In questo saggio il presidente Ikeda afferma che «ora è il tempo di propagare la grande Legge!». Quando ci dedichiamo a diffondere la Legge mistica uniti al cuore del maestro, con il voto di ripagare il nostro debito di gratitudine, la nostra vita si sintonizza con il ritmo dell’universo e si adorna di benefici incommensurabili
Il tempo non è altro che il mistico ritmo che scandisce la vita dell’universo. Pertanto, quando recitiamo e diffondiamo la Legge mistica, le nostre vite si accordano con il tempo e il tempo è nostro alleato. Le nostre vite saranno adorne di felicità e vittoria durante il corso delle quattro stagioni.
Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, dichiarò con potente determinazione: «Io, Nichiren, consapevole dell’epoca in cui viviamo, desidero adesso propagare ampiamente questa dottrina [delle Tre grandi Leggi segrete]» (Sul ricevimento delle Tre grandi Leggi segrete, RSND, 2, 927). In risposta a questo ruggito di leone, settant’anni fa, nel 1952 – in occasione del settecentesimo anniversario della proclamazione dell’insegnamento del Daishonin[ref]Secondo il sistema tradizionale del conteggio dell’età in Giappone (Nichiren Daishonin fondò il suo insegnamento il 28 aprile 1253).[/ref] – abbiamo intrapreso una nuova campagna sotto la guida del maestro Toda, con la convinzione che «ora è il tempo di propagare la grande Legge!».
Era l’anno della Campagna di febbraio del capitolo Kamata di Tokyo (1952). Come discepoli uniti nello spirito al maestro Toda, e con il nostro voto di ripagare il debito di gratitudine nei suoi confronti e verso il Daishonin, abbiamo compiuto un passo avanti nella “propagazione compassionevole della Legge mistica”. Nello stesso periodo, anche la nostra organizzazione nel Kansai è entrata in azione.
L’edizione del Gosho della Soka Gakkai, il Nichiren Daishonin Gosho zenshu (La raccolta completa degli scritti di Nichiren Daishonin) è stata pubblicata quello stesso anno, in aprile, il mese dell’anniversario della proclamazione dell’insegnamento del Daishonin: in questo modo, abbiamo stabilito la nostra direzione eterna di basarci sempre sugli scritti del Daishonin.
Il giuramento di “Dainanko”
Grazie alla profonda cura e gentilezza del nostro maestro, mia moglie Kaneko e io ci sposammo, con una semplice cerimonia, il 3 maggio 1952 [primo anniversario della nomina del maestro Toda a secondo presidente della Soka Gakkai], intraprendendo così il viaggio della nostra vita come marito e moglie.
In quell’occasione, il maestro Toda ci disse: «Desidero che d’ora in avanti, nel corso delle vostre lunghe vite, vi impegniate fino in fondo per kosen-rufu unendo le vostre forze». Dopodiché, chiese di cantare il brano Dainanko (Il grande eroe Kusunoki).
Questa canzone descrive l’addio tra un padre – il guerriero Kusunoki Masashige – e il suo giovane figlio Masatsura, che sotto le «verdi foglie di Sakurai»[ref]Da un verso della canzone.[/ref] formula il giuramento di portare avanti gli obiettivi di suo padre. Si pensa che questo episodio sia avvenuto nel mese di maggio del calendario lunare.
«Io, tuo padre, sto partendo per Hyogo», dice Masashige, pronto ad andare incontro alla morte. E suo figlio dichiara: «Io ti raggiungerò»[ref]Il dialogo è tratto dai versi della canzone.[/ref]. Ma il padre glielo proibisce, esortandolo con severità a diventare presto un giovane ammirevole e a impegnarsi per proteggere le persone comuni. Affida quindi ogni cosa del futuro a Masatsura e lo rimanda da sua madre, nella loro città natale.
Dal momento in cui divenne discepolo del maestro Makiguchi, all’età di diciannove anni, il maestro Toda lo sostenne sempre con lo stesso spirito di Masatsura rappresentato in questa canzone.
Dopo che il presidente Makiguchi morì in carcere per le sue convinzioni, il maestro Toda decise di agire come un indomito sostenitore della giustizia e dell’umanità per vendicare la sua morte. Si alzò da solo nel mezzo della devastazione del Giappone postbellico per adempiere al grande voto di diffondere la Legge mistica.
Quando i suoi affari erano in crisi, il maestro Toda e io lottammo insieme come Masashige e Masatsura, superando ogni ostacolo con la potenza di leoni all’attacco. Grazie a questo, il maestro Toda divenne finalmente il secondo presidente della Soka Gakkai, il 3 maggio 1951.
Pienamente consapevole della mia incrollabile dedizione e determinazione, il maestro Toda scelse in seguito il 3 maggio come giorno del mio matrimonio, che segnava l’inizio di una nuova fase della mia vita. E quel giorno chiese di cantare Dainanko.
Da allora sono trascorsi settant’anni, durante i quali ho portato avanti con gratitudine e stima infinite per il maestro Toda il mio viaggio di figlio che ha percorso lo stesso cammino del padre – il percorso di maestro e discepolo – per realizzare il grande voto di kosen-rufu. Lungo il cammino, ho ampliato il numero dei nostri membri e sostenuto la crescita di innumerevoli successori.
Continuiamo ad avanzare mettendo sempre le persone al primo posto!
Dieci anni dopo il settecentesimo anniversario della fondazione dell’insegnamento del Daishonin, la Soka Gakkai designò il 1962 come l’Anno della vittoria.
Nel gennaio dello stesso anno, realizzai una grande vittoria ottenendo il verdetto di non colpevolezza nel processo relativo all’incidente di Osaka[ref]Incidente di Osaka: il presidente Ikeda, all’epoca responsabile dello staff del Gruppo giovani della Soka Gakkai, fu arrestato il 3 luglio 1957 in seguito all’ingiusta accusa di aver violato la legge elettorale in occasione di un’elezione suppletiva della Camera dei Consiglieri tenutasi a Osaka alcuni mesi prima. Al termine del processo, che durò per oltre quattro anni, egli venne completamente scagionato, il 25 gennaio 1962.[/ref], per cui ero stato arrestato dietro la falsa accusa di aver violato alcune leggi elettorali. Nel corso di ottantaquattro udienze in tribunale, lottai contro i tentativi delle autorità di screditare la Soka Gakkai – un movimento popolare sempre più in crescita – e infine dimostrai a tutti la verità.
Il 3 maggio 1962 scrissi su un cartoncino decorativo:
Incidente di Osaka.
Prima sessione in tribunale:
18 ottobre 1957.
Arringa finale: 16 dicembre 1961.
Verdetto: non colpevole,
25 gennaio 1962.
In basso aggiunsi: «Con la più profonda gratitudine verso tutti i nobili compagni di fede, per il loro sostegno sincero e i loro dediti sforzi… Non li dimenticherò mai».
Innumerevoli membri hanno creduto fermamente nella mia vittoria e hanno recitato Daimoku senza sosta per me, a cominciare dalle compagne di fede del nostro Gruppo donne del Kansai. Ciascuno e ciascuna di loro rimarrà per sempre con me e con mia moglie, uniti nel cuore.
La notte prima del verdetto dissi ai giovani del Kansai che si erano riuniti ad Amagasaki, nella prefettura di Hyogo: «Poiché ho promesso di portare avanti l’impresa dei presidenti Makiguchi e Toda, non intendo lesinare la mia vita». E aggiunsi: «Intraprendiamo con convinzione e dignità una nuova partenza come alleati di chi soffre, mettendo sempre al primo posto la felicità delle persone».
Da quel momento in poi, i nostri coraggiosi Bodhisattva della Terra del “grande Kansai” e di ogni altra zona hanno ereditato magnificamente lo spirito di Masatsura creando una storia vittoriosa della lotta condivisa di maestro e discepolo. Non esiste per me orgoglio più grande.
«Non dobbiamo assolutamente permettere che scoppi una terza guerra mondiale!»
Il 1962 fu un anno in cui il conflitto tra Oriente e Occidente andò intensificandosi. Solo l’anno precedente era stato costruito il Muro di Berlino, che divideva in due parti la capitale della Germania, mentre in ottobre scoppiò la crisi dei missili di Cuba, una situazione di braccio di ferro nucleare tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
La minaccia dell’utilizzo di armi nucleari suscitò paura e sgomento nei cuori delle persone di tutto il mondo. In questo stato di ansia e incertezza, molti media giapponesi iniziarono a diffondere previsioni e commenti sulla possibilità dello scoppio di una guerra nucleare o di una terza guerra mondiale.
Io però non ero interessato a tali speculazioni. La mia determinazione come discepolo del mio maestro, che aveva denunciato le armi nucleari come un male assoluto, rimase incrollabile: “Non dobbiamo assolutamente permettere che scoppi una terza guerra mondiale!”.
Recitando un forte Daimoku con questa determinazione, in un simile periodo storico noi membri della Soka Gakkai giurammo insieme di aprire la strada alla pace nel mondo.
Viaggiare in lungo e in largo mirando alla vittoria
Iniziai il 1962 visitando l’isola di Hokkaido ancora nel cuore dell’inverno. Successivamente, dopo aver visitato alcuni paesi del Medio Oriente, viaggiai in lungo e in largo per il Giappone: Chugoku, Shikoku, Tohoku, Kanto, Kyushu, Tokaido, Chubu, Kansai, Shin’etsu e Okinawa. Anche se non riuscii a visitare Hokuriku, la regione natale del mio maestro, rimasi in stretto contatto con i membri che la abitavano. Durante i miei viaggi recitavo intensamente Daimoku in ogni momento libero, con lo spirito di raggiungere ogni compagno e compagna di fede.
Esortai i membri con tutte le mie forze. A Tokyo dissi: «Impegnatevi al massimo nella pratica buddista basandovi sempre sul grande obiettivo di kosen-rufu!».
A Saitama esclamai: «Avanzate con la grande convinzione che possiamo assolutamente realizzare kosen-rufu!».
A Fukuoka esortai: «Con una forte unità, mostrate la prova concreta dei vostri sforzi pionieristici che stupiranno le persone di tutto il mondo!».
A Kanagawa esclamai: «Diventiamo i pilastri del Giappone e facciamo sì che la nostra nazione sia un luogo davvero meraviglioso e felice in cui vivere!».
E ad Aichi dichiarai: «Qualunque cosa gli altri possano dire, vinciamo assolutamente e continuiamo a impegnarci per la pace e la sicurezza!».
Nel Kansai, a una riunione dei compagni di fede di Hyogo e Osaka, dissi: «Lottiamo per creare una società in cui tutti possano vivere con un senso di sicurezza e tranquillità!».
Durante i miei viaggi, quando mi era possibile, tenevo lezioni sul Gosho e sessioni di domanda e risposta, approfondendo il Buddismo di Nichiren Daishonin insieme ai miei cari compagni di fede dall’ardente spirito di ricerca.
Una volta parlai del passo che afferma: «Si deve diventare maestri della propria mente e non lasciare che la mente sia la nostra maestra» (Risposta al prete laico Soya, RSND, 1, 431), confermando l’importanza di basarci sul Gohonzon e sul Gosho.
In un’altra occasione, studiammo il passo: «Le persone comuni sono inconsapevoli dell’esistenza del prezioso Sutra del Loto e del Budda Shakyamuni» (L’esilio di Izu, RSND, 1, 32), approfondendo la nostra consapevolezza del fatto che siamo noi a dover parlare e condividere questo grande Buddismo con le persone che ancora non lo conoscono.
Un’altra volta una responsabile di settore del Gruppo donne mi chiese che significato ha nella nostra vita quotidiana l’affermazione: «Nam-myoho-renge-kyo è la più grande di tutte le gioie» (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 54). Le risposi: «Qualunque problema possa trovarti di fronte, se continui a recitare Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “considerare allo stesso modo sofferenza e gioia” (cfr RSND, 1, 607), la gioia sgorgherà dentro di te. E quando traboccherai di gioia, infonderai quella stessa gioia in tutti coloro che ti vedranno. Non solo tu sperimenterai una condizione vitale e un’esistenza gioiose, ma aiuterai anche gli altri a farlo. Questa è senza dubbio “la più grande di tutte le gioie”, non trovi?».
I compagni di fede di tutto il Giappone si alzarono con energia e dinamismo, facendo proprio questo spirito.
Quell’anno, la Soka Gakkai raggiunse tre milioni di famiglie di praticanti – un obiettivo che mi era stato affidato dal mio maestro – scrivendo così una nuova pagina vittoriosa nella storia del nostro movimento Soka.
Se i nostri membri sono attivi ed energici, la società potrà prosperare
Dieci anni dopo, nel 1972, che la Soka Gakkai designò come “Anno della comunità”, a gennaio mi recai nella mia amata Okinawa.
Era l’anno in cui Okinawa fu restituita al Giappone (il 15 maggio).
Insieme ai compagni di fede rinnovai la determinazione di rendere ogni isola dell’arcipelago di Okinawa un luogo di autentica felicità per tutti. Basandomi sul principio buddista della non dualità della vita e del suo ambiente, affermai: «Se i nostri membri che sostengono il Buddismo del Daishonin sono attivi ed energici, la società godrà di pace, sicurezza e prosperità».
Nei cinquant’anni successivi, i nostri nobili e preziosi compagni di fede di Okinawa hanno superato ogni sfida con spirito gentile e paziente, come insegna il Sutra del Loto (cfr. SDL, 239).
Impegnandosi «con tutte le loro forze e con dedizione incrollabile»[ref]Verso della canzone della Soka Gakkai Eroi di Okinawa.[/ref], hanno creato un regno ideale di kosen-rufu attraverso la radiosa saggezza buddista della Via di Mezzo.
Il Daishonin scrive: «La sincerità che hai dimostrato […] è più salda della terra, più vasta del cielo» (Il carico di sale, RSND, 2, 737).
E ancora: «Mi domando se il Bodhisattva Pratiche Superiori abbia preso possesso del tuo corpo per assistermi lungo la via. Oppure potrebbe essere opera del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti» (Ammonimento per l’attaccamento al proprio feudo, RSND, 1, 730).
Non posso fare a meno di leggere questi e altri passi simili come parole di lode e apprezzamento per la nostra meravigliosa famiglia Soka di Okinawa!
Ora è il tempo! Creiamo un turbine di dialoghi e apriamo la grande via della speranza
«Pensare globalmente, agire localmente»: questo era il motto di René Dubos (1901-1982), celebre microbiologo. Mai come oggi questo spirito è necessario!
Sebbene il cammino sia lungo e tortuoso, le azioni colme di convinzione e dedizione che ciascuno di noi compie nel proprio ambiente, sono una fonte di speranza per cambiare l’intero pianeta.
Il dottor Dubos è uno dei molti intellettuali che mi furono presentati dallo storico britannico Arnold J. Toynbee.
Dopo aver concluso il mio dialogo con il professor Toynbee, che ebbe luogo sempre nel mese di maggio, promisi di rispondere al suo desiderio di creare un turbine di dialoghi in tutto il mondo per aprire la strada a una pace duratura.
Facendo tesoro di ciascun legame che abbiamo con gli altri e promuovendo la fiducia a livello individuale, noi creiamo il tempo propizio per diffondere il nostro movimento.
Oggi i nostri compagni di fede, proprio come il Bodhisattva Mai Sprezzante che trattava tutti con rispetto, incontrano con gioia e coraggio le persone nelle loro comunità ed espandono la cerchia delle loro amicizie.
Credo fermamente che i legami forgiati attraverso dialoghi sinceri siano la forza trainante per un nuovo cambiamento.
Dubos affermò: «Le crisi, senza quasi alcuna eccezione, sono sempre una fonte di arricchimento e rinnovamento, perché incoraggiano la ricerca di nuove strade ancora inesplorate».
È rialzandoci con coraggio in un periodo di crisi che possiamo cambiare il nostro karma.
Possiamo trasformare il veleno in medicina. Questo è il «cuore del re leone» (cfr. RSND, 1, 267), proprio dei maestri e discepoli Soka.
In questo anno fondamentale in cui abbiamo celebrato l’ottocentesimo anniversario della nascita del Daishonin e i settecentosettanta anni dalla proclamazione del suo insegnamento[ref]Vedi nota 1.[/ref], impegniamoci con convinzione per realizzare la nostra visione piena di speranza di una società pacifica e prospera basata sulla filosofia umanistica del Buddismo di Nichiren Daishonin!
E creiamo un turbine di dialoghi coraggiosi in modo che i meravigliosi vessilli di felicità e vittoria delle persone comuni possano sventolare alti nei cieli del domani!
