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Credere profondamente nel valore della mia vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:21

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Credere profondamente nel valore della mia vita

Lucrezia Petrucci, Roma

Lucrezia ha iniziato a praticare il Buddismo nel Gruppo futuro e poco a poco è riuscita ad aprire il suo cuore agli altri e a prendere in mano la sua vita. Ripartendo sempre dal Daimoku e dal legame con il maestro, si è sfidata per credere fino in fondo nella sua missione ed è stata ammessa al Master di studi sulla pace dell’Università Soka

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Lucrezia ha iniziato a praticare il Buddismo nel Gruppo futuro e poco a poco è riuscita ad aprire il suo cuore agli altri e a prendere in mano la sua vita. Ripartendo sempre dal Daimoku e dal legame con il maestro, si è sfidata per credere fino in fondo nella sua missione ed è stata ammessa al Master di studi sulla pace dell’Università Soka

Ho conosciuto il Buddismo grazie a mia mamma, in un periodo in cui stavo attraversando un momento molto delicato a causa del disturbo ossessivo compulsivo. Nonostante il mio iniziale scetticismo, la sofferenza era talmente grande che non mi lasciava altra scelta: volevo trovare una soluzione, una chiave per liberarmi dalla gabbia in cui mi sentivo intrappolata.
Da quel momento, incoraggiata dai compagni di fede, decisi di praticare il Buddismo.
Nel 2014 partecipai al primo corso nazionale del Gruppo futuro, uno dei ricordi più belli della mia vita.
I benefici iniziarono a manifestarsi con una profonda trasformazione del mio cuore, che da chiuso in se stesso, isolato e noncurante degli altri, iniziò ad aprirsi sempre di più, desiderando abbracciare e sostenere una persona dopo l’altra. Naturalmente, anche la mia guarigione iniziò a manifestarsi concretamente.
Finito il liceo, mi trovavo in un momento tanto decisivo quanto difficile.
Scegliere quale strada prendere nella vita non è semplice, soprattutto a diciotto anni.
Decisi di iscrivermi a Scienze politiche, facevo grandi esperienze nella mia vita quotidiana e nell’attività buddista, ma in quel periodo mi scontrai con una profonda depressione, un demone invisibile che diventa più forte ogniqualvolta provi a far finta che non esista. Fu un periodo lungo un anno in cui ricaddi nella mia chiusura, nel mio modo pessimistico di vedere il mondo, la vita e, inevitabilmente, me stessa.
Anche in questo caso, fu il legame con i compagni di fede che mi incoraggiò a riprendere in mano la mia vita, non permettendomi di soccombere a quella sofferenza che sembrava aver invaso ogni fibra del mio essere. Ripartii dal Daimoku, avviando un nuovo capitolo della mia esistenza più brillante, indipendente e forte del precedente.
Da lì in avanti in questi anni ho continuato a studiare, a impegnarmi nell’attività e soprattutto ad approfondire il legame con Sensei, con il quale dialogo nel mio cuore nei momenti di sofferenza come in quelli di gioia.
In questi ultimi due anni, ovviamente, come ognuno di noi avrà sicuramente sperimentato, gli ostacoli sono emersi uno dopo l’altro!
La mia più grande difficoltà è sempre stata non riuscire a credere nel valore profondo della mia vita, nella mia missione unica come essere umano, senza farmi sviare dalle circostanze esterne.
L’università è stata sicuramente uno dei terreni più fertili dove ingaggiare quotidianamente questa sfida.
Dall’inizio fino all’ultimo giorno dei miei studi universitari, ho deciso che avrei affrontato qualsiasi circostanza impegnandomi al 100% per creare legami profondi con i miei colleghi e con i docenti, brillando della mia luce, anche se spesso dubitavo di averne.
Una frase che mi ha sempre incoraggiata moltissimo è tratta da La mappa della felicità dove Sensei scrive: «Si può dire che il sorriso non è l’effetto, ma la causa della felicità» (4 maggio).
Decisi quindi di recitare ogni giorno almeno un’ora di Daimoku prima di arrivare in facoltà e di sentirmi fiera di me stessa, come discepola del presidente Ikeda.
Durante l’ultimo anno della triennale ebbi la grande opportunità di partecipare al corso europeo in Giappone, il cui titolo era “Il voto”. Per quell’occasione determinai di percepire profondamente il valore della mia vita, smettendo di paragonarmi costantemente agli altri.
Ricordo con gioia il giorno in cui andammo al Kosen-rufu Daiseido, il Palazzo del grande voto. Lì sentii per la prima volta che ognuno di noi è veramente unico e insostituibile, e che anche io ho una missione unica che solo io posso adempiere.
Ancora oggi il ricordo di quell’esperienza mi dà la forza di continuare a portare avanti la costante lotta tra oscurità e Buddità nel mio cuore, con il desiderio di approfondire i legami creati in quell’occasione e di circondarmi ogni giorno di buoni amici.
Due anni dopo, il 29 ottobre 2021, mi sono laureata alla magistrale in Relazioni Internazionali assieme a due miei amici, uno dei quali ha ricevuto il Gohonzon durante la pandemia e la cui mamma è divenuta membro il 30 ottobre, il giorno dopo la nostra laurea.
Quel giorno realizzai, ancora una volta, che il valore della mia vita non si basa sul voto di laurea, il voto degli esami o su quanti riconoscimenti io possa ricevere dall’esterno, ma sul desiderio puro di migliorare quotidianamente come essere umano, rispondendo alle aspettative di Sensei.
Infine, vorrei raccontarvi dell’ultima esperienza di questi giorni. Un anno fa, in piena pandemia, il mio ragazzo si è trasferito in Giappone per studiare all’Università Soka.
La pandemia, l’isolamento e questa distanza mi stavano straziando il cuore, ma ancora una volta grazie al sostegno dei compagni di fede decisi di portare davanti al Gohonzon questa sofferenza e fare uno scatto avanti nella mia vita.
Stavo riflettendo proprio in quel periodo su cosa avrei voluto fare dopo la laurea, non riuscendo a trovare risposte concrete: le mie decisioni erano confuse e brancolavo nel buio più totale.
In quel momento di sofferenza ho avuto l’opportunità, anche grazie ad Andrew, di approfondire i valori dell’Università Soka e di conoscere diverse persone che avevano studiato o stavano studiando lì, e mi ha colpito particolarmente un Master in inglese chiamato “Scuola Internazionale di Studi per la Pace” che è stato istituito pochi anni fa.
Ho iniziato a recitare Daimoku con costanza per approfondire la decisione di andare a studiare in Giappone, prendendomi cura di me come avrei fatto con una giovane donna del mio Territorio, cercando di ascoltarmi e di non giudicarmi, decidendo solamente di affidarmi al Gohonzon e, quindi, alla mia vita.
Dopo alcuni mesi, facendo azioni concrete come dialogare con sempre più persone e continuando a recitare tanto Daimoku, ho compreso quanto fosse diventato forte nel mio cuore il desiderio di studiare nell’università fondata dal presidente Ikeda e quanto fosse altrettanto forte il desiderio di approfondire l’educazione Soka, per poterla applicare in futuro con i bambini rifugiati con cui mi piacerebbe molto lavorare.
Proprio quando ho preso la mia decisione, mia madre si è ammalata. Aveva grande difficoltà a camminare, spesso non riusciva ad alzarsi dal letto e io ho iniziato a temere che un mio allontanamento da casa non fosse la decisione più giusta.
Mia madre però mi ha incoraggiata a proseguire verso il mio sogno, promettendomi che insieme avremmo sicuramente realizzato una grande esperienza e che prima della mia partenza lei sarebbe sicuramente guarita!
L’obiettivo era fissato per il 3 dicembre 2021, giorno in cui ho ricevuto i risultati dall’Università Soka.
Sono stata ammessa e ad aprile inizierò con gioia questa nuova avventura!
Mia madre, dopo mesi di diagnosi sbagliate, ha finalmente individuato la malattia di cui soffre che fortunatamente è curabile, ed è determinata a vivere vittoriosa e in buona salute.
Concludo con una frase di Sensei che mi ha sostenuta moltissimo nell’ultimo periodo: «Vi prego di scrivere una pagina senza precedenti nella storia della vostra vita. Fate in modo che sia un periodo di rinascita in cui uscire dal guscio, in cui infrangere i limiti che voi stessi vi siete posti, in cui ripartire con coraggio, con lo spirito di alzarsi da soli» (NR, 660, 8).

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