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È emersa la fiducia di "osare" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:28

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È emersa la fiducia di “osare”

Giulia Innocentini, Roma

Grazie alla pratica e all’attività buddista, Giulia ha trasformato tanti aspetti della sua vita ed è riuscita a utilizzare la sua paura del giudizio come molla per raggiungere obiettivi importanti

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Grazie alla pratica e all’attività buddista, Giulia ha trasformato tanti aspetti della sua vita ed è riuscita a utilizzare la sua paura del giudizio come molla per raggiungere obiettivi importanti


Ho ventinove anni e pratico il Buddismo da quando ne avevo diciannove. In questi anni la mia sfida costante è stata quella di rompere le catene del giudizio; infatti la paura del fallimento e la sofferenza che mi generava erano talmente forti da non lasciare spazio alla mia vita di aprirsi e di sentire il valore delle mie esperienze.
Mettendo al centro il Daimoku, l’attività e lo studio del Buddismo ho fatto un grosso scatto nella fede che mi ha permesso, a luglio del 2019, di laurearmi in Storia dell’arte con una tesi in educazione museale.
Ho capito che era proprio questa la strada che volevo intraprendere.
Sensei scrive: «Quando decidete cosa volete fare in futuro, avanzate risolutamente. Non esitate. Nel momento in cui si persegue qualcosa con forte determinazione, non si avranno rimpianti anche se si dovesse fallire. […] Vincitori o sconfitti, il vostro impegno costante vi porterà comunque alla sfida successiva» (Che cos’è la rivoluzione umana, pag. 127).
Da qui ho iniziato a sforzarmi di cogliere tutte le occasioni che si presentavano per lavorare in questo ambito, come partecipare a un concorso per il Ministero dei Beni culturali, di cui ho passato la prima prova. Nel frattempo, ho sostenuto l’esame per entrare alla scuola di specializzazione, ma non sono stata ammessa.
Dopo un primo momento di rabbia e frustrazione, ho iniziato a sentire una profonda gratitudine: in realtà era un’occasione per andare fino in fondo basandomi solo sulla fede. Pochi giorni dopo ho scoperto un master che faceva proprio al caso mio: sono riuscita a entrare e ho anche vinto una borsa di studio che dimezzava le tasse da pagare e mi rendeva tutor di una parte della classe. Da subito però ho iniziato ad avere difficoltà, mi sentivo indietro rispetto ai colleghi ed ero spesso frenata per paura che emergessero eventuali mie lacune.
Consapevole che fosse arrivato il momento di recitare Daimoku per sentire il mio valore, rileggevo una frase del Gosho: «La pratica degli insegnamenti buddisti non ti solleverà affatto dalle sofferenze di nascita e morte a meno che tu non percepisca la vera natura della tua vita» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 3).
Decisi di sforzarmi di compiere azioni quotidiane coerenti con la mia vita, senza giudicarmi o temere il giudizio esterno. In particolare, partendo dalla sofferenza per il modo in cui alcune tutor trattavano gli altri studenti, decisi di proporre a quelle colleghe di approfondire insieme il ruolo e le strategie per incrementare il benessere degli studenti del master. Hanno accettato, decidendo anche di scrivere un articolo e di proporlo come contributo a un convegno sui musei che si svolge una volta all’anno a livello mondiale. E sarò proprio io a presentare i risultati della nostra ricerca alla conferenza internazionale che si svolgerà a Praga il 23 agosto!
Nel frattempo mi hanno comunicato la data della seconda prova del concorso. Ho vissuto quel giorno con una strana leggerezza nel cuore, consapevole che, indipendentemente dal risultato, quella prova era l’occasione per fare un’esperienza con cui incoraggiare le giovani donne del capitolo in cui stavo facendo attività. Dopo qualche giorno ho saputo di aver passato anche la seconda prova. Intanto una serie fortunata di circostanze, come la rinuncia di alcune colleghe, mi ha permesso di entrare come tirocinante presso un importante spazio espositivo di Roma, uno dei pochi in cui i servizi educativi sono interni al museo.
Per la prima volta mi ritrovavo in un ambiente di lavoro pieno di persone che mi rispettavano e avevano fiducia in me… Eppure, anche questa volta ho dovuto lottare con il senso di inadeguatezza e la convinzione di non meritare di stare lì. Ma per fortuna c’è sempre Sensei a sostenermi: «Anche se vi sentite inetti e incapaci, io so che non lo siete. Non ho il minimo dubbio che ognuno di voi ha una missione, e qualsiasi cosa possano dire gli altri io vi rispetterò sempre e crederò sempre in voi» (Che cos’è la rivoluzione umana, pag. 243).
Ho iniziato a recitare Daimoku per essere me stessa in ogni situazione e far fiorire la mia vita. Sostenuta dagli incontri con le giovani donne, dallo studio e dalla sfida di fare shakubuku, ho lottato giorno dopo giorno per trovare il coraggio di recitare Daimoku per trasformare profondamente quest’ansia di non essere mai abbastanza che mi faceva vedere la vittoria solo nell’approvazione esterna. Stavolta però ho vinto davvero, facendo emergere un’enorme fiducia e speranza nella mia vita che mi ha permesso di “osare” azioni che ritenevo impossibili, come superare la fine di un’importante relazione sentimentale, imbarcarmi per un viaggio da sola e… vincere il concorso del Ministero dei Beni culturali!
Ora mi sento pronta a realizzare relazioni in cui sentirmi libera e sempre più me stessa e lavorare in un museo come educatrice.
In questo periodo ho sperimentato quanto è vero che, come dice Sensei, «nessuno degli sforzi che compiamo nella nostra pratica buddista va mai sprecato» (BS, 221, 36), quindi per il futuro determino di continuare a sfidarmi in tutti gli aspetti della pratica – soprattutto nello shakubuku – per aprire ancora di più la mia vita e incoraggiare quante più persone possibile attraverso la mia esperienza.

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