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Scienziati in guerra - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:59

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Scienziati in guerra

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All’interno di una riflessione sui diritti umani, non può non essere presa in considerazione la figura dello scienziato, inventore potenziale di terribili macchine di distruzione per i nemici. Una formazione forte che preveda l’inserimento nell’educazione di alcuni principi fondamentali per la convivenza pacifica delle comunità umane su questa terra, quali il rifiuto della guerra, della tortura, di qualsiasi atto che si traduca in violenza fisica e morale, non può non tenere conto del ruolo dello scienziato. La domanda fondamentale è: dove può giungere la libertà della scienza? Può ledere, anche se solo potenzialmente, la libertà e la dignità dell’essere umano? Questo interrogativo, spesso insolubile senza una chiara visione dell’importanza assoluta della vita, fu esemplarmente risolto da Leonardo, il quale distrusse certi suoi disegni per costruire «macchine che andassero sotto l’acqua» in quanto «gli uomini, per la loro cattiveria, potrebbero approfittarne per rompere e distruggere le navi provocando la morte di molti simili…». In questo caso, la considerazione che la vita umana è più importante della scoperta vinse. Ma, come sappiamo, per poco. Lasciando da parte tutta la progettazione di macchine belliche le cui origini sono da collocarsi addirittura in Egitto, è nel ventesimo secolo che la tentazione della distruzione si fa più forte per lo scienziato. Interpellato in proposito, Albert Einstein disse che non sapeva con quali armi sarebbe stata combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma quanto alla quarta, era certo che sarebbe stata combattuta con le clave.
Nel 1938, a Berlino, Otto Hahn ottenne la prima reazione nucleare in laboratorio. La notizia circolò ben presto nei principali laboratori del mondo. Chi poteva garantire che i fisici tedeschi non avrebbero realizzato un ordigno atomico? Un gruppo di scienziati rifugiati in America persuase Einstein a scrivere al presidente americano per informarlo dell’operazione. Roosevelt afferrò il senso del discorso e fece partire il Progetto Manhattan che culminò il 16 luglio 1945, con l’esplosione nel New Messico (Usa) della prima bomba atomica della storia. Le successive due distrussero le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Le bombe atomiche scossero le coscienze di tutto il mondo scientifico. Einstein, che fin dagli anni ’20 si appellava contro la guerra e il disarmo, divenne un sostenitore della disobbedienza civile, della non-collaborazione propugnata da Gandhi. Anche Linus Pauling contribuì in maniera determinante a mobilitare l’opinione pubblica spianando la strada all’accordo tra americani e sovietici per sospendere i test nucleari nell’atmosfera (1963). Molti scienziati rifiutarono ulteriori collaborazioni con i militari, non senza conseguenze.

La proposta di legge di iniziativa popolare sull’insegnamento dei diritti umani nelle scuole superiori di primo e secondo grado è stata trattata sul Nuovo Rinascimento n. 277, pagg. 20-24

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