alcuni professori il cui sostegno ha giocato un ruolo importante, e ho condiviso con loro la mia fede.
Ho perciò deciso di proseguire gli studi inviando la domanda di ammissione per la laurea magistrale. Questa decisione mi ha fatto sentire orgoglioso e felice, liberando una forte energia dentro di me. In quel periodo mi è stato chiesto di condurre un workshop creativo durante il corso estivo studenti del 2020. Ho accettato con gratitudine per la SGI e per tutti i compagni di fede.
Nonostante le mie domande per la magistrale fossero state rifiutate, ho mantenuto fiducioso il mio obiettivo quotidiano di Daimoku, ho cambiato il progetto di iscrizione e alla fine ho inviato una domanda di ammissione a un’altra università che il giorno successivo mi ha ammesso!
A giugno 2022, durante la stesura della mia tesi di laurea magistrale, un mio caro amico è entrato in coma. Ho recitato tanto Daimoku accanto a lui. Dodici giorni dopo è morto, all’età di ventisei anni. Provavo una sofferenza che non sapevo come superare. Ho portato a termine il mio progetto per l’università mentre organizzavo il suo funerale con il nostro gruppo di amici e il mio professore mi ha molto sostenuto.
È stato un momento difficile, ma ero determinato ad accompagnarlo con il mio amore e la mia fede. Sono riuscito a vivere tutto questo grazie al Daimoku.
Sono determinato più che mai a onorare il mio amico diventando sempre più felice e apprezzando la vita.
Finalmente il mio lavoro è stato approvato e posso proseguire il corso per il secondo anno. Mi sento vittorioso e molto grato.
Scrive Daisaku Ikeda: «La vita, come gli studi, è una lotta con se stessi. Bisogna combattere il pensiero: “Non posso più andare avanti, ho fatto abbastanza”. La chiave per sviluppare se stessi si basa sul pensiero: “Non mi arrenderò mai, non sarò mai sconfitto, vincerò su me stesso”» (NRU, 6, 248).

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