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Mostrare la prova concreta del potere del Gohonzon per trasmetterlo agli altri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:47

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    Mostrare la prova concreta del potere del Gohonzon per trasmetterlo agli altri

    In queste pagine il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del ventinovesimo volume de La nuova rivoluzione umana

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    In queste pagine il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del ventinovesimo volume de La nuova rivoluzione umana

    Punti principali

    • Una condizione vitale pervasa dalle quattro nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza fa nascere la determinazione di “propagare la Legge anche a costo della vita”
    • La trasmissione del voto e delle azioni da maestro a discepolo
    • Costruire “ponti di dialogo”

    Il ventinovesimo volume de La nuova rivoluzione umana è ambientato tra ottobre del 1978 e febbraio del 1979, un periodo in cui la Soka Gakkai si trovò ad affrontare una raffica di critiche da parte di un gruppo di preti della Nichiren Shoshu.
    Nel primo capitolo, “Felicità eterna”, Shin’ichi Yamamoto si mise a riflettere su questi eventi alla luce della persecuzione di Atsuhara del 1279, quando alcuni seguaci di Nichiren Daishonin che vivevano nel villaggio di Atsuhara [attualmente una parte della città di Fuji, nella prefettura di Shizuoka], furono oggetto di attacchi e intimidazioni da parte di Gyochi, vice capo dei preti del tempio Tendai, intimorito dalle loro fruttuose attività di propagazione.
    Le ostilità culminarono con l’arresto dietro false accuse di alcuni contadini seguaci del Daishonin; tra questi vi erano Jinshiro, Yagoro e Yarokuro – figure centrali del gruppo – che furono giustiziati per essersi rifiutati di abbandonare la fede negli insegnamenti del Daishonin. Anche di fronte alla morte, i contadini non rinunciarono alla loro fede.
    Alla luce di questo episodio, Shin’ichi giurò che non avrebbe mai permesso che si creasse una situazione in cui anche un solo membro dovesse sacrificare la propria vita, e che, se mai fosse stato necessario che qualcuno sacrificasse la propria vita in nome di kosen-rufu, quel qualcuno sarebbe stato solo lui. Come presidente della Soka Gakkai, era fermamente deciso a schierarsi in prima linea per proteggere i suoi amati compagni di fede, pronto a sopportare qualsiasi tipo di attacco.
    Egli si immerse in una profonda riflessione: «Lo sviluppo della Gakkai e la grande espansione del movimento di kosen-rufu nel dopoguerra si sono potuti realizzare unicamente grazie al maestro Toda e ai compagni di fede che hanno fatto proprio lo spirito di “propagare la Legge a costo della vita”, incarnato dal fondatore e primo presidente Tsunesaburo Makiguchi, che ha lottato contro l’oppressione del governo militarista ed è morto per essere rimasto fedele ai suoi ideali» (cap. 1, p.ta 21).
    Siamo stati in grado di aprire le porte dell’attuale epoca di kosen-rufu mondiale grazie al nostro maestro, il presidente Ikeda, e ai suoi sforzi per portare avanti lo spirito dei presidenti Makiguchi e Toda di prendersi cura e incoraggiare ogni singola persona con lo spirito di non lesinare la propria vita per propagare la Legge, anche di fronte a numerose avversità come “l’incidente di Osaka” e la prima e la seconda questione con il clero.
    Sempre nel primo capitolo di questo volume si legge: «Solo consolidando dentro di noi questa condizione vitale di eternità, felicità, vero io e purezza possiamo manifestare la vera “felicità in questo mondo”, e da lì può nascere la determinazione di “propagare la Legge anche a costo della vita”» (cap. 1, p.ta 20).
    In altre parole: «La consapevolezza di “propagare la Legge a costo della vita” significa decidere che lo scopo fondamentale della propria esistenza è kosen-rufu e dimostrare, attraverso l’atteggiamento e il modo di vivere, la prova concreta del potere del Gohonzon e la verità di questo Buddismo, non solo per interesse personale, ma per poterlo trasmettere agli altri» (cap. 1, p.ta 19).

    Un importante punto di partenza

    Durante il 1978 Shin’ichi viaggiò in dieci regioni del Giappone – dall’isola di Hokkaido, al nord, fino alla regione del Kyushu, al sud – e compose circa trenta canzoni per vari gruppi della Soka Gakkai. Sebbene fosse stato «un anno estremamente movimentato e tempestoso» (cap. 2, p.ta 68), in cui i membri si trovarono alle prese con la prima questione con il clero, fu anche «un anno in cui [Shin’ichi] aveva perseverato nella sua corsa impetuosa alzando e proteggendo fino alla fine la fiaccola della Soka. Un anno in cui aveva costruito una nuova storia» (Ibidem).
    Ovunque andasse, Shin’ichi sottolineava costantemente l’importanza di tornare al punto di origine, ovvero di basare la propria vita sulla fede nel Gohonzon e di continuare a recitare Daimoku di fronte al Gohonzon, qualsiasi cosa accada. Spiegava inoltre che un responsabile della Soka Gakkai dovrebbe essere in grado di «alimentare la fede di tutti i membri, e per poterlo fare è fondamentale ricercare i consigli di compagni con più esperienza di pratica e con una forte fede, stimolarsi a migliorare insieme e continuare sempre a crescere» (cap. 2, p.ta 29).
    Fino a che punto un responsabile può ispirare i propri compagni di fede ad agire per kosen-rufu? Fino a che punto può impegnarsi insieme ai membri per far avanzare il nostro movimento? Durante i suoi viaggi di incoraggiamento Shin’ichi sottolineava con tutti coloro che incontrava che questa è la missione di un responsabile, esortandoli a comportarsi con tale consapevolezza e senso di responsabilità.
    Il terzo capitolo del ventinovesimo volume, “Fresco rinnovamento”, è ambientato all’inizio del 1979. Dopo aver compiuto un grande progresso l’anno precedente, Shin’ichi salutò il nuovo anno con la rinnovata determinazione di avanzare ulteriormente.
    Il 1979 fu l’anno che concludeva il primo ciclo delle “sette campane”. Rappresentava inoltre «un importante punto di partenza per il movimento di kosen-rufu» (cap. 3, p.ta 1).
    Dato che sarebbe stato il suo ventesimo anno come presidente della Soka Gakkai, e le basi di kosen-rufu in Giappone erano sempre più solide, Shin’ichi decise di concentrare i propri sforzi nello sviluppo di kosen-rufu mondiale.
    Partì quindi con un nuovo slancio, visitando a febbraio Hong Kong e l’India. In piedi sulle rive del fiume Gange, l’11 febbraio – il compleanno del suo maestro – gli dichiarò nel profondo del suo cuore: «Maestro, io vado avanti, aprirò il grande sentiero di kosen-rufu come lei ha affermato, il mondo sarà il mio palcoscenico! Osservi la lotta coraggiosa del suo discepolo!» (cap. 4, p.ta 56).
    Una volta tornato all’albergo dove pernottava, determinò davanti alla fotografia del presidente Toda che portava sempre con sé di intraprendere una grande lotta per kosen-rufu.
    Un «importante punto di partenza per il movimento di kosen-rufu» inizia dal discepolo che formula un voto al suo maestro. Come descritto nel quarto capitolo, «Flusso originario»: «Dal maestro al discepolo, e ancora ad altri discepoli. La realizzazione di kosen-rufu è possibile solo attraverso la trasmissione di questo voto, e di quest’azione concreta» (cap. 4, p.ta 18).

    Ponti di dialogo

    Il ventunesimo volume descrive anche alcuni dialoghi di Shin’ichi con figure di spicco di tutto il mondo, avvenuti tra il 1978 e il 1979.
    Tra queste il dottor John Kenneth Galbraith, economista e professore emerito all’Università di Harvard. Durante il loro dialogo, nell’ottobre 1978, discussero sulla natura della certezza e dell’incertezza. Shin’ichi chiese al dottor Galbraith la sua opinione in merito ai princìpi guida che l’umanità dovrebbe seguire in un’epoca di incertezza. Galbraith affermò che tutti gli sforzi umani devono essere costantemente modificati e corretti se devono servire al loro scopo di rendere la vita umana più sicura, pacifica e saggia. Suggerì quindi che l’adozione di questo tipo di mentalità flessibile può essere considerata uno dei princìpi guida da seguire in un’epoca di incertezza.
    Shin’ichi gli rispose condividendo la propria convinzione: «Per sviluppare la capacità di dare giudizi precisi è fondamentale volgere i propri sforzi alla crescita, al miglioramento e all’elevazione spirituale» (cap. 1, p.ta 9).
    Affermò inoltre che il movimento della Soka Gakkai che «promuove la rivoluzione umana e la trasformazione spirituale sulla base dei princìpi buddisti, è la grande corrente filosofica che guiderà il ventunesimo secolo» (Ibidem).
    Nel gennaio 1979, Shin’ichi incontrò anche il dottor Bryan R. Wilson, un sociologo dell’Università di Oxford, con cui ebbe uno scambio di opinioni sulla missione e il ruolo della religione nel futuro.
    Riflettendo sul loro dialogo, nel terzo capitolo “Fresco rinnovamento” Shin’ichi riaffermò la sua personale convinzione che la religione dovrebbe esistere per nessun altro motivo se non quello di consentire alle persone di diventare felici e creare una società prospera e un mondo pacifico.
    “La religione rende le persone più forti o più deboli? Le incoraggia a essere migliori o peggiori? Le rende più o meno sagge?”:
    Shin’ichi credeva che fossero queste le domande che le persone dovrebbero porsi quando misurano la validità di qualsiasi religione o sistema di pensiero.
    Il suo dialogo con il dottor Wilson sulla ragion d’essere della religione non si esaurì con il loro primo incontro, ma continuò tramite corrispondenza.
    Successivamente, i due si incontrarono in diverse occasioni, sia in Giappone che in Europa.
    In quanto privato cittadino e buddista dedito a percorrere il cammino dell’umanesimo, Shin’ichi si impegnava a costruire ponti di dialogo tra le differenze di natura religiosa e ideologica. Promuovere il dialogo è infatti la vera missione di coloro che si definiscono buddisti.
    «Solo attraverso il dialogo [una religione] continua a vivere brillando nel suo compito di rivitalizzare le persone» (cap. 3, p.ta 51).
    In quest’epoca di incertezza derivante dalla pandemia, in cui è difficile prevedere cosa ci riserverà il futuro, mentre la società globale si sforza di trovare un equilibrio, raddoppiamo i nostri sforzi per star vicino a coloro che stanno lottando, impegniamoci nei dialoghi, e facciamo brillare la “luce della rivitalizzazione”.
    Questo è il momento di manifestare il vero potenziale della nostra rete Soka.

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