Dopo il suo primo viaggio in Italia nel 1961, il presidente Ikeda è tornato varie volte nel nostro paese. In queste pagine pubblichiamo alcune testimonianze di coloro che lo hanno incontrato in occasione delle sue visite nel ’92 e nel ’94
La speranza che illumina ogni dubbio
di Paolo Brai, Cagliari
Nel 1991 eravamo in molti a preparare le attività per la visita del presidente Ikeda in Italia, quando arrivò la notizia dell’inizio della Guerra del Golfo e il viaggio venne cancellato.
Rimasi molto deluso, però allo stesso tempo capii profondamente che quello era il momento di decidere di realizzare attivamente delle trasformazioni importanti nella mia vita, preparandomi così alla visita successiva di Sensei, per incontrarlo soddisfatto di me stesso.
Sensei tornò in Italia nel 1992 e arrivò così il giorno della riunione con i giovani a Firenze. Ero l’accompagnatore del gruppo dei membri della Sardegna e mi trovavo nel piazzale con il compito di far sì che tutti prendessero posto nella sala. A un certo punto un sokahan mi informò che stava iniziando la riunione. Entrai nella sala principale e non trovando posto a sedere mi fecero passare nel corridoio centrale… arrivai in prima fila, di fronte al presidente Ikeda.
Percepii il suo grande stato vitale che si incise profondamente nella mia vita al punto che le nubi della mia ansia di vivere si dileguarono.
Non ricordo molto del discorso che fece Sensei, ma una cosa mi ha colpito profondamente, cambiando la mia vita: lui era il mio maestro. Quello è stato il giorno più bello della mia vita.
Ho avuto la grande fortuna di averlo incontrato.
Nel Gosho si legge: «Come un cittadino comune può diventare un re in questa vita, così una persona comune può diventare istantaneamente Budda. Questo è il cuore della dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita» (Lettera alla Santa Nichimyo, RSND, 1, 288).
Io quel giorno ho avuto di fronte una persona comune, ma allo stesso tempo un “re” con uno stato vitale vastissimo, che mi ha trasmesso la speranza che anche io potevo avere un tale stato vitale.
Ho percepito che tutti noi possiamo riuscirci se il nostro riferimento è un maestro come Sensei. Questo è il mio ricordo di quel giorno.
Da quel momento è cambiato tutto nella mia vita. Ho tirato fuori un grande coraggio nell’affrontare le difficoltà e risolvere i conflitti che avevo da molto tempo. Ho potuto dare la prova concreta della validità di questo Buddismo soprattutto nel lavoro e in famiglia.
Ogni giorno, seguendo Sensei e dando il mio contributo alla Soka Gakkai, determino di provare sempre questa sensazione di libertà.
Quindi per me questo 19 ottobre è l’occasione per impegnarmi ancora di più nel dare il mio contributo affinché la nostra organizzazione sia un luogo accogliente dove tutti possano divertirsi e sentirsi sereni, liberi dalle paure.
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Per costruire una società che splende di felicità
di Anna Pagani, Firenze
Nei primi anni della mia pratica buddista sentivo sempre parlare di Sensei e avevo potuto approfondire l’importanza del maestro grazie alle nostre riviste e al racconto dei giovani che l’avevano incontrato nell’81.
Nel ‘92 aspettavamo la sua visita per l’inaugurazione del Centro culturale a Firenze dopo anni di lavori di restauro. Io avevo fatto tanta attività byakuren, eravamo una squadra affiatata.
Affrontavamo la vita con passione nonostante le tante difficoltà familiari, di lavoro, amori non corrisposti, dipendenze.
A giugno del ‘92 ero incinta del mio primo bambino, non potevo più fare attività come byakuren e sfumava quindi la speranza di poter incontrare il presidente Ikeda di persona. Mi ripetevo che è il cuore che è importante e che comunque avrebbe partecipato mio marito che faceva parte dello staff organizzativo.
Decisi di recitare tantissimo Daimoku ogni giorno per la protezione e il grande successo di tutti gli eventi. Così, inaspettatamente, mi chiesero se ero disponibile a fare accoglienza lungo il viale dei cipressi all’arrivo di Sensei al nostro Centro culturale.
Fu un incontro meraviglioso. Ricordo la gioia e la grande emozione di quando Sensei e la signora Kaneko si avvicinavano per salutarci.
Sentivo tanta gratitudine e decisi di moltiplicare il mio impegno nella vita quotidiana e di dare il massimo nell’attività di propagazione.
Sensei tornò in Italia nel ‘94 la mia partecipazione alle attività era ancora più problematica per questioni familiari. Determinai di recitare tantissimo Daimoku insieme alle altre donne. Fu un’occasione molto importante per i nostri legami, che tuttora sono molto forti.
Alla fine riuscii a partecipare al festival “Ali” a Milano. E quando vidi Sensei salutarci dal palco a fine spettacolo mi commossi profondamente e decisi ancora una volta di impegnarmi nel luogo in cui vivevo e di riprendere gli studi di Arte.
Ora la mia famiglia è cresciuta, ho due figli e lavoro con la scrittura e l’Arte. Ho parlato di Buddismo e del mio maestro ovunque. A volte apro gli eventi che curo per lavoro con le sue parole, come a uno zadankai. Il mio maestro è sempre con me, tutti i giorni.
Gli incontri con Sensei hanno generato in me il desiderio di essere coraggiosa, grata e gioiosa e di dedicarmi con entusiasmo a realizzare il suo sogno.
Per il 19 ottobre ho intrapreso una campagna personale di dialoghi, in unità con gli altri responsabili di regione, e sto pregando affinché tanti Bodhisattva della Terra si risveglino per costruire una società che risplenda di felicità.