Ho iniziato a praticare a giugno del 1986 e il mio primo incontro con Sensei è avvenuto a giugno 1991 a Taplow Court, in Inghilterra. L’ho poi incontrato nel ’92 e nel ’94 a Firenze (vedi NR, 725, 16).
Mi rendo conto però che il mio vero incontro con Sensei è iniziato quando ho cominciato a cercare con la fede quello stesso legame eterno che ha lui con il suo maestro Toda. E mi sono accorta di quanto i suoi incoraggiamenti abbiano ispirato positivamente la mia visione della vita. Ho imparato ad amare le persone e ad affrontare ogni difficoltà con la fede. Per mantenere vivo questo legame ogni giorno leggo i suoi scritti, in particolare La nuova rivoluzione umana. Grazie a questo ho potuto affrontare la perdita prematura dei miei genitori. Ad aprile 2013 mi fu diagnosticato un tumore all’ovaio e la mia ginecologa, molto preoccupata, mi consigliò di andare immediatamente all’Istituto europeo di oncologia di Milano.
La prima visita fu terribile: la risonanza magnetica con contrasto evidenziava un carcinoma di IV grado e il primario del reparto non mi diede alcuna speranza di sopravvivenza; tuttavia avrebbe provato a operarmi dopo solo dieci giorni. Ero terrorizzata, mi sembrava di vivere un incubo.
Pensavo a tutte le cose che non avrei più potuto fare.
Il giorno dopo presi ferie e mi sedetti davanti al Gohonzon. Riflettei sulla mia vita e poi decisi con forza che quella sarebbe stata la più grande battaglia della mia esistenza, e che non potevo perderla.
Aprii il Gosho Il Generale Tigre di Pietra con la spiegazione di Sensei, e mi colpì questa frase: «Con il potere della fede nel Gohonzon ho conquistato i demoni della malattia e della morte contro i quali sono stato costretto a combattere», incarnando quello stato vitale da impavido re leone espresso dalle parole: “Quale malattia può quindi essere un ostacolo?”» (BS, 157, 42).
Cominciai a recitare Daimoku per conquistare quei demoni, anche se inizialmente non capivo quali fossero.
Compresi che i demoni non erano né la malattia né la morte, ma la mia sofferenza e la paura di perdere tutto. Decisi che avrei continuato a recitare Daimoku fino a quando non mi fossi sentita libera.
Non so quanto Daimoku ho recitato, ma ne avevo un gran bisogno. Così ho capito che non era importante vivere o morire, ma sperimentare quel potere infinito che esisteva nella mia vita.
Cominciai a stare benissimo, anche fisicamente, e sentii che qualcosa dentro di me era cambiato.
Provai una profonda gratitudine e promisi di dedicarmi ancora di più a kosen-rufu.
Andai a Milano per operarmi il 22 maggio, senza preoccupazione. Quando uscì dalla sala operatoria il chirurgo non credeva ai suoi occhi: non solo il tumore era diminuito da 7 a 4 centimetri, ma non aveva prodotto metastasi, si era bloccato. E da un primo prelievo istologico risultò che non avrei avuto bisogno di terapia.
Quando tornai a casa la mia ginecologa cominciò a venire a trovarmi spesso, fino a quando mi chiese di iniziare a praticare il Buddismo. Era rimasta colpita dal fatto che io avessi iniziato a star bene ancor prima del risultato positivo dell’operazione!
Dopo alcuni mesi iniziò a praticare anche suo figlio. Sono molto grata a Sensei e a tutte le persone che mi hanno sostenuta in questa esperienza!
Fin dall’inizio ho sempre parlato a tante persone del Buddismo, e quindici hanno ricevuto il Gohonzon, tra cui una mia collega. Proprio in questi giorni altri due colleghi mi hanno chiesto dei libri sul Buddismo e appena possibile desiderano visitare il nostro Centro culturale!
Sempre di più, col passare degli anni, mi rendo conto che la Legge mistica, pur essendo invisibile, si percepisce dal comportamento delle persone.
Perciò voglio migliorare sempre di più per trasmettere il Buddismo attraverso il mio comportamento, mostrando agli altri la mia prova concreta.
Ora, in occasione di questo 60° anniversario della prima visita di Sensei, desidero rinnovare il mio voto per la realizzazione della pace nel mondo, insieme a tutti i compagni di fede, e in particolare al Gruppo donne.
Desidero dare il mio contributo per garantire il futuro di kosen-rufu sostenendo i giovani e creando un’unità talmente forte da incoraggiare tutte le persone che stanno affrontando momenti difficili, così da realizzare l’obiettivo di centomila membri felici entro la fine di quest’anno!
Quale malattia può essere un ostacolo?
Alessandra Caiani, Firenze
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