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Pioniere verso il 2030 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:28

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Pioniere verso il 2030

Il 13 settembre si è svolta online la prima riunione nazionale delle referenti dei giovani gigli bianchi dove hanno partecipato oltre cento donne giovani da tutta l’Italia

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Il 13 settembre si è svolta online la prima riunione nazionale delle referenti dei giovani gigli bianchi dove hanno partecipato oltre cento donne giovani da tutta l’Italia

L ’incontro si è aperto in modo emozionante con un caloroso messaggio del presidente Ikeda: «Vi ringrazio per i vostri nobili sforzi. Desidero porgere i miei più affettuosi saluti a tutte le partecipanti alla prima riunione nazionale delle referenti dei Giovani gigli bianchi!».
Subito dopo è stato proiettato un video nel quale Sensei parla del valore dello shakubuku e dei benefici incommensurabili che ne derivano, sottolineando che l’azione di condividere la Legge mistica con gli altri costituisce l’essenza del Buddismo.
Mantenere sempre acceso questo spirito inarrestabile di propagazione, infatti, è ciò che ci permette di far emergere un profondo senso di gioia dalle nostre vite e realizzare l’impresa più grande per un essere umano: lasciare dietro di sé altri esseri umani che condividono i valori dell’umanesimo buddista.
A questo proposito, sono state raccontate due esperienze di shakubuku che hanno ispirato le partecipanti a utilizzare proprio i momenti di maggiore lotta e sofferenza come preziose occasioni per aprire il proprio cuore e offrire agli altri la possibilità di diventare felici.
Nella seconda parte della riunione si sono tenuti dei mini zadankai durante i quali ogni partecipante ha potuto condividere le proprie esperienze di attività e ispirarsi alle molte idee emerse dal confronto.
Le donne giovani sono le pioniere di questa nuova attività e l’obiettivo è che ognuna avanzi con allegria, con fiducia e coraggio, come esperta “creatrice di primavera”, sprigionando il proprio splendore e approfondendo e sperimentando quotidianamente il legame con il maestro.
Lo scopo dei Giovani gigli bianchi è proprio creare il futuro della Gakkai e dare impulso al cambiamento e all’espansione di kosen-rufu.
In Italia attualmente si stanno realizzando piccoli incontri di dieci, dodici persone che approfondiscono insieme il volume 30 de La nuova rivoluzione umana.
La cadenza e le modalità si differenziano di zona in zona, ma l’obiettivo è unico: dar vita a gioiosi scambi cuore a cuore in cui approfondire la fede e la relazione con il maestro. In questo modo rafforziamo noi stesse e scopriamo il nostro potenziale.
Con il Daimoku del ruggito del leone, tutte insieme avanziamo per ripagare il nostro debito di gratitudine con tante vittorie e tante esperienze di shakubuku verso le prossime tappe: il 19 ottobre (anniversario della prima visita del presidente Ikeda in Italia), il 18 novembre (anniversario della Soka Gakkai) e la fine del 2021, Anno della speranza e della vittoria!

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La mia storia / La vita che rinasce

Dalla solitudine del lockdown e dal dolore per la perdita di un grande amico sboccia un’entusiasmante esperienza di condivisione della Legge mistica, di rinascita e di rivoluzione umana

di Elisa Menchicchi, Roma

Questa esperienza inizia nel giugno 2020, appena usciti dal primo lockdown. Personalmente uscivo anche da un lutto che ha segnato la mia vita in modo direi irreversibile, nel senso che per me c’è un “prima” e un “dopo” questo evento: ho perso un amico fraterno con il quale avevo anche convissuto, una persona per me insostituibile la cui malattia mi ha accompagnata per nove lunghi anni, sempre al centro delle mie preghiere. La notte che ci ha lasciato ho recitato il Gongyo più potente della mia vita, accanto a lui vestito di tutto punto, con l’alba in arrivo fuori dalla finestra.
Ho sentito e mi sono ripromessa di non dimenticarmi mai più cosa significa l’eternità della vita. E gli ho promesso di continuare a perseguire tutti i miei obiettivi vincendo anche per lui, che di vittorie me ne ha dimostrate tante.
Passato quel momento ho sentito l’esigenza di stare molto fuori casa, dopo il lockdown vissuto da sola. Avevo la smania di stare con le persone, di averle vicine, toccarle, mentre il dolore era ed è sempre molto forte.
Una sera ero in giro in centro a Roma, mi sento chiamare per nome. È un mio amico storico, Francesco, che non vedo da dieci anni. Per prima cosa gli racconto la novità più grande, l’arrivo del Buddismo nella mia vita e la rivoluzione che ne è seguita. Lui sgrana gli occhi dicendo: «Assurdo, durante il lockdown ho pensato spesso a questa pratica che conosco da tempo, ma da solo non riuscivo…». Neanche a dirlo, dopo un paio di giorni recitiamo Daimoku insieme, lo introduco in un gruppo e nella sua vita inizia la rivoluzione.
Io non lo mollo, sento che questo incontro mistico deve sbocciare nella vita di entrambi, dopo il lutto vissuto voglio sperimentare qualcosa di grande per kosen-rufu.
Dopo tre mesi di Daimoku Francesco interrompe una convivenza e torna a Napoli, dove manca da quindici anni, accanto ai suoi genitori. Il giorno del trasloco vado a salutarlo e trovo con lui un amico napoletano ad aiutarlo, Claudio. Insieme recitiamo Gongyo per il migliore inizio della sua avventura, e con mia sorpresa il suo amico si unisce a noi. Insomma, da quel momento anche Claudio inizia a praticare, e io mi attivo per trovare un gruppo a Napoli per entrambi. Lì partecipano a molti incontri di studio per principianti, mentre noi tre restiamo in contatto costante tramite videochiamate. Incredibilmente, da soli, per tutto il secondo lockdown non mollano il Daimoku. Passano i mesi e arriva la primavera. C’è un momento in cui entrambi si sono sentiti pressati a ricevere il Gohonzon, ma ne abbiamo parlato con molta calma.
Poi una mattina, a sorpresa, dopo essere stato incoraggiato dal suo responsabile di settore, Claudio scrive nella nostra chat: «Ragazzi, voglio che siate i primi a saperlo, ho deciso che questa domenica riceverò il Gohonzon a Salerno. Sono felicissimo, sento che è la cosa giusta e non voglio più aspettare!».
Anche Francesco, dopo la conclusione dei lavori nella sua nuova casa, vicino ai suoi, decide di ricevere il Gohonzon.
Così ho preso il treno per Napoli armata di butsudan e regalini vari, e il 25 luglio siamo andati a Salerno per la cerimonia. Mi sento ancora le gambe che tremano per l’emozione, non entravo al Centro culturale dal febbraio 2020!
Ora la vita di questi due ragazzi è in grande evoluzione e anche la mia, ovviamente. È un legame e un’esperienza incredibile, di vita che rinasce, che dedico a Sensei e al mio eterno amico che mi accompagnerà per sempre.

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La mia storia / Un canto di vita

Dopo essere riuscita a condividere la pratica buddista con medici e infermiere, Anna guarisce rapidamente da una grave forma di Covid e riparte più determinata che mai per dedicare le proprie vittorie al maestro

di Anna Fusco, Napoli

Il 19 giugno mi sono svegliata in piena notte con una fame d’aria, non respiravo più. Il giorno dopo ero completamente distrutta, con la febbre altissima. Sono venuti a farmi un tampone ed ero positiva al Covid, una forma molto aggressiva della variante Delta. Dopo tre giorni decidono il ricovero. Ho giusto il tempo di prendere l’Omamori Gohonzon e il libretto di Gongyo.
La TAC rivela una polmonite interstiziale bilaterale, mi portano in terapia intensiva con la maschera e ossigeno a flussi intensi.
Una dottoressa mi dice di stare calma perché devono farmi l’emogas, un’indagine sulle arterie per capire lo stato effettivo dell’ossigeno nel sangue.
Recito mentalmente Daimoku, lei prova e riprova, ma non riesce a prendere l’arteria, si fanno subito dei lividi e lei rinuncia.
Io ridetermino, nonostante il cuore stretto nella paura e la testa che mi scoppia.
Entra una seconda dottoressa, vede il libretto di Gongyo, mi chiede cosa sia, nonostante l’affanno mi sforzo di parlarle della pratica, lei mi accarezza e mi dice: «Non preoccuparti, questa cosa è bella, concentriamoci insieme per prendere quest’arteria».
Da sotto la maschera recito e lei mi segue nel Daimoku, e in un secondo prende l’arteria.
La notte sono da sola con le mie paure, i dolori, gli attacchi di panico. La gratitudine enorme per questi vent’anni di pratica e di attività, per tutte le parole di incoraggiamento che ora mi spingono ad andare avanti, e più di tutto sento il legame con Sensei.
Mi viene in mente il Gosho che parla del bambino che succhia il latte e si affida: «È come nel caso di un bambino al quale sia dato del latte da bere: anche se il bambino non comprende il sapore del latte, bevendolo crescerà naturalmente» (Conversazione fra un santo e un uomo non illuminato, RSND, 1, 119).
Decido di affidarmi al Daimoku, mi sforzo di recitare da sotto il respiratore, guardando l’Omamori; in sala intensiva i medici e gli infermieri ti controllano con l’interfono e la telecamera.
L’infermiera mi ammonisce di non stancarmi, di cercare di dormire. Io non smetto, allora entra in stanza il primario e mi dice: «Anna non avere paura, continua con questa meditazione, fai bene, è un canto di vita».
Controlla i parametri e ribadisce: «Continua, ti sta aiutando, non avere paura, questo canto dovrebbero ascoltarlo tutti». Io gli parlo del Buddismo e lui annuisce.
La sera entrano tre infermiere: «Allora ci spieghi questa cosa che fai?». Io mi siedo nel letto, adesso siamo quattro donne e ne nasce un piccolo zadankai. Nonostante le mascherine ognuna parla delle sfide che sta affrontando. E io le incoraggio a praticare.
Dopo tre giorni decidono di dimettermi dall’ospedale.
Il primario mi spiega che non sono guarita, ma posso curarmi a casa: «Tu puoi farcela – mi dice – hai il tuo canto di vita, la tua pratica buddista».
Sono stata davvero felice di aver potuto parlare del Buddismo con loro!
Pochi giorni fa ho ricevuto il referto della TAC che conferma che sono completamente guarita. Ora la mia determinazione e la promessa a Sensei è di vincere su me stessa, sui miei limiti, le mie paure, le mie illusioni, per essere felice.
Approfondire sempre di più il legame con il maestro e aiutare più donne possibili ad essere felici, realizzate, e a vivere con speranza. Vinciamo insieme e dedichiamo le nostre vittorie al maestro.

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