Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
La fede è il mio faro nell’oscurità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:17

690

Stampa

La fede è il mio faro nell’oscurità

Martina Bobbio, Lipari

Nonostante la drammatica situazione in cui si viene a trovare, Martina non si arrende. Trova nella pratica buddista la forza di portare avanti ogni cosa e vincere la paura di un futuro incerto…

Dimensione del testo AA

Nonostante la drammatica situazione in cui si viene a trovare, Martina non si arrende. Trova nella pratica buddista la forza di portare avanti ogni cosa e vincere la paura di un futuro incerto. Apre così la strada alla trasformazione del suo ambiente e ritrova fiducia in se stessa e nella vita

Sono di Genova, vivo a Lipari da vent’anni, pratico dal 1995 e la fede nel Gohonzon è il mio faro nell’oscurità.
A settembre del 2019, dopo un processo durato dieci anni, mio marito è stato incarcerato ingiustamente, per un fatto mai commesso, in seguito a una terribile e infamante accusa.
Io e mio marito avevamo comunque portato avanti il nostro progetto familiare con ottimismo, mettendo al mondo quattro figli, e avevamo lottato strenuamente, convinti che non fosse possibile condannare un innocente. Purtroppo le vicende giudiziarie si sono aggrovigliate e mio marito non è riuscito a difendersi al meglio. Alla fine la condanna definitiva è piombata sulla nostra vita come un fulmine a ciel sereno.
Io avevo sempre dichiarato che, se fosse accaduto il peggio, avrei dovuto abbandonare l’isola, vendere la nostra attività lavorativa e allontanare i bambini da un luogo in cui potevamo diventare bersaglio di scherno e pregiudizi. Inoltre, non credevo che sarei stata in grado di affrontare tutto da sola: bambini, casa e un lavoro molto impegnativo (gestiamo una spiaggia attrezzata molto grande, con chiosco-bar e ristorante).
Tutto, però, è successo in un momento in cui non mi potevo permettere di mollare: la stagione balneare da chiudere, la scuola dei bambini appena iniziata, un mare di debiti da ripagare e di problemi pratici e burocratici da risolvere. Non era tempo di scappare, così ho deciso di affrontare tutte le mie paure più profonde. Tantissime persone ci hanno offerto aiuto e solidarietà inaspettati. Non solo le persone a noi più care, ma anche molti conoscenti, i genitori dei compagni di scuola dei bambini e persino quelle persone che per anni avevano fatto di tutto per ostacolare il nostro lavoro.
Non mi sono mai sentita sola, né additata e giudicata, e questo mi ha permesso di affrontare tutto con un coraggio e una forza impensabili.
Come afferma Kaneko Ikeda: «Io non sono né forte né saggia, ma mio marito e io preghiamo insieme e crediamo fortemente nel potere della fede» (La forza del sorriso, Esperia, 71).
Nel frattempo anche Filippo, mio marito, dopo quindici anni di resistenze, sin dai primi momenti in cella ha iniziato a recitare Daimoku intraprendendo uno strabiliante percorso di rivoluzione umana: lui, uomo pragmatico e lavoratore, ha iniziato a scrivere e a leggere tantissimo, a studiare anche tanti libri e giornali buddisti, e a recitare Daimoku ogni mattina.
Nonostante stesse vivendo un incubo, grazie al suo alto stato vitale gli veniva spontaneo incoraggiare gli altri a trasformare la sofferenza e ha aiutato molti uomini a trovare un po’ di pace interiore, anche in un luogo in cui inferno, collera e animalità regnano sovrani.
L’inverno è trascorso lottando giorno dopo giorno. Mi svegliavo ogni mattina all’alba tra pianti di disperazione e attacchi di panico e mi catapultavo davanti al Gohonzon recitando per ore affinché emergesse in me l’energia per superare la stanchezza, affrontare la giornata e trasmettere serenità ai miei figli.
Andavo avanti stringendo i denti, ma intimamente convinta di non potercela fare senza mio marito, ossessionata dall’idea di trovare una strategia “miracolosa” per farlo uscire dal carcere.
Durante il primo lockdown mi sono ritrovata chiusa in casa da sola per mesi con quattro figli maschi di due, cinque, dieci e dodici anni ai quali di colpo, oltre al padre, era venuto a mancare anche tutto il tessuto sociale e la rete amicale. Tutta questa sofferenza in loro è sfociata in un’aggressività estenuante. Ero scioccata e sfinita, ma non mollavo e non smettevo di incoraggiare gli altri a non mollare.
Il maestro Ikeda scrive: «Chi prende coscienza della propria missione di Bodhisattva della Terra, per quanto possa essere vincolato o bloccato nelle sue azioni, troverà sempre il modo di lottare. La sua è la lotta della saggezza e del coraggio» (NRU, 30, cap. 2, p.ta 10).
Sostenuta dal Daimoku e dalla meravigliosa famiglia Soka, alla fine del lockdown ho deciso di affrontare la stagione balneare e di aprire l’attività in spiaggia, nonostante la situazione legata al Covid19 portasse a ritenerla una follia. Questa coraggiosa decisione ha fatto sì che, dovendomi occupare del lavoro, fossi distratta dal mio incubo e, grazie a un altissimo stato vitale, ho superato uno dopo l’altro tutti gli ostacoli che si sono presentati.
Ho ottenuto un brevetto di bagnino, necessario per l’apertura, nel giro di una settimana e ho creato uno staff di giovani in gamba, affidabili e molto solidali nei confronti della nostra situazione familiare. Ho fatto shakubuku a quasi tutti i miei dipendenti e alcuni di loro hanno iniziato a praticare. Alla fine dell’estate mi sono resa conto che stavo realizzando kosen-rufu a Spiagge Bianche, il mio più grande desiderio fin dal 2005, quando iniziai a frequentare il gruppo buddista a Lipari. Ero anche riuscita incredibilmente a far quadrare i conti: le mie costanti offerte per kosen-rufu, derivanti dalla profonda gratitudine verso la Soka Gakkai, ritornavano sistematicamente sotto forma di inaspettati benefici economici. Inoltre, pur essendo presa da mille impegni, avevo riportato la pace in famiglia: i bambini erano ritornati a essere sereni, in più erano maturati diventando forti, autonomi e collaborativi. Niente più capricci, né rabbia o aggressività.
Riguardo alla situazione di mio marito, però, continuavo a essere ossessionata dall’idea di cambiare la sua situazione. Sono arrivata a un limite di stanchezza fisica e mentale indicibile, magrissima, pallida e senza forze, ma, grazie al sostegno di amiche e compagni di fede, ho deciso di fermarmi a osservare tutto ciò che ero riuscita a realizzare.
Finalmente ho sentito nascere un’enorme fiducia in me stessa, un’infinita gratitudine e gioia per aver trasformato il mio karma e la mia tendenza a non credere nelle mie capacità.
Da quel momento mi sono concentrata sulla cura di me stessa, dei miei figli e di ogni piccolo gesto d’amore quotidiano per me e per gli altri, senza più paura del futuro. Ho iniziato a recitare per percepire la mia Buddità, affidandomi alla meraviglia della vita, senz’altra strategia se non quella del Sutra del Loto.
Avevo finalmente compreso il significato profondo di una guida che avevo ricevuto molti anni fa: si può essere felici anche all’inferno, anche in mezzo alle bombe, tutto dipende da noi.
Nel giro di pochi giorni tutto si è sbloccato e, davanti agli occhi increduli degli avvocati, delle forze dell’ordine e dei suoi compagni di cella, il magistrato ha deciso di concedere a mio marito la liberazione anticipata! Il 12 novembre, dopo quattordici mesi esatti, Filippo è tornato a casa!
La trasformazione della propria determinazione interiore è la chiave per trasformare il proprio ambiente. E io ho deciso fermamente di trasformare il mio karma in missione, di costruire una famiglia di grande valore per kosen-rufu e di contribuire alla crescita del Gruppo Futuro a Lipari.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata