Dopo aver trasformato radicalmente la situazione della sua famiglia, grazie alla pratica buddista Francesco realizza un grande obiettivo nel lavoro. Ora guarda avanti, verso il 2030, ripartendo sempre dal Gosho e dal suo legame con il maestro
Ho cominciato a praticare quattordici anni fa. Dopo circa un mese, grazie anche al sostegno costante dei miei responsabili di gruppo, feci shakubuku a mia madre, che da tempo soffriva di depressione a causa degli annosi problemi di alcoolismo e tossicodipendenza dei miei due fratelli e della tormentata fine del suo matrimonio con mio padre. Lei, molto cattolica, cominciò inaspettatamente a recitare Daimoku e decise di diventare membro della Soka Gakkai.
Insieme abbiamo affrontato i problemi legati alle dipendenze dei miei fratelli recitando tanto Daimoku e dedicandoci senza risparmiarci alle attività per kosen-rufu.
Così la nostra casa, impregnata di terrore e sofferenza, si trasformò in un luogo di serenità e speranza, sempre aperto agli zadankai e alle attività. Grazie ai nostri sforzi nella pratica buddista, i miei fratelli hanno smesso di fare uso di droghe e alcool, hanno ripreso in mano la loro vita e hanno creato due meravigliose famiglie. Uno dei due, Alessandro, è diventato membro nel 2010 e, poco dopo, anche la sua compagna.
Nel 2016 feci shakubuku anche a mia sorella che stava affrontando una grande sofferenza, spiegandole seriamente come cambiare la propria vita recitando Daimoku. Dopo poco più di due settimane anche lei decise di entrare a far parte della Soka Gakkai.
A gennaio 2015 a mio fratello Alessandro fu diagnosticato un grave tumore allo stomaco, fortunatamente in tempo per essere rimosso. Andò tutto bene, tuttavia nel 2018 la malattia si ripresentò in una forma più aggressiva ed estesa, e il 2 aprile 2018 Alessandro ci ha lasciato.
Nonostante l’impegno per alzare la mia condizione vitale e quella di tutta la famiglia, non è stato semplice sostenerlo negli ultimi mesi della sua vita. La sera prima della sua morte, mentre era ormai incosciente per via della morfina, decisi di fare Gongyo insieme ai miei familiari, tenendolo per mano.
Alla fine di quel Gongyo sentii che tutte le incomprensioni e tutto il dolore che mi aveva fatto provare durante la vita avevano lasciato posto a un infinito senso di gratitudine nei suoi confronti, perché proprio quel dolore mi aveva portato a praticare il Buddismo per trasformare la mia vita e quella della mia famiglia.
Riguardo all’aspetto professionale, sono laureato in Giurisprudenza e dopo anni di insoddisfazione per non essere riuscito a superare l’esame da avvocato per ben due volte, per la mancanza di un giusto stipendio e di prospettive, fui incoraggiato a scrivere per la prima volta al presidente Ikeda.
Gli raccontai le lotte che stavo affrontando, determinando di non indietreggiare neanche di un passo nel portare avanti kosen-rufu nella mia zona.
Nonostante tutto, infatti, l’impegno nelle attività della Soka Gakkai, in particolare l’attività sokahan, mi ha insegnato a mantenere un atteggiamento sempre rivolto al miglioramento personale e ad andare fino in fondo, sempre.
Così decisi di sperimentare nuovamente il potere del Gohonzon recitando molto Daimoku “disperato” ogni giorno, sfidandomi nell’offerta per kosen-rufu, moltiplicando i turni di attività sokahan e sforzandomi seriamente nello shakubuku, determinato a cambiare assolutamente la situazione.
Dopo circa due mesi ricevetti la telefonata di uno studio legale che aveva ripescato un mio curriculum inviato anni prima.
Al colloquio scoprii che si trattava dello studio di un mio professore dell’università e venni assunto a tempo indeterminato.
Nel corso di questi anni sono riuscito a migliorare ulteriormente la mia condizione, passando da un part-time a un full-time, e ottenendo persino di concordare i miei orari di lavoro in modo da poter arrivare in tempo a zadankai…
Il 2017 è stato decisivo per rafforzare il mio legame con il presidente Ikeda. Sono andato due volte in Giappone, la prima volta insieme alla mia compagna Francesca e altri amici per rinnovare insieme la nostra promessa al Kosen-rufu Daiseido.
La seconda volta per partecipare al corso mondiale dei giovani.
In quell’occasione ricevetti un consiglio nella fede che ancora oggi mi sforzo di approfondire: non è tanto importante il lavoro che faccio, quanto la decisione di non risparmiare la mia vita per kosen-rufu, seguendo l’esempio del presidente Ikeda.
Nel 2019 chiesi a Francesca di sposarmi e decidemmo la data del 6 giugno 2020. Poco dopo è scoppiata la pandemia. Davanti alle enormi difficoltà che ciò ha comportato – tra cui l’impossibilità di officiare matrimoni – abbiamo deciso di scrivere al presidente Ikeda rinnovando la promessa di mantenere la nostra decisione, al di là delle circostanze.
Il Daishonin scrive: «Non dubitate semplicemente perché il cielo non vi protegge. Non scoraggiatevi perché non godete di un’esistenza facile e tranquilla in questa vita. Questo è quello che ho insegnato ai miei discepoli mattina e sera, ma tuttavia hanno cominciato a nutrire dubbi e ad abbandonare la loro fede. Gli stupidi sono soliti dimenticare le loro promesse quando viene il momento cruciale» (RSND, 1, 257).
La situazione si è trasformata al punto che le prescrizioni sui matrimoni sono cambiate proprio una settimana prima del 6 giugno, consentendoci di sposarci alla presenza dei nostri genitori, a cui tenevamo moltissimo, e di altre otto persone.
Inoltre, rispettando tutti i protocolli anti-Covid, il 5 settembre abbiamo potuto realizzare il ricevimento proprio come volevamo, realizzando il nostro desiderio di regalare un momento di felicità alle persone che amiamo.
Negli stessi mesi siamo riusciti a realizzare un altro obiettivo che avevamo da oltre tre anni: comprare una casa con le caratteristiche che avevamo deciso e in una zona che credevamo per noi inaccessibile.
In questi anni di pratica buddista ho costruito la certezza che, basandomi sulla decisione di mettermi davanti al Gohonzon ogni giorno come se fosse il primo, non mi troverò mai in un vicolo cieco.
Mirando al 2030 determino di non smettere mai di praticare, di far emergere meravigliosi giovani successori e di continuare a credere nelle infinite possibilità della vita, ripartendo sempre dalle parole di Sensei e dal Gosho.
Tutto è in continuo cambiamento. E io posso essere protagonista di questo cambiamento, se lo decido.