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La vita e la morte - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:17

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    La vita e la morte

    Quest’anno le riunioni dei Gruppi uomini, donne e giovani della terza settimana del mese si ispirano al libro Cos’è la felicità. Nel mese di ottobre approfondiamo la prima parte del sesto capitolo: “La vita e la morte”. In queste pagine alcuni responsabili di regione del Piemonte est e Valle D’Aosta riflettono sui temi del capitolo

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    Quest’anno le riunioni dei Gruppi uomini, donne e giovani della terza settimana del mese si ispirano al libro Cos’è la felicità. Nel mese di ottobre approfondiamo la prima parte del sesto capitolo: “La vita e la morte”. In queste pagine alcuni responsabili di regione del Piemonte est e Valle D’Aosta riflettono sui temi del capitolo

    Verter Ferrari, vice responsabile del Gruppo uomini
    Vanessa Catalisano, responsabile del Gruppo giovani donne
    Tiziano Di Sansa, responsabile del Gruppo giovani uomini
    Isabella Voltini, vice responsabile del Gruppo donne

    Il presidente Ikeda ribadisce che per superare le quattro sofferenze fondamentali è necessario conseguire la Buddità nell’esistenza presente. C’è un brano in particolare in questa prima parte del capitolo che ti incoraggia su questo tema?

    Verter: Il presidente Ikeda sottolinea che per superare le sofferenze fondamentali della vita e stabilire uno stato di eterna felicità è necessario conseguire la Buddità nell’esistenza presente. Per raggiungere questo obiettivo è importante avanzare con perseveranza, senza mai deviare dal sentiero che conduce alla Buddità.
    E scrive: «Ci saranno momenti in cui non avremo voglia di fare qualcosa, in cui vorremo riposarci. È naturale, perché siamo persone comuni. Ma ciò che importa è rimanere su quel sentiero e continuare ad avanzare con pazienza verso la Buddità incoraggiandoci l’un l’altro lungo il cammino… Anche se invisibile, nella vita c’è una via, un sentiero che conduce infallibilmente alla felicità assoluta, quello della Legge mistica» (pag. 110).
    Trovo questa parte molto significativa per la completezza dell’incoraggiamento che contiene. Pur affrontando un argomento così complesso e delicato come quello delle quattro sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte, queste semplici parole trasmettono una grande speranza.
    Significa riprendere in mano il timone della nostra vita con la consapevolezza che le quattro sofferenze sono le uniche certezze che abbiamo. Significa essere liberi dalle illusioni che la civiltà moderna alimenta, significa cambiare l’ordine delle priorità della nostra vita, vivendo e diffondendo con coraggio il messaggio inesauribile della pratica buddista.

    «Non c’è vera gioia se scappiamo dalle sofferenze. Si può raggiungere una gioia indistruttibile, duratura e inesauribile solo guardando attraverso la vera realtà della sofferenza da cui vorremmo fuggire, sfidandola con coraggio e superandola» (pag. 114). Cosa significa per te questo incoraggiamento del presidente Ikeda?

    Vanessa: Approfondire questo capitolo mi ha ricordato quanto ogni singolo istante della vita, anche quello più difficile, meriti di essere vissuto. In particolar modo questa frase mi ha fatto riflettere sul momento che sto vivendo, dove fra il lavoro e lo studio per l’università ci sono dei momenti in cui vorrei dire: «Stop, ora mi fermo perché non ce la faccio più».
    Tuttavia è soprattutto in questi momenti che mi trovo a cercare ancora di più il Gohonzon con il desiderio di vincere, anche se a volte non so come.
    È sempre in questi momenti che mi sento grata per aver incontrato la pratica buddista, la Soka Gakkai e potermi dedicare alle altre persone, che pratichino oppure no. Perché sono quelle stesse persone che a loro volta con le loro sfide e determinazioni mi incoraggiano e mi ricordano che posso vincere io per prima insieme agli altri.
    In questi momenti cerco ancora di più Sensei, per trovare la strada per la vittoria e allo stesso tempo per rafforzare il legame con lui.

    «Le basi di un’autentica felicità si fondano sugli sforzi che compiamo, sulla nostra saggezza e sulla nostra fortuna. Lo scopo della pratica buddista è quello di consolidare queste basi e le attività della SGI servono a rafforzarci» (pag. 121).
    Come metti in pratica queste parole?

    Tiziano: Come discepolo di Sensei mi sforzo tutti i giorni di migliorare me stesso e il mio atteggiamento. La fortuna di aver incontrato il maestro Ikeda ci permette di basare la nostra vita su solide fondamenta come il coraggio, la compassione e il desiderio di aiutare gli altri.
    Grazie alle attività della Soka Gakkai ho la possibilità di migliorare il mio comportamento e incoraggiare e sostenere i miei compagni di fede.
    Cerco di portare lo “spirito Soka” all’interno della mia famiglia, al lavoro e con i miei amici. Non è sempre facile, ma più vado avanti e più imparo a rialzarmi assaporando anche i momenti di sconforto. Proprio in quegli istanti le lotte di Sensei mi incoraggiano e mi permettono di rialzarmi e di ritornare a combattere!
    In questo tipo di atteggiamento, ci insegna il maestro Ikeda, è racchiuso il segreto della vittoria.
    Come dice Sensei: «Io non credo nell’impotenza delle persone. La filosofia che ho abbracciato parla della dimensione fondamentale, inerente alla vita stessa, per cui ogni vita umana attinge all’illimitata forza vitale del cosmo. Pertanto la stessa forza che muove l’universo esiste nella nostra vita. Ciascun individuo ha un immenso potenziale e un grande cambiamento nella dimensione interiore nella vita di un solo individuo ha il potere di toccare la vita degli altri e di trasformare la società» (La speranza è una scelta, Esperia, pag. 3).
    Creiamo insieme a Sensei una società dove le persone smettano di sentirsi impotenti e cominciamo a creare un mondo a dimensione umana.

    Il presidente Ikeda afferma che la vita è impermanente, ma esserne semplicemente consapevoli non porta a niente.
    Secondo il Buddismo, come possiamo creare valore in questa fuggevole esistenza?

    Isabella: Rispondere a una domanda che riguarda la morte mi ha permesso di toccare con mano ancora una volta la vastità e la profondità del pensiero del presidente Ikeda, che mi permette di affrontare un argomento da cui la maggioranza delle persone “tende a distogliere gli occhi”, arrivando ad associarlo alla comprensione di che cosa è la felicità.
    Arriva forte e chiaro l’invito a considerare la morte come parte integrante della vita che mi sprona a dare valore all’esistenza, a vivere una vita significativa in cui ogni giorno è un’occasione per creare valore. Un valore che non dipende dalla posizione sociale o dalla ricchezza, ma dipende dai “tesori del cuore”.
    Per far questo è necessario un cambiamento al livello più profondo dell’esistenza e qui entra in gioco la pratica buddista che può operare una trasformazione che è profonda e reale.
    Se alla base della vita c’è una preghiera forte, determinata, nella direzione della nostra e altrui felicità, questa esistenza comincia a risplendere di una luce che non si spegnerà mai.
    Allora provo ad affrontare i miei limiti, a creare quel miglioramento che mi permetta di essere una discepola di Sensei, e rinnovo il mio impegno per kosen-rufu che è l’eredità più importante che posso lasciare agli altri.
    Il maestro Ikeda ci esorta a fare il massimo sforzo nel presente partendo sempre da noi stessi, perché quando si stabilisce la Buddità in questa esistenza, quello stato di felicità indistruttibile durerà per sempre.

    Riferimenti:

    La vita e la morte, cap. 6, pagg. 107-126, pubblicato anche su BS, 171, 8-22

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