«In sostanza si recita Daimoku per se stessi: la pratica non è un obbligo, ma un diritto», risponde Daisaku Ikeda a un giovane che gli chiede come fare per non sentire la pesantezza della ripetitività. Quando si inizia a praticare il Buddismo è facile farlo con l’attenzione che si deve a un’azione di rilevanza fondamentale per la nostra vita. Passando il tempo, però, questa fresca consapevolezza si può offuscare e il nostro agire può essere guidato dal senso del dovere. Ricordare sempre il motivo fondamentale della nostra scelta e non accontentarsi di una partecipazione di forma è, in sintesi, l’argomento dell’articolo di copertina. Una consapevolezza che diviene fondamentale, come ricorda anche Tamotsu Nakajima nell’editoriale, perché «noi che abbiamo abbracciato il Buddismo possiamo cambiare radicalmente tutto».
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