Il 26 giugno, presso il Centro culturale italiano a Firenze si è celebrato il trentesimo anniversario del Centro, inaugurato dal presidente Ikeda nel giugno 1992.
Nelle pagine che seguono presentiamo il report della seconda parte della giornata, ricca di iniziative, e in particolare della commemorazione che si è svolta presso l’anfiteatro del Centro culturale (la prima parte del report è disponibile in NR, 765 del 29 giugno).
Nel corso dell’evento – interamente organizzato dai giovani – sono stati approfonditi temi fondamentali e urgenti quali l’importanza del dialogo interreligioso, la sfida di abolire le armi nucleari e la costruzione di una società globale sostenibile.
All’incontro hanno partecipato diversi ospiti del mondo istituzionale e religioso, tra cui il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, il presidente della regione Toscana Eugenio Giani, il presidente dell’Unione Italiana delle chiese avventiste del settimo giorno, Stefano Paris, i rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio e dei Focolari della Fondazione La Pira.
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Espandiamo la nostra solidarietà d’azione per la pace
di Alberto Aprea, presidente dell’IBISG
Cari amici, desidero porgere un caloroso benvenuto a tutti i nostri ospiti: a Sua Eminenza il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, al presidente dell’Unione Italiana delle Chiese Avventiste del settimo giorno, pastore Stefano Paris, ai sindaci e agli assessori, ai rappresentanti delle confessioni religiose e a tutti coloro che partecipano oggi a questo trentesimo anniversario del Centro culturale Italiano della Soka Gakkai!
Questa giornata rappresenta innanzitutto una grande festa che celebra l’amicizia.
Coltivare l’amicizia è il miglior antidoto alla tragedia della guerra.
Ogni anno, a partire dal 1983, Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, presenta una Proposta di pace alle Nazioni Unite e ai leader di tutto il mondo, allo scopo di suggerire idee, soluzioni concrete e aprire nuove strade di cooperazione per un futuro di convivenza pacifica e sostenibile.
Il Buddismo di Nichiren Daishonin permette a ogni persona di realizzare una grande trasformazione interiore, da cui origina la forza per creare la solidarietà umana.
Per quanto buia possa essere la nostra epoca, è necessario continuare a credere nel potenziale illimitato che risiede nella nostra vita e in quella degli altri.
Al centro dell’insegnamento buddista c’è la suprema dignità della vita, e la consapevolezza della profonda interrelazione tra ogni forma di vita e l’ambiente che la circonda.
Come scrive Nichiren Daishonin: «Se si accende un fuoco per gli altri, si illuminerà anche la propria strada» (Sulle tre virtù del cibo, RSND, 2, 996).
Quando diventiamo consapevoli dei legami che ci uniscono, comprendiamo che è impossibile costruire la nostra felicità sull’infelicità degli altri.
Oggi è veramente tragico vedere come la vita, i mezzi di sussistenza e la dignità di così tante persone vengano travolte dai conflitti armati. Il movimento della Soka Gakkai è stato sempre un movimento per la pace. Siamo assolutamente contro la guerra e siamo fortemente uniti nella preghiera, insieme alle altre confessioni religiose, affinché tutti i conflitti abbiano termine il prima possibile e vengano ristabilite la sicurezza e la pace in ogni parte del mondo.
Il solo modo per riuscire a proteggere la nostra società da guerre e conflitti e stabilire una pace duratura, è attraverso un cambiamento dei princìpi su cui si basa il nostro cuore. Diversamente non faremo che ricadere nei conflitti, ancora e ancora.
Inoltre, l’esistenza delle armi nucleari rappresenta un rischio così grave per la sopravvivenza dell’umanità, che è necessario agire immediatamente per eliminarle dalla faccia della terra.
A tale scopo, nel 2011 abbiamo presentato la campagna Senzatomica per l’abolizione delle armi nucleari. Fin dall’inizio, Senzatomica non solo ha raccolto il favore della società civile italiana – a partire dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che inviò una medaglia come premio di rappresentanza – ma soprattutto ha riportato all’attenzione del dibattito pubblico il problema delle armi atomiche che si era di fatto affievolito nella coscienza di molti.
Anche il cambiamento sociale e ambientale non può che trarre origine da una nuova coscienza, da una profonda trasformazione interiore. Non possiamo più rimandare di un solo istante la questione del cambiamento climatico. Per questo motivo è necessario trasformare la nostra relazione con la madre Terra e risvegliarci all’urgenza di proteggerla.
In questa prospettiva, la nostra mostra sull’emergenza climatica L’eredità della Vita, inaugurata a settembre 2021, ha avuto il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e il consenso di numerose e importanti associazioni che operano in campo sociale.
Il senso di responsabilità nei confronti del pianeta, dei più deboli e del futuro della famiglia umana non è qualcosa di astratto e lontano, ma si sviluppa prima di tutto all’interno della comunità locale e nella concretezza delle nostre relazioni più strette.
Il 6 giugno del 2018, a Roma, il Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel e il maestro Daisaku Ikeda hanno presentato un Appello alla resilienza e alla speranza indirizzato ai giovani di tutto il mondo, un appello che sta creando una forte unità d’azione tra i giovani della Soka Gakkai e i giovani di altre confessioni religiose e organizzazioni.
Oggi l’odio nei confronti di civiltà, religioni e persone diverse si sta amplificando e alimenta nuove e pericolose tensioni sociali.
La soluzione si trova in un dialogo basato su una spiritualità aperta e senza confini, mirato alla ricerca dei punti in comune e alla valorizzazione delle rispettive diversità. In questo senso il ruolo delle religioni diventa decisivo.
Come scrive Daisaku Ikeda: «Nel contesto del dialogo interreligioso moderno è necessario quindi accettare e valorizzare le molteplici caratteristiche di ogni singolo credo […] così facendo, ogni religione potrà esercitare un’influenza positiva sulle altre e diventare sempre più una religione dedicata alla felicità del genere umano» (RSND, 1, Prefazione, XI).
Vorrei riconfermare la necessità di espandere ulteriormente questa solidarietà d’azione per la pace e la felicità delle persone, e di trasmettere tale spirito alle generazioni future. Se consideriamo i compiti che abbiamo davanti, niente è indispensabile quanto l’impegno delle giovani generazioni, che sono la forza determinante per cambiare il mondo.
Oggi, come rappresentante dei membri dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, vorrei rinnovare il nostro comune impegno affinché le nostre città divengano un grande esempio di umanesimo, tolleranza e rispetto della dignità della vita.
Per concludere, desidero esprimere nuovamente la mia sincera gratitudine e il mio rispetto nei confronti di tutti coloro che hanno partecipato a questa giornata così significativa, e a tutti coloro che l’hanno resa possibile. Vi ringrazio di cuore.
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Una terra di umanesimo, di luce e di armonia
di Eugenio Giani, presidente della regione Toscana
Grazie per questa atmosfera, questo sentimento che ci porta subito verso la gioia, verso la positività che una spiritualità profonda riesce a esprimere, quella che si sente quando si entra qui.
Oggi è il giorno in cui si ricordano i trent’anni dalla costituzione di questo Centro, un riferimento visibile per tutta Firenze e per tutta la Toscana di quello che è un movimento spirituale che coinvolge nella pratica, nell’impegno sociale, nella solidarietà di ogni giorno verso gli altri quasi centomila persone in Italia, e di queste quasi quindicimila in Toscana.
Ricordo che trent’anni fa il movimento che oggi la Soka Gakkai esprime viveva già: viveva nelle famiglie, viveva nelle case.
Ricordo la prima volta che ebbi modo di vivere questa pratica, fu per me un momento di apertura, di festa, di riconoscimento collettivo per Firenze e per la Toscana quando venne il maestro Ikeda e io, giovane consigliere comunale, partecipai alla consegna del Fiorino d’oro da parte dell’allora sindaco Morales.
C’era il signor Kaneda, allora presidente, che oggi è qui con noi. C’era una grande speranza, che in questi trent’anni si è sempre più espressa nella multireligiosità, nel dialogo interreligioso, ma soprattutto nell’impegno sociale, a Firenze e in Toscana. Sempre presenti, laddove concretamente c’era da sollevare la questione della pace.
Ascoltavo oggi il presidente Aprea, riguardo alle questioni che ci toccano ogni giorno, con chiarezza e incisività: la trasformazione che subisce il nostro ambiente e quindi la necessità di vivere un rapporto diverso con la natura, in contrasto con i cambiamenti climatici, le azioni positive che in tutto il mondo è necessario intraprendere.
Questo luogo in questi trent’anni ha ritrovato la sua antica armonia. Lo guardavo oggi, qui vicino c’è Villa La Petraia, e più sotto c’è Villa La Quiete.
A un chilometro di distanza da qui vi è quella villa di Careggi dove prima Cosimo il Vecchio e poi Lorenzo il Magnifico portavano Marsilio Ficino, che con la sua Accademia neoplatonica animava il Rinascimento con la sua filosofia: “Chi vuol esser lieto sia, del domani non vi è certezza”.
È proprio su queste colline che si vivevano tali valori e sentimenti che hanno fatto di Firenze e della Toscana un faro di civiltà e di cultura nel mondo.
E proprio su queste colline che di per sé offrono un’energia positiva, voi in trent’anni avete fatto luce su quei valori che nel dialogo interreligioso costituiscono un retaggio comune: la presenza qui oggi di sua Eminenza, il cardinale Giuseppe Betori, è significativa, così come quella delle altre comunità religiose che vivono a Firenze e in Toscana.
Ecco, se qui è nato il Rinascimento, con l’Accademia e Marsilio Ficino, in queste colline oggi c’è la luce che voi esprimete attraverso questo percorso nel Buddismo, che nella pratica riesce ad andare in profondità, in quello che è il significato e il sentimento dell’animo umano, e che poi nella dimensione collettiva si esprime in quei valori “alti” in cui tutti ci ritroviamo e che, a Firenze e in Toscana, con il vostro contributo ci sentiamo davvero orgogliosi di poter esprimere. Grazie!
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Fratelli e sorelle nell’umanità
Cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze
Un saluto a tutti voi! Un saluto cordiale e fraterno perché tutti noi ci riconosciamo fratelli e sorelle nell’umanità, nella spiritualità. Credo che questo sia un legame fortissimo, che ci tiene uniti questa sera.
Ringrazio tantissimo il presidente Aprea per l’invito, che fa sì che io insieme alle altre autorità religiose siamo qui a festeggiare insieme a voi.
Ho sentito dalla voce dei giovani che c’è in atto un percorso di dialogo interreligioso tra i giovani delle diverse confessioni religiose qui a Firenze. Ciò mi rallegra molto, perché uno dei principi fondamentali della vita sociale è il riconoscimento della libertà religiosa, non semplicemente come “ci siamo”, ma come un “incontrarsi insieme” nelle nostre rispettive identità all’interno della comunità umana nella quale ci troviamo inseriti. Anche perché noi abbiamo molto da dare a questa comunità.
Non sempre la cultura oggi prevalente riconosce il ruolo delle religioni, a volte addirittura sono viste come elemento di divisione. In realtà le religioni sono qualcosa di cui questa società, in particolare in questo nostro tempo, ha profondamente bisogno. Perché la religione è innanzitutto uno sguardo che va oltre, che spinge verso la trascendenza, che ci libera da quel meschino materialismo che certe volte ci invade a tal punto da renderci “cose” e non più uomini e donne. Abbiamo bisogno di uno spirito che ci illumini e ci innalzi oltre una quotidianità che spesso ci soffoca, e questo è il dono che le religioni fanno a tutti: il richiamo alla trascendenza.
L’altra cosa che le religioni “vere” offrono a tutti, quando vengono attuate nella loro autenticità, è il dono dell’amore.
In un mondo diviso, di guerre, come abbiamo sentito dal presidente Aprea, noi abbiamo bisogno di uomini e donne che pensano che l’amore può essere ciò che toglie la tossicità e ci libera dal male che esiste nel cuore, perché tutto nasce da lì, tutto nasce dal cuore: e solo da lì potremo correggere tutte le cose che non vanno in questo mondo, correggere il cuore con l’amore.
Infine, una terza cosa che mi permetto di dire, è che le religioni fanno un altro dono alla società: il richiamo forte alla misericordia, al perdono, avere compassione gli uni degli altri.
Nessuno di noi è perfetto, questa società vorrebbe imporre i miti dell’assoluta autonomia dell’essere umano, dell’autoaffermazione di sé, ma non ci riesce. Siamo tutti povera gente.
Abbiamo bisogno di perdonarci gli uni con gli altri. L’esperienza religiosa è un’esperienza di perdono. E mettere un po’ di misericordia in questo mondo che non perdona niente, credo sia un gran dono che le religioni possono fare.
Vi ringrazio per come insieme, tutte le religioni di Firenze, riusciremo a dare un po’ più di trascendenza, un po’ più di amore, un po’ più di misericordia a tutto il nostro mondo. Grazie!
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Tavolo interreligioso dei giovani
Costruire nuovi sentieri per realizzare la pace nel mondo
di Marianna Galaverni, Mohamed Ambrosini e Marika Germini
Alle 16:30 di domenica 26 giugno abbiamo dato il benvenuto a Danielle (Quaccheri), Mohamed e Yetmir (Comunità Islamica) per dar vita a un tavolo interreligioso tra giovani.
Inizialmente ognuno ha raccontato come si è avvicinato al proprio credo. È stato toccante conoscere il profondo percorso di ciascuno di noi.
Dopo aver letto l’Appello alla resilienza e alla speranza di Adolfo Pérez Esquivel e Daisaku Ikeda indirizzato ai giovani di tutto il mondo, abbiamo dialogato su vari temi: cosa significa essere giovani, come i giovani possono portare avanti ciò che è stato costruito finora, l’importanza dell’impegno dei giovani nel contribuire alla società, il desiderio di creare qualcosa che parta dall’iniziativa dei giovani.
Alla fine del dialogo i nostri ospiti hanno partecipato alla commemorazione ufficiale del K30 presso l’anfiteatro del Centro culturale.
È stato tutto molto spontaneo e naturale, ciascuno era curioso di conoscere l’altro e si è creata subito un’intesa tra di noi.
La lettura dell’Appello alla resilienza e alla speranza ci ha risvegliato alla responsabilità di aprire nuove strade volte a creare legami di amicizia sinceri. Con il desiderio condiviso di incontrarci il 4 febbraio 2023 in occasione della Giornata internazionale della fratellanza umana, abbiamo deciso di conoscere le nostre rispettive realtà, creando occasioni di scambio e condivisione e valorizzando il potere delle religioni.
Abbiamo sperimentato come il potere del dialogo unisce nella diversità, in un clima di apertura e speranza. È stato molto incoraggiante!
Si respirava il comune desiderio di andare in direzione della pace e del rispetto della sacralità della vita. Siamo determinati a costruire quanti più dialoghi di questo tipo per espandere una rete di giovani di diverse confessioni religiose e creare una nuova ondata di speranza. Siamo certi di poterlo fare basandoci sull’unità spirituale e sul comune intento di ogni religione di realizzare la pace e la felicità per tutti e tutte.
A seguito del dialogo interreligioso, i giovani hanno rilasciato la seguente dichiarazione congiunta
Dichiarazione congiunta dei giovani delle diverse confessioni religiose
«Noi giovani delle diverse confessioni religiose riunite oggi, desideriamo costruire la pace e insieme intraprendere un percorso di speranza e amicizia attraverso iniziative culturali e scambi di esperienze verso il 4 febbraio del 2023, Giornata internazionale della Fratellanza umana.
Ci impegniamo a creare una forte rete di solidarietà affinché ogni giovane si alzi da solo valorizzando il potere delle religioni, costruendo in unità nuovi sentieri di pace e felicità, affinché si trasformino nella forza più grande per la realizzazione della pace nel mondo»
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Tramandare alle generazioni future un mondo libero dalle armi nucleari
di Alessio Indraccolo e Alessja Trama, del comitato Senzatomica
Alessio. Senzatomica è la campagna promossa dal 2011 dal nostro Istituto, ed è il frutto della volontà dei giovani di creare un mondo libero da armi nucleari.
Esse rappresentano il male assoluto e solo partendo dalla trasformazione del nostro cuore possiamo sradicarle definitivamente.
Il primo passo per costruire un mondo di pace basato sulla sacralità e la dignità della vita è l’eliminazione di queste armi.
Il 7 luglio 2017 il Trattato per l’abolizione delle armi nucleari (TPNW) è stato approvato dall’ONU ed è entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Nel 2017 ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari), della quale Senzatomica è partner, ha vinto il Premio Nobel per la Pace per il contributo che noi persone comuni abbiamo avuto nel rendere il TPNW una realtà!
Attualmente il Trattato è stato firmato da 86 paesi e ratificato da 65.
Dal 18 al 23 giugno, noi giovani del Comitato di Senzatomica abbiamo partecipato alla Settimana del disarmo nucleare a Vienna che ha avuto come tappa finale la prima Conferenza degli Stati Parti al TPNW. L’evento ha richiamato centinaia di persone da tutto il mondo, tra cui cinquanta giovani che insieme hanno condiviso l’urgenza di agire concretamente per la causa, creando così una rete mondiale denominata YOUTH4TPNW.
Questo gruppo ha stilato la Dichiarazione dei giovani, che è stata letta durante la Conferenza degli Stati Parti, in cui si afferma: «Come ultima generazione che ha avuto l’opportunità di ascoltare direttamente le storie degli hibakusha (i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki), è nostra responsabilità abolire le armi nucleari, mantenere l’impegno per la pace e costruire un mondo più equo attraverso la nostra solidarietà».
È stato davvero toccante conoscere giovani così e rendersi conto che ciò che ci unisce realmente è il desiderio di creare un mondo di pace da tramandare alle generazioni future.
Alessja. A Vienna abbiamo avuto anche l’occasione di partecipare alla Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari, organizzata dal Governo austriaco.
Alla Conferenza dei parlamentari, i rappresentanti dai vari Paesi hanno redatto un documento appellandosi ai parlamentari di tutto il mondo affinché i Governi dei loro rispettivi paesi prendano parte al Trattato. L’Onorevole Laura Boldrini ha partecipato a questa importante Conferenza e la ringraziamo sentitamente per il suo impegno in prima linea a sostegno della campagna Senzatomica.
È stata una vera emozione vedere come la cooperazione tra Stati abbia un impatto positivo per il futuro del mondo.
Nel giorno di apertura della Conferenza degli Stati parti il Santo Padre ha inviato un messaggio in cui afferma che il mondo è a un bivio e questo Trattato svolge un ruolo sempre più importante. Inoltre ha ribadito: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità. […]
In un sistema basato sulla sicurezza collettiva non c’è posto per le armi nucleari».
Mentre le persone in tutto il mondo lottano per sopravvivere ai problemi globali che le affliggono, gli Stati possessori di armi nucleari minacciano di usarle, stanno ampliando i loro arsenali e costruendo nuovi sistemi di lancio, spendendo miliardi di dollari in armi di genocidio.
In risposta a tutto questo gli Stati parte del TPNW hanno adottato due documenti:
- una Dichiarazione dal titolo “Il nostro impegno per un mondo libero da armi nucleari” che trasmette l’ottimismo e la determinazione degli Stati di non fermarsi finché l’ultima testata nucleare non sarà distrutta dalla Terra (www.senzatomica.it);
- un innovativo Piano di azioni che delinea i passi concreti per impedire agli Stati armati di usare le armi nucleari e procedere alla loro eliminazione.
Tra le azioni più significative vi riportiamo la creazione di un fondo fiduciario a sostegno delle vittime dei bombardamenti atomici e dei test nucleari. Inoltre è stato istituito un comitato scientifico consultivo che ha stabilito che sono dieci gli anni necessari per la distruzione delle armi nucleari.
Ciò significa che saremmo potenzialmente in grado di eliminare ogni testata nucleare dal mondo in soli dieci anni!
Come sapete, l’Italia è stato l’unico dei quattro paesi EU (gli altri Stati sono Germania, Olanda e Belgio) che ospitano testate nucleari USA sul proprio territorio a non partecipare come Stato osservatore.
Come Senzatomica ci stiamo impegnando a promuovere l’ICAN Cities Appeal che i Comuni, le Province e le Regioni possono sottoscrivere a sostegno del TPNW, affinché il Governo italiano ratifichi questo importante Trattato.
In mezzo a nubi oscure, il TPNW è la luce che illumina la strada da percorrere. Un cammino verso la pace, attraverso il disarmo e la demilitarizzazione, la collaborazione e l’azione collettiva, attraverso la sicurezza umana, che pone gli esseri umani al centro. Illuminiamo questa strada insieme.
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La mostra “L’eredità della vita”: il nostro impegno per il clima
di Paloma Messin
La mostra itinerante L’eredità della vita fa parte della campagna Cambio io, cambia il mondo: pensare globalmente, cambiare interiormente, agire localmente e tratta l’emergenza climatica e di come affrontarla con speranza e ottimismo, mettendo al centro la dignità della vita e l’interconnessione che lega ogni essere vivente e l’ambiente.
In tal senso anche il conflitto in corso non può che aggravare ulteriormente il già fragile peso che il pianeta e l’ambiente stanno sopportando.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una serie di gravi catastrofi naturali causate dai cambiamenti climatici, che nel giro di pochi istanti hanno privato «le persone della vita, minando alla radice e distruggendo le fondamenta di intere società» (BS, 152, 5).
Siamo arrivati a un «codice rosso per l’umanità», come lo ha definito il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, in cui non possiamo più permetterci di rimandare di un solo istante la questione del cambiamento climatico.
Ad oggi molte persone in tutto il mondo si sono impegnate senza sosta ma è necessario e urgente espandere ulteriormente una solidarietà d’azione e accelerare la riduzione delle emissioni di gas serra.
Il titolo della mostra L’eredità della vita nasce da questa domanda: come vogliamo conservare ciò che ci circonda? Che cosa abbiamo di più a cuore?
Il concetto di eredità si concentra sul presente e su cosa vogliamo mettere in salvo, cosa vogliamo preservare. Il presente contiene in sé il futuro che scegliamo.
Per cui la sfida più importante che abbiamo di fronte è mantenere nel tempo la cosa a cui teniamo di più, ossia la vita.
Per questo dobbiamo unire tutte le risorse di saggezza del mondo per rispondere alla domanda su quali siano lo stile di vita e il tipo di società in grado di proteggere più efficacemente la vita.
Il percorso della mostra è articolato in diciotto pannelli e analizza l’emergenza climatica causata dalle attività degli esseri umani, in particolare dall’uso di combustibili fossili, carbone, petrolio e gas, e dalla deforestazione.
Una quantità sempre maggiore di raggi solari viene trattenuta sulla superficie terreste, e questo determina il riscaldamento globale.
Da qui arrivano alluvioni, siccità, desertificazioni, scioglimenti dei ghiacciai e delle calotte polari, uragani e tifoni sempre più violenti.
Per fermare tutto questo bisogna ridurre le emissioni di gas serra fino ad arrivare a zero emissioni nette entro il 2050, secondo le indicazioni degli scienziati delle Nazioni Unite (IPCC).
Nei pannelli sono evidenziate sia le azioni che ognuno di noi può fare per salvare la vita sul pianeta, scegliendo di cambiare il proprio stile di vita, sia esempi virtuosi di cittadini comuni. Ognuno può fare la propria parte in prima persona e condividerla nella community sul sito www.ereditadellavita.it
Le nostre azioni locali, anche se piccole, se ripetute milioni di volte diventano gigantesche.
L’obiettivo principale della mostra è offrire e far sviluppare una visione chiara del rapporto ideale tra l’umanità e il pianeta Terra, la nostra Casa comune.
Come afferma Daisaku Ikeda: «In un mondo sempre più interdipendente, ciò che ora sembra avere un impatto, per quanto violento, soltanto locale, in realtà costituisce una potenziale minaccia su scala globale […]. E anche i rischi che al momento sembrano di lieve entità, se non vengono affrontati diventeranno problemi estremamente difficili da gestire per le generazioni future. […] Alla base di tutte le nostre azioni ci deve essere l’indispensabile e piena consapevolezza della totalità delle dimensioni dell’interconnessione della vita» (BS, 152, 15).
Con questo presupposto, la mostra si propone di suscitare speranza e di far sorgere una promessa, una decisione di cui ognuno si rende responsabile diventando promotore del cambiamento tramite il proprio impegno lungimirante.
In conclusione vorrei leggere un estratto di una poesia che Amadeu Thiago de Mello, uno dei maggiori poeti brasiliani che lavora da anni per proteggere la foresta pluviale amazzonica, condivise con Ikeda nell’aprile del 1997 (BS, 154, 34):
«[…] Non ho sentieri nuovi,
ho solo modi nuovi di percorrerli.
Con il dolore dei diseredati,
con i sogni oscuri dei bambini
che dormono affamati,
ho imparato che la Terra
non è solo mia.
E ho imparato in verità
che la cosa più importante è lavorare
mentre abbiamo ancora vita,
per cambiare ciò che va cambiato,
ognuno a modo suo,
ognuno dove si trova»
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La determinazione finale dei giovani: Diventiamo fari di speranza!
di Gabriele Mariani e Camilla Lorefic
Gabriele. Alla base delle religioni con cui teniamo costantemente un dialogo c’è la tolleranza, il rispetto e l’accoglienza della vita dell’altro. Così gli altri vorrebbero essere trattati, così vorremmo essere trattati noi.
Il nostro impegno è lo stesso che viene descritto nel Sutra del Loto, all’interno del capitolo “Il Bodhisattva Mai Sprezzante”: «Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti praticherete la via del bodhisattva e sarete allora in grado di conseguire la Buddità» (SDL, 365).
Questo monaco non si dedicava a leggere o a declamare le scritture, ma se ne andava in giro semplicemente inchinandosi davanti alla gente. Se gli accadeva di vedere da lontano persone appartenenti alle quattro categorie di credenti, si avvicinava di proposito, si inchinava e li lodava dicendo: «Non oserei mai trattarvi con disprezzo […] perché voi tutti sarete in grado di conseguire la Buddità».
Camilla. Partendo da questo evento ci impegniamo affinché emergano la consapevolezza e l’impegno di ciascuno di noi, e ognuno concretizzi le azioni coraggiose con lo spirito buddista di “non lesinare la propria vita”, prendendosi cura di ogni singola persona e sentendosi protagonista attivo del cambiamento della società.
Rinnoviamo la nostra decisione di diventare giovani fari di speranza nella società e di impegnarci ogni giorno a costruire legami di valore nelle nostre comunità basate sulla consapevolezza che «la rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità» (RU, prefazione).