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Non è mai troppo tardi per ricominciare - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:38

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Non è mai troppo tardi per ricominciare

Francesco Belais, Livorno

Dopo varie esperienze lavorative Francesco si ritrova senza un’occupazione. Dopo un periodo di grandi sfide, continuando a recitare Daimoku e ad approfondire il legame con il maestro, emerge un’occasione che gli fa capire qual è veramente la sua passione

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Dopo varie esperienze lavorative Francesco si ritrova senza un’occupazione. Dopo un periodo di grandi sfide, continuando a recitare Daimoku e ad approfondire il legame con il maestro, emerge un’occasione che gli fa capire qual è veramente la sua passione

Ho incontrato il Buddismo nel 1986 e da allora non ho mai smesso di praticare.
Diversi anni fa, avevo superato da poco i quarant’anni, mi ritrovai nel giro di pochi mesi senza un’occupazione.
Avevo fatto il disc jockey a livello internazionale e il giornalista, collaborando con importanti testate nazionali, avevo realizzato alcuni cortometraggi come regista e poi, improvvisamente, tutto era crollato.
Non facevo altro che chiedermi: come mai dopo tanti anni di pratica buddista mi ritrovo in questa situazione?
Poi mi venne offerta l’opportunità di partecipare a un corso al Centro europeo di Trets, e decisi di andare. Ascoltando le esperienze degli altri membri, la mia frustrazione aumentava. Decisi di chiedere un consiglio personale, e sorridendo mi fu detto: «Bene, mi sembra proprio che tu sia nel momento migliore per ricominciare!».
Non capii subito quel consiglio e tornato a casa decisi di sfidarmi nella recitazione del Daimoku e nello studio, per approfondire il mio legame con il maestro. In poco tempo cominciai a vedere le cose da un altro punto di vista.
Dal sentirmi la persona più sfortunata della terra, iniziai a capire quanto invece fossi fortunato: avevo tanto tempo per recitare Daimoku, per leggere e fare le cose che più amo, come ad esempio viaggiare. Lo feci, passai sei mesi meravigliosi in giro per il mondo: Thailandia, Indonesia, Australia, Nuova Zelanda, India… Giappone!
A Tokyo, nel maggio 2014, facendo Gongyo al Kosen-rufu Daiseido, formulai il mio voto: “il lavoro è solo un mezzo, non è la carriera a definirci come esseri umani. Dunque, d’ora in poi non voglio più sprecare la mia vita rincorrendo il successo, ma voglio dedicarla, anche se non so come, alla pace, alla cultura e all’educazione”.
Tornato in Italia continuai a puntare sulla pratica e sullo studio quotidiano del Buddismo, portando a termine la lettura de La rivoluzione umana e de La nuova rivoluzione umana, di tutti i dialoghi pubblicati del presidente Ikeda e de La saggezza del Sutra del Loto.
Incredibilmente, mi si aprì un’opportunità del tutto inaspettata: fare l’Assessore alla cultura per la mia città, ruolo che ho ricoperto dal 2016 al 2019. Il mio principale obiettivo era portare il messaggio del maestro Ikeda all’interno delle istituzioni, e di mettere al centro il dialogo all’interno del litigioso mondo della politica.
Nel frattempo ho continuato a pregare con forza e a studiare, concentrandomi soprattutto sul Gosho. Due anni fa, poco dopo aver finito il mandato politico, ho avuto un brutto incidente che mi ha tenuto fermo per circa un anno, tra operazioni e pandemia.
E così ero un’altra volta al punto di partenza: sommerso dalle difficoltà e senza un lavoro.
Ma continuando a recitare tanto Daimoku e con lo studio quotidiano del Buddismo, ho deciso di intraprendere una nuova strada sostenendo gli esami per l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole medie e superiori.
La scorsa estate li ho superati e mi sono iscritto nelle graduatorie provinciali dei docenti.
Poco dopo, per ampliare le mie conoscenze e avere maggiori opportunità per l’insegnamento, mi sono iscritto nuovamente all’università frequentando due corsi singoli: Pedagogia e Storia della Filosofia.
Ero pronto a ricominciare un’altra volta e a fare la gavetta con i primi incarichi che solitamente sono assegnati lontano da casa.
Invece, con grandissima fortuna, a ottobre sono stato convocato da un Istituto superiore di Livorno, dove ho insegnato per tutto l’anno scolastico Italiano e Storia.
I ragazzi sono il nostro futuro e la nostra speranza, stando con loro ho capito finalmente qual è la mia missione.
Questa è la mia grande vittoria che ho regalato a Sensei: aver compreso quello che veramente voglio fare da grande!
Il mio obiettivo adesso è diventare di ruolo, continuare a trasmettere ai giovani i valori del dialogo e del rispetto della dignità della vita, affinché desiderino diventare dei cittadini che lavorano per la pace, come ci insegna il presidente Ikeda. Recentemente un alunno mi ha scritto una mail che mi ha commosso, in cui diceva: «Ho visto i suoi video contro la discriminazione, sono felice di averla come prof!».
Voglio fare profondamente mie queste parole del nostro maestro: «La cultura è la luce che permette a tutte le persone di condurre vite felici e vittoriose» (cfr. Lau e D. Ikeda, Un’economia per le persone, Esperia, pag. 101).
E in accordo con il pensiero di Makiguchi, voglio insegnare ai miei studenti che il dono più grande che possono ricevere è la capacità di continuare a imparare per tutta la vita.

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