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Tutto dipende dai discepoli - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:05

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    Tutto dipende dai discepoli

    In queste pagine il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del ventiseiesimo volume de La nuova rivoluzione umana

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    In queste pagine il vicepresidente Hiromasa Ikeda evidenzia alcuni punti salienti del ventiseiesimo volume de La nuova rivoluzione umana

    Punti principali

    • L’incrollabile determinazione di proteggere assolutamente i compagni di fede
    • Una nuova struttura organizzativa nella seconda fase di kosen-rufu, incentrata sui capitoli
    • Assicurarsi che i discepoli crescano magnificamente

    Il ventiseiesimo volume de La nuova rivoluzione umana si apre con la visita di Shin’ichi Yamamoto, nel settembre del 1977, al villaggio di Atsuta, in Hokkaido, dove era nato il suo maestro e secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda. La Gakkai aveva edificato in suo onore il Toda Memorial Cemetery Park, e Shin’ichi vi si era recato per partecipare alla cerimonia di apertura che si sarebbe svolta il 2 ottobre.
    L’idea di creare un parco cimiteriale era nata da un’osservazione fatta una volta dal presidente Toda: «Non sarebbe meraviglioso se ci fosse un posto in cui poter riposare in pace assieme ai nostri compagni, una volta terminato di lottare?» (pag. 16).
    Shin’ichi osservò che, alla luce del principio buddista di non dualità di vita e morte, quelle parole esprimevano anche la determinazione del maestro Toda di «rinascere e, ancora una volta, lottare assieme ai suoi compagni per kosen-rufu» (pag. 17). Da questa prospettiva, il parco cimiteriale può essere considerato il simbolo dell’eterno viaggio di kosen-rufu, di maestro e discepolo.
    Durante una cerimonia di Gongyo Shin’ichi, che aveva inciso nel cuore le parole del suo maestro e si era impegnato a tradurle in azione, dichiarò: «Non è esagerato dire che con questo parco cimiteriale siano state gettate delle solide fondamenta per la Soka Gakkai» (Ibidem).
    Mentre la Soka Gakkai stava ponendo delle solide basi di kosen-rufu, alcuni preti della Nichiren Shoshu stavano tramando per spezzare il legame tra Shin’ichi e i membri, e nel 1977 ci furono numerosi episodi che sfociarono nella “prima questione con il clero”.
    Con l’inizio della seconda fase di kosen-rufu, nell’autunno del 1972, la Soka Gakkai iniziò a costruire i propri Centri culturali nelle varie comunità locali, mentre in precedenza aveva sempre dato la priorità alla costruzione e alla donazione di templi a sostegno del clero della Nichiren Shoshu. In quello stesso periodo fu intrapreso anche un nuovo e ambizioso movimento di studio per promuovere ulteriormente il Buddismo del Daishonin in tutto il mondo.
    Tuttavia, alcuni preti della Nichiren Shoshu fraintesero questi sforzi sinceri della Soka Gakkai: considerandoli come un tentativo di diventare indipendente dal clero, a partire dal 1977 iniziarono a criticare senza sosta la Gakkai durante vari eventi tenuti presso i templi. Nonostante ciò, Shin’ichi fece del suo meglio per riconciliarsi con loro sulla base del suo sincero desiderio di mantenere relazioni armoniose tra clero e laici.
    Fu in tale contesto storico che Shin’ichi si rivolse ai partecipanti alla cerimonia di apertura del Toda Memorial Cemetery Park, dicendo: «Miei cari amici, qualsiasi cosa accada non fatevi cogliere di sorpresa, e non abbiate paura. Sarò il vostro riparo e frangiflutti nel mezzo della più feroce delle tempeste» (pag. 42).
    Il suo cuore era colmo dell’incrollabile determinazione di proteggere assolutamente i suoi compagni di fede, a prescindere dagli ostacoli che sarebbero potuti sorgere.
    I capitoli “Vessillo della Legge” e “Leader coraggiosi”, ambientati nel periodo in cui Shin’ichi stava per compiere cinquant’anni (il 2 gennaio 1978), presentano le sue riflessioni sul significato di quest’età, una vera e propria pietra miliare nella vita di una persona.
    Il Daishonin aveva cinquant’anni quando affrontò la persecuzione di Tatsunokuchi e fu esiliato sull’isola di Sado.
    Richiamando alla mente l’indomito stato vitale che il Daishonin raggiunse in quel momento, e che in seguito avrebbe definito come “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale” (giapp. hosshaku kempon), Shin’ichi «fece il voto solenne e profondo di intraprendere la sfida di abbandonare il transitorio e rivelare l’originale sia nella sua vita che all’interno della Gakkai, a un livello ancora più profondo» (pag. 188).
    Il terzo capitolo del ventiseiesimo volume, dal titolo “Leader coraggiosi”, spiega che per noi “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale” significa realizzare kosen-rufu – ovvero la felicità di tutte le persone – il nostro scopo supremo e la nostra missione nella vita, e portare avanti questa pratica coraggiosa nella vita quotidiana risvegliandoci alla nostra missione di Bodhisattva della Terra.

    Le azioni fondamentali dei responsabili

    Alla riunione dei responsabili di centro che si tenne a Capodanno del 1978 fu annunciata una nuova struttura organizzativa incentrata sui capitoli, per la seconda fase di kosen-rufu. Fu un nuovo inizio per l’organizzazione poiché questo sistema, basato su aree geografiche, andava a sostituire il precedente sistema di tipo “verticale”. Alla luce di questo nuovo sistema e del fatto che le attività della Soka Gakkai avrebbero avuto luogo in contesti sempre più vari, Shin’ichi sottolineò: «Quanto più ciò accadrà, tanto più dovremo rimanere ancorati alle basi della pratica» (pag. 221).
    Egli offrì quindi tre linee guida riguardanti le azioni fondamentali di un responsabile.
    La prima è dare la priorità alle guide personali: «Credo che attualmente il rapporto tra le guide ricevute durante le riunioni e le guide ricevute personalmente sia pari a 8 su 2.
    Ma se ci poniamo come obiettivo il ribaltamento di questa proporzione, riusciremo a far emergere molti più individui capaci e a rafforzare la nostra organizzazione. Soprattutto, siete voi a dover crescere come responsabili» (pag. 190).
    La seconda linea guida è fare in modo che lo “spirito di shakubuku” – cioè il desiderio di condividere il Buddismo del Daishonin con gli altri – risplenda in tutta l’organizzazione. Shin’ichi desiderava che i responsabili di capitolo di tutti e quattro i Gruppi «si mettessero in prima linea nelle attività, con il suo stesso spirito» (pag. 270).
    La terza linea guida è considerare ogni capitolo come se fosse la sede centrale della Soka Gakkai nella propria comunità locale, e promuovere e stabilire gli insegnamenti del Buddismo nella propria zona con questa consapevolezza. Secondo Shin’ichi, il capitolo aveva le stesse responsabilità e la stessa missione della sede centrale.

    A gennaio abbiamo potuto inaugurare il nuovo anno con la prima riunione dei responsabili di centro e la prima riunione dei responsabili del Gruppo giovani giapponese, che hanno segnato l’avvio dei dieci anni che ci separano dal centenario della fondazione della Soka Gakkai, nel 2030.
    A causa della pandemia di Covid-19, le modalità in cui teniamo le nostre riunioni e incoraggiamo i compagni di fede sono sempre più vari, e questo sta contribuendo ad accelerare la diffusione di una nuova “marea di kosen-rufu” in tutto il pianeta.
    Sebbene sia importante che il nostro movimento si adatti sempre ai tempi che cambiano, lo spirito fondamentale delle nostre attività non deve mai cambiare. Ora, in questo momento così critico, è più vitale che mai studiare lo spirito della Soka Gakkai ne La nuova rivoluzione umana, farlo nostro e impegnarci concretamente nelle attività.
    Nel secondo capitolo del ventiseiesimo volume, “Vessillo della Legge”, è scritto:
    «Un cambiamento dell’atteggiamento di base delle persone è essenziale per rivitalizzare l’organizzazione e promuovere kosen-rufu nelle nostre comunità» (pag. 106): proprio come affermano queste parole, l’atteggiamento di base o la determinazione risoluta di un responsabile costituisce la forza trainante del nostro progresso. Mettendo continuamente in pratica queste linee guida indicate dal maestro, possiamo costruire una solida base per aprire una nuova era di kosen-rufu.

    Linee guida per la fase conclusiva della propria esistenza

    Uno dei temi principali del ventiseiesimo volume è come sentirsi pienamente realizzati nella fase finale della propria vita. Nel primo capitolo, “Atsuta”, Shin’ichi sottolinea:
    «La vecchiaia non è semplicemente un periodo di attesa della fine. È invece il momento in cui diamo gli ultimi ritocchi a questa vita e ci prepariamo per la prossima» (pag. 64).
    Nello stesso capitolo, Shin’ichi condivide tre linee guida per realizzare tutto questo, sia nella vita personale che nel gettare le fondamenta di kosen-rufu.
    Queste tre linee guida sono:

    • Partire dalla propria rivoluzione umana;
    • Diffondere l’amicizia e la fiducia nella propria comunità locale;
    • Trasmettere la fede ai familiari delle generazioni successive.

    Nel quarto capitolo di questo volume, “Impetuoso balzo in avanti”, attraverso un resoconto della campagna estiva di guide portata avanti da Shin’ichi nel 1957 possiamo comprendere la sua totale dedizione nel sostenere l’impresa che il suo maestro era determinato a realizzare nel corso della sua vita, ovvero trasmettere il Buddismo del Daishonin a settecentocinquantamila famiglie. Quell’anno, il raggiungimento di questo obiettivo sembrava finalmente vicino.
    Determinato ad assicurare la vittoria del suo maestro, nel mese di agosto Shin’ichi – che era responsabile del quartiere Arakawa di Tokyo – si dedicò con tutto se stesso a incoraggiare i membri, che aumentarono del dieci per cento (più di duecento nuove famiglie) in una sola settimana.
    Shin’ichi descrisse così la motivazione che lo animava in quel periodo: «La lotta finale della vita del maestro è fare in modo che i discepoli conseguano grandi vittorie. Come discepoli, pertanto, è importante ottenere prove concrete, in modo tale da poter annunciare al nostro maestro: “Ho trionfato!”. Questa è la non dualità di maestro e discepolo. Grazie a quella decisione, fui in grado di far emergere tutta la mia forza» (cfr. pag. 305).
    La vera unità tra maestro e discepolo non si può creare se i discepoli hanno un atteggiamento passivo. Tutto dipende dai discepoli, che «studiano profondamente e interiorizzano le guide del maestro, e realizzano vittorie per la felicità delle persone e per kosen-rufu» (pag. 320).
    Incidendo questo spirito nei nostri cuori, impegniamoci a realizzare grandiose vittorie nelle nostre vite!

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