Fin da piccolo sono sempre stato un tipo introverso, forse perché sono nato in una famiglia molto divisa. Le difficoltà erano tante e mi ricordo bene la tensione che si respirava qualunque cosa succedesse: anche il minimo fraintendimento diventava una guerra.
A questa situazione reagivo evitando di parlare, restando in silenzio, senza dare spiegazioni. Questo però non migliorò la situazione: ero continuamente agitato, avevo concentrato tutte le emozioni dentro di me, senza la possibilità di farle uscire per paura che potessero provocare reazioni avverse da parte degli altri.
Soprattutto, cosa che mi creava molta sofferenza, non riuscivo a parlare con i miei coetanei. Mi prendeva un vero e proprio blocco alla gola, anche solo quando una persona mi salutava.
Non andavo a nessuna festa anche se invitato, e quelle poche volte che uscivo con degli amici stavo zitto tutto il tempo.
Pensavo che così facendo avrei evitato i problemi. Eppure qualcosa dentro mi logorava lentamente. Manco a dirlo, non avevo amicizie né relazioni sentimentali e passavo le mie giornate sedimentando strati di frustrazione. Poi arrivarono anche gli attacchi di panico e l’ansia di stare da solo. Da adolescente avevo raggiunto uno stato fortemente depressivo e non sapevo più come uscirne.
Una sera, avevo diciotto anni, mia sorella venne da me e mi disse che stava andando a una riunione buddista e che lì sembravano tutti felici e allegri. Scettico ma anche incuriosito, mi alzai dal letto e andai a quella riunione. Ricordo che il cuore mi batteva all’impazzata per l’imbarazzo e pensai di svenire quando mi chiesero di parlare.
Eppure appena provai a recitare insieme agli altri quello strano suono che tutti ripetevano, Nam-myoho-renge-kyo, sentii svanire di colpo quel peso che mi opprimeva il petto da tanto tempo.
Questa prima incredibile prova concreta mi incoraggiò a recitare Gongyo e Daimoku con mia sorella ogni giorno, mattina e sera.
Il mio atteggiamento quasi inconsapevolmente iniziò a cambiare, e anche gli altri cominciarono ad accorgersene. Recuperai le amicizie che avevo perso per strada e incontrai persone disposte a credere in me. Trovai il coraggio di iscrivermi alla facoltà di Lettere e Filosofia nonostante le difficoltà economiche in cui versava la mia famiglia.
Volevo seguire la mia passione: la Storia medievale. Ottenendo una borsa di studio e buoni voti ogni anno, riuscii a non gravare sui miei.
Già al primo anno di università strinsi tantissime amicizie, iniziai ad avere più interessi e a cercare nuove sfide, incoraggiato dal presidente Ikeda che scrive: «La vita è un processo di continue sfide. Chi conduce un’esistenza simile realizzerà una crescita infinita» (Giorno per giorno, Esperia, 28 luglio).
Venni poi selezionato per la scuola di teatro classico della mia università. Grazie a questa esperienza mi proposi anche come speaker ufficiale delle cerimonie dell’università e mi presero subito.
È stato in quel periodo che ho cominciato a scoprire la mia missione: unire la passione per i miei studi storici con la comunicazione. Era impensabile per me lavorare in questo campo fino solo a pochi anni prima, quando ancora non praticavo il Buddismo!
Le prime volte davanti al microfono avevo una paura incredibile di fronte alle quasi mille persone che riempivano l’Aula Magna; ma ogni volta raccoglievo le forze, recitavo Daimoku dietro le quinte e poi mi buttavo sul palco dando tutto me stesso per realizzare un incontro incoraggiante, come se fosse uno zadankai.
Sensei mi incoraggiava sempre ad andare avanti: «Coloro che dicono “lo farò”, che sono disposti ad affrontare una sfida anche se soli, sono vincitori» (Ibidem, 21 agosto).
In molti si accorsero della mia crescita e gli organizzatori mi fecero presentare anche un evento alla presenza del presidente della Repubblica Mattarella.
La mia vita continuava ancora ad aprirsi. Il “piccolo io” che avevo costruito fino a diciotto anni si stava lentamente sgretolando per lasciare spazio a un “grande io” capace di accogliere le gioie e le sfide della vita.
Dopo il teatro e gli eventi, mi presentai a un provino televisivo per la Rai, che cercava giovani storici.
Sostenuto dai miei compagni di fede partecipai più grintoso che mai e con un sorriso enorme: volevo trasmettere la mia passione per la storia. Due mesi dopo, quando ormai pensavo che non mi avessero preso, mi chiamarono per andare a registrare le prime puntate, e ancora oggi collaboro nel programma come giovane storico.
In quel periodo molto intenso fu faticoso partecipare alle attività buddiste e recitare tanto Daimoku. Poi un giorno incontrai una ragazza molto interessata al Buddismo, a cui feci subito shakubuku. Accompagnarla agli zadankai è stata una grande fonte di incoraggiamento per me. Dopo pochi mesi ricevette il Gohonzon e anche io presi in mano la mia vita con uno spirito rinnovato, determinando di impegnarmi al 100% nell’attività per incoraggiare gli altri.
Con lei è anche iniziata una bellissima relazione, in cui portiamo avanti insieme il nostro impegno per kosen-rufu.
Sentii anche il desiderio di provare un altro mezzo di comunicazione: la radio. Partecipai a un provino per entrare nella radio della mia università e fui preso subito.
In un’occasione in cui erano presenti tanti studenti, quando iniziai a parlare tutti mi ascoltarono attenti e alla fine mi tributarono un lungo applauso; in molti vennero a congratularsi con me e a festeggiare come se ci conoscessimo da sempre. Sentii un’immensa gioia per essere riuscito a trasmettere finalmente quello che volevo dire, per essere riuscito a parlare chiaramente, per essere arrivato al cuore di tante persone.
Verso febbraio del 2020, dopo aver lasciato la radio universitaria in cerca di esperienze in quel campo lavorativo, feci un altro provino, questa volta per entrare nel primo gruppo radio in Italia: RTL 102.5.
Oggi è più di un anno che lavoro in questo ambiente molto suggestivo, impegnato in un nuovo progetto completamente digitale e formato da giovani speaker. E da pochi mesi mi hanno affidato la conduzione di un programma mattutino che tratta di argomenti culturali, dove parlo spesso della mia amata storia con leggerezza!
Ora che ho venticinque anni so che tutte le mie difficoltà nel comunicare non sono certo sparite di colpo, ma grazie alla mia pratica quotidiana, al sostegno dei miei compagni di fede e agli incoraggiamenti del maestro Ikeda, le ho completamente trasformate. Vado avanti con la certezza che riuscirò a realizzare ancora tante vittorie, sempre con tanta emozione.