Che ruolo riveste l’attività buddista nella tua vita quotidiana?
Sono alla costante ricerca di un equilibrio fra il tempo dedicato alle attività dell’Istituto e la mia vita personale. Ogni volta che mi trovo davanti a una scelta su come investire il mio tempo, cerco di andare dove l’occasione per crescere è maggiore. Recito Daimoku per avere la saggezza di scegliere di fare ciò che in quel momento crea più valore per me e per gli altri: si tratta di una condizione del cuore ed è per questo che recito tanto Daimoku per “non risparmiare la mia vita”. È infatti fondamentale lo stato vitale che è alla base della mia scelta.
Recentemente hai avuto occasione di parlare di Buddismo a un amico?
Sì, ed è un amico a cui tengo molto. Nonostante gli avessi parlato del Buddismo da tempo e lo avessi sporadicamente invitato a qualche riunione, per un motivo o per un altro non poteva mai venire. Recitando Daimoku ho compreso che dovevo ancora vincere il timore di essere giudicato. Quando sono riuscito a superare questa paura, l’ho invitato nuovamente a una riunione e lui ha accettato! E poi ha cominciato a praticare.
Quando ti senti sconfitto, come reagisci?
Mi sento sconfitto quando non riesco a essere sincero con i miei familiari, mi capita ad esempio di avere molte occasioni in cui vorrei parlare loro meglio della filosofia buddista, ma a volte non ci riesco. In queste occasioni sento di perdere perché metto al centro delle mie azioni il “piccolo io”, senza credere fino in fondo che la Legge mistica è davvero per tutti.
Quando mi sento così, riparto davanti al Gohonzon e provo di nuovo. Anche la sconfitta puó essere una causa per la vittoria se ci sprona a cambiare una situazione. Sento che vincere è perseverare nel rifiutare di perdere e di lasciarmi cadere nello sconforto.