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Domande e Risposte con il Gruppo futuro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:46

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Domande e Risposte con il Gruppo futuro

Sul finale del corso si è tenuta una sessione di domande e risposte. Alle domande dei partecipanti hanno risposto Andrea Ciccorelli, responsabile nazionale dei giovani uomini e Jasmina Cipriani, responsabile nazionale delle giovani donne

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Sul finale del corso si è tenuta una sessione di domande e risposte. Alle domande dei partecipanti hanno risposto Andrea Ciccorelli, responsabile nazionale dei giovani uomini e Jasmina Cipriani, responsabile nazionale delle giovani donne

Il mio ragazzo ha visto alcune riunioni online a cui ho partecipato e ogni volta che realizzo una vittoria grazie al Daimoku, gli racconto la mia esperienza. Tuttavia quando lo invito a recitare Daimoku mi dice che non è il tipo che fa queste cose, anche se mi chiede sempre di fare Daimoku per lui. Come posso smuovere questa situazione?

Andrea: Anche io recentemente mi sono trovato più volte in una situazione di questo tipo.
Innanzitutto vorrei leggere un brano tratto da La nuova rivoluzione umana: «Preoccuparsi di aiutare gli altri è davvero meraviglioso. […] È la preoccupazione più nobile e degna di rispetto, una manifestazione di vera compassione. È davvero la preoccupazione di un Bodhisattva della Terra e del Budda (NRU, 13, 155)».
Sicuramente ci sono tante persone a cui vogliamo bene che ancora non praticano il Buddismo e non hanno ricevuto il Gohonzon. Credo che la preoccupazione che proviamo nei loro confronti derivi dal desiderio della loro felicità. Questa preoccupazione ci spinge a recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon e apre ulteriormente il nostro cuore.
Quando ero al liceo ho fatto shakubuku a una persona a cui tenevo molto, era la mia ragazza. All’epoca mi prendeva in giro e mi diceva che questa cosa non faceva per lei. Poi le nostre vite hanno preso strade diverse ma io ho continuato a recitare Daimoku per lei. Qualche anno fa, mentre soffrivo perché un’altra persona non voleva proprio cominciare a praticare nonostante le sue difficoltà, questa ragazza mi ha chiamato per dirmi che aveva cominciato! La gioia più grande è stata ascoltare la prova concreta che stava realizzando grazie al Gohonzon.
Nel volume 4 de La nuova rivoluzione umana leggiamo di uno scambio tra un giovane e il presidente Ikeda: «Un giovane si alzò di scatto dicendo: “Io ho enormi difficoltà a parlare agli altri del Buddismo…”. “È così per tutti noi” lo rassicurò Shin’ichi. “La propagazione è la parte più difficile della pratica buddista. Non è per niente semplice. Insegnare il Buddismo nella nostra epoca è un’impresa ardua quanto sarebbe stato un migliaio di anni fa parlare alla gente di energia atomica o di televisione. A volte potrete illustrare i princìpi del Buddismo al meglio delle vostre capacità e la gente ancora farà fatica a capire. Soltanto praticandolo si può comprendere quanto sia meraviglioso questo insegnamento. Anzi, spesso accade di domandarsi perché si è lasciato passare tanto tempo prima di cominciare. Probabilmente questo è accaduto anche a molti di voi. Quindi è importante stabilire saldi legami di amicizia con le persone e sforzarsi di essere sempre aperti al dialogo” (NRU, 4, 79).

Come posso essere costante nella pratica? Questa è una mia grande lacuna ed è un problema che influenza anche altre cose, ma so che partendo dal Daimoku posso sistemare anche tutto il resto.

Jasmina: Il fatto di chiedersi come poter migliorare vuol dire che siamo sulla strada giusta. Come spesso dice Sensei, voi giovanissimi del Gruppo futuro avete delle vite veramente piene! Il fatto di riuscire ogni giorno a portare avanti tutti i vostri impegni dipende dal mattino.
Come fare quindi a svegliarsi presto la mattina? Sensei una volta ha svelato il suo segreto: andare a letto presto la sera! (cfr. Librarsi nei cieli della speranza, Esperia, pag. 17). Questo consiglio è stato determinante per me.
Non dobbiamo sentirci in colpa se non riusciamo a recitare Daimoku quanto vorremmo. Nel libro Cos’è la felicità Sensei scrive: «Non è proprio il caso di diventare ansiosi o di sentirsi sotto pressione inutilmente. Il Buddismo è nato per liberare le persone, non per obbligarle. Anche “un poco ogni giorno” è importante. […] Dovremmo fare del nostro meglio per vivere ogni giorno in modo da migliorarci continuamente. La forza propulsiva è proprio Gongyo» (pag. 62).
L’importante è riuscire a rideterminare, non conta il passato. Se riusciamo a sentire una sensazione di felicità e di realizzazione mentre recitiamo Daimoku allora avremo vinto. Quando recitiamo Daimoku stiamo richiamando la natura di Budda dalla nostra vita ma anche la natura di Budda intorno a noi! Magari chiusi nella nostra stanza non ci rendiamo conto, ma noi stiamo pregando per la pace nel mondo.
Non dobbiamo nutrire dubbi sulla nostra preghiera, piuttosto dobbiamo avere la convinzione che il nostro Daimoku arriva ovunque! La cosa cruciale è recitare Daimoku con un cuore sincero, senza formalità. Più esperienze facciamo, più verrà naturale avere costanza, perché ci renderemo sempre più conto che il Daimoku è qualcosa che fa bene alla nostra vita.

Quando fallisco un esame nonostante mi sia impegnato mi arrabbio con me stesso, Come posso cambiare questo atteggiamento?

Andrea: La prima cosa che sento di dire rispetto a questa situazione è: recitare Daimoku!
Anche a me a volte capita di sentirmi esattamente così.
Il presidente Ikeda scrive: «L’ossessione per i fallimenti passati è segno di stupidità. Ed è ugualmente da stupidi essere soddisfatti dei propri piccoli successi. Il Buddismo insegna che il presente e il futuro sono importanti, non il passato. Esso ci trasmette uno spirito di continua sfida a vincere nel presente, progredendo verso il futuro. Chi abbandona tale spirito rivolge la propria vita verso la rovina» (Giorno per giorno, Esperia, 22 giugno).
Quando andavo all’università promisi a Sensei e ai miei genitori di laurearmi in tempo, ma per errori burocratici non ci riuscii. Ricordo ancora oggi la rabbia verso me stesso e verso il sistema universitario. Ricordo anche che piangendo, senza avere idea su come reagire in quella situazione, ho aperto il Gohonzon e ho cominciato a pregare così come ero.
Piano piano quella rabbia si è trasformata in determinazione di mostrare a tutti il potere di Nam-myoho-renge-kyo.
Successivamente ho capito come, grazie al fatto di essermi basato sulla preghiera per kosen-rufu, il ritardo della laurea mi ha permesso di trovare il lavoro che poi ho portato avanti nei sei anni successivi, di fare una tesi molto interessante, di fare shakubuku a due persone che hanno ricevuto il Gohonzon e di consolidare la convinzione che il veleno si trasforma sempre in medicina.
Per vincere è stato fondamentale ogni volta cercare un dialogo diretto con il mio maestro.

Come può il Buddismo indirizzarmi verso il percorso universitario adatto a me?

Jasmina: Nel libro Sfide e visioni per il futuro Sensei risponde alla domanda “Come possiamo scoprire qual è la nostra missione?” dicendo: «Non lo scoprirete certo restando con le mani in mano. Vi dovete sfidare in qualcosa, non importa cosa. Continuando a sfidarvi costantemente, la direzione da prendere si aprirà davanti ai vostri occhi in modo molto naturale. È importante, dunque, che abbiate il coraggio di chiedervi sempre qual è la cosa più giusta da fare, momento dopo momento. […] È vitale continuare a fare questo tipo di sforzi. Recitare Daimoku vi permetterà di avere a disposizione la forza vitale per riuscirvi» (pag. 11).
Se continuiamo a sforzarci e a non perderci d’animo, nonostante la preoccupazione e la paura, sicuramente scopriremo la nostra strada.
Continuando ad approfondire le guide di Sensei troveremo le risposte giuste. Il nostro esempio è proprio Sensei, che ha dovuto lasciare gli studi per sostenere il suo maestro, e poi ha ottenuto centinaia di lauree ad honorem. Questo ci mostra come sia fondamentale in ogni sfida della vita ricercare il legame con il maestro.

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