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Ho cambiato la direzione del mio cuore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 20:37

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Ho cambiato la direzione del mio cuore

Marianna Galaverni, Firenze

Da ragazza ribelle Marianna decide di perseguire i suoi sogni cambiando direzione alla sua vita. Grazie alla relazione con il maestro e all’impegno nell’attività buddista riesce a sfidare le sue insicurezze, supera brillantemente l’esame di Stato e inizia a condividere la gioia di praticare con le sue amiche

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Da ragazza ribelle Marianna decide di perseguire i suoi sogni cambiando direzione alla sua vita. Grazie alla relazione con il maestro e all’impegno nell’attività buddista riesce a sfidare le sue insicurezze, supera brillantemente l’esame di Stato e inizia a condividere la gioia di praticare con le sue amiche

Dieci anni fa, nel 2012, arrivai a Firenze subito dopo aver ricevuto il Gohonzon, con una grande esperienza di inizio pratica: da ragazza scapestrata e ribelle che pensava solo a ubriacarsi e a bullizzare i compagni di scuola, avevo realizzato una profonda trasformazione interiore sciogliendo tutta la rabbia che provavo per la vita. Inoltre decisi di iscrivermi all’università sotto gli occhi increduli di chi mi conosceva, e cominciai a cercare un lavoro come cameriera per mantenermi.
In realtà fu molto dura portare avanti insieme lo studio, il lavoro e tutto il resto. Inoltre la situazione familiare che avevo a Livorno con mio padre tossicodipendente mi portava molta ansia e preoccupazione e vedevo allontanarsi sempre più l’obiettivo di laurearmi.
Poco a poco mi trovai a vivere un profondo senso di inadeguatezza e paura di abbandonare i miei sogni. Ma non ho mai abbandonato il Gohonzon, la pratica buddista e l’attività con le giovani donne.
Nel 2018 il mio babbo ebbe l’ennesima crisi di overdose, molto più drammatica del solito perché sfociò in una grave infezione. Lottava tra la vita e la morte e io ricordo solo di aver recitato Daimoku con tutta me stessa, continuamente, notte e giorno.
Dopo un lungo intervento che gli costò l’amputazione delle gambe, riuscì a sopravvivere. Fu proprio in quelle ore di Daimoku “disperato” che decisi profondamente che non avrei mai più tralasciato di realizzare pienamente la mia vita e i miei sogni.
Si può dire che io e mio padre ritornammo alla vita insieme: lui cambiò completamente stile di vita e io decisi di concludere il mio percorso di studi e di non accettare mai più lavori che non mi rendessero felice. Da quel momento ho indirizzato la mia vita verso la realizzazione dei miei desideri e ho potuto laurearmi con una tesi in un campo nuovo del servizio sociale e ricevere una proposta di lavoro come assistente sociale.
L’anno scorso ho scritto al presidente Ikeda e gli ho promesso di terminare i miei studi affrontando l’esame di Stato, e di fare una grande esperienza di shakubuku. Due cose che mi tiravano fuori tantissima sofferenza perché in entrambi i casi emergeva la mia oscurità dicendomi che non ero all’altezza.
Con l’avvicinarsi dell’esame sprofondai in un senso di angoscia totale, panico e paura di fallire. È stata una lotta costante, di insonnie e lacrime. Ma continuavo a sforzarmi perché lo avevo promesso a Sensei.
Condivisi questa intensa lotta con una mia amica ex compagna dell’università alla quale raccontavo i progressi che facevo con il Daimoku, i mei pensieri e le piccole illuminazioni. Arrivai la sera del giorno prima dell’esame senza ancora smettere di ripassare ansiosamente.
In quel momento ricevetti una telefonata che mi comunicava la risposta di Sensei alla mia lettera. Scoppiai a piangere di gioia perché arrivava proprio nel momento giusto! Che incoraggiamento incredibile! Condivisi tutto questo con la mia amica e sentii che anche lei comprendeva il senso di questa mia esperienza con il maestro.
L’esame fu un trionfo, nonostante la difficoltà delle domande: quando è toccato a me è stato meraviglioso, la paura non c’era più, io ero concentratissima e ho trasmesso con forza e convinzione il mio percorso.
Mi sentivo fluida, come l’acqua che scorre e i professori erano in silenzio ad ascoltarmi.
Sentivo Sensei accanto a me, in quel momento c’era solo la mia forza. Ho preso un voto alto e la gioia è stata indescrivibile.
Da quel giorno io e la mia amica abbiamo fatto Daimoku insieme e l’ho invitata a zadankai, a gennaio e poi a febbraio.
Sto continuando a condividere con lei le mie sfide, che non sono finite, ma sentire il maestro al mio fianco in ogni momento ha cambiato la direzione del mio cuore.
Sensei scrive: «Non è un compito facile andare a trovare a casa le persone, cercare di dialogare con loro, forgiare legami di amicizia, parlare dell’importanza della fede e insegnare Gongyo, Daimoku e i princìpi buddisti. Queste azioni sono di gran lunga più impegnative di quanto non lo sia incoraggiare i membri che incontriamo alle riunioni o organizzare le varie attività, ma è proprio attraverso tali azioni che possiamo purificare la nostra vita e perfezionare noi stessi. Sforzandoci di aiutare gli altri a crescere, anche noi cresciamo» (NRU, 8, 78).
In seguito, ho messo in contatto altre mie amiche con le responsabili di gruppo e sto cercando modi creativi e leggeri di condividere con gli altri la nostra filosofia della speranza.
Insieme a una compagna di fede abbiamo deciso di studiare il Buddismo venti minuti al giorno e questo appuntamento quotidiano sta facendo emergere una gioia senza limiti.
Determino di portare avanti con gioia le attività per kosen rufu insieme alle giovani donne della mia regione, in modo da diventare tutte “esperte” nello studio e nell’arte della felicità, per noi stesse e per gli altri.
Adesso, finalmente, cerco costantemente intorno a me persone con cui dialogare sul Buddismo.

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