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I nostri pionieri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:18

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I nostri pionieri

I membri che Sensei incontrò nel 1981 – per lo più giovani –hanno dato un grande contributo alla realizzazione di kosen-rufu nel nostro paese.
In questa rubrica pubblichiamo le esperienze di alcuni di loro, legate in particolare all’incontro con il maestro Ikeda

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I membri che Sensei incontrò nel 1981 – per lo più giovani –hanno dato un grande contributo alla realizzazione di kosen-rufu nel nostro paese.

In questa rubrica pubblichiamo le esperienze di alcuni di loro, legate in particolare all’incontro con il maestro Ikeda

Dare valore a ogni persona

Franco Malusardi, Milano

Quando il presidente Ikeda venne in Italia nel 1981, io avevo ventisette anni ed ero responsabile uomini di uno dei tre capitoli italiani. Per noi quella visita è stato un momento di grande svolta e i fatti lo dimostrano: nei dieci anni successivi lo sviluppo della Soka Gakkai Italiana è stato straordinario.
Mi fu chiesto di occuparmi del soggiorno di Sensei a Milano, tappa fondamentale dal punto di vista delle relazioni con la società. Per gran parte del tempo dovetti quindi rimanere in città per questioni organizzative e non ebbi la possibilità di seguire tutta la sua visita a Firenze.
Questo causò in me un momento di smarrimento perché tutti noi non vedevamo l’ora di incontrare Sensei e di accoglierlo all’aeroporto, tutti volevamo passare più tempo possibile insieme a lui. Io mi sentivo diviso tra il mio sentimento personale e ciò che dovevo fare. Recitando Daimoku sentii che la cosa più importante era che Sensei riuscisse a portare a termine tutto ciò che doveva fare e che i membri italiani fossero felici.
Ringrazierò sempre chi mi ha proposto di fare quest’attività, perché mi ha permesso di approfondire la mia fede.
Poi, il giorno del garden party, finalmente anch’io andai a Firenze e lo incontrai.
A un certo punto Sensei ci venne incontro per stringerci la mano. Nel suo sguardo percepii un grande insegnamento… ho sentito il suo desiderio che io diventassi una persona di valore e non in balìa delle emozioni e alla ricerca di piccole gratificazioni.
Dopo il garden party mi chiesero di partecipare a una cena con Sensei. Ero nel tavolo vicino a lui e a un certo punto mi chiamò per parlarmi. Mi guardò negli occhi e mi disse di non preoccuparmi di nulla, che lui sapeva cosa stavo facendo. Poi mi invitò in Giappone l’anno successivo, io ero molto imbarazzato e risposi che per me sarebbe stato un grande onore.
Eravamo in un noto ristorante di Firenze e il ristoratore gli fece firmare una sorta di libro degli ospiti illustri, e lui firmò “Shin’hichi Yamamoto, una persona comune”. Questo mi toccò veramente molto.
Poi tornai a Milano. Sensei arrivò due giorni dopo e fece un incontro con i membri, ci diede una guida in cui ci incoraggiò a mirare a vent’anni di pratica.
Il clou della visita a Milano fu l’incontro al Teatro alla Scala e a Palazzo Marino, la sede del Comune, dove il presidente Ikeda incontrò Carlo Tognoli, allora sindaco di Milano. Penso di aver imparato tanto nel vedere come lui agiva nei confronti degli altri, sempre concentrato sull’apprezzare e dare valore a ogni singola persona. Ricordo che una donna in quel periodo stava male e lui la tenne al suo fianco per tutto il tempo, e ciò mi fece capire quanto sia importante stare vicini alle persone che attraversano momenti di difficoltà. Da quel giorno abbiamo portato avanti l’attività con una convinzione e una determinazione ancora più profonda. Sensei ci ha trasmesso la certezza che quel ruscello d’acqua che era a quel tempo kosen-rufu, in trenta o quarant’anni sarebbe di ventato un fiume imponente come il Po. Se veramente ci crediamo e facciamo Daimoku per lo sviluppo di kosen-rufu, questo avverrà sicuramente!

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Per sempre insieme

Odile Leduc, Roma

Mi sono trasferita in Italia dalla Francia e nel 1980 ho ricevuto il Gohonzon insieme a mio marito Ulisse. Per l’arrivo di Sensei nell’81 ci siamo preparati con tantissimo Daimoku.
Io ero abbonata al Seikyo Times americano e così, leggendo le guide del maestro Ikeda, ho creato un forte legame con lui.
Il giorno del garden party a Firenze faceva molto caldo e in seguito Sensei, in una poesia, ha citato le nostre “gote rosse”, proprio come sentivo le mie.
Finito lo spettacolo ho visto la signora Kaneko che entrava nella villa e l’ho seguita perché istintivamente ho percepito un certo fermento… Non ero autorizzata a entrare nella sala, ma all’improvviso una persona dello staff giapponese mi ha “spinta” dentro. Era una grande sala con due poltrone, in una era seduto Sensei e l’altra era vuota. Sensei mi ha fatto cenno di sedermi accanto a lui. Ero intimidita, non osavo guardare nessuno. Con grande cordialità domandò a ognuno di noi della propria vita. Io gli dissi che ero sposata da poco e che mio marito lavorava con i bambini disabili… Sensei si congratulò con me, e quando glielo riferii Ulisse fu molto incoraggiato.
Verso la conclusione dell’incontro distribuì regali a tutti… è una persona di una generosità, semplicità e gentilezza immense!
Dentro il mio pacchetto c’era un orologio: lo desideravo da così tanto tempo ma non avevo mai i soldi per comprarlo, e mi lasciai sfuggire un grido di gioia… quando alzai lo sguardo tutti ridevano, è stato un momento molto familiare… Il suo modo di essere così pieno di fiducia verso tutti noi giovani mi ha fatto capire che era un uomo di cui potevo fidarmi, che non giudica e non ha pregiudizi.
Sensei ci parlò da cuore a cuore, come se dicesse: “Io conosco le tue sofferenze, le ho passate anch’io”. Ho percepito che con questo insegnamento avrei superato qualsiasi ostacolo, che nulla è impossibile e che anche io potevo diventare una persona così. Quel giorno è come se le nostre vite si fossero fuse in una.
Tutti noi abbiamo promesso di avanzare insieme a lui per la felicità nostra e di tutto il mondo. Una promessa indelebile.
Più tardi ho visto la signora Kaneko da sola con un’interprete, così l’ho raggiunta e lei mi ha detto: «L’Italia e la Francia sono due nazioni sorelle, ma non dimenticare mai che fanno parte dell’Europa!». In un attimo ha spalancato la mia visione e ho sentito forte il desiderio di partecipare al corso a Trets che si sarebbe tenuto nei giorni successivi.
Il corso è stato molto intenso e in quell’occasione Sensei denominò il 6 giugno “Giorno d’Europa” (poi denominato “Giorno di maestro e discepolo per l’Europa”).
In seguito sono tornata a Trets diverse volte: grazie all’attività ho costruito tantissimi legami con persone di vari paesi che sono continuati in tutti questi anni e oggi, in questo momento di pandemia così difficile, ci permettono di rimanere uniti, di portare avanti lo spirito di shakubuku e di incoraggiarci costantemente, nonostante le distanze.

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«Normalmente occorrono vent’anni perché una persona diventi un individuo eccellente che ha raggiunto il massimo sviluppo come membro della società. La stessa cosa si applica alla trasformazione di un alberello in un albero gigante.
Il Buddismo è ragione. Perciò desidero che miriate prima di tutto a raggiungere la pietra miliare dei venti anni di pratica mantenendo una fede costante. Vedo che i membri anziani più degni di rispetto sono coloro che hanno continuato a praticare per più di vent’anni».

Daisaku Ikeda, Ai miei cari amici italiani, IBISG, pag. 15

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