La relazione maestro discepolo è fondamentale nel Buddismo di Nichiren Daishonin. All’inizio si potrebbe pensare che ciò implichi una rinuncia alla propria personalità, ma in realtà è vero il contrario: il sentiero di maestro e discepolo ci rende capaci di condurre l’esistenza più significativa possibile e di trovare in noi la forza di realizzare qualsiasi cosa. In questa pagina approfondiamo questo punto fondamentale della pratica buddista attraverso le parole del presidente Ikeda
Qual è il significato della relazione maestro e discepolo?
«Il sentiero di maestro e discepolo non è qualcosa di straordinario. Proprio come gli uccelli seguono la rotta degli uccelli e i pesci seguono la rotta dei pesci, anche gli esseri umani hanno la loro strada. Il sentiero di maestro e discepolo ci rende capaci di condurre l’esistenza più significativa possibile e di continuare a impegnarci per il miglioramento.
Anche in ambiti quali il mondo accademico, le arti e lo sport, ci sono maestri che insegnano la via corretta da seguire. Toda è il mio maestro perché mi ha insegnato la via del Buddismo e il modo corretto di vivere come essere umano.
Quando ho incontrato Toda per la prima volta avevo diciannove anni. […] All’epoca non capivo gli insegnamenti profondi del Buddismo, ma fui immediatamente attratto dal carattere e dalla personalità di Toda.
[…] Anche ora, quando penso a Toda, mi sento confortato e sento crescere la forza in me. Per quante difficoltà io incontri, le accolgo sempre con spirito combattivo: “Sono un discepolo di Josei Toda. Sono pronto a raccogliere qualunque sfida!”» (NR, 561, 6).
Perché è così importante questa relazione?
I nostri sentimenti ed emozioni cambiano costantemente: possiamo sentirci felici e un attimo dopo tristi; ci divertiamo e l’attimo dopo siamo colmi di sofferenza. […] Magari sembra divertente fare sempre quello che ci piace, ma se viviamo la nostra esistenza guidati da emozioni volubili, alla fine perderemo la strada.
Ecco perché è così importante avere un maestro, la cui guida e il cui esempio possano essere serbati nel cuore come una bussola spirituale. Toda è sempre nel mio cuore, tanto che ancora oggi, ogni giorno, intrattengo un dialogo interiore con lui. Mi chiedo sempre cosa farebbe al posto mio e cosa lo renderebbe fiero. Grazie a questo fondamento interiore, non provo mai incertezza né timore.
Il sentiero di maestro e discepolo è la via suprema dell’esistenza umana. È un sentiero di giustizia e speranza. È un sentiero di felicità e vittoria» (Ibidem, 7).
Cosa si intende per “non dualità di maestro e discepolo”?
«Nel Buddismo, anche se maestro e discepolo sono individui diversi, i loro cuori sono un’unica entità: ecco cosa si intende con “non dualità di maestro e discepolo”. Maestro e discepolo sono uniti nello spirito e come tali avanzano sempre insieme.
[…] Anche se può sembrare difficile, il maestro fornisce i princìpi e i discepoli li mettono in pratica.
È vitale che i discepoli continuino a sviluppare in modo esponenziale i princìpi del maestro attraverso le loro azioni.
Durante la mia giovinezza ho impresso nel cuore ciò che ho appreso da Toda. Ho posto attenzione a tutto ciò che diceva, anche a quello che diceva in modo spensierato. Incoraggiando i miei compagni di fede mi sono dedicato a realizzare ogni singola visione del mio maestro, sia in Giappone che nel mondo» (Ibidem, 8).