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Credere nel potenziale dei miei figli - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Credere nel potenziale dei miei figli

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Ho ricevuto il Gohonzon nel 2004. Un giorno mentre recitavo Daimoku con il desiderio di contribuire a kosen-rufu con la mia vita, ho capito che, essendo figlia di genitori divorziati ed essendo stato mio padre una figura assente e negativa, fino a quel momento ero convinta che non avrei mai costruito una mia famiglia.
Dal Daimoku, invece, emerse il profondo desiderio di trasformare questo karma per dare l’esempio che con il Buddismo si può realizzare qualsiasi cosa. Non ne ero ancora completamente consapevole, ma facendo emergere quel desiderio stavo già facendo la mia rivoluzione umana. Facendo attività giovani nella Soka Gakkai ho poi incontrato quello che sarebbe diventato mio marito, con il quale in pochi anni abbiamo creato una bellissima famiglia diventando genitori di Nicolò, che oggi ha undici anni, e di Andrea, sette anni.
Prima di passare al Gruppo donne, sono sempre stata in prima linea nell’attività dei giovani impegnandomi come responsabile e accettando con entusiasmo tutte le sfide che mi venivano proposte.
Ero consapevole che con l’arrivo di un figlio avrei dovuto gestire diversamente il mio tempo, ma ero anche decisa a non allontanarmi mai dall’attività. Infatti fin dai primi mesi di vita di Nicolò, mi sono sempre organizzata per partecipare agli zadankai e alle riunioni di studio portandolo con me, con pappe e pannolini sempre pronti.
Tuttavia, non sono mancati i momenti di sconforto all’inizio della maternità. Mi sentivo sola, ed effettivamente era spesso così. All’epoca non esisteva neanche il Gruppo giovani mamme.
Il legame con il maestro mi dava il coraggio di andare avanti senza abbattermi e la forza di rialzarmi senza soccombere alla stanchezza. In quel periodo lessi: «La maggior parte di voi probabilmente si sposerà e alla fine passerà al Gruppo donne. Per un certo periodo sarete molto occupate ad allevare i bambini e a fare tante cose, e vi sentirete esauste. Probabilmente vi risulterà difficile fare attività in prima linea nell’organizzazione. Ma non dimenticate mai l’orgoglio di essere state responsabili del Gruppo giovani donne e lo spirito che avevate allora. […] Non dimenticate che qualsiasi difficoltà o problema possiate affrontare lungo il vostro cammino, se continuerete a praticare il Buddismo otterrete sicuramente la felicità e la vittoria nella vita» (NR, 502, 21).
Mi sembrò che Sensei l’avesse scritto apposta per me! In quel momento non mi sentii più sola. Avevo un maestro che conosceva profondamente l’animo umano.
Superata questa sofferenza iniziarono una serie di nuove grandi sfide.
Subito dopo la nascita di Nicolò, mio marito perse il lavoro. Fu una lotta che durò qualche anno e si risolse per lui con la vincita di un concorso e la realizzazione di un nuovo lavoro.
Inoltre, durante la seconda gravidanza dovetti rimanere quarantacinque giorni in ospedale a Genova, a 80 km da casa, lontana da Nicolò che aveva tre anni e mezzo, monitorata giorno e notte per il rischio di perdere il bambino.
Non solo: mio marito soffriva di una malattia autoimmune che andava peggiorando. Un giorno in cui era venuto a trovarmi in ospedale si sentì male. La fortuna è stata che si trovava già in ospedale e fu ricoverato d’urgenza.
Abbiamo superato tutte queste difficoltà a suon di Daimoku.
In seconda elementare a Nicolò è stato diagnosticato un disturbo dell’apprendimento collegato alla scrittura e alla lettura.
Siamo riusciti a trovare una professionista che lo ha aiutato a migliorare con esercizi mirati.
Quando a settembre 2021 Nicolò ha iniziato la prima media ha avuto un momento di crisi, perché la mole di studio era aumentata.
Inoltre i nuovi professori erano più severi e mettevano note a chi dimenticava i compiti o il diario a casa. Senza contare che gli ultimi anni delle elementari li aveva fatti spesso in Dad, e non era facile ritornare in classe. Ogni giorno andava a scuola con l’ansia e la paura.
Un giorno mi chiese: «Mamma, posso recitare con te Gongyo la mattina per non essere interrogato e per non avere note?».
Da allora abbiamo iniziato a farlo ogni mattina insieme, anche con Andrea. Fare Gongyo lentamente, con due bambini che devono prepararsi per andare a scuola e io al lavoro non è stato facile. Abbiamo riorganizzato la nostra routine quotidiana: ora Nicolò non vuole uscire di casa senza fare Gongyo!
Dopo alcune settimane siamo stati chiamati per il colloquio con due professoresse, di cui una molto temuta per la sua severità.
Ci dissero che Nicolò era migliorato tantissimo, era meno timido, alzava sempre la mano per rispondere e aveva fatto amicizia con alcuni compagni. In più aveva iniziato a prendere voti alti, tra l’8 e il 9. La professoressa tanto temuta, ora a Nicolò piace molto. Dice che è più umana e comprensiva rispetto agli altri professori e che lo incoraggia molto.
Scrivendo questa esperienza, ho rivissuto tutte le sfide dei miei quasi vent’anni di pratica buddista. Ogni volta ad accompagnarmi ci sono state le parole di Daisaku Ikeda che ho scelto come mio maestro e che ringrazio dal profondo del cuore per avermi trasmesso la sua determinazione a non cedere alla sconfitta, ad amarmi e apprezzarmi come donna, madre e discepola.
La mia speranza è che i miei figli decidano di abbracciare per tutta la vita il Buddismo di Nichiren Daishonin seguendo la via di maestro e discepolo, riempiendo le loro vite di vittorie e di felicità assoluta. Concludo con un incoraggiamento di Sensei per noi genitori: «è necessario che i genitori credano nel potenziale dei loro figli, che sono tutti Bodhisattva della Terra che hanno promesso di portare avanti kosen-rufu mondiale nell’Ultimo giorno della Legge. Arriverà certamente il momento in cui si alzeranno risvegliati alla loro missione. Pregare per la crescita dei figli, senza mai smettere di credere in loro, è il banco di prova della fede dei genitori» (Le cinque guide eterne, Esperia, pag.15).

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