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Diamo una possibilità alla pace diventando cittadini globali - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:19

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Diamo una possibilità alla pace diventando cittadini globali

Pubblichiamo l’intervista a Andrea Bartoli, esperto di risoluzione dei conflitti internazionali (già pubblicata su World Tribune, rivista della Soka Gakkai USA, a marzo 2022) in cui parla della sua visione della guerra tra Russia e Ucraina, dell’uso della violenza nei conflitti e della sua convinzione che la pace sia possibile

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Pubblichiamo l’intervista a Andrea Bartoli, esperto di risoluzione dei conflitti internazionali (già pubblicata su World Tribune, rivista della Soka Gakkai USA, a marzo 2022) in cui parla della sua visione della guerra tra Russia e Ucraina, dell’uso della violenza nei conflitti e della sua convinzione che la pace sia possibile. Il professor Bartoli fa parte del consiglio di amministrazione della Soka University of America ad Aliso Viejo, California. Attualmente insegna alla Seton Hall University, è “visiting fellow” presso l’Advanced Consortium on Cooperation, Conflict and Complexity[ref]Consorzio Avanzato su Cooperazione, Conflitto e Complessità (n.d.t.)[/ref] (AC4) della Columbia University e membro dello Steering Group of the Global Action Against Mass Atrocity Crime[ref]Gruppo Direttivo Azione globale contro i crimini e le atrocità di massa (n.d.t.)[/ref] (GAAMAC)

World Tribune: Grazie professor Bartoli per aver accettato di parlare con noi. Sappiamo che il suo primo incontro con Daisaku Ikeda e con le sue opere è stato alla Columbia University nel 1996. Ci racconta di quel periodo?

Andrea Bartoli: Ero alla Columbia University, lavoravo alla risoluzione dei conflitti quando Daisaku Ikeda vi tenne una conferenza a cui anche io partecipai.
Fui colpito dall’insistenza del dottor Ikeda sul tema della cittadinanza globale. Utilizzava un interessante mix di termini. Saggezza, coraggio e compassione: queste sono parole che di solito non vengono associate alle relazioni internazionali. Il concetto di cittadinanza globale che presentò è un’idea, ma è anche una scelta molto concreta che ognuno di noi può fare. Non bisogna aspettare che qualcuno stabilisca formalmente un passaporto per i cittadini globali. Si può diventare cittadini globali accettando la responsabilità di essere un cittadino globale e coltivando queste qualità di saggezza, compassione e coraggio nella propria vita. Questa sfumatura si evidenziava chiaramente nella lezione di Daisaku Ikeda alla Columbia University Teachers College, ed è per questo che ho voluto approfondire. Iniziai a leggere i suoi scritti ripercorrendo il suo lavoro sulla creazione di valore. Questo fu l’inizio del mio legame con Daisaku Ikeda e con la Soka Gakkai.

WT: Il mondo osserva con orrore gli eventi in Ucraina. In qualità di esperto di risoluzione dei conflitti, cosa pensa degli eventi in corso?

A. Bartoli: La situazione tra Russia e Ucraina è importante per tutti noi. Per molti aspetti si tratta del prodotto di secoli di sviluppo storico. Se percepiamo il mondo come se gli altri fossero sempre pronti ad avere il sopravvento, un mondo in cui tutti sono contro tutti, allora nella nostra relazione con gli altri ha senso avere un approccio altamente difensivo e altamente conflittuale. È il modo più prudente per rispondere a qualsiasi minaccia: meglio essere protetti, essere vigili.
Ma quello che vediamo è che, come famiglia umana, se vogliamo costruire modelli di cooperazione è necessario ricorrere sempre meno a questo tipo di atteggiamento. Se ci riconosciamo come cittadini globali, non abbiamo bisogno di usare la violenza e le minacce, e non c’è bisogno di un atteggiamento difensivo.
Dobbiamo sperare che tra Ucraina e Russia prevalga un atteggiamento politico di dialogo e collaborazione piuttosto che la tentazione di accettare che il potere sia l’unico modo per risolvere la questione.

WT: La guerra in Ucraina è un macro evento che sta avendo un impatto sul mondo, ma nel nostro piccolo tutti abbiamo conflitti personali che possono sfuggirci di mano.
Fra le cose che lei insegna sulla risoluzione dei conflitti, quale potrebbe essere applicata alla nostra vita quotidiana?

A. Bartoli: Per semplificare, la mia risposta a questa domanda è che i conflitti e la violenza tendono a essere associati alle ingiustizie. Sotto molti aspetti, chi usa la violenza pensa sempre di avere una buona ragione per farlo. La persona violenta pensa di essere stata provocata e che abbia subito qualcosa di sbagliato. Questo meccanismo crea molta dipendenza. La violenza infatti si impadronisce di coloro che la usano. Chi la usa crede di avere ragione, ma in realtà viene controllato dalla violenza. Ci si ritrova costretti a fare cose contro i diritti umani, contro gli altri, e anche contro se stessi.
Trovo che l’insistenza di Daisaku Ikeda sulla responsabilità personale della nonviolenza sia davvero importante perché fondamentalmente la violenza cerca sempre di controllare qualcuno. Dovremmo avere il controllo sulle nostre vite, sulle nostre emozioni e sul nostro corpo, invece la violenza è una malattia che ci fa perdere quel controllo. Il risultato è che si inizia a ferire le persone, a insultarle, a rovinarle e infine persino a ucciderle.
È importante adesso per noi incoraggiarci reciprocamente alla responsabilità di scegliere l’autocontrollo, in modo che la pace abbia una possibilità. La pace può avere una possibilità se ognuno di noi si assume la responsabilità di diventare un cittadino globale. C’è una relazione importante tra la responsabilità di ciascuno e il risultato a livello globale.

WT: Qual è il ruolo delle organizzazioni religiose nella promozione della pace?

A. Bartoli: L’umanità sta emergendo in molti modi in quanto umanità. Come credente cattolico, ho familiarità con il coinvolgimento delle comunità religiose in un obiettivo comune. Penso sia molto importante che le organizzazioni religiose collaborino per migliorare il mondo.

WT: Quando si verificano eventi come questi, alcune persone perdono speranza nella pace. Pensa che la pace nel mondo sia possibile?

A. Bartoli: Assolutamente si. Se osserviamo la situazione in una prospettiva a lungo termine, sembra che l’umanità stia effettivamente migliorando. Anche se in questo momento abbiamo armi che possono distruggere l’intero pianeta in un momento, non le stiamo usando. Stiamo mostrando moderazione. Possiamo concentrarci sulla capacità delle persone di avere il dominio di sé e scegliere la vera pace. La chiave è che le persone “vere” scelgano la “vera” pace.

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