In questo saggio dedicato al mese di luglio, mese di maestro e discepolo, dei giovani e del Rissho ankoku ron, il presidente Ikeda approfondisce l’indomito spirito di “non lasciarsi mai sconfiggere”, e dichiara: «Non importa cosa dicono gli altri, una persona che mantiene fino in fondo la fede potrà godere della felicità più autentica, conseguire vere vittorie e condurre un’esistenza in cui tutti i suoi desideri vengono realizzati. Su questo non c’è alcun dubbio!»
Oggi, 30 giugno, è il sessantacinquesimo anniversario della fondazione del Gruppo studenti, un fiero raduno di giovani Bodhisattva Virtù Universale dotati di vasta saggezza.
Quest’anno ricorre anche il sessantesimo anniversario dell’inizio di una serie di lezioni che tenni per il Gruppo studenti su La raccolta degli insegnamenti orali del Daishonin, a partire dal 31 agosto 1962.
Per me non c’è gioia più grande di aver potuto lottare nel corso dei decenni insieme a questi miei amati discepoli a cui sono unito da un legame indissolubile, che hanno sempre studiato con serietà e impegno, fino ad arrivare a «incanutire insieme» (cfr. RSND, 2, 472), come si legge nel Gosho. Saranno miei amici e compagni di fede vita dopo vita, per l’eternità.
Un giorno, durante una di queste lezioni mi fu chiesto se essere ottimisti sia un requisito fondamentale per un leader.
È una domanda che esprime perfettamente lo spirito dei nostri brillanti membri del Gruppo studenti, sempre desiderosi di imparare.
Risposi: «Il nostro ichinen deve racchiudere sia l’essere vigili che lo spirito combattivo, entrambi basati sul desiderio di vincere assolutamente. L’ottimismo privo di questo spirito è segno che un leader non ha davvero a cuore le persone. Prendiamo ad esempio una persona che subisce attacchi e insulti ma che, nonostante tutto, va avanti con coraggio, continuando sempre a sorridere, per il bene di kosen-rufu e per la felicità e vittoria di tutte le persone: questo è il vero ottimismo».
Oggi i ragazzi e le ragazze del Gruppo studenti – che incarnano il principio «dall’indaco, un blu ancora più blu» (RSND, 1, 404) – continuano a dedicarsi al massimo ai loro studi. Senza lesinare alcuno sforzo, vanno tra la gente lottando instancabilmente per la pace e un futuro migliore per tutti.
Cresceranno sicuramente in modo magnifico, fino a diventare grandi e saggi leader: che incredibile speranza per l’umanità! Attendo con trepidazione quel momento.
Creiamo ondate di pace e felicità!
Il nostro movimento avanza con coraggio a ritmo delle preghiere dei preziosi membri di tutto il mondo, uniti dalla fede nella Legge mistica.
Alcuni giorni fa, il Gruppo donne italiano ha inviato il video della loro meravigliosa canzone, Messaggere di pace, di grande incoraggiamento anche per le compagne di fede del Gruppo femminile giapponese: «Uniamo i cuori / uniamo la voce / creiamo ondate / ondate di pace e felicità».
Ricordo quando, nel giugno di trent’anni fa (1992), durante la mia visita a Firenze – la capitale del Rinascimento – scrissi con profonda gratitudine la seguente dedica su un quaderno che conteneva le determinazioni piene di coraggio e di entusiasmo delle compagne di fede del Gruppo donne: «Una persona che non si lascia sconfiggere è una persona vittoriosa. Una persona che recita Daimoku è una persona eternamente felice. Una persona che dedica la sua vita a kosen-rufu è una persona che risplenderà di virtù e fortuna eterne».
Quanto sono nobili i canti e i volti sorridenti delle nostre donne Soka che si impegnano con vitalità e con gioia in Italia, con lo spirito di non lasciarsi sconfiggere dalle dure prove e avversità di questo periodo!
In un Gosho che Nichiren Daishonin inviò alla monaca laica Myoho, il terzo giorno del settimo mese del primo anno Koan (1278), si legge: «Dato che il Sutra del Loto definisce il nostro corpo come il corpo del Dharma di un Tathagata, la nostra mente come il corpo di ricompensa di un Tathagata e le nostre azioni come il corpo manifesto di un Tathagata, tutti quelli che abbracciano e credono anche in una singola frase o verso di questo sutra saranno dotati dei benefici di questi tre corpi» (L’unica frase essenziale, RSND, 1, 820).
Ora più che mai, le donne Soka stanno facendo emergere la grande forza vitale del Budda nei loro cuori, nelle loro menti e nei loro corpi, così nobili e preziosi, e stanno creando ondate di pace e felicità con il loro comportamento pervaso dal rispetto per tutti gli esseri umani.
Ogni giorno, mia moglie e io recitiamo Daimoku affinché ciascuna delle nostre care compagne di fede, a cominciare dalle madri di kosen-rufu del Gruppo Molti Tesori, che risplendono della saggezza e delle esperienze maturate nel corso della loro esistenza, vivano a lungo e in buona salute, in sicurezza e tranquillità, siano avvolte da buona fortuna e benefici incommensurabili e realizzino tutte le loro preghiere.
Per favore, prendetevi la massima cura della vostra salute in questi giorni di caldo intenso!
Il mese di maestro e discepolo
Sta per iniziare luglio, il mese in cui il Daishonin presentò il suo trattato Rissho ankoku ron (Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese) alle autorità giapponesi dell’epoca, il 16 luglio 1260. Luglio è anche il mese di maestro e discepolo, il mese dei giovani e il mese del Kansai.
Il 3 luglio 1945, il mio maestro Josei Toda fu rilasciato dal carcere dopo aver sopportato con risolutezza ed essere sopravvissuto a due anni di oppressioni da parte del governo militarista giapponese.
Lo incontrai per la prima volta due anni dopo, nel 1947, a una riunione. Stava tenendo una lezione sul trattato del Daishonin Rissho ankoku ron, ed esortò i presenti dicendo: «Voglio eliminare dalla faccia della terra qualsiasi forma di infelicità e miseria. Questo vuol dire kosen-rufu. Possiamo farlo insieme?».
Sono trascorsi settantacinque anni da quel giorno in cui formulai il voto della lotta condivisa di maestro e discepolo, dedicandomi con tutto me stesso al nostro movimento per la pace, il movimento della rivoluzione umana, che equivale ad “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”.
Il 3 luglio 1957, dieci anni dopo il mio primo incontro con il maestro Toda, fui arrestato a Osaka sotto false accuse (evento noto come “incidente di Osaka” n.d.r.).
Affrontai quella avversità concretizzando con la mia stessa vita le auree parole del Daishonin:
«Se fossero persone consapevoli dei propri debiti di gratitudine o comunque in grado di ragionare, di due colpi che si abbattono su di me, desidererebbero addossarsene uno» (RSND, 1, 734).
E grazie alla fede basata sulla non dualità di maestro e discepolo, riuscii a trionfare su quella avversità trasformando tutto il veleno in medicina.
Dieci anni dopo l’“incidente di Osaka”, ebbi l’opportunità di rievocare quella lotta condivisa insieme agli amici del Kansai, compagni di fede dall’infinito passato. Fu alla riunione dei responsabili di Centro del Kansai, nel giugno del 1967.
Ereditare lo spirito “sempre vittorioso”
A quella riunione, che si svolse presso la palestra della prefettura di Osaka, parteciparono con entusiasmo i compagni di Osaka, di Hyogo e di tutto il Kansai.
Nel mio discorso ricordai quanto il maestro Toda avesse amato il Kansai, considerandolo vitale per il nostro movimento di kosen-rufu proprio quanto Tokyo, come fossero “un unico paio di occhi o di polmoni”.
Inoltre sottolineai come durante la campagna di Osaka del 1956, ci fossimo uniti con il motto “una salda unità di itai doshin” raggiungendo risultati incredibili nella propagazione della Legge mistica, realizzando una grande vittoria che sbalordì la società intera.
Poi parlai dell’incidente di Osaka, avvenuto l’anno successivo (1957), e di come durante quelle due settimane di detenzione fossi determinato a fare da scudo affinché il maestro Toda non venisse coinvolto in nessun modo dalle autorità.
Rievocai poi il “raduno di Osaka”, organizzato il giorno della mia scarcerazione, il 17 luglio, presso la sala civica di Nakanoshima, dove dichiarai che l’insegnamento corretto del Buddismo di Nichiren Daishonin avrebbe trionfato.
Infine ricordai di quando, dopo aver affrontato una lunga lotta in tribunale durata quattro anni e mezzo, a gennaio del 1962 venni assolto con un verdetto di non colpevolezza, dimostrando al mondo intero la verità e la giustizia.
Fu un discorso con cui affidai il testimone dell’indomito spirito del Kansai di “non lasciarsi mai sconfiggere”, con la determinazione di rendere eterni la forza, la lotta e l’orgogliosa tradizione del Kansai “sempre vittorioso”.
Condividendo l’ardente desiderio del mio maestro di fare del Kansai una terra dove non ci fossero più persone malate o povere, dichiarai: «Non importa cosa dicono gli altri, una persona che mantiene fino in fondo la fede potrà godere della felicità più autentica, conseguire vere vittorie e condurre un’esistenza in cui tutti i suoi desideri verranno realizzati. Su questo non c’è alcun dubbio!».
I membri del Kansai e io abbiamo giurato insieme di continuare ad avanzare con risolutezza e di lottare contro l’ingiustizia e le funzioni demoniache senza mai indietreggiare, facendo nostre le parole del Daishonin: «Nemmeno una volta, ho pensato di ritirarmi» (RSND, 2, 438).
Un grande progresso che mantiene viva la speranza
Durante quella riunione generale, confermammo anche il motto “Kansai, sii sempre vittorioso!”.
Sempre nel 1967, dopo aver visitato le prefetture di Hyogo e Osaka all’inizio dell’anno, mi recai in ogni parte del paese con l’incrollabile determinazione di incoraggiare i miei compagni di fede.
A metà luglio avevo già visitato ventisei prefetture, comprese varie zone di Tokyo e Saitama. Non solo, mi ero recato nel Kansai quattro volte, a Kanagawa tre volte, ad Aichi quattro volte e a Fukuoka tre volte.
Fu un anno in cui, oltre a quello del Kansai, proposi un motto per ogni zona:
- “Tokyo, sii un modello per tutto il paese!”;
- “Kyushu, sii un pioniere che apre la strada!”;
- “Chubu, sii la fortezza di kosen-rufu!”;
- “Tohoku, sii una cittadella di persone capaci!”.
Oggi, in tutte le zone del Giappone, i nostri membri stanno avanzando insieme verso il trionfo Soka, «uniti come i pesci e l’acqua» (RSND, 1, 190), ciascuno utilizzando al meglio le proprie caratteristiche uniche, in accordo con il principio “ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico” (La raccolta degli insegnamenti orali, BS 124):
- “L’Hokkaido, la roccaforte dei tre maestri”;
- “Il Kanto, dallo spirito combattivo”;
- “Il Tokaido, sole della giustizia”;
- “Shin’estsu, terra di maestro e discepolo”;
- “Hokuriku, terra del voto”;
- “Chugoku, regione dove risuona la gioia”;
- “Okinawa, all’avanguardia di kosen-rufu”.
Anche oggi continuiamo a compiere il lavoro del Budda
A proposito di motti, durante il mio dialogo avvenuto cinquant’anni fa con il celebre storico britannico Arnold Toynbee, gli domandai quale fosse il suo motto preferito.
A quella domanda, l’insigne studioso che all’epoca aveva ottantatré anni, rispose immediatamente: «Laboremus!», spiegando che significa “Al lavoro!”.
Una volta tornato in Giappone, condivisi questo prezioso motto prima di tutto con i membri del Gruppo uomini, miei compagni di lotta, in occasione di un breve corso estivo traboccante di entusiasmo e vitalità.
«Lottiamo anche oggi!», «Portiamo avanti il “lavoro del Budda”!».
Ricordo con affetto che promettemmo insieme di condurre un’esistenza pervasa da saggezza, entusiasmo e vitalità, con uno spirito sempre giovane, per tutta la vita, continuando a prenderci cura della nostra salute.
Una volta il professor Toynbee trasmise a dei giovani colleghi il seguente consiglio: «Il momento giusto per intraprendere il prossimo compito non è domani, né la prossima settimana. È proprio ora».
Questo è esattamente lo spirito dei nostri compagni di fede del Gruppo uomini, i pilastri d’oro di kosen-rufu, i “Shijo Kingo della Soka Gakkai”.
Giovani, alzatevi insieme!
Il sedicesimo giorno del settimo mese del primo anno dell’era Bunno (1260), Nichiren Daishonin presentò il suo trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, come rimostranza alla massima autorità del Giappone. All’inizio del dialogo, il padrone di casa dice all’ospite: «[Ma ora che voi siete qui], possiamo lamentarci insieme e discutere a fondo questi problemi» (cfr. RSDN, 1, 7), mentre nella parte conclusiva l’ospite si impegna a trasmettere anche agli altri il corretto insegnamento.
Nichiren Daishonin afferma di parlare «Per il bene del paese, della Legge e di tutte le persone» (RSND, 1, 145).
Noi non possiamo fare a meno di condividere la filosofia della dignità della vita. Vogliamo far conoscere a più persone possibili lo spirito di saggezza e compassione del Buddismo della Via di mezzo.
Desideriamo far crescere individui capaci che, basandosi sulle giuste convinzioni, possano dedicarsi alle persone comuni svolgendo un ruolo attivo nella società: questo grande desiderio appassionato costituisce la forza trainante delle nostre sfide.
Ora tutti i giovani compagni e compagne di fede che hanno formulato il voto dei Bodhisattva della Terra si stanno impegnando con sempre più risolutezza e gioia nella loro “danza coraggiosa” mirando a luglio, il fiero “mese dei giovani” in cui ricorre l’anniversario della fondazione dei Gruppi giovani uomini e giovani donne.
Parlano insieme delle sfide che stanno affrontando le generazioni più giovani o dei seri problemi della società; ascoltano e condividono le sofferenze dei loro amici; si scambiano un forte abbraccio di cuori e si rialzano insieme con tutte le persone che condividono i loro obiettivi e valori.
Non c’è modo più nobile e prezioso di trascorrere la propria gioventù.
In una lettera indirizzata alla monaca laica Myoho, Nichiren Daishonin afferma: «Una lanterna che rischiara un luogo rimasto buio per cento, mille o diecimila anni» (RSND, 1, 821).
Il mondo intero, avvolto dalla più cupa oscurità, attende con trepidazione la splendente luce della saggezza del Buddismo del sole.
Con i nostri fidati giovani successori in prima linea, illuminiamo i cuori di tutte le persone che ci circondano con la calorosa amicizia, la fiducia, l’empatia, l’incoraggiamento e lo spirito pionieristico e solidale della nostra famiglia Soka!
In accordo con le parole del Daishonin: «Se il cielo è sereno, la terra è illuminata» (RSND, 1, 336), facciamo risplendere i nostri rispettivi paesi con la saggezza del Buddismo del sole e apriamo con gioia la strada a un futuro colmo di speranza!
