A partire da questo numero, presentiamo una nuova rubrica intitolata “Generazione de La nuova rivoluzione umana”, in cui di volta in volta un giovane racconterà la sua esperienze legata allo studio de La nuova rivoluzione umana. Questa generazione è infatti cresciuta mentre il presidente Ikeda scriveva quest’opera fondamentale e sta costruendo il futuro basandosi su di essa
«Il Daishonin dedicò tutta la sua esistenza all’obiettivo di adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. “Adottare l’insegnamento corretto” significa consolidare nel cuore delle persone gli ideali del Buddismo, ovvero il rispetto per la dignità della vita e la compassione, grazie ai nostri sforzi finalizzati a diffondere il più possibile l’insegnamento della Legge mistica. “La pace nel paese” è la realizzazione di una società fiorente in cui regna una pace duratura che deriva proprio dall’adozione dell’insegnamento corretto.
[…] Senza l’adozione di un insegnamento corretto, non è possibile ottenere una vera pace. E senza contribuire alla pace, i nostri sforzi per adottare l’insegnamento corretto non arriverebbero allo scopo» (NRU, 30, “Il voto”, Esperia, pag. 107).
Sensei scrive queste parole raccontando di un suo viaggio a Okinawa, un’isola molto significativa per la sua vita e per il movimento di kosen-rufu. Spiega come Okinawa fosse stata teatro di massacri durante la guerra, e come, sin dalla sua prima visita nel 1960, quel pensiero abbia alimentato la sua determinazione affinché diventasse “l’isola della vittoria di kosen-rufu”.
Non a caso Sensei iniziò la stesura de La rivoluzione umana proprio a Okinawa. Nel 1970 venne inoltre inaugurato il Centro culturale di Okinawa, sorto su una ex base militare trasformata e adornata di piante e statue, che divenne così un simbolo della pace nel mondo.
Queste parole mi fanno ripensare a una piccola esperienza che ho fatto da poco. Da circa due mesi ho cambiato lavoro e, come in molti ambienti lavorativi, ho trovato colleghi diversi tra loro, tutti gentili ma spesso divisi in “fazioni”.
Quindi ho deciso subito di fare azioni quotidiane per non essere influenzato da queste fazioni, con il desiderio di conoscere tutti, singolarmente, coltivando un dialogo con ognuno di loro, presentandomi, salutandoli al mattino o al cambio di turno. Senza fare distinzioni, con la curiosità di conoscere ciascuno di loro.
Un pomeriggio una ragazza mi ha raccontato che c’era un collega che in tre anni non l’aveva mai salutata, descrivendomi l’antipatia “a pelle” che questo ragazzo le suscitava. Non c’era molto tempo per parlare, eravamo a un cambio turno. La mattina seguente, dopo Gongyo e Daimoku, pensando a quel dialogo, ho stampato un articolo di Buddismo e società sul “disarmo interiore”. Appena sono entrato a lavoro sono andato da lei per darglielo, spiegandole che a me aveva dato una visione differente. Lei, stupita, prima ancora di vedere l’articolo, ha letto subito “Buddismo” e mi ha detto ridendo che ha amici buddisti, che il Buddismo l’aveva sempre attratta ma non aveva mai avuto la possibilità di approfondire. A quel punto mi sono offerto di accompagnarla al prossimo zadankai di marzo!
L’aver preso l’iniziativa per offrire un punto di vista diverso e creare “la pace nel paese” a partire dal mio luogo di lavoro ha dato un’enorme gioia sia in lei che in me.