Dopo il suo primo viaggio in Italia nel 1961, il presidente Ikeda è tornato varie volte nel nostro paese. In queste pagine pubblichiamo alcune testimonianze di membri che lo hanno incontrato in occasione delle sue visite nel ’92 e nel ’94
Dialogare ogni giorno con Sensei
di Dino Bucalo, Torino
Sin dall’inizio della mia pratica buddista ho sentito parlare di quanto sia importante la relazione tra maestro e discepolo.
Ero molto giovane e quando mi venne offerta la possibilità di partecipare alla visita del presidente Ikeda, nel ’92, fui assalito dal mio solito senso di inadeguatezza. Era un periodo molto difficile della mia vita, da tutti i punti di vita, ed ero letteralmente torturato da mille pensieri, spesso contrastanti, su cosa fare nel futuro.
Dedicavo tutte le mie energie e il mio tempo alle attività della Gakkai, senza risparmiarmi. Leggevo e studiavo le guide di Sensei ma dentro di me pensavo che dovesse accadere qualcosa di speciale per percepire questa relazione dal punto di vista emotivo.
Abituato sin da bambino a guardare gli altri in un confronto che mi ha sempre fatto soffrire, pensando che per loro fosse tutto più facile, anche nel preparare il mio viaggio per incontrare Sensei ero assalito da mille dubbi. Così sono partito per Milano chiedendomi come mai non riuscissi a “sentire” un’emozione particolare per un incontro così importante.
Invece, negli incontri con Sensei a Milano nel ’92 e a Firenze nel ’94, ciò che mi ha spinto a sceglierlo come mio maestro sono stati la straordinaria considerazione per ognuno di noi, il profondo rispetto, l’assoluta fiducia in noi giovani e il calore umano.
Non era più così importante che io sentissi o meno l’emozione di questa relazione, ciò che si era impresso nel mio cuore fu la decisione di ricercare ogni giorno un dialogo personale con Sensei.
La decisione di ricercare dentro di me il suo stesso cuore e di farlo vivere nel mio comportamento, nelle mie azioni quotidiane, nel mio modo di parlare e di rivolgermi agli altri.
Ogni mattina prima di cominciare a recitare Daimoku rinnovo la promessa che feci durante un corso in Giappone nel 2005, di dedicare tutta la mia vita a incoraggiare, sostenere, dare speranza e gioia alle persone. Per costruire una Soka Gakkai meravigliosa e unita, per realizzare kosen-rufu.
Ora pochi giorni dal 19 ottobre, in questo periodo di grandi conflitti umani e ambientali, sento fortissimo il desiderio di esprimere al mio amato maestro una rinnovata determinazione con il profondo desiderio di contribuire a costruire una Soka Gakkai sempre più forte e meravigliosa. Lotterò ogni giorno e senza sosta al fine di realizzare un mondo pacifico per tutti gli esseri umani.
Desidero ripagare il mio debito di gratitudine per Sensei lottando proprio lì dove sono adesso, così come sono ora, per trasformare la tendenza alla divisione, allo scontro, alla prevaricazione, allo sconforto e all’egoismo in capacità di unire, accogliere, incoraggiare, amare, ascoltare e rendere felici gli altri.
Voglio vivere intensamente ricercando sempre lo stesso cuore del mio maestro!
Grazie maestro Ikeda!
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Sempre a fianco del maestro
di Roberta Aramu, Cagliari
Ho incontrato il presidente Ikeda per la prima volta durante un corso europeo a Trets, nel 1983.
Avevo ventuno anni e, da brava occidentale, non mi sentivo molto a mio agio con l’idea di avere “un maestro”. Ma la mia arroganza ebbe un duro colpo alla vista di un uomo semplice che sprizzava gioia da tutti i pori perché era troppo felice di incontrarci!
Sentii da parte sua lo stesso abbraccio di un padre che ti ama incondizionatamente e ha fiducia in te, anche se conosce bene i tuoi difetti.
Questo abbraccio ebbe il potere di sciogliere la corazza della mia diffidenza permettendomi di accoglierlo nel cuore come il mio maestro.
Da quel momento divenne un riferimento saldo che ha radicalmente cambiato il mio modo di praticare e di fare attività.
Nonostante ciò nel 1990, durante la questione con i preti della Nichiren Shoshu, mi sono dovuta confrontare con la mia oscurità.
Pur non avendo dubbi su quanto fosse importante, come discepola, dare il massimo per proteggere Sensei e la Soka Gakkai, una parte molto codarda di me si voleva tirare indietro.
Recitando Daimoku compresi che lodare il maestro a parole può essere facile, ma stare concretamente al suo fianco nei momenti cruciali può essere molto difficile. Ho spezzato quell’oscurità che mi allontanava dal maestro determinando con tutta me stessa che non avrei mai più lasciato spazio alla mia debolezza. Con questa decisione ho incontrato Sensei a Firenze nel 1994.
Ero responsabile giovani donne e come rappresentante della Sardegna ho potuto consegnare un nostro regalo allo staff che lo accompagnava.
Si trattava di un quadro con una bella foto di tre alberi il cui tronco era stato dipinto da un famoso artista proprio con i colori Soka.
Consegnandolo espressi dentro di me il desiderio che sentisse il nostro cuore.
La conferma che questo era avvenuto arrivò poco dopo con la sua risposta in cui esprimeva profonda gratitudine e comunicava che stava pregando per la salute e la felicità di ognuno di noi.
Senza bisogno di parlare, la nostra sincerità era arrivata al suo cuore.
In questo periodo che precede il 19 ottobre, ho incontrato ostacoli importanti che sono stati l’occasione di fare shakubuku come non mi succedeva da tempo. Quest’epoca così difficile è davvero un momento propizio per il progresso di kosen-rufu e del nostro pianeta, sono infinitamente grata di poterlo vivere insieme a Sensei, con i nostri preziosi giovani in prima linea.
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La rinascita della mia fede
di Marco Gensini, Firenze
Ho incontrato il presidente Ikeda la prima volta nel 1983 al Centro europeo di Trets, quando praticavo soltanto da tre mesi e ancora non ero membro della Soka Gakkai. In quel momento non capii molto, dovevo trovare una strada per la mia vita e non mi sono fatto troppe domande.
Sensei l’ho visto solo da lontano e l’ho incontrato di nuovo un anno dopo partecipando a un corso in Giappone, dove ho avuto anche l’occasione di cantare davanti a lui la canzone “Funiculì Funiculà” all’Auditorium dell’Università Soka: abbiamo ricevuto il “premio per l’unità” per l’esibizione.
In quell’occasione Sensei mi regalò un ventaglio con il disegno di due pesci nell’acqua.
Da quel momento quel ventaglio, appeso nella mia stanza, mi ha sempre ricordato l’unità di itai doshin dei pesci e dell’acqua in cui vivono.
Non saprei giudicare che consapevolezza avessi, ma coltivare costantemente il mio spirito di ricerca mi ha permesso di entrare in contatto con il cuore del maestro per cercare di condividerne la missione.
Questi sono oggi i miei ricordi più preziosi.
Quando Sensei è venuto nel 1992, da nove mesi era nato il mio primo figlio, e a casa nostra era stata allestita la centrale radio degli staff che supportavano le attività all’interno del kaikan, dato che abitiamo vicinissimo al Centro culturale di Firenze. Io ero nello staff allestimenti, e quindi ero sempre nei luoghi dove non era presente Sensei: o prima ad allestire, o dopo a smontare, per cui l’ho visto solo una volta da lontano. Sensei ha sempre lodato coloro che lavorano dietro le quinte, perciò mi sentivo fiero di fare quell’attività.
Un pomeriggio mia moglie stava attraversando la strada col bimbo nel passeggino, quando è passato il presidente Ikeda.
Lei ha riconosciuto l’autista e ha salutato verso la macchina; in quel momento Sensei ha abbassato il finestrino dell’auto e ha iniziato a sventolare la bandierina della Soka Gakkai rivolto verso mio figlio, come per giocarci. Siamo stati felicissimi di quel breve ma significativo incontro!
Successivamente ho affrontato uno dei periodi più duri della mia vita grazie al quale, in virtù della promessa fatta al maestro, ho avuto l’occasione di “affrettarmi ad abbandonare i princìpi su cui si basa il mio cuore e abbracciare l’unico vero veicolo” (cfr. RSND, 1, 26).
Posso dire senza alcun dubbio che è stata una vera e propria rinascita nella fede, grazie alla quale sono riuscito ad aprire nuove strade nella mia vita e nella mia missione per kosen-rufu.
Sento che quella rinascita deriva dalla fortuna di non essere caduto nella trappola del giudizio, e di aver continuato ad approfondire la fede e la pratica buddista cercando sempre di realizzare la missione che condivido con il mio maestro.
La mia personale decisione verso il 19 ottobre 2021 e oltre, è di contribuire come discepolo di Sensei allo sviluppo del movimento di kosen-rufu, perché questo è il più alto valore che posso creare nella mia vita.
E questo mi riempie di profonda gioia e infinita gratitudine verso Sensei, verso i compagni di fede e verso tutto ciò che mi circonda.
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«È di vitale importanza che i discepoli rimasti portino avanti il lavoro del maestro superando tutti gli ostacoli. Essi devono sconfiggere il loro destino e diventare vincitori nella vita. La loro vittoria assicurerà che il Buddismo e kosen-rufu durino per sempre. La grande gioia della fede è rappresentata da questa vittoria»
Daisaku Ikeda
(NRU, 5, 122 dove è descritto il suo primo viaggio in Italia nel 1961)