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Dialoghi pieni di convinzione che creano la pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:08

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Dialoghi pieni di convinzione che creano la pace

In questo saggio, riferendosi alla situazione attuale il presidente Ikeda scrive: «Come possono le persone trasformare il veleno in medicina senza lasciarsi sconfiggere da sofferenze e avversità? È necessario riflettere, pregare e agire insieme unendo le nostre forze a livello locale, sociale e globale. Questa è la nostra “promessa di adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”»

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In questo saggio, riferendosi alla situazione attuale il presidente Ikeda scrive: «Come possono le persone trasformare il veleno in medicina senza lasciarsi sconfiggere da sofferenze e avversità? È necessario riflettere, pregare e agire insieme unendo le nostre forze a livello locale, sociale e globale. Questa è la nostra “promessa di adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”»

Desidero esprimere la mia più sincera vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti dalle disastrose conseguenze delle piogge torrenziali in varie zone del Giappone, in particolare nel Giappone occidentale. Come scrive Nichiren Daishonin nel trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, «piogge torrenziali» ed «epidemie» sono «disastri» che affliggono le persone comuni fin dall’antichità (RSND, 1, 7-8).
Come possono le persone trasformare il veleno in medicina senza lasciarsi sconfiggere da sofferenze e avversità quali la pandemia di Covid-19 e i disastri naturali che continuano a colpirci in questo periodo? È necessario riflettere, pregare e agire insieme, unendo le nostre forze a livello locale, sociale e globale. Questa è la nostra “promessa di adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”.
Esprimo la mia più profonda gratitudine per coloro che si stanno impegnando duramente nel sostenere la rinascita delle zone colpite dai disastri naturali e per tutte le persone che, nel mezzo della pandemia, stanno lottando per proteggere e salvare vite umane, tra cui il personale medico e gli operatori sanitari. Inoltre, prego con forza per la longevità, la buona salute, l’incolumità, la sicurezza e la serenità di tutti i miei preziosi e nobili compagni di fede.

Condividiamo la filosofia della speranza con gioia e sincerità

Possiamo affermare che agosto è il mese in cui rafforzare il nostro voto di rinunciare a qualsiasi forma di guerra nel mondo, è il periodo in cui espandere la rete dedita alla pace dell’intera umanità.
Incontrai per la prima volta il mio maestro Josei Toda quando avevo diciannove anni, il 14 agosto 1947, tre giorni prima del secondo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Erano trascorsi circa tre mesi da quando avevo visto mia madre piegata dal dolore alla comunicazione ufficiale che il mio amato fratello maggiore era morto in guerra.
Josei Toda, un leader delle persone comuni dedito alla pace che aveva vinto la sua lotta nel carcere dove era stato rinchiuso a causa delle sue convinzioni, mi mostrò il cammino per “il modo corretto di vivere” e il 24 agosto, in una giornata estremamente calda, entrai a far parte della Soka Gakkai.
Così intrapresi il mio viaggio della lotta condivisa di maestro e discepolo, tenendo alto il grande voto di kosen-rufu, che equivale alla pace nel mondo.
Il 24 agosto del 1950, tre anni dopo essere diventato membro della Soka Gakkai – nel periodo di maggior crisi per le aziende del presidente Toda, prossime al fallimento – il mio maestro e io concepimmo insieme il progetto di fondare il Seikyo Shimbun, un giornale basato sul principio del rispetto della dignità della vita.
Due anni dopo, la sera del 14 agosto, attraversavo il ponte ferroviario di Yodogawa sul treno rapido «Tsubame» e arrivavo a Osaka con la determinazione di aprire un nuovo orizzonte per kosen-rufu. Quella sera partecipai a uno zadankai nella città di Sakai e a partire da quell’incontro di persone comuni, forti e gioiose, avviai una battaglia energica e coraggiosa con l’obiettivo di costruire un «Kansai sempre vittorioso».
Sempre nel mese di agosto, tre anni dopo, mi recai in Hokkaido, la terra dove il mio maestro aveva trascorso l’infanzia, per aprire la strada all’espansione di kosen-rufu con una “campagna estiva”. Insieme ai compagni di fede leggevamo il Gosho ogni giorno incoraggiandoci a vicenda per costruire una società basata sul Buddismo.
In questo modo il 24 agosto, esattamente otto anni dopo essere entrato a far parte della Soka Gakkai, fui in grado di accogliere il maestro Toda in Hokkaido con un record nella propagazione del Buddismo.
Anno dopo anno ho adornato il mese di agosto, mio punto di partenza nella fede, con le vittorie di maestro e discepolo. Insieme ai miei indomiti compagni di fede, insieme ai miei compagni di lotte del Gruppo uomini ho continuato a percorrere “questo cammino” della pace e dell’umanesimo.
Nel formulare il voto che conclude il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, l’ospite dichiara: «Adesso bisogna prendere immediate contromisure [nei confronti di queste offese alla Legge] e portare subito la pace, in modo da poter vivere tranquillamente in questa vita e assicurarci la fortuna nella prossima» (RSND, 1, 26).
Qualunque cosa accada, noi recitiamo con forza il Daimoku della Legge mistica e continuiamo ad avanzare tenendo alto il vessillo della giustizia. Rimaniamo vicino a ogni singolo individuo che soffre e lottiamo per la felicità delle persone comuni e per la pace nel mondo. Dialogando con sincerità, perseveranza e tenacia, apriamo il cammino verso una società pacifica e sicura, e costruiamo la felicità eterna per noi e per gli altri, ovvero il “conseguimento della Buddità in questa esistenza”!

Vivere senza lasciarsi mai sconfiggere

Per una singolare coincidenza, proprio il giorno successivo al mio primo incontro con il maestro Toda venne dichiarata l’indipendenza dell’India, la “culla” del Buddismo.
Il grido del poeta indiano Rabindranath Tagore (1861-1941), della cui nascita quest’anno si è celebrato il centosessantesimo anniversario, risuona nel mio cuore: «La storia umana/ attende con pazienza/ il giorno in cui le persone vittime di offese e ingiurie/ vinceranno». È una poesia che fu composta in Giappone. Nel 1916, infatti, Tagore giunse a Kobe, prima tappa della sua prima visita in Giappone, per poi recarsi a Osaka e a Tokyo. Soggiornò per un lungo periodo a Yokohama e quell’estate visitò la residenza privata del celebre imprenditore giapponese Eiichi Shibusawa (1840-1931), ad Asukayama, nell’attuale quartiere Kita di Tokyo, e si recò anche a Izura, nella prefettura di Ibaraki. A Karuizawa, inoltre, nella prefettura di Nagano, intrattenne una serie di dialoghi informali all’aperto con delle studentesse universitarie.
Il mese scorso ho ricevuto una splendida notizia dall’India: il 19 luglio, anniversario della fondazione del Gruppo giovani donne, il numero delle “sorelle Kayo” è arrivato a cinquantamila!
Nonostante la pandemia, queste giovani donne stanno facendo crescere sempre di più il meraviglioso giardino fiorito della felicità con forza vitale incrollabile e pura, «come il fiore di loto nell’acqua» (SDL, 354).
Circa trent’anni fa, mia moglie e io dedicammo questa guida alle giovani donne dell’India: «Una persona che non si lascia sconfiggere è felice. Una persona che non ha paura è felice. Una persona che ha una forte fede è felice. Mie care amiche, diventate tutte principesse di felicità!».
Anche mia moglie, insieme alle sue compagne di fede, ha sempre determinato nel suo cuore di vivere senza lasciarsi mai sconfiggere.
Mia moglie, che iniziò a praticare insieme alla sua famiglia all’età di nove anni, lo scorso luglio ha compiuto ottant’anni di pratica. Era un membro del Gruppo futuro dell’epoca pionieristica della Soka Gakkai quando accompagnò per mano il maestro Makiguchi allo zadankai che si stava tenendo a casa sua. Non solo, sotto la guida del maestro Toda si impegnò al massimo come membro del Gruppo giovani donne, appena fondato, e in seguito come membro della “Generazione dei giovani gigli bianchi».
Oggi continua a recitare intensamente Daimoku affinché le giovani donne dell’India e di tutto il pianeta, soli splendenti della pace mondiale, possano tutte, nessuna esclusa, vivere ogni giorno senza lasciarsi sconfiggere e trascorrere una vita piena di felicità e vittorie.

Maestro e discepolo uniti per l’abolizione delle armi nucleari

L’8 settembre 1957, presso lo stadio Mitsuzawa di Yokohama, il maestro Toda pronunciò la sua dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari, dal significato estremamente profondo.
Circa due mesi dopo, nonostante le sue condizioni fisiche fossero peggiorate notevolmente, il maestro Toda era fortemente determinato a recarsi a Hiroshima. I due anni di dura prigionia durante la guerra e l’impetuosa lotta per kosen-rufu portata avanti per più di dieci anni avevano oltremodo logorato il suo corpo.
Preoccupato per le sue condizioni di salute, gli consigliai caldamente di annullare il viaggio, ma lui mi rispose con tono severo: «Andrò a Hiroshima, anche a costo di morire!» (cfr. NRU, 1, 241).
Poiché le sue condizioni fisiche si aggravarono ulteriormente, non gli fu possibile realizzare quel desiderio. Ma perché era così determinato ad andare? Perché i compagni di fede lo stavano aspettando, questo è ciò che disse. In particolare, era prevista una riunione di ripartenza per i membri presso il Centro culturale per la pace di Hiroshima.
Come suo discepolo rimasi profondamente commosso dall’ardente volontà del maestro Toda di recarsi a Hiroshima, la prima città vittima della bomba atomica nella storia dell’umanità, per sradicare le radici del potere della natura demoniaca che stava mettendo a repentaglio il diritto alla vita delle persone.
Impegnandoci senza sosta per kosen-rufu, lottando contro il re demone del sesto cielo per «impedirgli di prendere possesso di questa terra impura in cui vivono santi e persone comuni, e strappargliela del tutto» (La grande battaglia, RSND, 2, 438), noi maestri e discepoli Soka stiamo portando avanti con coraggio ed entusiasmo la grande battaglia del Daishonin che affermò: «Nemmeno una volta ho pensato di ritirarmi» (Ibidem).

«Non posso tacere»

Tra i dipinti che hanno reso noti al mondo l’orrore e la crudeltà della bomba atomica vi sono i Pannelli di Hiroshima realizzati da Iri e Toshi Maruki. Iri Maruki era nato nell’attuale quartiere di Asakita della città di Hiroshima, mentre sua moglie Toshi era originaria dell’area di Sorachi, in Hokkaido.
In un periodo in cui la tragica realtà relativa alla bomba atomica non veniva resa pubblica e non se ne parlava più a causa della rigida censura da parte dell’occupazione statunitense (seguita alla sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale), Iri Maruki dichiarò con indignazione: «Non si può andare avanti così! La bomba atomica non può essere dimenticata. Tutto questo va assolutamente dipinto per lasciarne testimonianza alle generazioni future»: questo desiderio diede vita alla serie dei Pannelli di Hiroshima.
In ogni caso, l’impulso irrefrenabile e potente di “non poter tacere” è la forza trainante per preservare la verità in una società dominata dall’indifferenza, dalla codardia e dall’oblio.
Nichiren Daishonin afferma: «Io non posso tacere» (RSND, 1, 7).
Settecento anni dopo, il ruggito del leone del Daishonin volto a “confutare l’erroneo e rivelare il vero” risuonò profondamente nell’acuta visione del maestro Toda che sconfisse il pensiero malvagio profondamente celato nella bomba atomica.
E la nostra lotta attraverso le parole ha ereditato questo stesso spirito del maestro.
È per questo che ho iniziato a scrivere il romanzo La nuova rivoluzione umana proprio il 6 agosto, anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima, con la determinazione di pubblicarlo a puntate sul quotidiano Seikyo «nel tempo che mi rimaneva da vivere» (cfr. NRU, Prefazione, VII), e ho terminato di scriverlo lo stesso giorno, il 6 agosto di venticinque anni dopo.
La pubblicazione a puntate de La nuova rivoluzione umana sul quotidiano Seikyo si è conclusa l’8 settembre, anniversario della dichiarazione del maestro Toda per l’abolizione delle armi nucleari.
Ora il testimone è nelle mani delle generazioni future. I miei amati discepoli che hanno preso il mio posto in quanto “Shin’ichi Yamamoto” della nuova epoca, si stanno impegnando magnificamente in ogni parte del mondo scrivendo numerose, emozionanti storie di rivoluzione umana nelle loro vite.
Il 9 agosto, anniversario del bombardamento atomico su Nagasaki, si è tenuto online il trentesimo summit dei giovani della SGI per la rinuncia alla guerra, a cui hanno partecipato con entusiasmo e serietà i rappresentanti del Gruppo giovani di Hiroshima, Nagasaki, Okinawa e di tutto il Giappone, nonché alcuni ragazzi e ragazze delle scuole superiori.
Le giovani fenici del Gruppo giovani, successori di kosen-rufu, hanno ereditato magnificamente il voto di rinunciare alla guerra e realizzare l’abolizione delle armi nucleari. Nulla mi rende più felice e pieno di fiducia.

La creatività nascedagli incontri casuali

Recentemente una casa editrice scientifica araba della Repubblica del Libano ha pubblicato la traduzione in arabo della raccolta dei miei dialoghi con Arnold Toynbee (1889-1975). L’anno prossimo saranno trascorsi cinquant’anni da quegli incontri, e la raccolta dei nostri dialoghi, a oggi, è stata tradotta in trenta lingue.
Sono sicuro che anche Arnold Toynbee ne sarebbe molto felice. Desidero ringraziare dal profondo del cuore tutte le persone che hanno collaborato alla pubblicazione impegnandosi al massimo dietro le quinte.
Toynbee affermò con acutezza che dall’incontro casuale tra personalità diverse scaturisce una nuova, autentica creatività. Pertanto, ha affidato a noi membri della Soka Gakkai la raccolta dei nostri dialoghi che uniscono il genere umano, così come le diverse civiltà (ed. ita. Dialoghi. L’uomo deve scegliere, Bompiani).
Oggi, sia nelle nostre comunità locali che nella più ampia società globale, dobbiamo impegnarci ulteriormente nel dialogo, unire la nostra saggezza e manifestare un nuovo potere della creazione di valore per affrontare innumerevoli questioni quali le epidemie, i cambiamenti climatici, le divisioni e i conflitti.
Come cittadini globali Soka, Bodhisattva della Terra, schieriamoci in prima linea per ampliare sempre più la nostra rete solidale e trasformare il karma dell’intera umanità!

«E tuttavia non sono scoraggiato»

C’è un verso di Walt Whitman (1819-1892), poeta delle persone comuni, che annotai da giovane nel mio taccuino, quando iniziai a lottare sotto la guida del mio maestro: «I corpi umani sono parole / miriadi di parole» (W. Whitman, Foglie d’erba).
Non è questione di parole vuote e superficiali. Niente è più eloquente del coraggio, della convinzione, della voce sincera, del sorriso luminoso e del comportamento compassionevole che si manifesta nel corpo di una persona. I padri e le madri della Soka Gakkai, pionieri di kosen-rufu, ne sono un esempio.
Condividiamo e diffondiamo ampiamente la filosofia della speranza, ciascuno a partire dal luogo in cui si trova, rimanendo sempre fedeli a noi stessi!
Lanciamoci nel dialogo con la passione indomita del Daishonin, che affermò: «E tuttavia non sono scoraggiato» (RSND, 1, 664)!
Miei amati giovani, avanzate! Andate per sempre avanti! Preziosi compagni di fede, andate avanti con gioia mentre fate risuonare magnificamente i canti di vittoria della vita e della pace!

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