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Il 3 luglio e lo spirito di maestro e discepolo [parte 1] - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:54

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Il 3 luglio e lo spirito di maestro e discepolo [parte 1]

In questo saggio inedito del 2010, di cui pubblichiamo la prima parte, il presidente Ikeda parla dello spirito del 3 luglio, giorno di maestro e discepolo, «in cui i discepoli decidono di alzarsi da soli e lottare per la giustizia». La seconda parte sarà pubblicata sul prossimo numero, il 7 luglio

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Date valore al presente. Come disse lo scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) al suo giovane collega Peter Eckermann (1792-1854): «Attieniti fermamente al presente. Ogni situazione – anzi, ogni momento – ha un valore infinito». Sono le parole di un vero maestro di vita che, più passavano gli anni, più acquisiva vigore. Ed è lo stesso spirito dei membri del gruppo Molti Tesori, i pionieri del nostro movimento Soka.

Il principio buddista dei tremila regni in un singolo istante di vita ci insegna che ogni momento contiene possibilità vaste come l’universo. Nichiren Daishonin scrive: «Poiché la vita non dura che un momento, il Budda ha esposto i benefici che derivano da un singolo istante di gioia [per avere udito il Sutra del Loto]» (Domande e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del Loto, RSND, 1, 56).

Non lasciatevi sfuggire il momento presente. Aprite completamente la vostra vita, come quando si spalancano le finestre, e manifestate la saggezza e il potere del Budda che sono colmi di gioia. La fede nella Legge mistica ci permette di farlo. Ogni momento è una sfida; ogni momento è una lotta in cui si vince o si perde.

Sarebbe un peccato porre limiti alle vostre potenzialità nascondendovi e lasciandovi dominare dalla paura. Tirate fuori il coraggio e sfidatevi con entusiasmo e ottimismo.

In una situazione difficile incoraggiatevi affettuosamente l’un l’altro, da buoni amici nella fede, e andate avanti decisi verso la vittoria facendo emergere i poteri invincibili del Budda e della Legge attraverso i dinamici poteri della fede e della pratica.

Nell’anniversario di questo giorno [il 3 luglio]

in cui toccammo con mano

la natura demoniaca del potere,

lo spirito della Gakkai

arde ancora più luminoso.

Fra poco sarà di nuovo il 3 luglio, una data che mi emoziona profondamente. In quel giorno del 1957 fui arrestato a Osaka sulla base di false accuse. Alla fine di giugno mi ero recato in Hokkaido per protestare contro le ingiustizie compiute dal Sindacato dei minatori di carbone di Yubari nei confronti dei membri della Soka Gakkai. [ref] L’episodio del sindacato dei minatori di Yubari fu un grave caso di discriminazione religiosa che ebbe luogo nel 1957, nel quale i minatori di Yubari, nell’Hokkaido, furono minacciati di licenziamento a causa della loro appartenenza alla Soka Gakkai [/ref] Mi battei per la giustizia al fianco dei membri che erano giunti a Yubari da tutto lo Hokkaido per protestare contro quella violazione dei diritti umani.

La libertà di religione, insieme alla libertà di pensiero e di opinione, è il fondamento stesso della democrazia.

Menandro, commediografo dell’antica Grecia, scrisse: «Non dobbiamo assolutamente cedere ai malvagi, bensì contrapporci ad essi». E ancora: «È sempre meglio dire la verità. In ogni crisi è ciò che raccomando come principale contributo per la sicurezza nella vita».

Nel mezzo di quella lotta contro il sindacato dei minatori di carbone ricevetti un mandato di comparizione dalla Polizia della prefettura di Osaka. Appena fui certo che in Hokkaido avevamo vinto, mi diressi verso Osaka per tutelare il mio buon nome e fare giustizia. Quando arrivai al commissariato fui immediatamente arrestato.

Quel 3 luglio era una giornata calda e umida.

Il 3 luglio di dodici anni prima, nel 1945, il mio maestro Josei Toda era stato liberato dal carcere dove era detenuto per essersi opposto alle pretese delle autorità militariste in tempo di guerra.

Tsunesaburo Makiguchi, incarcerato per lo stesso motivo, era morto in prigione l’anno precedente, il 18 novembre 1944.

Ereditando lo spirito del suo maestro, Toda uscì di prigione deciso a realizzare concretamente gli ideali di Makiguchi.

Il 3 luglio fu il giorno in cui egli, in mezzo alle rovine del Giappone ancora in guerra, fece voto di ricostruire la Soka Gakkai e di realizzare kosen-rufu.

Il 3 luglio è il giorno di maestro e discepolo, un giorno in cui i discepoli autentici decidono di alzarsi da soli e lottare per la giustizia. È il giorno in cui i discepoli promettono nuovamente di battersi per la verità, in cui fanno un altro passo avanti sul sentiero tracciato vittoriosamente dal loro maestro.

Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900) osservò con perspicacia: «Chiunque nel fondare qualcosa di grande sia mosso da sentimenti altruistici, farà in modo di far crescere degli eredi [che portino avanti la sua opera]».

Chi si preoccupa solo del proprio potere o della fama non ha interesse a far crescere dei validi successori, ma le grandi imprese mirate al bene delle persone e della società devono essere trasmesse ai successori, ai discepoli che porteranno avanti l’opera dei pionieri. Questo era il punto di vista di Nietzsche.

La solenne via di maestro e discepolo non prevede che il maestro si carichi sulle spalle i discepoli, ma che questi camminino con le proprie gambe e avanzino decisi sullo stesso sentiero del maestro.

Essere determinati a impegnarsi con lo spirito di non dualità di maestro e discepolo è la forza trainante che permette ai discepoli di percorrere questo difficile sentiero per tutta la vita, senza mai vacillare.

Quando fui imprigionato, il 3 luglio, io avevo “la stessa mente”, la stessa determinazione del mio maestro Toda.

E in quel periodo la mia convinzione non fece che rafforzarsi.

Anche Rosa Luxemburg (1871-1919), attivista per la pace, finì in carcere per i suoi ideali e scrisse: «Finora non ero mai stata una persona fragile, ma adesso sono diventata forte come l’acciaio temperato». E mentre era in prigione inviò queste parole a un amico: «Non ti scoraggiare! Fatti coraggio, continueremo ad andare incontro a tutto ciò che la vita ha in serbo per noi, qualunque cosa accada». Avere coraggio significa restare positivi, in qualsiasi situazione. Significa essere liberi e invincibili. D’altra parte, essere sopraffatti dalla codardia significa essere intrappolati e infelici.

«Se coloro che sono al potere vogliono mettermi alla prova, che lo facciano pure! Io, un campione Soka, non sarò sconfitto!». Questo è il mio spirito.

Il 3 luglio è il mio eterno punto di partenza. È il giorno in cui promisi fermamente nel mio cuore di dedicare la vita a proteggere il mio maestro, la Soka Gakkai e tutti i membri.

Nichiren Daishonin scrive: «Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli» (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885); e ancora: «Il mio desiderio è che i miei discepoli siano come i cuccioli del re leone e che non si facciano mai deridere dai branchi di volpi» (Nel continente di Jambudvipa, RSND, 2, 998).

I maestri e i discepoli Soka, senza eccezioni, sono tutti leoni coraggiosi. I leoni non sono timorosi! I leoni non vengono sconfitti!

I leoni stanno sempre allerta! I leoni attaccano ogni difficoltà di petto! I leoni vincono!

È passato quasi mezzo secolo da quel 3 luglio del 1957.

Il 28 giugno (2010) ho ricevuto un dottorato onorario in studi umanistici dall’Università George Mason degli Stati Uniti, un’istituzione che tiene alti i valori della libertà proclamati dai padri fondatori del paese. Ho umilmente accettato questo riconoscimento come tributo alla nostra vittoriosa lotta per i diritti umani e l’ho dedicato a Makiguchi e a Toda.

L’Università George Mason prende il nome da uno dei primi statisti americani (1725-1792). Nel suo testamento Mason scrisse a proposito dei suoi figli: «Esigo da loro […] che non permettano mai a motivi di interesse privato o all’ambizione di indurli a tradire, e nemmeno che il terrore della povertà o di cadere in disgrazia, o la paura di qualche pericolo o della morte impediscano loro di tutelare la libertà del Paese, e che si impegnino a trasmettere alla loro discendenza quei sacri diritti per i quali essi stessi sono nati».

In ogni luogo e in ogni tempo coloro che abbandonano i propri ideali per interessi personali o per ambizione, o tradiscono i loro compagni, infangano il proprio nome per l’eternità.

I leoni ruggiscono. In una lettera alla monaca laica Sennichi, moglie di Abutsu-bo e modello per i membri del nostro attuale Gruppo donne, il Daishonin scrive: «Supponete che un leone abbia cento cuccioli: quando il re leone ruggisce vedendo i cuccioli minacciati da altre fiere o da uccelli da preda, i cento cuccioli prenderanno coraggio e la testa delle altre fiere e uccelli da preda si romperà in sette pezzi» (Il tamburo alla Porta del Tuono, RSND, 1, 843).

Dobbiamo parlare con coraggio, con voce piena di sincerità e convinzione. Le nostre parole devono esprimere la verità e la giustizia che contrastano le bugie di coloro che cercano di ingannare le persone.

La nostra missione, il nostro scopo è di cambiare la società e il mondo attraverso un tenace movimento di persone comuni basato sul dialogo.

Fernand Dumont (1927-1997), filosofo e sociologo che insegnò all’Università Laval del Quebec, in Canada, si appellò alle persone dotate di fede religiosa affinché agissero concretamente nella società per costruire un mondo migliore.

Le esortava a coinvolgere i loro concittadini in discussioni su come migliorare la società.

Per costruire un mondo migliore è importante avere il coraggio di parlare apertamente di ciò che è giusto. Questa è l’essenza della democrazia, e i membri della SGI sono in prima linea in questa impresa.

Il 3 luglio 1957, mentre mi recavo in aereo dallo Hokkaido a Osaka per essere interrogato, feci tappa all’aeroporto Haneda di Tokyo, dove il mio maestro Toda mi stava aspettando. Abbracciandomi mi disse con la massima serietà: «Ti prego, non morire! Daisaku, se la morte dovesse coglierti, io mi precipiterei al tuo fianco e mi getterei su di te per morire insieme». Fui sopraffatto dall’emozione.

Il legame di maestro e discepolo trascende i confini di questa esistenza. Finché ho nel cuore il mio maestro, so che non sarò mai sconfitto.

Sollevato dall’incoraggiamento di Toda, mi incamminai per salire sull’aereo. In quel momento udii una responsabile donne di Tokyo che mi chiamava: «La prego, ci dica qualche parola che possiamo riferire ai membri!». Risposi senza un attimo di esitazione: «L’alba è sorta in Giappone! La prego di trasmettere ai membri questo messaggio».

Non dimenticherò mai i membri del Gruppo donne, le madri Soka, che in quel frangente si alzarono e presero coraggiosamente posizione con il mio stesso spirito.

Anche l’ex presidente ceco Václav Havel, che ho avuto il piacere di incontrare, finì in carcere per le sue idee. Parlando di quell’esperienza disse: «Ancora una volta mi resi conto che la speranza è soprattutto una condizione interiore: o ce l’abbiamo o non ce l’abbiamo, indipendentemente dalle circostanze in cui ci troviamo».

È proprio davanti alle più grandi difficoltà che dobbiamo sfidarci con tenacia e perseveranza. Quando lo facciamo, il sole della speranza sorge nei nostri cuori e l’alba della vittoria comincerà a spuntare.

Nei suoi Analecta Confucio dice al suo discepolo Tzu-kung: «Un uomo di benevolenza non è mai preoccupato; un uomo di saggezza non è mai indeciso; un uomo di coraggio non ha mai paura». Coloro che si dedicano a kosen-rufu e vivono con coraggio, compassione e saggezza, hanno una mente lucida, sono fiduciosi e intrepidi.

Lo spirito coraggioso della lotta condivisa, lo spirito di maestro e discepolo rappresentato dal 3 luglio, non perirà mai.

Lodo tutti voi

che state avanzando

su questo grande,

nobile cammino,

difendendo con coraggio la giustizia,

come ho fatto io.

[continua su NR, 714]

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