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Le nostre prove concrete di vittoria - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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Le nostre prove concrete di vittoria

A conclusione dell’Anno della speranza e della vittoria, pubblichiamo una carrellata di esperienze che testimoniano la forza della preghiera e dell’impegno per kosen-rufu insieme a Sensei e alla Soka Gakkai. Nel corso di quest’anno abbiamo ricevuto tantissime esperienze da ogni parte d’Italia: grazie infinite a tutti e a tutte voi che avete condiviso le vostre testimonianze di fede e di vita quotidiana! Insieme, facciamo sì che anche il 2022 sia un anno ricco di prove concrete del nostro progresso dinamico!

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Ci avviciniamo alla conclusione del 2021, Anno della speranza e della vittoria.
In queste pagine presentiamo uno speciale incentrato sulla “prova concreta” con una carrellata di esperienze che mostrano come, sperimentando il Buddismo e mettendo in pratica le guide del maestro, sia possibile tirar fuori una grande speranza anche nel mezzo delle difficoltà, trasformare la propria situazione e realizzare una grande vittoria.
Nichiren Daishonin scrive: «Credo che i metodi migliori siano la ragione e la prova documentaria. Ma ancora migliore di queste è la prova concreta» (I tre maestri del Tripitaka pregano per la pioggia, RSND 1, 532).

La prova concreta nel Buddismo consiste nella manifestazione visibile del potere della fede nella Legge mistica. Come leggiamo nel Gosho: «Quando il Sutra del Loto viene esposto da una persona in grado di esibire adesso una prova chiaramente visibile, ci saranno anche persone che ci crederanno» (Lettera a Horen, RSND, 1, 455).

In questa occasione desideriamo ringraziare dal profondo del cuore tutti i nostri lettori e le nostre lettrici per averci inviato le loro preziose esperienze che testimoniano il meraviglioso potere della fede e della pratica nella vita quotidiana.

Come scrive il presidente Ikeda ne La nuova rivoluzione umana: «Lo scopo della fede è che ognuno diventi felice. […] Cosa dobbiamo fare per raggiungere un simile stato di felicità? Dobbiamo portare avanti la nostra fede pazientemente e costantemente. Dobbiamo recitare molto Daimoku. Invocando Nam-myoho-renge-kyo, la Legge fondamentale dell’universo, possiamo realizzare la felicità per noi stessi e per gli altri. Ne consegue che, per il bene sia nostro sia delle nostre famiglie e delle nostre comunità, persistere coraggiosamente nella fede è la via che conduce a una vita giusta e felice. Il sentiero della fede, tuttavia, non è affatto agevole. Ci sono ripidi pendii da scalare e tempeste da affrontare. Ma qualunque cosa succeda, spero che non sarete sconfitti. Questo è il modo di mostrare la prova concreta della fede» (cfr. NRU, 11, 42).

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Protetta dalla Legge mistica

In tanti anni di pratica assidua e tanta attività di protezione, come byakuren e poi nello staff Corallo, Cristina ha superato malattie, problemi economici, costruito una salda famiglia allargata e scoperto nuove passioni che l’hanno portata a diventare un’attrice-imprenditrice agricola. Recentemente coinvolta in un gravissimo incidente, ha sperimentato l’immensa protezione del Gohonzon e scrive: «Ero stata protetta e la vita si era presa cura di me come tante volte io mi ero presa cura degli altri»

di Cristina Liberati, Roma

Quando ho incontrato la pratica buddista, nell’85, avevo ventiquattro anni, un pessimo carattere oppositivo e trasgressivo, un bagaglio di relazioni anche con la famiglia ovviamente disastrose e gravi problemi economici. Abusavo di alcolici e facevo uso di tutto, esclusa l’eroina.
Sono scappata di casa a sedici anni, a venti ho incontrato sul treno un ragazzo canadese: lui non parlava italiano, io non parlavo inglese e ci siamo sposati venti giorni dopo!
Ho iniziato a praticare perché non avevo nulla da perdere: erano mesi che non riuscivo a lavorare e il teatro era l’unica cosa che mi stava davvero a cuore.
Praticare il Buddismo ha trasformato la mia esistenza, mi ha permesso di guardare con lenti diverse la mia vita e di scoprirvi spessori, profondità e valori nuovi. Il Daimoku (tanto), l’attività (tanta), lo shakubuku e lo studio sono stati gli strumenti del mio percorso per scoprire la gioia di vivere, la forza con cui vivere. La relazione con i miei genitori è stata una delle più belle rivelazioni del mio viaggio. Oggi anche mia sorella e mio cognato praticano il Buddismo.
Dopo sei anni dal mio primo Nam-myoho-renge-kyo, Jhon e io ci siamo separati senza neppure bisogno di un avvocato, siamo rimasti l’uno il miglior amico dell’altra. Un paio di anni dopo ho incontrato il mio attuale marito e la prima sera che siamo usciti mi ha detto: «Mi piaci molto e insieme ci possiamo divertire, ma quanto a case, figli, famiglia…niente, perché io ho già dato».
Sono passati trent’anni di pratica assidua, abbiamo ristrutturato due case, avuto un figlio meraviglioso e costruito una salda famiglia allargata, superato malattie, problemi economici e momenti duri e ci siamo molto più che divertiti! È proprio vero che le donne sono come la terra, che hanno la capacità di scuotere le cose dalle fondamenta.
Nel frattempo, lavorando e facendo attività come byakuren mi sono laureata in Lettere e poi, quattro anni fa, in concomitanza con l’attività Corallo ho scoperto di avere anche altre passioni e sono diventata un’attrice-imprenditrice agricola. Adesso sono prossima alla seconda laurea, in Agraria. Recentemente, proprio attraverso l’attività Corallo ho avuto modo di riflettere sul tema della protezione.
Il 21 dicembre del 2020 andando a Milano in macchina con mio marito, abbiamo subito un tamponamento a catena in autostrada. Dopo aver attivato tutte le segnalazioni necessarie, mentre allungavo il triangolo al conducente della vettura ferma dietro di noi, sono stata investita a 120 chilometri all’ora da una macchina che anziché frenare ha tentato il sorpasso.
Mi sono trovata sull’asfalto dopo un volo di dieci metri senza sbattere né testa né schiena, miracolosamente lucida.
Ho compreso subito che la situazione era grave ma che ero incredibilmente viva. Ero stata protetta e la vita si era presa cura di me come tante volte io mi ero presa cura degli altri.
Quella sera stessa mi hanno operato d’urgenza e ho subìto in sequenza altre sei operazioni alla gamba in due mesi, tra quelle ortopediche e quelle di chirurgia plastica, dall’equipe numero uno in Italia, altra grande protezione.
Avevo clavicola, costole e bacino rotti, una vertebra incrinata e una gamba dove la frattura “esplosa” era la nota meno dolente, perché l’urto aveva provocato lacerazioni profonde che lasciavano scoperto l’osso e mi esponevano al rischio di infezioni. Mi hanno detto che avevo il 30% di possibilità che la mia gamba venisse amputata o che comunque rimanesse più corta. Ho pensato che quel 70%, con il Daimoku, a me sarebbe bastato.
Sono riuscita a recitare sempre almeno tre ore di Daimoku al giorno, anche quando ero in camera con altre persone, mentre gli altri dormivano io pregavo. Utilizzando un tablet ho ripreso presto a partecipare alle attività. Ho parlato della pratica buddista a chiunque; la fisioterapista del CTO che mi ha seguito sta praticando e un ragazzo che lavorava in ospedale sta frequentando le riunioni. Certo non è stato facile: ero bloccata a letto con un fissatore esterno che mi prendeva tutta la gamba e i chiodi dal femore alla caviglia, sembravo un personaggio di Star Treck!
Ho superato da poco una seconda infezione ossea, le medicazioni settimanali erano molto dolorose e non potevo vedere i miei familiari. Ma in Lettera da Sado Nichiren Daishonin scrive: «Solo sconfiggendo un potente nemico si può dimostrare la propria vera forza» (RSND, 1, 267).
Io mi sono sempre sentita protetta e per questo più forte, ma soprattutto non mi sono mai sentita sola. Ancora adesso, se mi guardo indietro, riconosco che è stato uno dei periodi più ricchi, intensi e preziosi della mia vita.
La mia gamba è ancora qui con me, della stessa lunghezza dell’altra. Ho scoperto di avere una famiglia allargata meravigliosa e dei collaboratori fantastici. Sono sempre stata circondata da un mare di affetto e di Daimoku da parte di tantissimi compagni e compagne di fede. E mi sento migliore e più bella di prima.
Come dice il grande drammaturgo Albert Camus: «Nella profondità dell’inverno ho imparato che alla fine dentro di me c’è un’estate invincibile!».
Sono determinata più che mai a mettere in pratica queste parole del presidente Ikeda: «Noi che recitiamo il Daimoku basato sul voto condiviso di maestro e discepolo e dedichiamo la vita a kosen-rufu, non abbiamo niente da temere. Avanziamo con coraggio e vigore sul cammino della vittoria assoluta, con vitalità e fiducia nella nostra vita, recitando costantemente un Daimoku vibrante, un giorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro» (BS, 209, 41).

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Un Daimoku che “scuote la terra”

Angela ha sfidato la sua paura impegnandosi fino fondo nella pratica buddista, facendo emergere gioia, creatività e consapevolezza del proprio valore. In questo modo ha conseguito una serie di successi in ambito universitario, fino a conquistare il dottorato dei suoi sogni…

di Angela Modica Scala, Pavia

Prima di conoscere il Buddismo ero una persona estremamente insicura e il “dovrei” veniva sempre prima del “vorrei”. Iniziando a praticare nel 2012 ho cominciato a sentirmi sempre più forte e gradualmente capace di far emergere i miei desideri. Nel 2018 così ho cambiato direzione professionale decidendo di utilizzare la mia laurea in Giurisprudenza nell’ambito della Cooperazione internazionale.
A settembre 2019 stavo facendo un’esperienza con una ONG in Etiopia e, in un momento di grande sconforto sul mio futuro lavorativo, ho scritto al presidente Ikeda promettendogli che avrei trovato un’idea rivoluzionaria per il futuro della Cooperazione internazionale. Ho determinato, inoltre, che entro il 2021 avrei trovato un lavoro che mi permettesse di realizzare la mia promessa, di potermi pagare l’affitto di un appartamento e di essere circondata da colleghi con cui fare squadra. Non sapevo che di lì a poco la mia vita sarebbe profondamente cambiata… Dopo qualche mese ho iniziato un master in Sviluppo e Cooperazione Internazionale e mi sono ritrovata ad appassionarmi alla Macroeconomia. Sentivo di aver trovato qualcosa di profondamente mio e misi l’obiettivo di vincere un dottorato di ricerca nell’ambito dell’economia dello sviluppo e del cambiamento climatico. Ma come realizzare questo sogno?
Scrive il presidente Ikeda: «In gioventù non c’è nulla di irreparabile. L’unico vero errore che potete fare è arrendervi o lasciare spazio alla paura di fallire, impedendo a voi stessi di provare a realizzare qualcosa» (BS, 181, 4).
Ancora una volta sono ripartita dal Daimoku e dall’attività e ho deciso che avrei fatto una grande esperienza entro il 18 novembre 2021.
Mentre continuavo a frequentare il master, ho iniziato a studiare autonomamente materie completamente nuove (come matematica) e ogni giorno mi confrontavo con i miei limiti e la paura di non farcela.
Ogni volta che mi sentivo scoraggiata, affrontando anche le difficoltà portate dalla pandemia, recitavo Daimoku con sincerità, leggevo una frase del Gosho e incoraggiavo almeno una persona per rimettermi a ritmo con il cuore di Sensei. Ritornando alla promessa fatta al mio maestro rilanciavo.
Non c’era più il senso del dovere, ma il desiderio profondo di trasformare quella conoscenza in saggezza per creare valore per tutte le persone.
All’inizio del 2021 pensavo che avrei potuto dedicarmi con calma a elaborare il mio progetto di ricerca per il dottorato dopo aver concluso il master, a maggio. Tuttavia venne pubblicato un bando per un dottorato al quale non avrei voluto rinunciare, ma la scadenza era vicinissima!
Sul momento pensavo di non farcela, ma recitando Daimoku ho capito che mi stava bloccando la paura. Decisi così di aumentare il Daimoku e lo studio del Buddismo, di incoraggiare quante più persone possibili, e di sfidarmi nello shakubuku e nell’offerta per kosen-rufu. Tutte queste azioni facevano emergere una gioia incredibile per lo studio, aprivano la mia vita e mi hanno permesso di realizzare ciò che credevo impossibile. Sono riuscita a trovare un’idea innovativa, a consegnare in tempo il progetto, a candidarmi per un ulteriore concorso e a scrivere la tesi per il master, diplomandomi con i complimenti dei professori, sbalorditi di come fossi riuscita a studiare in poco tempo argomenti così complessi.
Ma le sfide non erano terminate. Dopo qualche settimana furono pubblicati i risultati dei bandi a cui mi ero iscritta: in entrambe le università risultavo non ammessa alla prova orale. La celebrazione del settantesimo anniversario della fondazione dei Gruppi donne e giovani donne, a giugno, è stato il momento per rideterminare.
In quell’occasione, il presidente Ikeda ha inviato un messaggio in cui si legge: «La Legge mistica è la Legge fondamentale che muove la vita e l’universo. Niente è più nobile e forte di una donna che abbraccia la Legge mistica. Pertanto, l’importante è continuare a recitare fino in fondo un Daimoku “che scuote la terra”, con una determinazione incrollabile in grado di smuovere e trasformare qualsiasi situazione» (NR, 710, 14).
Ho continuato a pregare per sentire il valore del mio progetto e ho deciso che nuove strade si sarebbero aperte. Anche se in quel momento non lo vedevo, sicuramente il dottorato giusto per realizzare la mia missione mi stava aspettando.
Dì lì a poco uscirono altri quattro bandi, e tra questi uno mi colpì al punto da farmi pensare: questo è il mio dottorato!
Si trattava del primo dottorato nazionale in Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico, che avrebbe unito trenta università da tutta Italia, e c’era un solo posto per la mia borsa.
Ho presentato le quattro candidature e questa volta sono stata ammessa a tutte le prove orali!
Ho trascorso l’estate studiando, recitando tantissimo Daimoku, incoraggiando le giovani donne e affrontando nello stesso tempo la sofferenza per un lutto in famiglia e varie sfide personali.
Nonostante mi sentissi esausta, sentivo che stavo lottando insieme a Sensei senza risparmiarmi e il mio cuore era pervaso da una gioia esplosiva. Dopo qualche settimana ho ricevuto gli esiti delle prove: ho vinto tre dei quattro bandi e tra questi ho scelto il dottorato che mi aveva tanto colpita!
Da novembre ho iniziato a lavorare al progetto di ricerca, vivo nel mio appartamento e sono circondata da colleghi fantastici.
Il sostegno dei compagni di fede, degli amici, della famiglia e dei professori è stato fondamentale.
La mia gratitudine è infinita e i ricordi di queste lotte condivise resteranno per sempre incisi nel mio cuore. Tante nuove sfide mi attendono e mentre scrivo un mio parente sta lottando contro la malattia. Sento che grazie a questa esperienza mi sono rafforzata e ho sviluppato uno spirito che non si lascerà mai sconfiggere.
Oggi riparto, grata alla vita e determinata a portare avanti la mia rivoluzione umana per realizzare la mia promessa al maestro.

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Un aquilone che vola sempre più in alto

Inizialmente Dino ha sofferto dell’isolamento nella pratica e delle restrizioni nell’attività dovute alla pandemia, ma grazie agli incoraggiamenti del presidente Ikeda è riuscito a reagire alla lamentela e a rilanciare: così un suo amico e poi un’altra amica hanno ricevuto il Gohonzon in piena pandemia. Ora anche suo padre ha iniziato a recitare Daimoku e a frequentare le riunioni online, e sta sperimentando i benefici della pratica buddista

di Dino Melito, Piossasco (TO)

Mi sono avvicinato al Buddismo nel 1994 e ho ricevuto il Gohonzon l’11 luglio 2004, dopo aver trovato grazie al Daimoku la forza di chiudere con la peggiore delle mie dipendenze, da cui pochi della mia generazione sono usciti vivi.
Fin dall’inizio, oltre a una costante preghiera mi sono dedicato senza risparmiarmi alla “pratica per gli altri”, recitazioni, meeting, corsi, week-end al centro culturale e tanto, tanto shakubuku.
Così, quando all’inizio del 2020 il Coronavirus è entrato nella vita di tutti, non ho accolto bene il distanziamento forzato. Da un giorno all’altro mi sono ritrovato solo davanti al Gohonzon, a recitare più avidamente che mai, con una profonda tristezza nel cuore. Potevo avere altre buone ragioni per essere preoccupato: “soggetto fragile” a causa di varie patologie, vivevo con un padre ottantaseienne ancora più “fragile” di me, afflitto da una cecità secondo i medici irreversibile e in forte depressione per la morte di mia madre. A tutto ciò si aggiungeva la situazione di mia figlia, Giada, bloccata con il marito in Texas, dove si era recata per lavoro, e alla quale prima di partire era stata diagnosticata una malattia autoimmune.
Ciononostante la causa principale della mia tristezza era l’isolamento. Facevo una fatica enorme a recitare Daimoku da solo e ad adattarmi ai primi meeting online perché li trovavo innaturali. Avevo smesso di parlare di Buddismo agli altri e vivevo nel rimpianto di ciò che era stato.
Fu lo studio delle guide di Sensei a venirmi in soccorso, in particolare due sue riflessioni: «La vera tristezza ci ispira a condurre una vita grandiosa» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 4, pag. 303), e poi: «La vita è lunga, ci saranno giorni sereni e giorni tempestosi, ma se mantenete la fede qualunque cosa accada, tutto si trasformerà in beneficio. Toda diceva: «Finché avrete fede, ogni cosa è un beneficio. Se perdete la fede e dubitate, ogni cosa è una punizione» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 3, pag. 63).
Mi riconobbi in quella condizione e compresi che stavo facendo il gioco della mia oscurità. Così presi una decisione che era anche una promessa a Sensei: tutta la mia famiglia sarebbe sopravvissuta a questo periodo oscuro diventando ancora più felice di prima. Inoltre promisi a Sensei che Piossasco, la città in cui vivo, sarebbe diventata un magnifico hombu di persone felici. Grazie ai miei maestri avevo riconosciuto la trappola in cui il lamento mi stava imprigionando.
Nel mio cuore risuonavano le parole di Toda: «La Soka Gakkai è più importante della mia stessa vita» (La vera entità della vita, Esperia, pag. 117), e fu molto naturale esprimere la gratitudine che sentivo con un’azione concreta, un’offerta a sostegno della Soka Gakkai, che tramite le riviste e le nuove modalità online stava facendo di tutto per non lasciare indietro nessuno. Nemmeno me. Così decisi davanti al Gohonzon di non farmi sconfiggere dalla mia resistenza al cambiamento, e da quel giorno iniziò il tempo della mia vittoria.
Dopo poco un caro amico, Michele, a cui avevo parlato molte volte del Buddismo, mi telefonò molto sofferente e sfiduciato. Lo incoraggiai con rinnovata speranza e di lì a poco iniziò a praticare. Il 18 luglio del 2020 Michele ha ricevuto il Gohonzon, alla prima consegna utile dall’inizio della pandemia.
Poco dopo è stata la volta di mio papà che, più triste e sfiduciato che mai, mi ha dato ascolto per la prima volta partecipando a un meeting e unendosi a me nella recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, quella sera stessa. Ecco finalmente un compagno di fede con cui praticare “in presenza”!
Intanto il settore San Giorgio che fa parte del capitolo di cui sono responsabile, il 18 novembre 2020 raggiungeva il numero “impossibile” di 91 persone felici presenti al meeting, mentre il gruppo in via di estinzione di cui mi ero occupato insieme alle responsabili di settore e di gruppo per evitarne la chiusura, sempre in quel mitico 18 novembre arrivò a 22 partecipanti! Quella sera avevo invitato anche Francesca, una mia carissima amica sofferente, che non aveva mai praticato prima. E sei mesi dopo, a maggio 2021, Francesca ha abbracciato il Gohonzon per tutta la vita, senza averlo mai visto prima! È stata un’esperienza indimenticabile, basata sulla fiducia, il rispetto e l’apprezzamento reciproco, su una forte preghiera e sul dare valore alla personale, unica e irripetibile relazione di ognuno di noi con il maestro.
Anche mio papà ha iniziato a praticare e ha fatto passi da gigante. A novembre 2020 abbiamo trovato l’oftalmologo giusto ed è tornato a vedere. Ora non si perde un meeting, quando mi vede collegato si avvicina sorridendo e dice: «Posso sedermi?».
Infine mia figlia Giada il 7 dicembre 2021 ha dato alla luce una bimba bellissima e sana. Desidero esprimere tutta la gratitudine che provo per ognuno di voi, cari compagni e compagne di fede. Grazie alla nostra fede condivisa e alle nostre riunioni, non importa in che forma, noi attiviamo un illimitato e benefico potere perché, come dice il nostro maestro: «Chi prega e agisce per propagare la Legge è un inviato del Budda e vedrà realizzati tutti i suoi desideri. Anche se fossimo felici al punto da arrivare a desiderare un po’ di dolore, la felicità continuerebbe a crescere sempre, come un aquilone che vola sempre più in alto. Questa è la prova del raggiungimento della Buddità. Per di più, se riusciamo a stabilirla saldamente in questa esistenza, sarà nostra in eterno» (Gli eterni insegnamenti di Nichiren Daishonin, Esperia, pag. 61).

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Ho sfidato i miei limiti

Dopo un inizio meraviglioso all’università, diverse difficoltà unite a vecchie sofferenze portano Davide a un punto di rottura e ad abbandonare gli studi. Affrontando ogni sfida basandosi sul Daimoku, sempre unito al maestro, Davide supera i suoi limiti, fa emergere una grande forza davanti al Gohonzon e ribalta la situazione con una grande vittoria

di Davide Rocchi, Roma

Mia mamma ha iniziato a praticare il Buddismo quando avevo nove anni. Da adolescente recitavo Daimoku in modo incostante e ogni tanto partecipavo a qualche riunione. All’età di quindici anni venne a mancare mio padre, dopo due anni di malattia. Non affrontai mai pienamente quella sofferenza, e la solitudine che sentivo la seppellii sotto uno strato di aggressività e di rabbia. Solo nei momenti insostenibili mi ricordavo di avere in casa un alleato prezioso: il Gohonzon. Divenni membro della Soka Gakkai a febbraio 2010.
Finito il liceo mi iscrissi al corso di laurea in Giurisprudenza. L’inizio fu meraviglioso, progredivo nella fede, davo esami su esami (nei primi due anni 12 esami), stringevo amicizie nuove ogni giorno e avevo conosciuto una ragazza con la quale avevo iniziato una relazione e con cui mi trovavo bene.
Il desiderio di approfondire la mia vita e dedicarmi alla missione di kosen-rufu cresceva, e infatti mi proposero la responsabilità di settore.
Di lì a poco però l’amico con il quale avevo affrontato ogni esame, da un momento all’altro decise di abbandonare gli studi per dedicarsi ad altro. Sommerso dai problemi abusava continuamente di alcool. Una sera cercai di farlo riflettere sulla natura delle sue dipendenze e fui aggredito da lui verbalmente e fisicamente; chiarimmo il giorno dopo ma via via ci allontanammo. Contestualmente finì anche la relazione con la ragazza con cui stavo. Tutto questo fece emergere delle insicurezze che mi portavo dietro da sempre. Avevo finalmente aperto quel vaso di pandora che in adolescenza avevo seppellito sotto una coltre di rabbia e che inconsciamente continuava a influenzarmi in ogni campo della mia vita.
Durante quell’anno riuscii a dare un solo esame. Rilanciai e determinai per l’anno successivo e ne diedi due con grande fatica. Ogni esame era una tortura, anche i più semplici li dovevo rifare due/tre volte e quando li superavo non ero mai soddisfatto della valutazione.
Tuttavia, nonostante le difficoltà, non mi sentivo mai scoraggiato. La mia fede non vacillava, anzi cresceva, a ogni colpo ricevuto rispondevo davanti al Gohonzon cercando di non lamentarmi e di approfondire quegli aspetti della mia vita che mi facevano soffrire. Ogni volta che emergeva la mia solitudine, cercavo conforto negli scritti del presidente Ikeda e mi dedicavo anima e corpo alle attività della Gakkai. Però nel 2016 ci fu un vero e proprio punto di rottura. Superato un esame difficile, a maggio decisi di dedicarmi a un esame ancora più tosto.
Mi chiusi in casa e a fine settembre sostenni la prova: mi presentai con uno stato vitale altissimo ma fu un esame terribile, venivo interrotto continuamente, fino al punto che mi alzai e me ne andai. Scoraggiato come non mai, tornai a casa e accettai senza pensarci due volte un lavoro in una produzione televisiva, deciso a non mettere più piede all’università.
Cambiai tre lavori in quattro anni, durante i quali ho fatto tantissimo shakubuku. In quel periodo per la prima volta un mio amico divenne membro della Soka Gakkai, e anche una donna che aiutavo con gli animali domestici durante il fine settimana, iniziò a praticare e ricevette il Gohonzon pochi mesi dopo.
Nel 2019 non mi venne rinnovato il contratto di lavoro; stavo malissimo e per la prima volta non riuscivo a fare Daimoku senza avere dubbi. Mi chiedevo costantemente se fossi felice, e la risposta era un chiaro e semplice no. Uscivo pochissimo e solo per vedere pochi amici, in più riemersero i miei problemi alimentari e cominciai a ingrassare: insomma, stavo toccando il fondo. Ma non persi il mio legame con il Gohonzon, con Sensei e con la Soka Gakkai. E così la vita trova sempre modi strabilianti per stupirci!
Quando ci trovammo tutti chiusi in casa, a marzo 2020, fu per me il momento di riflettere sul mio futuro, di capire con calma quale strada intraprendere. Ripresi a praticare con la passione che mi contraddistingueva: il peggio era passato, ero molto più sereno. Sensei scrive: «Di fronte a gravi difficoltà è necessario guardare avanti con atteggiamento positivo e affrontarle con gioia.
In qualsiasi circostanza avversa le persone con il “cuore del re leone” sono dotate del coraggio di creare speranza e infonderla negli altri. Esse riescono ad attingere alla saggezza per superare ogni ostacolo e spezzare le pesanti catene del karma negativo. Questa convinzione assoluta è lo spirito della vera causa» (BS, 199, 36).
Decisi di riprendere a studiare seriamente per laurearmi nel più breve tempo possibile.
Proprio in quel periodo venni coinvolto in un’attività della Soka Gakkai italiana chiamata “Cambio io, cambia il mondo” dove ho potuto partecipare alla creazione di un cortometraggio sul contributo dei membri della Soka Gakkai alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, e successivamente abbiamo realizzato la mostra “L’eredità della vita” nata per sensibilizzare le persone sull’emergenza climatica.
Questa attività è stata la spinta decisiva per arrivare fino in fondo: in poco meno di un anno ho dato l’ultimo dei nove esami che mi rimanevano. Una vittoria clamorosa per me e una rivincita verso tutti i miei limiti che mi avevano oppresso, verso quella sofferenza che non mi lasciava respiro e che mi faceva stare sveglio la notte.
Il 1 dicembre 2021 mi sono laureato. La gioia delle persone a me care è stato il regalo più bello: ho visto che nelle nostre battaglie non siamo mai soli e che la più grande fortuna è stata aver affrontato tutto nella famiglia Soka.
è proprio vero che il percorso che ci fa arrivare all’obiettivo è di per sé un beneficio che supera il risultato stesso.
Di recente ho avuto la possibilità di fare un colloquio per un tirocinio presso uno studio legale molto prestigioso che opera su tutto il territorio nazionale.
Incredibilmente, dopo cinque minuti di colloquio avevano già deciso di prendermi con loro, chiedendomi quando volessi iniziare.
Dedico questa mia vittoria a tutti i giovani del Gruppo studenti.
Adesso desidero affrontare questa nuova fase della mia vita con la determinazione e la speranza che tutte le conoscenze acquisite durante questo viaggio possano essere messe a disposizione degli altri, per contribuire a diffondere concretamente nella società gli ideali umanistici del Buddismo.

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