La mia famiglia ha sempre avuto una condizione economica e lavorativa molto pesante e fin da bambina ho maturato la convinzione che i miei sogni fossero solo utopie che non avrei mai potuto realizzare.
Dopo la maturità conseguita brillantemente, ho tentato un percorso universitario, ma l’aggravarsi dei problemi economici e una visione sempre più disillusa della vita hanno fatto arenare ogni speranza di successo.
Dall’età di vent’anni ho così iniziato a fare ogni sorta di lavoro (cameriera, lavapiatti, animatrice), consolidando l’idea che le possibilità di fare un lavoro che rispecchiasse le mie aspirazioni fossero davvero scarse.
In quel periodo mia mamma praticava il Buddismo già da qualche anno ed era responsabile di gruppo, così partecipai a qualche zadankai.
Lessi una frase del presidente Ikeda che mi colpì profondamente: «Proprio come un fiore sboccia dopo aver sopportato il rigido freddo invernale, un sogno può avverarsi solo se si è preparati a sopportare i tormenti che ne accompagnano la realizzazione e a compiere tutti gli sforzi necessari!» (NRU, 8, 39).
Decisi di iniziare a praticare con costanza, perché nonostante la mia ritrosia non potevo ignorare quella vibrazione sempre più potente ogni volta che recitavo Daimoku.
Poco tempo dopo mi è stata diagnosticata un’endometriosi, una patologia invalidante che purtroppo non è ancora riconosciuta dalla società e ad oggi non ha una cura definitiva.
Quella è stata – ed è tuttora – l’espediente per approfondire la mia fede e consolidare la relazione con il maestro. Un mese prima dell’intervento, nel 2010, sono diventata membro della Soka Gakkai. Le attività buddiste sono state per me qualcosa di scioccante: c’era sempre qualcuno che credeva in me e aveva piena fiducia nel mio potenziale, nonostante avessi cercato in ogni modo di nascondere il mio vero io sotto strati di giustificazioni e paure.
In modo del tutto naturale ho iniziato a sviluppare un io più forte e a comprendere che le difficoltà erano un motore per sviluppare il mio carattere. Non ho mai lesinato la mia vita nelle attività della Soka Gakkai, con la consapevolezza che sarebbero state tutte un allenamento prezioso per la vita.
Nel 2013 ho deciso di licenziarmi da un lavoro che non mi permetteva di sviluppare i miei talenti, non mi offriva possibilità di crescita, non era correttamente retribuito e mi rendeva profondamente infelice.
Rinunciare a quella entrata fissa è stato il primo atto rivoluzionario.
Successivamente feci un’esperienza lavorativa importante che mi portò al desiderio di crescere e aprire la mia vita a tutte le possibilità. Nel frattempo, intensificai le attività nel Gruppo giovani, per far emergere tanti giovani di valore.
Poi, appena compiuti i trent’anni, ho fatto il primo colloquio per l’azienda dove tuttora lavoro, una delle più grandi società a livello mondiale nel settore dei servizi tecnologici e di outsourcing.
Quando arrivai ero la persona con meno esperienza e competenze e fu subito chiaro che avrei dovuto dare il massimo professionalmente e umanamente. Mi resi anche conto che regnavano una completa mancanza di fiducia nei confronti dei colleghi e dell’azienda a causa di un clima fondato sulle lotte di potere e la prevaricazione.
Gli anni dal 2015 al 2018 sono stati intensi e meravigliosi, ho potuto sperimentare concretamente come la rivoluzione umana abbia un impatto disarmante nell’ambiente circostante.
Nel 2019 ho firmato un contratto in staff leasing (un particolare tipo di contratto a tempo indeterminato con una società interinale che fa da tramite affinché i lavoratori vengano assunti da un’impresa, n.d.r.).
Era un traguardo inimmaginabile pochi anni prima, ma non ero felice. Il mio obiettivo era avere un contratto a tempo indeterminato direttamente con l’azienda, avevo dato tutta me stessa ma ancora una volta non ero stata “vista”. Tornò a bussare alla mia porta quel pensiero costante di mediocrità e fallimento, si stava facendo di nuovo largo quell’assurda convinzione che qualsiasi cosa facessi c’era un destino di sconfitta che mi attendeva.
Poi è arrivata la pandemia. Con l’avvio delle attività online ho deciso di non arrendermi e anzi di intensificare gli incontri con le giovani donne, creando relazioni di incalcolabile valore. Questo sforzo mi ha portata a decidere, incoraggiata dalle parole del mio maestro, di condurre una “vita mai sconfitta”: «La vittoria eterna consiste nel condurre una vita che non è mai sconfitta. Non darsi mai per vinti, non arrendersi mai, in realtà è un risultato ancora più grande di vincere. Non essere sconfitti significa avere il coraggio di alzarsi e accettare la sfida. Non importa quante volte siamo finiti al tappeto, l’essenziale è rialzarsi sempre e fare un passo, o anche mezzo passo in avanti. Anche se sorgono gravi difficoltà o ostacoli, dobbiamo pensare: “E tuttavia non sono scoraggiato”» (BS, 193, 40).
Con questo incoraggiamento di Sensei ho continuato a dare il massimo sul posto di lavoro, diventando un punto di riferimento e guadagnandomi la fiducia e il rispetto di tutti.
A maggio del 2021 ho fatto un colloquio conoscitivo con uno dei leader principali della mia azienda, dove ho potuto mettere a frutto tutti gli allenamenti maturati in tanti anni di attività, mi sono sentita a mio agio e completamente me stessa.
Il 16 giugno 2021 ho firmato il mio primo contratto a tempo indeterminato, all’età di 36 anni.
Da quel momento mi hanno affidato sempre più responsabilità e dopo pochi mesi ho avuto la mia prima promozione.
All’inizio di quest’anno ho determinato di fare ancor di più la differenza nel mio ambiente. Il mio obiettivo è diventare Inclusion Agent, per offrire la mia professionalità, unicità e sensibilità a supporto della creazione di una cultura della parità e dell’equità.
Inoltre, ho come obiettivo che l’endometriosi – così come la vulvodinia e la neuropatia del pudendo – siano riconosciute come patologie debilitanti e vengano istituite leggi a tutela di chi ne soffre, per costruire un futuro diverso per chi per anni si danna in un dolore senza nome e legittimazione.
Credo che mettere a frutto tutte le mie esperienze – lavorative e non solo – per permettere a ogni persona di esprimere il massimo potenziale significhi abbracciare fino in fondo la promessa che ho fatto al mio maestro.
Questa è la missione che ho deciso di realizzare con la mia vita.
La mia professionalità per la creazione di una cultura della parità e dell’equità
©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata