«Se vi preoccupate anche solo un po’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese»
(Nichiren Daishonin, RSND, 1, 25)
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Vincere la sfiducia dentro di me
di Chiara De Paoli, Roma
Nel rileggere questa frase risuona moltissimo la parola “preoccupazione”, una costante delle mie ultime settimane insieme alla frustrazione e al senso di impotenza nell’osservare gli sviluppi della situazione internazionale.
Ci è difficile credere che, in base al principio del “vero aspetto di tutti i fenomeni” e della “non dualità di vita e ambiente”, sia possibile sfidare anche la più dolorosa delle realtà, compreso il pericolo della guerra. Eppure era questa la convinzione che animava il Daishonin e ha sempre animato le azioni di Sensei. Ed è alle parole del maestro che sono tornata in questi difficili giorni, incapace di trovare risposte altrove.
Sensei spiega che il fulcro della relazione tra individuo e ambiente – così come quella tra “adottare l’insegnamento corretto” e “pace nel paese” – è il “cuore” o “mente” dell’essere umano, la sua trasformazione dal male al bene.
Recitando Daimoku per comprendere queste parole, riesco a vedere la connessione tra il senso di impotenza che provo di fronte alla brutalità della guerra, e quello che sento verso situazioni apparentemente più vicine e radicate nella mia vita quotidiana.
E ricordo che la sfiducia nella mia e altrui Buddità – la radice di quel senso di impotenza ma, di fatto, anche «la più grande minaccia alla pace» (I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, pag. 81) – è una lotta dinamica, quotidiana, in cui si vince o si perde.
Ne Il mondo del Gosho è ripreso un dialogo dal film “Luci della ribalta”, in cui Chaplin incoraggia così una giovane donna: «Pensa al potere che esiste nell’universo, che muove la terra e fa crescere gli alberi. Quello stesso potere è dentro di te, se solo avrai il coraggio e la volontà di usarlo» (pag. 698).
Ieri ho deciso di guardare in faccia le mie paure senza reprimerle o scappare, e ho pregato per trasformarle in fiducia.
Questo coraggio mi ha permesso di aprire, poche ore dopo, un dialogo franco sul Buddismo con un’amica che si era da tempo allontanata dalla Soka Gakkai e con suo marito non praticante.
La sera stessa, ho immediatamente sperimentato un altro beneficio.
Nel drammatico momento storico che stiamo vivendo, non voglio dimenticare questa connessione tra il male e lo scetticismo, tra il male e la sfiducia, e trasformare ogni giorno la mia vita così come insegna Sensei: «La battaglia spirituale fra il bene e il male nel cuore di ogni persona diventerà sempre più importante per l’umanità. È per cambiare il destino del genere umano che noi della SGI lottiamo per sconfiggere l’ignoranza e coltivare la bontà che esiste da sempre in ogni persona» (Ibidem, pag. 699).